La vera preghiera
Per me pregare significa mettersi
in rapporto.
Io non ero credente; un bel giorno, scoprii Dio ed egli mi apparve
improvvisamente come valore supremo e pienezza di vita, ma al tempo stesso come
persona.
Credo che la preghiera non possa dire assolutamente nulla a chi non
ritiene di avere un tu al quale indirizzare la propria lode. Non si può
insegnare a pregare a una persona che non avverte la presenza del Dio vivente;
si può insegnarle a far finta di credere ma non sarà certo la finzione a
costituire quell'atteggiamento spontaneo che è la vera preghiera.
Perciò, come premessa a questo
libro sulla preghiera, quel che desidero trasmettere è la mia ferma convinzione
che Dio sia una realtà personale con la quale è possibile entrare in relazione.
In un secondo tempo chiederò al lettore di trattare Dio come un vicino di casa,
come una persona, e di stimare questa conoscenza allo stesso modo in cui si
considera il rapporto con un fratello o un amico. Questo, per me, è essenziale.
Una delle ragioni per le quali
sia il culto comunitario che la preghiera privata sembrano essere così privi di
calore o così convenzionali sta nel fatto che la nostra azione di lode, che ha
luogo in un cuore che comunica con Dio, il più delle volte è assente. Ogni
espressione, verbale o gestuale, può essere d'aiuto, ma si tratta pur sempre di
espressioni di ciò che è essenziale, vale a dire un profondo silenzio di
comunione.
- Anthony Bloom -
1914 – 2003
Da “La preghiera giorno dopo
giorno” , Gribaudi Editore nella collana Meditazione e preghiera
Dio in noi
L'evangelo ci insegna che il regno di Dio si trova prima di tutto in noi.
Se non siamo capaci di trovare dentro di noi il regno, se non riusciamo a incontrare Dio interiormente, nelle profondità stesse del nostro essere, le probabilità che abbiamo di incontrarlo al di fuori sono estremamente remote. Quando Gagarin fece ritorno dallo spazio e pronunciò la famosa frase: "Non ho visto Dio da nessuna parte in cielo" uno dei nostri preti a Mosca osservò: "Se non l'hai visto sulla terra, non lo vedrai mai in cielo" .
L'evangelo ci insegna che il regno di Dio si trova prima di tutto in noi.
Se non siamo capaci di trovare dentro di noi il regno, se non riusciamo a incontrare Dio interiormente, nelle profondità stesse del nostro essere, le probabilità che abbiamo di incontrarlo al di fuori sono estremamente remote. Quando Gagarin fece ritorno dallo spazio e pronunciò la famosa frase: "Non ho visto Dio da nessuna parte in cielo" uno dei nostri preti a Mosca osservò: "Se non l'hai visto sulla terra, non lo vedrai mai in cielo" .
Questo vale anche per quello di
cui sto parlando.
Se non riusciamo a entrare in contatto con Dio sotto la nostra pelle, se così si può dire, allora le possibilità di riconoscerlo, perfino se lo si incontrasse faccia a faccia, si riducono notevolmente.
Se non riusciamo a entrare in contatto con Dio sotto la nostra pelle, se così si può dire, allora le possibilità di riconoscerlo, perfino se lo si incontrasse faccia a faccia, si riducono notevolmente.
Giovanni Crisostomo diceva:
"Cerca la porta del tuo cuore, scoprirai che essa è la porta che conduce
al regno di Dio".
Dobbiamo volgere il nostro sguardo verso l'interno, non verso l'esterno.
Ma all'interno in un modo estremamente particolare.
Non sto dicendo che bisogna diventare introspettivi.
Non dico che si debba entrare nell'intimo come si fa in psicanalisi o in psicologia.
Non si tratta di compiere un viaggio nella propria interiorità, ma di incamminarsi attraverso il nostro io, per approdare dal livello più profondo dell'io al luogo dove egli dimora, quel punto dove l'io e Dio si incontrano.
Dobbiamo volgere il nostro sguardo verso l'interno, non verso l'esterno.
Ma all'interno in un modo estremamente particolare.
Non sto dicendo che bisogna diventare introspettivi.
Non dico che si debba entrare nell'intimo come si fa in psicanalisi o in psicologia.
Non si tratta di compiere un viaggio nella propria interiorità, ma di incamminarsi attraverso il nostro io, per approdare dal livello più profondo dell'io al luogo dove egli dimora, quel punto dove l'io e Dio si incontrano.
- Anthony Bloom -
1914 – 2003
Da “La preghiera giorno dopo
giorno” , Gribaudi Editore nella collana Meditazione e preghiera
La nascita della preghiera
La preghiera è ricerca di Dio, incontro con Dio, e andare oltre quest'incontro nella comunione. E dunque un' attività, uno stato e anche una situazione; e si tratta di situarsi sia rispetto a Dio che riguardo al creato.
Essa sorge dalla presa d'atto che
il mondo in cui viviamo non è semplicemente bidimensionale, imbrigliato in
categorie come tempo e spazio, un piatto mondo nel quale si può incontrare solo
la superficie delle cose, una superficie opaca che racchiude il vuoto.
La preghiera nasce dalla scoperta
che il mondo possiede profondità, che non siamo circondati unicamente da realtà
visibili, ma siamo immersi e penetrati dall'invisibile.
E questo mondo invisibile è al
tempo stesso la presenza di Dio, realtà suprema e sublime, e la nostra verità
più profonda.
- Anthony Bloom -
1914 – 2003
Da “La preghiera giorno dopo
giorno” , Gribaudi Editore nella collana Meditazione e preghiera
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