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mercoledì 11 settembre 2019

Il Narratore - Jairo Aníbal Niño

Il tiranno venne un giorno a sapere che tra le montagne viveva un formidabile cantastorie e ordinò al suo ministro della guerra di catturarlo.
I soldati lo acchiapparono mentre navigava su una zattera di giunchi odorosi in un lago color della notte.

Lo condussero in catene al palazzo. 
Il despota osservò con minuziosa attenzione le sue mani callose, la sua pelle brunita, le sue larghe e forti spalle. Quando lo guardò negli occhi, l'autocrate si sentì turbato. In quello sguardo scoprì qualcosa di simile a un nuotatore dorato e bronzeo nell'acqua della pupilla. 

Ordinò allora all'uomo che raccontasse una storia. 
Il narratore, minacciato dalle guardie armate, disse con una voce dura da uomo di mare: "Non si può raccontare nessun racconto quando si è incatenati".

Il tiranno fece un cenno con la testa e l'uomo fu liberato dai ferri.
"Racconterò una storia delle terre calde", annunciò il narratore.
Quando cominciò a parlare del viaggio di Fátima Montes e Pedro María Valiente verso il posto dove cresceva il cespuglio dell'allegria, allo scopo di raccogliere i suoi semi e spargere la sua musica e il suo aroma per ogni recesso della fangosa palude, il grande salone del palazzo si trasformò in un luogo in cui scorreva un fiume navigabile e i presenti videro i personaggi della favola viaggiare sotto un cielo d'aironi fino a giungere in un luogo dove s'accamparono, nelle vicinanze di un boschetto d'alberi di guayaba, accanto a delle rosse e succose pere, e s'inumidirono le labbra con la generosa dolcezza delle amarene. Fátima e Pedro stesero una tovaglia bianca sull'erba e apparvero i fiocchi delle focaccine di manioca e come una pioggia d'oro le palline delle uova dei pesci del fiume. 
Dopo mangiato, Fátima cantò la romanza del povero che s'era innamorato di una principessa molto ricca e molto bella. Triste e adirato per il disprezzo e la crudeltà della nobildonna, una notte in cui la luna si mutò nella pupilla di un cavallo magico, il povero immerse il ritratto della principessa in un bicchiere di vino e se la bevve. In quel preciso istante lei si liquefece nei suoi appartamenti del palazzo e dovette continuare a navigare nelle viscere del povero per tutta la vita. 
Quando terminò la melodia, nel salone sorse la pelle di fiore di Fátima Montes e s'intravvidero i suoi occhi d'un nero incandescente, mentre serena e tranquilla si coricava accanto al suo amante sulla sabbia del tropico.
Poi scese la notte sul fiume, cedendo il passo a un gigantesco giaguaro farfalla con fattezze umane che avanzava verso la corrente per abbeverarsi. 

Il giaguaro restò inebetito a guardare il corpo nudo della ragazza, sentì una pioggerella dolce suoi suoi occhi celesti e stupefatto volle palpare il meraviglioso eccitamento che avvertiva per la prima volta nella parte più oscura del petto. 

Con le sue unghie d'acciaio si fece un taglio profondo e, mentre sveniva, il cuore insanguinato gli galoppava tra gli artigli.

Il despota, affascinato dall'abilità del narratore nel convertire in vita le parole e spinto dalla sua grande cupidigia, esclamò: "Adesso ti ordino di raccontare la storia delle miniere del re Salomone".
L'uomo disse: "Non si può mai lasciare una narrazione a metà. Prima bisogna finire questo racconto".
Il tiranno sguainò la spada e grugnì: "E va bene. Finiscilo. Ma alla svelta".
Il cantastorie replicò: "Lo concluderò e avrà un lieto fine".
Il narratore parlò allora delle battaglie che sostennero Fátima e Pedro contro le colombe di vetro che cavano gli occhi agli uomini per alimentarsi con tutte le figure da essi viste durante la vita, che se ne stanno acquattate nel centro della pupilla, e narrò l'incontro con il fiore canterino e le interminabili notti d'attesa tenendosi ben stretti lungo tutto l'orlo del mondo, fino al giorno in cui giunsero a un cascinale illuminato e lì, in un patio verdemare, trovarono il cespuglio dell'allegria.
Il narratore lasciò che i suoi carcerieri, attratti dalla ingioiellata presenza del cespuglio dell'allegria, entrassero poco a poco nel racconto. 


Quando si erano ormai addentrati per varie miglia verso il centro del racconto, il cantastorie esclamò: "Fátima Montes e Pedro María Valiente raccolsero i semi che brillavano nelle loro mani come diamanti e non si resero conto che i loro nemici stavano lentamente stringendo l'accerchiamento fatale. All'improvviso, da uno dei semi scaturì una luce che andò crescendo fino a trasformarsi in in un tapiro gigantesco che sprizzava fiamme dalla proboscide e che si scagliò, in difesa di Fátima e Pedro, contro i loro avversari, distruggendoli".

Il cantastorie scorse, in mezzo all'immensa nuvola di polvere del palazzo abbattuto, il tiranno e i suoi sgherri carbonizzati e disse: "Il racconto è finito".
Guardò il cielo stellato, sorrise e si mise in cammino verso le montagne.

- Jairo Aníbal Niño -
Fonte:  "Preguntario", 1998


"Più mi avvicino e più vedo quanto sono lontano. Ci vuole il coraggio di mille uomini per guardare la Verità, vedere quanto si è lontani da essa, e affrontarla." 


"Devi bussare per cento anni alla porta di Dio per poi capire che la porta non è mai stata chiusa e che in realtà non è mai neppure esistita alcuna porta." 

"Il silenzio è la lingua di Dio, tutto il resto sono cattive traduzioni."

- Jalāl al-Dīn Rūmī -





Non ci si accorge mai abbastanza presto di quanto non si è indispensabili per il mondo. 
Che persone importanti crediamo di essere! 
Immaginiamo di essere i soli ad animare la sfera in cui operiamo; pensiamo che, assenti noi, si fermi ogni cosa: vita, nutrimento e respiro; e non ci accorgiamo che la lacuna che lasciamo si colma molto in fretta, anzi spesso non diventa che il luogo per qualcosa, se non di migliore, per lo meno di più gradevole.

- Johann Wolfgang Goethe -





Preghiera della sera

Eterno Padre, io vi offro oggi tutte le virtù, gli atti,
gli affetti del Cuore del vostro caro Gesù.
Accettateli per me e per i suoi meriti;
concedetemi quelle grazie che Gesù vi domanda per me.
Con questi meriti io vi ringrazio di tante misericordie usatemi.
Con questi soddisfo quello che vi debbo per i miei peccati.
Per questi spero ogni grazia da voi, il perdono, la perseveranza, il paradiso,
e sopra tutto il sommo dono del vostro puro amore.
Vedo già che sono io che a tutto pongo impedimento,
ma a ciò ancora voi rimediate.
Io vi prego per amore di Gesù Cristo il quale ha promesso:
 Si quid petieritis Patrem in nomine meo, dabit vobis.
Dunque non me lo potete negare. Signore, io non voglio che amarvi,
che donarmi a voi intieramente, 
e non vedermi più ingrato come sono stato sinora.
Guardatemi ed esauditemi;
fate che oggi sia il giorno ch'io tutto mi converta a voi,
per non lasciare mai più d'amarvi.
V'amo, mio Dio, v'amo, bontà infinita;
v'amo, mio amore, mio paradiso, mio bene, mia vita, mio tutto.
Gesù mio, tutto mio; voi mi volete, io vi voglio.

(Sant’Alfonso Maria de Liguori)


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lunedì 2 settembre 2019

Una parabola sulla vita moderna - Padre Anthony de Mello

Gli animali si riunirono in assemblea e iniziarono a lamentarsi che gli esseri umani non facevano altro che portar via loro qualcosa.

"Si prendono il mio latte", disse la mucca.
"Si prendono le mie uova", disse la gallina.
"Usano la mia carne per farne pancetta" disse il maiale.
"Mi danno la caccia per il mio olio", disse la balena.

E così via.

Infine parlò la lumaca. "Io ho qualcosa che a loro piacerebbe avere, più di ogni altra cosa.
Qualcosa che mi porterebbero sicuramente via se potessero. Ho tempo".

Avresti tutto il tempo del mondo, se solo te lo concedessi.
Che cosa ti impedisce di farlo?

- Padre Anthony de Mello -
fonte:" Il canto degli uccelli. Frammenti di saggezza nelle grandi religioni" Ed. Paoline




Il monaco e la donna - Anthony de Mello

Due monaci buddisti, in cammino verso il monastero, incontrarono sulla riva del fiume una donna molto bella. Come loro, ella desiderava attraversare il fiume, ma l'acqua era troppo alta. Così uno dei due monaci se la pose sulle spalle e la portò all'altra sponda.

Il monaco che era con lui era scandalizzato. Per due ore intere lo rimproverò per la sua negligenza nel rispettare la santa regola: aveva dimenticato che era un monaco? Come aveva osato toccare una donna? E peggio, trasportarla attraverso il fiume? E cosa avrebbe detto la gente? Non aveva screditato la loro santa religione? E così via.

Il monaco rimproverato ascoltò pazientemente l'interminabile predica. 

Alla fine lo interruppe dicendo: «Fratello, io ho lasciato quella donna al fiume. Non sarà che tu te la stai ancora portando dietro?».

- padre Anthony de Mello -
un pò di biografia : http://leggoerifletto.blogspot.it/2010/08/anthony-de-mello-biografia.html



Alzati e fatti conoscere - Anthony de Mello
Per dire la verità così com'è ci vuole molto coraggio se si appartiene a un' istituzione.
Per sfidare l'istituzione stessa ci vuole ancora più coraggio. Fu questo che fece Gesù.
Quando Kruscev pronunciò la famosa denuncia dell'epoca staliniana, si dice che qualcuno, in parlamento, abbia esclamato: "Dov'eri tu, compagno Kruscev, quando tutte queste persone innocenti venivano massacrate?".
Kruscev smise di parlare, girò lo sguardo nella sala e disse: "Per favore, si alzi chi ha detto questo".
Ci fu grande tensione nella sala. Nessuno si alzò.
Allora Kruscev disse: "Bene, ora hai la risposta, chiunque tu sia. Io ero allora nella stessa identica posizione in cui tu ora ti trovi".
Gesù si sarebbe alzato.
 - Padre Anthony de Mello -
fonte:" Il canto degli uccelli. Frammenti di saggezza nelle grandi religioni" Ed. Paoline, pag 119



Dammi Luce

O amore puro, sincero e perfetto!
O luce sostanziale!
Dammi la luce affinché in essa
io riconosca la tua luce.
Dammi la tua luce affinché veda il tuo amore.
Dammi la tua luce affinché veda le tue viscere di padre.
Dammi un cuore per amarti,
dammi occhi per vederti,
dammi orecchi per udire la tua voce,
dammi labbra per parlare di te,
il gusto per assaporarti.
Dammi l'olfatto per sentire il tuo profumo,
dammi mani per toccarti
e piedi per seguirti.
Sulla terra e nel cielo
non desidero che te, mio Dio!
Tu sei il mio solo desiderio,
la mia consolazione,
la fine di ogni angoscia e sofferenza

San Tichon di Zadonsk



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domenica 25 agosto 2019

Dio ama ciò che è perduto - Bonhoeffer Dietrich

“Dio non si vergogna
della miseria dell’uomo,
vi entra dentro,
sceglie una creatura umana come suo strumento
e compie meraviglie
lì dove uno meno se le aspetta. 

Dio è vicino alla bassezza,
ama ciò che è perduto,
ciò che non è
considerato,
l’insignificante,
ciò che è emarginato,
debole e affranto;
dove gli uomini dicono ‘perduto’,
lì Egli dice ‘salvato’;
dove gli uomini dicono ‘no!’,
li Egli dice ‘si’!
Dove gli uomini distolgono
con indifferenza o altezzosamente il loro sguardo,
lì Egli posa il Suo sguardo
pieno di un amore ardente incomparabile.[...]
Dove nella nostra vita
siamo finiti in una situazione
in cui possiamo solo vergognarci davanti a noi stessi e davanti a Dio,
dove pensiamo che anche Dio dovrebbe adesso vergognarsi di noi,
dove ci sentiamo lontani da Dio come mai nella vita,
lì Egli vuole irrompere
nella nostra vita,
lì ci fa sentire il Suo approssimarsi,
affinché comprendiamo
il miracolo, del Suo amore,
della Sua vicinanza
e della Sua Grazia”.


- Bonhoeffer Dietrich -




Se i soli cristiani fossero già capaci di tradurre in atto la parola di Pietro: «non ho né oro né argento» non ho riserve, niente di superfluo, il corso di molte evoluzioni storiche sarebbe rovesciato. 
Basterebbe perché si stabilisse sulla terra una maggiore giustizia. 
Le generazioni che salgono si allontanano da noi cristiani che parliamo volentieri di sicurezza in Dio, mentre abbiamo spesso bisogno di tante assicurazioni in oro ed argento.

- Roger Schutz - 



Resta con noi, Signore,

perché viene la notte.
Resta con noi
che siamo così spesso rattristati
da tutte le notizie che vediamo e ascoltiamo.
Resta con noi che non sappiamo
leggere il senso delle cose più semplici,
che abbiamo tra le mani.
Resta con noi
e trasforma in gioia
le nostre amarezze e la nostra sfiducia,
i nostri scetticismi e le nostre paure.
Resta con noi,
tu che sei risorto
e ci doni la grazia del tuo Spirito.
Resta con noi
e insegnaci a trasformare il cuore del mondo.

- Cardinale Carlo Maria Martini -



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martedì 13 agosto 2019

Il punto nero – Card. Gianfranco Ravasi

Un maestro indù mostrò un giorno ai discepoli un foglio di carta con un puntino nero nel mezzo. «Che cosa vedete?», chiese. Ed essi: «Un punto nero!». «Come? Nessuno di voi è stato capace di vedere il grande spazio bianco tutt'attorno?».        
              
Alle porte di una chiesa milanese, dove sosto uscendo per qualche momento dal frastuono della via, trovo alcune copie del bollettino parrocchiale. 
Ne prendo una e leggo queste pagine limpide e semplici. 
C'è un articolo molto bello del parroco: egli parla alle giovani coppie che si sono preparate con lui alla celebrazione del loro matrimonio.  
M'imbatto, così, in questo apologo orientale e mi è facile proporlo a tutti i miei lettori per una riflessione semplice ma significativa e forse necessaria. Passiamo, infatti, la vita a scovare le pagliuzze negli occhi altrui, a lamentarci per le piccole amarezze dell'esistenza, a elencare puntigliosamente tutto quello che non va nella società, nella Chiesa, nel mondo. 
Lo sguardo è sempre proteso ai puntini neri che costellano il cielo della storia. 
Ma non ci accorgiamo quasi mai del tanto, anzi, dell'immenso candore che c'è nelle anime, dell'amore che in  ogni istante è nascostamente donato, della bontà, della giustizia, della verità che pure popolano i nostri giorni e la nostra terra. 
Certo, non si deve volteggiare nell'orizzonte di un ottimismo di maniera, perché il male esiste ed è sempre attivo. 
Ma aveva ragione lo scrittore Joseph Conrad quando nel suo romanzo L'agente segreto (1907) denunciava «la macchia di quel rassegnato pessimismo che corrompe il mondo». 

«Non abbiate paura - ci ripete Cristo - perché io ho vinto il mondo» ed è questa l'ultima parola della storia.

- Card. Gianfranco Ravasi -
Fonte: Avvenire, Il Mattutino


“Siamo una Chiesa di peccatori; e noi peccatori siamo chiamati a lasciarci trasformare, rinnovare, santificare da Dio”, ha detto Papa Francesco. 
“C’è stata nella storia la tentazione di alcuni che affermavano: la Chiesa è solo la Chiesa dei puri, di quelli che sono totalmente coerenti, e gli altri vanno allontanati. 
Ma questa era una eresia. No! La Chiesa, che è santa, non rifiuta i peccatori; al contrario li accoglie, è aperta anche ai più lontani, chiama tutti a lasciarsi avvolgere dalla misericordia, dalla tenerezza e dal perdono del Padre, che offre a tutti la possibilità di incontrarlo, di camminare verso la santità. 
‘Mah! Padre, io sono un peccatore, ho grandi peccati, come posso sentirmi parte della Chiesa? ‘. Caro fratello, cara sorella, è proprio questo che desidera il Signore; che tu gli dica: ‘Signore sono qui, con i miei peccati. Perdonami, aiutami a camminare, trasforma il mio cuore! ‘. 
Nella Chiesa, il Dio che incontriamo non è un giudice spietato, ma è come il Padre della parabola evangelica. Puoi essere come il figlio che ha lasciato la casa, che ha toccato il fondo della lontananza da Dio. 
Quando hai la forza di dire: voglio tornare in casa, troverai la porta aperta, Dio ti viene incontro perché ti aspetta sempre, Dio ti abbraccia, ti bacia e fa festa. 
Il Signore ci vuole parte di una Chiesa che sa aprire le braccia per accogliere tutti, che non è la casa di pochi, ma la casa di tutti, dove tutti possono essere rinnovati, trasformati, santificati dal suo amore, i più forti e i più deboli, i peccatori, gli indifferenti, coloro che si sentono scoraggiati e perduti”.
“C’è una celebre frase dello scrittore francese Leon Bloy”, ha detto il Papa, “negli ultimi momenti della sua vita diceva: ‘C’è una sola tristezza nella vita, quella di non essere santi’. 
Non perdiamo la speranza nella santità, percorriamo tutti questa strada. Vogliamo essere santi? 
Tutti?”




 Donare un sorriso

Rende felice il cuore.
Arricchisce chi lo riceve
Senza impoverire chi lo dona.
Non dura che un istante,
Ma il suo ricordo rimane a lungo.
Nessuno è così ricco
Da poterne fare a meno
Né così povero da non poterlo donare.
Il sorriso crea gioia in famiglia,
Da sostegno nel lavoro
Ed segno tangibile di amicizia.
Un sorriso dona sollievo a chi è stanco,
Rinnova il coraggio nelle prove,
E nella tristezza è medicina.
E poi se incontri chi non te lo offre,
Sii generoso e porgigli il tuo:
Nessuno ha tanto bisogno di un sorriso
Come colui che non sa darlo.



Preghiera per la sera

Come i due discepoli del Vangelo, 
ti imploriamo, Signore Gesù: rimani con noi! 
Tu, divino Viandante, 
esperto delle nostre strade 
e conoscitore del nostro cuore, 
non lasciarci prigionieri delle ombre della sera. 
Sostienici nella stanchezza, 
perdona i nostri peccati, 
orienta i nostri passi sulla via del bene. 
Benedici i bambini, i giovani, gli anziani, 

le famiglie, in particolare i malati. 
Benedici i sacerdoti e le persone consacrate. 
Benedici tutta l'umanità. 
Nell'Eucarestia ti sei fatto "farmaco d'immortalità", 
dacci il gusto di una vita piena, 
che ci faccia camminare su questa terra 
come pellegrini fiduciosi e gioiosi, 
guardando sempre al traguardo della vita che non ha fine. 
Rimani con noi, Signore! 

Rimani con noi! Amen

- san Giovanni Paolo II, papa -
Preghiera di Giovanni Paolo II per l'Anno Eucaristico 2004




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sabato 3 agosto 2019

Egli desidera il tessuto del cielo – William Butler Yeats

Se avessi il drappo ricamato
del cielo,
intessuto dell’oro e dell’argento e
della luce,
i drappi dai colori chiari e scuri
del giorno e della notte
dai mezzi colori dell’alba e del
tramonto,
stenderei quei drappi sotto i tuoi
piedi:
invece, essendo povero, ho soltanto sogni;
e i miei sogni ho steso sotto i
tuoi piedi;
cammina leggera perché
cammini sui miei sogni.


- William Butler Yeats - 



William Butler Yeats (1865-1939), poeta, drammaturgo, scrittore.

Spesso indicato come W.B.Yeats,
fu anche senatore dello Stato Libero d’Irlanda negli anni venti.

Nobel per la letteratura nel 1923.




Dio è Uno; l'Universo è un pensiero di Dio; l'Universo è dunque Uno esso pure. Tutte le cose vengono da Dio. 
Tutte partecipano, più o meno, della natura divina, a seconda del fine pel quale sono create. 
L'uomo è nobilissimo fra tutte le cose: Dio ha versato in lui più della sua natura che non sull'altre. 
Ogni cosa che viene da Dio tende al perfezionamento del quale è capace. 
La capacità di perfezionamento nell'uomo è indefinita. 
L'Umanità è Una. 
Dio non ha fatto cosa inutile; e poiché esiste una Umanità, deve esistere uno scopo unico per tutti gli uomini, un lavoro da compirsi per opera d'essi tutti. 
Il genere umano dovrebbe dunque lavorare unito sì che tutte le forze intellettuali diffuse in esso ottengano il più alto sviluppo possibile nella sfera del pensiero e dell'azione. 
Esiste dunque una Religione universale della natura umana. 


- Dante Alighieri - 


Claude Monet, Scogliera a Étretat al tramonto



Perché la solitudine
talvolta è la migliore compagnia,
e un breve esilio rende dolce il ritorno.

- John Milton -




Bilal Chebaro, Wind of fall

Preghiera per la sera

Accoglimi, o mio Signore,
in te ho posto la mia speranza.


Buono e pietoso è il Signore,
lento all'ira e grande nell'amore.
Non ci tratta secondo i nostri peccati,
non ci ripaga secondo le nostre colpe.

Accoglimi, o mio Signore,
in te ho posto la mia speranza.


Come un padre ha pietà dei suoi figli,
così il Signore ha pietà di quanti lo temono.
Egli sa di che siamo plasmati,
ricorda che noi siamo polvere.


Accoglimi, o mio Signore,
in te ho posto la mia speranza.


Come l'erba sono i giorni dell'uomo,
come il fiore del campo, così egli fiorisce.
Lo investe il vento e più non esiste
e il suo posto non lo riconosce.



Accoglimi, o mio Signore,
in te ho posto la mia speranza.





Buona giornata a  tutti. :-)