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venerdì 17 giugno 2022

da: "Cent' anni di solitudine" - Gabriel Garcia Marquez

 Quando il pirata Francis Drake prese d'assalto Riohacha, nel sedicesimo secolo, la bisnonna di Ursula Iguaràn si spaventò tanto per il suono della campana a martello e per il rimbombo dei cannoni, che perse il controllo dei nervi e si sedette su un focolare acceso. 

Le bruciature la lasciarono ridotta a una sposa inutile per tutta la vita. 
Non poteva sedersi se non di costa, sistemata su un mucchio di cuscini, e doveva esserle rimasto qualcosa di strano nel modo di muoversi, perché non si fece mai più vedere a camminare in pubblico. 
Rinunciò a ogni sorta di impegni sociali ossessionata dalla idea che il suo corpo emanasse un odore di bruciaticcio. L'alba la sorprendeva nel patio; non osava dormire perché sognava che gli inglesi coi loro feroci cani d'assalto entravano dalla finestra della stanza da letto e la sottoponevano a ingiuriose torture con ferri incandescenti. Suo marito, un commerciante aragonese dal quale aveva avuto due figli, spese mezzo negozio in medicine e divertimenti cercando il modo di alleviare i suoi terrori. 
Alla fine liquidò gli affari e portò la famiglia a vivere lontano dal mare, in un villaggio di indios pacifici situato sui contrafforti della sierra, dove fece costruire a sua moglie una stanza da letto senza finestre in modo che i pirati dei suoi incubi non avessero da dove entrare. 
Nel villaggio sperduto viveva da molto tempo prima un creolo coltivatore di tabacco, don José Arcadio Buendìa, col quale il bisnonno di Ursula stabilì una società così proficua che in pochi anni fecero una fortuna. 
Diversi secoli più tardi, il bisnipote del creolo si sposò con la bisnipote dell'aragonese. 
Per questo, ogni volta che Ursula perdeva le staffe per qualche pazzia di suo marito, sorvolando trecento anni di accidenti, malediceva l'ora in cui Francis Drake aveva preso d'assalto Riohacha. 
Era un semplice sfogo, perché in realtà erano legati fino alla morte da un vincolo più solido dell'amore: un comune rimorso di coscienza. Erano cugini tra loro. Avevano trascorsa l'infanzia insieme nell'antico villaggio che i loro reciproci antenati avevano trasformato col loro lavoro e le loro buone abitudini in uno dei migliori borghi della provincia. 
Anche se quel matrimonio era prevedibile fin dal giorno della loro nascita, quando essi espressero la volontà di sposarsi, i parenti cercarono di impedirlo. Avevano paura che quei sani boccioli di due razze secolarmente incrociate patissero l'onta di concepire delle iguane. 
Esisteva già un precedente terribile. Una zia di Ursula, che si era sposata con uno zio di José Arcadio Buendìa, aveva dato alla luce un figlio che aveva passato tutta la vita con dei pantaloni gonfi e flosci, e che era morto dissanguato dopo essere vissuto per quarantadue anni nel puro stato di verginità, perché era nato e cresciuto con una coda cartilaginosa a forma di cavaturacciolo e con un pennello di setole sulla punta. 
Una coda di maiale che non fece mai vedere a nessuna donna, e che gli costò la vita quando un macellaio amico suo gli fece il favore di mozzarla con un marrancio. 
José Arcadio Buendìa, con la leggerezza propria dei suoi diciannove anni, risolse il problema con una sola frase: "Non mi importa di mettere al mondo dei porcelli, purché possano parlare." E così si sposarono con una festa di banda e petardi che durò tre giorni. Sarebbero stati felici subito se la madre di Ursula non l'avesse terrorizzata con ogni sorta di sinistri pronostici sulla sua discendenza, fino al punto di convincerla a non consumare il matrimonio. 
Temendo che il corpulento e voglioso marito la violasse nel sonno, Ursula si infilava prima di coricarsi un paio di calzoni rudimentali che sua madre le aveva fabbricato con tela per vele e rinforzato con un sistema di cinghie incrociate, che si chiudeva sul davanti con una grossa fibbia di ferro. Così rimasero per parecchi mesi. 
Di giorno, lui allevava i suoi galli da combattimento e lei ricamava a telaio con sua madre. Durante la notte, si dibattevano per diverse ore con una ansiosa violenza che sembrava già un surrogato dell'atto d'amore, finché l'intuizione popolare subodorò che stava succedendo qualcosa di irregolare, e fece correre la chiacchiera che Ursula fosse ancora vergine a un anno dalle nozze, perché suo marito era impotente. 
José Arcadia Buendìa fu l'ultimo ad essere informato della insinuazione. "Vedi, Ursula, cosa va dicendo la gente," disse a sua moglie con molta calma. "Lascia che parlino," disse lei. "Noi sappiamo che non è vero." Di modo che la situazione continuò senza cambiare per altri sei mesi, fino alla tragica domenica in cui José Arcadio Buendìa vinse un combattimento di galli contro Prudencio Aguilar. Furioso, eccitato dal sangue del suo animale, il perdente si scostò da José Arcadio Buendìa in modo che tutta l'arena potesse sentire quello che gli stava per dire. "Complimenti," gridò. "Vediamo un po' se quel gallo glielo farà finalmente il favore a tua moglie." 
José Arcadio Buendìà, sereno, prese il suo gallo. "Torno subito," disse a tutti. E poi, a Prudencio Aguilar: "E tu, va' a casa tua e armati, perché sto per ammazzarti. " Dieci minuti dopo tornò con la lancia di suo nonno già esperta di sangue. 
Sulla soglia dell'arena, dove si era concentrato mezzo villaggio, Prudencio Aguilar lo aspettava. Non ebbe tempo di difendersi. La lancia di José Arcadio Buendìa, scagliata con la forza di un toro e con la stessa mira sicura con la quale il primo Aureliano Buendìa aveva sterminato le tigri della regione, gli trapassò la gola. 
Quella notte, mentre si vegliava il cadavere nell'arena dei galli, José Arcadio Buendìa entrò nella stanza da letto mentre sua moglie si stava infilando i calzoni di castità. 
Brandendo la lancia davanti a lei, le ordinò: "Togliti quella roba." 
Ursula non mise in dubbio la fermezza di suo marito. "Sarai il responsabile di quello che succederà," mormorò. José Arcadio Buendìa piantò la lancia nel pavimento di terra battuta. 
"Se dovrai mettere al mondo delle iguane, alleveremo delle iguane," disse. "Ma in questo paese non ci saranno più morti per colpa tua."

- Gabriel García Márquez -
da: "Cent'anni di solitudine", Oscar Mondadori, pagg. 10-11




Se un giorno avrai voglia di piangere, chiamami:
non prometto di farti ridere ma potrò piangere con te…
Se un giorno riuscirai a fuggire, non esitare a chiamarmi:
non prometto di chiederti di rimanere, ma potrò fuggire con te…
Se un giorno non avrai voglia di parlare con nessuno, chiamami:
staremo in silenzio…
Ma se un giorno mi chiamerai e non risponderò, vieni correndo da me: perché di certo avrò bisogno di te.

- Gabriel García Márquez -


«Il domani non è assicurato a nessuno, giovane o vecchio. 
Oggi può essere l’ultimo giorno che vedi coloro che ami. 
Perciò non aspettare più, fallo oggi, perché se il domani non dovesse mai arrivare, sicuramente lamenterai il giorno che non hai preso tempo per un sorriso, un abbraccio, un bacio, e che sarai stato troppo occupato per concedere un ultimo desiderio».

- Gabriel García Márquez -



Avevo sempre creduto che morire d’amore non fosse altro che una licenza poetica. Quel pomeriggio, di nuovo a casa senza il gatto e senza lei, constatai che non solo era possibile morire, ma che io stesso, vecchio e senza nessuno, stavo morendo d’amore. 

- Gabriel Garcia Marquez -
da "Memoria delle mie puttane tristi"





Buona giornata a tutti. :-)

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giovedì 3 febbraio 2022

Una donna intelligente (Una mujer inteligente), di Gabriel García Márquez

A quanti uomini ho sentito dire che desiderano una "donna intelligente" nella loro vita!..
Io li incoraggerei a pensarci bene..
Le donne intelligenti prendono decisioni da sole, hanno desideri propri e mettono limiti.
Tu non sarai mai il centro della sua vita perchè questa gira intorno a se stessa. Una donna intelligente non si lascerà manipolare, nè ricattare, lei si assume responsabilità.
Le donne intelligenti mettono in discussione, analizzano, litigano, non si accontentano, avanzano.
Quelle donne hanno avuto una vita prima di te e sanno che continueranno ad averla una volta che te ne sarai andato.
Lei avvisa, non chiede permesso.
Queste donne non cercano nella coppia un leader da seguire, un papà che risolva la vita, nè un figlio da salvare. Loro non vogliono seguirti nè segnare la strada a nessuno.
Vogliono camminare accanto a te.
Lei sa che la vita senza violenza è un diritto, non un lusso nè un privilegio.
Loro esprimono rabbia, tristezza, gioia e paura allo stesso modo, perchè sanno che la paura non le rende deboli nello stesso modo in cui la rabbia non le rende "maschili". Queste due emozioni e le altre, tutte insieme, la rendono umana e basta.
Una donna intelligente è libera perchè ha lottato per la sua libertà. Ma non è una vittima, è sopravvissuta.
Non cercare di incatenarla perchè lei saprà come scappare.
La donna intelligente sa che il suo valore non risiede nell'aspetto del suo corpo.
Pensaci due volte prima di giudicarla per età, altezza, volume o comportamento sessuale, perchè questa è violenza emotiva e lei lo sa.
Quindi prima di dire che desideri una "donna intelligente" nella tua vita, chiediti se sei davvero disposto ad inserirti nella sua.' 

- Gabriel Garcia Marquez - 

 

da Pinterest

L' uomo passa da una donna all'altra 
continua a cambiare.
La gente pensa che sia un grande amante; non è affatto un amante.
Sta evitando.
Cerca di evitare qualsiasi coinvolgimento profondo,
perché con un coinvolgimento profondo si devono affrontare problemi,
e si devono affrontare molti dolori.
Così si gioca semplicemente in sicurezza;
si fa in modo di non andare mai troppo
in profondità in qualcuno.
Se vai troppo in profondità potresti
non essere in grado di tornare facilmente.
E se si va in profondità in qualcuno, qualcun altro andrà in profondità anche in te;
è sempre proporzionato.
Se vado molto in profondità in te,
l'unico modo è permetterti di andare anche in profondità in me.
È un dare e ricevere,
è una condivisione.
Poi ci si può impigliare troppo,
e sarà difficile scappare
e il dolore può essere molto.
Così le persone imparano a giocare in sicurezza:
basta lasciare che le superfici si incontrino -
le storie d'amore che colpiscono e scappano.
Prima di essere catturati, corri.
Questo è ciò che sta accadendo nel mondo,
la gente sta perdendo tutta la maturità. La maturità arriva solo quando si è pronti ad affrontare il dolore del proprio essere; la maturità arriva solo quando si è pronti a raccogliere la sfida.
e non c'è sfida più grande dell'AMORE.

- Osho - 


Buona giornata a tutti :-)




lunedì 13 dicembre 2021

E' nato si dice - Gabriel García Márquez

Nessuno ormai si ricorda di Dio a Natale. Ci sono tante comete e fuochi artificiali, tante ghirlande colorate, tanti innocenti tacchini sgozzati e tante angustie per il denaro, per far bella figura al di sopra delle nostre reali risorse, che uno si chiede – a pensarci un attimo – se ci si rende conto di che incredibili pazzie si compiono per festeggiare il compleanno di un bambino nato più o meno 2000 anni fa in una misera stalla, a poca distanza da dove era nato mille anni prima il Re David.
Novecentocinquantaquattro milioni di cristiani credono che quel bambino fosse Dio incarnato, ma molti in realtà lo festeggiano senza crederlo.
Molti milioni celebrano quello che non hanno mai creduto, ma le feste piacciono molto e molti altri sarebbero disposti a rovesciare il mondo per far sì che nessuno continuasse a crederlo.
Sarebbe interessante verificare quanti credono nel fondo della loro anima che il Natale di oggi è una festa abominevole e non hanno il coraggio di dirlo per un pregiudizio non religioso, ma sociale.
La cosa più grave è il disastro culturale che questi Natali pervertiti provocano in America Latina: prima, quando avevamo solo costumi ereditati dalla Spagna, i presepi domestici erano prodigi dell’immaginazione familiare. Gesù Bambino era più grande del bue, le casette sulla collina erano più grandi della Vergine e nessuno notava gli anacronismi, il paesaggio di Betlemme era completato con un treno di corda, un’anatra di peluche più grande di un leone che nuotava nello specchio della sala o un vigile urbano che dirigeva un gregge di agnelli verso un angolo di Gerusalemme.
In cima si metteva una stella di carta dorata con una lampadina al centro; un nastro di seta gialla indicava la strada ai Re Magi per il cammino della salvezza. Il risultato era brutto di sicuro, ma ci assomigliava. Era meglio di tanti quadri naif mal copiati del doganiere Rousseau.
La mistificazione è cominciata quando non sono stati più i Re Magi a portare i giocattoli, come accade in Spagna e con ragione, ma ha cominciato a portarli il Bambino Gesú.
Noi bambini andavamo a letto presto, per far sì che i regali giungessero presto ed eravamo felici ascoltando le poetiche bugie degli adulti.
Io non avevo più di cinque anni quando qualcuno a casa mia decise che era tempo di dirmi la verità: fu una grande delusione perchè io credevo davvero che era il Bambino Gesù che mi portava i giocattoli e mi sarebbe piaciuto continuare e crederlo.
Con pura logica d’adulto pensai che allora tutti gli altri misteri cattolici erano invenzioni dei genitori per intrattenere i bambini e rimasi nel limbo.
Quel giorno, come dicono i maestri gesuiti alle elementari, io persi l’innocenza perchè scoprii che non erano le cicogne che portavano i bambini da Parigi. Un’altra cosa che mi piaceva credere per pensare di più all’amore e di meno alla pillola.
Tutto è cambiato negli ultimi trent’anni, con un’operazione commerciale di proporzioni mondiali che ha provocato una devastante aggressione culturale.
Il Bambino Gesù è stato cacciato dal trono dal Santa Claus dei gringos e degli inglesi, lo stesso Papà Natale dei francesi che tutti conosciamo anche troppo. È arrivato con tutto: la slitta tirata da un alce, l’abete carico di giochi, sotto una fantastica tempesta di neve.
In realtà questo usurpatore dal naso di bevitore di birra non è altri che il buon San Nicola, un santo che io amo molto perchè era quello di mio nonno, il colonnello, ma che non aveva niente a che veder con il Natale e tanto meno con la notte della vigilia nel Tropico dell’America Latina.
Secondo la leggenda nordica, San Nicola ha ricomposto e resuscitato un gruppo di scolari che erano stati uccisi da un orso in mezzo alla neve e per questo è il Patrono dei bambini.
Ma la sua festa si celebra il 6 dicembre e non il 25.
La leggenda è divenuta istituzionale nelle province tedesche del nord alla fine del XVIII secolo, assieme all’albero e i giocattoli e poco più di cent’anni dopo passò in Gran Bretagna e Francia poi negli Stati Uniti e questi lo mandarono in America Latina con tutta la loro cultura di contrabbando: la neve artificiale, le candeline colorate, il tacchino ripieno e quei quindici giorni di consumismo frenetico al quale ben pochi riusciamo a sottrarci.
Con tutto questo la cosa più sinistra dei Natali del consumismo è l’estetica miserabile che portano con sè: le cartoline indecenti, le campane di vetro, le corone di vischio sulle porte, le canzoni da ritardati mentali che sono villanelle tradotte dall’inglese e tante altre stupidaggini per le quali non valeva nemmeno la pena d’aver inventato l’elettricità.
Tutto questo per la festa più spaventosa dell’anno.
Una notte infernale nella quale i bambini non possono dormire con la casa piena di ubriaconi che si sbagliano di porta, cercando dove orinare o perseguitando la moglie di un altro, se hanno avuto la ventura di addormentarsi su un divano in una sala.
Menzogna: non è una notte di pace e d’amore!
È tutto il contrario, è l’occasione solenne della gente che non si vuole bene, l’opportunità provvidenziale di compiere quegli impegni rimandati perchè non graditi: invitare il povero cieco che nessuno invita, la cugina Isabella che è rimasta vedova quindici anni fa, la nonna paralitica che nessuno vuole mostrare. È l’allegria per decreto, l’affetto per compassione, il momento di regalare perchè ci regalano e di piangere in pubblico senza dare spiegazioni.
È l’ora felice in cui gli invitati si bevono tutto quello che è avanzato il Natale precedente: la crema di menta, il liquore di cioccolato, il vino di banana. Non è raro, come pure succede, che la festa finisca a spari.
Non è raro che i bambini – vedendo tante cose atroci – finiscano col credere davvero che Gesù Bambino non è nato Betlemme, ma negli Stati Uniti.

- Gabriel García Márquez -


Dio si è fatto uomo. Cosa diverrà l’uomo, se per lui Dio si è fatto uomo?

- Sant'Agostino -



Buona giornata a tutti. :-)





sabato 17 aprile 2021

"13 spunti per la vita" - Gabriel Garcia Marquez

1 - Ti amo non per chi sei ma per chi sono io quando sono con te.

2 - Nessuna persona merita le tue lacrime,  e chi le merita sicuramente non ti farà piangere.

3 - Il fatto che una persona non ti ami come tu vorresti non vuol dire che non ti ami con tutta se stessa.

4 - Un vero amico è chi ti prende per la mano e ti tocca il cuore.

5 - Il peggior modo di sentire la mancanza di qualcuno è esserci seduto accanto e sapere che non l’avrai mai.

6 - Non smettere mai di sorridere, nemmeno quando sei triste, perché non sai chi potrebbe innamorarsi del tuo sorriso.

7 - Forse per il mondo sei solo una persona, ma per qualche persona sei tutto il mondo.

8 - Non passare il tempo con qualcuno che non sia disposto a passarlo con te.

9 - Forse Dio vuole che tu conosca molte persone sbagliate prima di conoscere la persona giusta,  in modo che, quando finalmente la conoscerai, tu sappia essere grato.

10- Non piangere perché qualcosa finisce, sorridi perché è accaduta.

11- Ci sarà sempre chi ti critica, l’unica cosa da fare è continuare ad avere fiducia, stando attento a chi darai fiducia due volte.

12- Cambia in una persona migliore e assicurati di sapere bene chi sei prima di conoscere  qualcun’altro e aspettarti che questa persona sappia chi sei.

13- Non sforzarti tanto, le cose migliori accadono quando meno te le aspetti.
- Gabriel Garcia Marquez -


Capita che sfiori la vita di qualcuno, ti innamori e decidi che la cosa più importante è toccarlo, viverlo, convivere le malinconie e le inquietudini, arrivare a riconoscersi nello sguardo dell’altro, sentire che non ne puoi più fare a meno… e cosa importa se per avere tutto questo devi aspettare cinquantatré anni sette mesi e undici giorni notti comprese?

- Gabriel García Marquez - 
da: "L’amore ai tempi del colera"



...la ragazzina alzò gli occhi per vedere chi stava passando davanti alla finestra, e quello sguardo casuale fu l'origine di un cataclisma d'amore che mezzo secolo dopo non era ancora terminato.



Buona giornata a tutti. :-)


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domenica 26 gennaio 2020

L’amore, che cos’è l’amore?

“È davvero meraviglioso che io non abbia lasciato perdere tutti i miei ideali perché sembrano assurdi e impossibili da realizzare. 
Eppure me li tengo stretti perché, malgrado tutto, credo ancora che la gente sia veramente buona di cuore. 
Semplicemente non posso fondare le mie speranze sulla confusione, sulla miseria e sulla morte. 
Vedo il mondo che si trasforma gradualmente in una terra inospitale; sento avvicinarsi il tuono che distruggerà anche noi; posso percepire le sofferenze di milioni di persone; ma, se guardo il cielo lassù, penso che tutto tornerà al suo posto, che anche questa crudeltà avrà fine e che ritorneranno la pace e la tranquillità”. 
“L’amore, che cos’è l’amore? Penso che l’amore sia qualcosa che in realtà non si può descrivere a parole. Amare una persona significa capirla, volerle bene, dividete le gioie e i e dispiaceri. E poi, col tempo, viene anche l’amore fisico, hai diviso qualcosa, hai dato via qualcosa e qualcosa hai ricevuto, che tu sia sposato o meno, che nasca o non nasca un figlio. 
Non c’entra affatto se hai perso o no l’onore, basta che tu sappia che per tutta la vita avrai vicino qualcuno che ti capisce e che non devi dividere con nessun altro!”

Dal diario di Anna Frank





L'onda chiese al mare: "Mi ami?"
Ed il mare le rispose "Il mio amore è così forte,che ogni volta che ti allontani verso la terra,io ti tiro indietro per riprenderti tra le mie braccia. 
Senza di te la mia vita sarebbe insignificante. Sarei un mare piatto,senza emozioni. Tu sei l'essenza del mio esistere!"
L'onda fu felice.
Tra le braccia del mare, facendo finta ogni volta di volare via, per dare quel senso di precarietà alle cose,per renderle preziose.
Ed ogni volta il mare la riprendeva,con le sue braccia grandi, per riportarla a sè. 
Raccontano che una volta la luna illumina il mondo, e l'onda bianca lentamente, in un ballo infinito, scivolava tra un prendersi e un lasciarsi, col mare che stendeva le braccia per ritirarle, facendo finta a volte di non poterlo fare, perchè l'onda potesse assaporare anch'essa quella precarietà che rende le cose preziose.
L'onda e il mare sono ancora lì, nel gioco infinito delle emozioni.
E fanno finta che sarà l'ultima volta che l'onda partirà verso la terra, per non tornare più.
Ma poi, alla fine è più forte su tutto il bisogno di riprendersi.
Nel sogno di un amore senza fine.


William-Adolphe Bouguereau (1825-1905), L'Onda, 1896


Le persone sensibili

hanno sempre il cuore spettinato,
l’anima sottosopra,
gli occhi sgranati,
una lacrima pronta a scendere,
un sorriso appeso sulle labbra
pronto ad esplodere.
Vivono in bilico
alle gioie e ai dolori della vita.
Respirano di petto
mai di polmoni..
vivono a mille minuti l’ora.
Le persone sensibili
sanno sorridere per poco,
piangere per un nonnulla,
fermarsi meravigliate
davanti ad un arcobaleno,
sorridere ad un gatto,
guardare verso il mare
assaporando in esso l’infinito
di pace e di tormento.
Sanno trasformare la sabbia
in polvere di stelle,
accendere un sogno nel buio.
Le persone sensibili ci sono,
stanno sedute lì in disparte,
aspettando il momento giusto
per darti quell’abbraccio che aspettavi,
sanno vedere oltre l’apparenza,
oltre un sorriso,
oltre una lacrima,
oltre alla rabbia,
oltre al dolore
perché vivono di cuore.

- Silvana Stremiz - 



Buona giornata a tutti. :-)


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martedì 2 luglio 2019

La Marioneta - Johnny Welch

Se per un istante Dio si dimenticherà che sono una marionetta di  stoffa e mi regalerà un pezzo di vita, probabilmente non direi tutto quello che penso, ma
in definitiva penserei tutto quello che dico.
Darei valore alle cose, non per quello che valgono, ma per quello che significano. 
Dormirei poco, sognerei di più, andrei quando gli altri si fermano, starei sveglio quando gli altri dormono, ascolterei quando gli altri parlano come gusterei un buon gelato al cioccolato!!
Se Dio mi regalasse un pezzo di vita, vestirei semplicemente, mi sdraierei al sole lasciando scoperto non solamente il mio corpo ma anche la mia anima.
Dio mio, se io avessi un cuore,scriverei il mio odio sul ghiaccio e aspetterei che si sciogliesse al sole.

Dipingerei con un sogno di Van Gogh sopra le stelle un poema di Benedetti e una canzone di Serrat sarebbe la serenata che offrirei alla luna.

Irrigherei con le mie lacrime le rose, per sentire il dolore delle loro spine e il carnoso bacio dei loro petali.
Dio mio, se io avessi un pezzo di vita non lascerei passare un solo giorno senza dire alla gente che amo, che la amo. 

Convincerei tutti gli uomini e le donne che sono i miei favoriti e vivrei innamorato dell'amore.
Agli uomini proverei quanto sbagliano al pensare che smettono di innamorarsi quando invecchiano, senza sapere che invecchiano quando smettono di innamorarsi.
A un bambino gli darei le ali, ma lascerei che imparasse a volare da solo. 

Agli anziani insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia ma con la dimenticanza.
Tante cose ho imparato da voi, gli Uomini!
Ho imparato che tutto il mondo ama vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità sta nel risalire la scarpata.
Ho imparato che quando un neonato stringe con il suo piccolo pugno, per  la prima volta, il dito di suo padre, lo tiene stretto per sempre.
Ho imparato che un uomo ha il diritto di guardarne un altro dall'alto al basso solamente quando deve aiutarlo ad alzarsi.
Sono tante le cose che ho potuto imparare da voi, ma realmente, non mi serviranno a molto, perché quando mi metteranno dentro quella valigia, infelicemente starò morendo.


- Johnny Welch -
Inizialmente attribuita a Gabriel Garcia Marquez 




Avevo sempre creduto che morire d’amore non fosse altro che una licenza poetica. 
Quel pomeriggio, di nuovo a casa senza il gatto e senza lei, constatai che non solo era possibile morire, ma che io stesso, vecchio e senza nessuno, stavo morendo d’amore.

- Gabriel Garcia Marquez -
da: "Memoria delle mie puttane tristi"

Ignace Spiridon (1889-1920), La Gondole d' Amour


Quando fai sesso con una donna, e non la ami, è facile essere sicuri di sé.
Non ti poni il problema di piacere.
Vederla godere è solo la conferma che ci sai fare, per questo ti piace.
Ma tu prova a fare sesso con una donna che ami... comprenderai le mie paure.
Proverai la tremenda ansia di non essere abbastanza.
L’amore ci rende fragili...

- Gabriel García Márquez - 


Buona giornata a tutti. :-)






lunedì 10 ottobre 2016

Se un giorno avrai voglia di piangere - Gabriel García Márquez

Se un giorno avrai voglia di piangere chiamami: 
non prometto di farti ridere ma potrò piangere con te… 
Se un giorno riuscirai a fuggire,
non esitare a chiamarmi: 
non prometto di chiederti di rimanere, 
ma potrò fuggire con te… 
Se un giorno non avrai voglia di parlare con nessuno,
chiamami: staremo in silenzio…
Ma se un giorno mi chiamerai e non risponderò,
 
vieni correndo da me:
perché di certo avrò bisogno di te!.

- Gabriel García Márquez -




Stavamo passando l'estate nell'isola di Pantelleria, all'estremo sud della Sicilia, e non credo che esista al mondo un luogo più consono per pensare alla Luna.
Ricordo come in un sogno le pianure interminabili di roccia vulcanica, il mare immobile, la casa dipinta a calce fin negli scalini, dalle cui finestre si vedevano nella notte senza vento i fasci luminosi dei fari dell'Africa. Esplorando i fondali addormentati intorno all'isola [...] avevamo recuperato un'anfora con ghirlande pietrificate che dentro aveva ancora i residui di un vino immemore corroso dagli anni, e avevamo fatto il bagno in una gora fumante le cui acque erano così dense che si poteva quasi camminarvi sopra.
Io pensavo con una certa nostalgia premonitrice che così doveva essere la Luna. Ma lo sbarco di Armstrong aumentò il mio orgoglio patriottico: Pantelleria era meglio.

- Gabriel García Márquez - 




Avevano appena festeggiato le nozze d'oro e non sapevano passare neppure un istante l'una senza l'altro, o senza pensare l'una all'altro, e più rincrudiva la vecchiaia meno lo sapevano. Né lui né lei potevano dire se questa servitù reciproca si fondasse sull'amore o sulla comodità, ma non se l'erano mai domandato con la mano sul cuore, perché entrambi preferivano da sempre ignorare la risposta.

- Gabriel García Márquez -  
(L'amore ai tempi del colera)



E presi coscienza che la forza invincibile che ha spinto il mondo non sono gli amori felici bensì quelli contrastati

- Gabriel García Márquez -  
(Memoria delle mie puttane tristi)



Buona giornata a tutti. :-)

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