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giovedì 14 marzo 2024

Fiorita di marzo - Ada Negri

La fioritura vostra è troppo breve,
o rosei peschi, o gracili albicocchi
nudi sotto i bei petali di neve.
Troppo rapido è il passo con cui tocchi
il suolo—e al tuo passar l’erba germoglia
o Primavera, o gioja de’ miei occhi.
Mentre io contemplo, ferma sulla soglia
dell’orto, il pio miracolo dei fiori
sbocciati sulle rame senza foglia,
essi, ne’ loro tenui colori,
tremano già del vento alla carezza,
volan per l’aria densa di languori;
e se ne va così la tua bellezza
come una nube, e come un sogno muori,
o fiorita di Marzo, o Giovinezza

- Ada Negri -
Evelyn Pickering De Morgan [Pittrice preraffaellita inglese, 1855-1919]
Olio su tela - 78 x 34 pollici - Dalla Fondazione Morgan
 
Una Luce esiste in Primavera
 
Non presente in qualsiasi altro periodo
Dell’anno
Quando Marzo è a malapena qui
Un Colore sta là fuori
Su Campi Solitari
Che la Scienza non può cogliere
Ma la Natura Umana avvertire.

- Emily Dickinson -
Édouard Vuillard - Il vaso blu [1932] - PC Villa Flora, Wintherthur CH
Il miracolo 

In un campo ho veduto una ghianda: sembrava così morta, inutile.
E in primavera ho visto quella ghianda mettere radici e innalzarsi, giovane quercia verso il sole.
Un miracolo, potresti dire: eppure questo miracolo si produce mille migliaia di
volte nel sonno di ogni autunno e nella passione di ogni primavera.
Perché non dovrebbe prodursi nel cuore dell'uomo?

- Kahlil Gibran -

Sopra Vétheuil, effetto primaverile (C Monet ) Olio su tela, 60 x 100 cm, 1880

Buona giornata a tutti :-)


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martedì 21 marzo 2023

La leggenda di Proserpina e la nascita delle stagioni

In un tempo che tempo non è, gli dei dell’Olimpo popolavano il pianeta dal cielo alla terra, per mari e per monti, fino al regno dell’aldilà.

Sovrano indiscusso dell’Olimpo era il potente Zeus, un Dio pieno di sé che non amava essere disobbedito né contraddetto.

Come tutti i potenti sovrani, Zeus, aveva gusti difficili, non solo riguardo al cibo ma anche in amore. Il sogno di tutte le dee era quello di essere la prescelta sposa del sovrano, ma Zeus sembrava non decidersi mai. Fino a ché un bel giorno una dea bellissima catturò la sua attenzione e conquistò il suo amore. La dea si chiamava Demetra ed era figlia di Crono, re dei Titani, e di sua moglie Rea.

Zeus rimasto estasiato da tanta bellezza chiese la mano di Demetra e la ottenne in sposa.

Nell’Olimpo Zeus e Demetra regnavano felici e contenti. Demetra era ben voluta da tutti gli dei e anche particolarmente amata dagli uomini della Terra. Era la dea dell’agricoltura e della semina, proteggeva i campi, faceva maturare i frutti e biondeggiare il grano, ricopriva la terra di fiori e di erbe. Durante i primi mesi di nozze trascorse il suo tempo a fare quello che sapeva fare meglio, così sulla terra i frutti abbondavano e deliziavano il palato degli uomini, mentre i fiori coloravano e profumavano l’atmosfera, dandole un tocco magico.

Zeus era felice del suo matrimonio e amava profondamente la sua sposa, per questo dopo pochi mesi le chiese di avere un figlio da lei. Il nascituro sarebbe stato il frutto del loro amore e il futuro sovrano dell’Olimpo. Dopo qualche mese la vita matrimoniale di Zeus e Demetra fu allietata dalla nascita di una bambina alla quale diedero il nome di Proserpina, dal latino “ proserpere” (emergere) a simboleggiare la crescita del grano. Il padre Zeus, nonostante avesse desiderato un figlio maschio, alla vista della bambina si innamorò subito di quella piccola creatura che era il riflesso della madre.

Gli anni passavano e Proserpina cresceva bella, forte e sana. Anche lei come la madre era ben voluta da tutti gli dei dell’Olimpo e dalle piccole ninfe che facevano a gara per poter giocare con lei. Fin da piccolissima intraprese varie attività come voleva la tradizione di corte, infatti tutte le principesse affiancavano ai normali studi classici lezioni di arte, musica, dipinto, ricamo e quant’altro fosse di loro gradimento. 

Proserpina amava molto dipingere e trascorreva parte delle sue giornate a raffigurare sulla tela tutti i magnifici paesaggi dell’Olimpo. Tra le altre cose le piaceva molto disegnare abiti che poi la madre faceva realizzare dalla sarta di corte e che lei indossava nelle serate danzanti organizzate dal padre o in quelle dove andavano ospiti. La madre le aveva trasmesso la passione per i gioielli e gli ornamenti vari e lei l’aveva coltivata ottenendo, anche in questa, discreti risultati. 

Crescendo la sua curiosità iniziò a spostarsi verso la terra e tutto ciò che ne faceva parte. La madre negli anni le aveva parlato di paesaggi bellissimi e fiori dai mille colori, che lei aveva sempre immaginato e provato a raffigurare nelle sue tele, sognando il giorno in cui avrebbe finalmente potuto vederli. Sognava di passare pomeriggi immersa nel verde a dipingere paesaggi e a raccogliere fiori che avrebbe usato da ornamento per i suoi abiti, o per creare collane e gioielli. Gli anni passavano ma i genitori non le permettevano di scendere sulla terra poiché temevano potesse essere pericoloso, finché un giorno, con grande stupore della madre e della ragazza, Zeus acconsentì a mandarla con alcune ninfe sulla terra. La madre, che non voleva contraddire il marito, non si oppose alla scelta di Zeus né provò a convincere la figlia a non andare, poiché sapeva che questa volta non l’avrebbe ascoltata.

Era ormai divenuta una fanciulla soave, sempre sorridente, con i capelli biondi e due occhi grandi e profondi.

<< Ora è grande abbastanza per poter scendere con le altre ninfe sulla terra. >> Disse Zeus, mentre guardava la moglie che aveva un’aria preoccupata.

<< Non si è mai abbastanza grandi per incorrere in qualche pericolo, ma non discuterò la tua decisione, poiché so che non metteresti mai a repentaglio la vita di nostra figlia. >> Rispose Demetra.

Davanti all’affermazione di Demetra, Zeus, si sentì come in colpa, ma non lo diede a vedere per non insospettire la moglie.

Preoccupata Demetra chiese al marito di poter essere lei ad accompagnare la figlia nel suo primo viaggio sulla terra, ma questo non acconsentì e con aria adirata le disse che era arrivato il tempo che permettesse alla figlia di vivere come a tutte le ragazze della sua età. Prima di andar via disse a Demetra di stare tranquilla, perché anche se Proserpina non si era mai allontanata dall’Olimpo, con lei ci sarebbero state le ninfe, che conoscevano bene la terra, dove si recavano quasi ogni giorno.

Arrivò il giorno successivo. Il sole quel mattino era più radioso che mai. Proserpina non stava più nella pelle all’idea di scendere finalmente a visitare la terra. Mise uno dei suoi abiti più belli e insieme ad altre ninfe sue amiche andò a fare una passeggiata sulle sponde del lago di Pergusa, nel cuore della Sicilia. Giunti lì si misero a raccogliere rose, giacinti e viole che sarebbero serviti per fare delle ghirlande che avrebbero adornato le loro vesti. Mentre ridevano e si divertivano improvvisamente udirono un forte boato che lacerò l’aria. Le fanciulle iniziarono a gridare e provarono a fuggire, ma la terra si spaccò e dai sottofondi uscì, su un cocchio d’oro trainato da quattro cavalli neri, un Dio bello ma dallo sguardo triste. Era Plutone, Dio delle tenebre, che si era innamorato di Proserpina e aveva chiesto a Zeus di poterla sposare. Quel giorno, dopo aver ottenuto il consenso di Zeus, era salito sulla terra per portarla con sé.

La ninfa Ciane nel tentativo di salvarla si aggrappò al cocchio di Plutone cercando di trattenerlo dal tornare sottoterra, ma non poté impedirlo. Questo suo gesto scatenò la collera di Plutone che la percosse con il suo scettro e la trasformò in una sorgente.

Attirato dalle urla arrivò sul posto il giovane Anapo, innamorato della ninfa Ciane, che vedendosi liquefatta la fidanzata si fece trasformare anch’egli in un fiume. Questo ancora oggi al termine del suo percorso si unisce alle acque del fiume Ciane, per poi sfociare con lui nel Porto Grande di Siracusa.

A nulla servirono le grida disperate di Proserpina e la richiesta d’aiuto al padre Zeus, che non poté far nulla dopo che aveva acconsentito a Plutone di sposarla. Prima di sprofondare sottoterra la fanciulla levò un ultimo grido alla madre, le montagne tremarono e i boschi fecero eco alla sua voce, permettendo a Demetra di udirle.

Demetra dall’Olimpo accorse sulla terra in aiuto della figlia. Poco prima di giungere sul lago incontrò le altre ninfe che scappavano e le fermò. Queste le raccontarono di essere fuggite via dopo un forte boato che aveva lacerato la terra e di non avere idea di dove fosse finita Proserpina. A quel punto ritenendole colpevoli della scomparsa della figlia, per non aver fatto nulla, le trasformò in sirene e andò via. Sconvolta cercò ovunque l’adorata figlia, vagando in un lungo e largo per nove giorni. Chiese all’Aurora e al tramonto, ai fiumi e ai mari, ma nessuno le rivelò cosa fosse accaduto alla figlia. All’alba del decimo giorno, dopo le vane ricerche, interrogò il sole nella speranza di ricevere una risposta su quanto accaduto. Il sole nel vederla così triste le rivelò che a rapirla era stato Plutone, dio delle tenebre, per farla sua sposa. Prima che Demetra andasse via, per provare a consolarla, aggiunse che ora Proserpina con il suo sorriso rallegrava il triste mondo degli inferi.

Demetra disperata andò via e si rifugiò a Eleusi, in un tempio a lei consacrato, dimenticandosi della terra.

I giorni passavano e sulla terra i campi iniziarono ad ingiallire, i frutti marcirono, i fiori appassirono e le spighe si seccarono. La terra divenne spoglia e brutta. Gli uomini iniziarono a lamentarsi e a buttare al cielo e agli dei maledizioni di ogni sorta. Non avevano più nulla, i loro campi ormai erano aridi e non davano più alcun frutto. Molte famiglie di contadini non avendo più di che vivere caddero in una profonda disperazione. Gli animali da pascolo andarono in sofferenza per la mancanza di erba da poter mangiare e anche il loro latte ne risentì, al punto che alcune mucche e alcune capre non riuscirono a sfamare i loro cuccioli, alcuni dei quali denutriti morirono. La situazione sulla terra ormai era critica. Occorreva fare subito qualcosa per bloccare la carestia che da lì a poco avrebbe finito per uccidere tutti, animali e uomini.

A quel punto Zeus, avendo compassione degli uomini per tutto quello che stava accadendo sulla terra, mandò la dea Iride da Demetra per chiederle di tornare tra gli dei, ma questa non ottenne risposta. Nei giorni successivi tutti gli dei dell’Olimpo si recarono da Demetra a supplicarla di tornare sulla terra, ma questa rispose loro che sarebbe tornata solo se avesse riavuto sua figlia.

A quel punto per impedire una catastrofe sulla terra, Zeus, mandò Mercurio dal re degli inferi Plutone, per dirgli di restituire la figlia, poiché solo il suo ritorno avrebbe potuto salvare la terra.

Plutone acconsentì e lasciò che Mercurio riportasse Proserpina da sua madre, anche se in cuor suo non voleva perderla per sempre. Mentre la fanciulla si apprestava a salire sul carro,  Mercurio, escogitò un modo per far si che questa dovesse tornare di tanto in tanto agli inferi. Le offrì dei chicchi di Melograno che la fanciulla mangiò, ignara del fatto che secondo un’antica legge divina chiunque mangiasse i chicchi rossi di quel frutto sarebbe rimasto legato al mondo degli inferi per sempre.

Proserpina era felicissima all’idea di riabbracciare la madre e con Mercurio si recò a Eleusi.

Appena Demetra vide arrivare la figlia si rincuorò e corse ad abbracciarla. Madre e figlia, che finalmente si erano ritrovate, parlarono a lungo. Dai racconti della figlia Demetra comprese che ormai il suo legame con Plutone era indissolubile, poiché lei era legata agli inferi e di conseguenza al loro Dio. Non potendo accettare di perdere di nuovo sua figlia, invitò Proserpina ad andare un po’ a riposare, dopo di che si recò da Zeus per convincerlo a fare qualcosa. Giunta da Zeus gli chiese di poter tenere con sé la figlia almeno una parte dell’anno e lui acconsentì, per amore della moglie, della figlia e per far ritornare la terra al suo splendore. 

Da quel giorno, ogni volta che Proserpina torna dalla madre, i prati si ricoprono di fiori, i frutti cominciano a maturare e il grano a germogliare. 

Quel periodo è quello che sulla terra chiamiamo la primavera. Nei restanti mesi dell’anno, invece, quando Proserpina si ricongiunge con Plutone, la terra inizia a sfiorire. Questo periodo ha inizio con l’autunno e dura fino al ritorno della primavera, quando Proserpina e la madre si ricongiungono. La leggenda, difatti, narra che le stagioni nascono proprio dal rapimento di Proserpina.

Il giorno seguente quando Demetra e la figlia fecero ritorno all’Olimpo, in loro onore, ci fu una grande festa. In cielo e in terra finalmente tutto tornò al suo posto e uomini e Dei ricominciarono a vivere felici.


Una luce c’è in primavera

Una luce c’è in primavera
non presente nel resto dell’anno
in qualsiasi altra stagione –
Quando marzo è appena arrivato
un colore appare fuori
sui campi solitari
che la scienza non può sorpassare
ma la natura umana sente.
Indugia sopra il prato,
delinea l’albero più lontano
sul più lontano pendio che tu sappia
quasi sembra parlarti.
Poi come orizzonti arretrano
o il mezzogiorno trascorre,
senza formula di suono
esso passa e noi restiamo –
e una qualità di perdita
tocca il nostro sentimento
come se a un tratto il guadagno
profanasse un sacramento.

(Emily Dickinson)


Buona primavera 2023 (nonostante i venti di guerra....)!!!


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mercoledì 3 novembre 2021

La foglia e altre poesie - Umberto Saba

Io sono come quella foglia, guarda,
sul nudo ramo, che un prodigio ancora
tiene attaccata.

Negami dunque. Non ne sia rattristata
la bella età che a un'ansia ti colora,
e per me a slanci infantili s'attarda.

Dimmi tu addio, se a me dirlo non riesce.
Morire è nulla; perderti è difficile.

- Umberto Saba -



Pioggia di Novembre


"E' una striscia di cielo 
non diversa da prima 
solo freddo d'autunno 
e bianco color di farina."

-Vinicio Capossela -


Art. Hilary Knight

Novembre

"Il novembre sta alla porta
freddoloso e intabarrato,
poggia in terra la sua sporta
ed un sacco ben legato.
Scioglie il sacco: nebbia, neve…
La va mal pei poverini!
Ma la sporta è colma e greve
di castagne pei bambini." 

A. Ferraresi


Art. Hee Jeong Kim


Il giorno diventò piccolo

Il Giorno diventò piccolo, circondato tutto 
dalla precoce, incombente Notte - 
il Pomeriggio in Sera profonda 
la sua Gialla brevità distillò - 
i Venti smorzarono i loro passi marziali
le Foglie ottennero tregua - 
Novembre appese il suo Cappello di Granito 
a un chiodo di Felpa -


- Emily Dickinson -

Immagine: Lowell Birge Harrison (1854 - 1929), "November"



Buona giornata a tutti :-)

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sabato 20 marzo 2021

C'è un altro cielo - Emily Dickinson

C'è un altro cielo,
sempre sereno e bello,
c'è un'altra luce del sole,
sebbene sia buio là -
non badare alle foreste disseccate,
non badare ai campi silenziosi -
qui è la piccola foresta
la cui foglia è sempre verde -
qui è un giardino più luminoso -
dove il gelo non è mai stato,
tra i suoi fiori mai appassiti
odo la luminosa ape ronzare,
ti prego, Fratello mio,
vieni nel mio giardino!

- Emily Dickinson -




"Penso spesso che la notte è più viva e intensamente colorata del giorno."
(Vincent van Gogh, Notte stellata sul Rodano, 1888)



Immagine: Teodor Axentowicz (1859-1938), Spring

Non so incontrare la Primavera - con distacco -
Sento l'antico desiderio
Un'urgenza a un protrarsi, mescolata,
Una licenza d'esser bella
Una competizione nei miei sensi
Con qualcosa, nascosta in Lei 
E quando svanisce, il rimorso
Di non aver visto di più di Lei.

- Emily Dickinson -


Lottare a voce piena

Lottare a voce piena, è coraggioso
ma so più generoso
chi attacca dentro il petto
la cavalleria del dolore 
chi vince, e le nazioni non vedono
chi soccombe – e nessuno osserva
i cui occhi morenti nessun paese
guarda con amore di patria 
Confidiamo che in piumata processione
gli angeli sfilino per loro
schiera dopo schiera, con i passi a cadenza
e le uniformi di neve.

- Emily Dickinson -
Da: Centoquattro poesie, Einaudi, 2011
Traduzione di Silvia Bre



Buona giornata a tutti. :-)

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sabato 5 dicembre 2020

Ci sarà davvero un mattino? - Emily Dickinson

 Ci sarà davvero un "mattino"?

C'è una cosa come il "Giorno"?
Potrei vederlo dai monti
Se fossi alta come loro?
Ha piedi simili a Ninfee?
Ha penne come un Uccello?
Proviene da famose regioni
Di cui non ho mai udito?
Oh qualche Studioso! Oh qualche Marinaio!
Oh qualche Sapiente dai cieli!
Vi prego di dire alla piccola Pellegrina
Dove si trova il luogo chiamato "mattino"!

Will there really be a "morning"?
Is there such a thing as "Day"?
Could I see it from the mountains
If I were as tall as they?
Has it feet like Water lilies?
Has it feathers like a Bird?
Is it brought from famous countries
Of which I have never heard?
Oh some Scholar! Oh some Sailor!
Oh some Wise Man from the skies!
Please to tell a little Pilgrim
Where the place called "morning" lies!

Emily Dickinson


 "Risveglio" - Herbert James Draper (1863 - 1920)


Per ogni estatico istante
Dobbiamo pagare un'angoscia
In pungente e tremante rapporto
Con l'estasi
Per ogni ora d'amore
Aguzze elemosine d'Anni
- Amari spiccioli contesi -
E Scrigni colmi di lacrime!

 "La tomba del poeta" - Pedro Saenz (1863-1927)

Rosa, contraddizione pura!
Voglia d’essere il sonno di nessuno
sotto sì tante palpebre.

Rainer Maria Rilke (epigrafe autografa riportata sulla sua tomba)

Immagine: Hans Brasens (1849 - 1930), "Saluto del mattino"

Portare la nostra parte di notte,
la nostra parte di mattino.
Di immensa gioia riempire il nostro spazio,
il nostro spazio riempire di disprezzo.

Qui una stella, là un'altra stella.
Qualcuno smarrisce la via!
Qui una nebbia, là un'altra nebbia.
Poi, il giorno!

Emily Dickinson




Buona giornata a tutti. :-)


Buona giornata a tutti :-)

giovedì 7 maggio 2020

Buongiorno, mezzanotte - Emily Dickinson

Buongiorno, mezzanotte.
Torno a casa.
Il giorno si è stancato di me:
come potevo io – di lui?
Era bella la luce del sole.
Stavo bene sotto i suoi raggi.
Ma il mattino non mi ha voluta più,
e così, buonanotte, giorno!
Posso guardare, vero,
l'oriente che si tinge di rosso?
Le colline hanno dei modi allora
che dilatano il cuore.
Tu non sei così bella, mezzanotte.
Io ho scelto il giorno.
Ma, ti prego, prendi una bambina
che lui ha mandato via.

- Emily Dickinson -

 



La farfalla di mezzanotte

La notte ha il tuo volto 
delicato e dolce 
ha la tua voce 
calma e suadente.

La notte ha il tuo respiro
fiato al mio fiato 
e con te dormo 
sentendoti sul cuore 
respirando il tuo amore 
come il sole a mezzanotte. 


- Ken Hamilton (1956) -


Illustrazione di Javier Pérez

Fammi dormire in pace

Signore, mio Dio, io ti ringrazio 
che hai portato a termine questo giorno; 
io ti ringrazio che hai dato riposo 
al corpo e all'anima. 
La tua mano era su di me 
e mi hai protetto e difeso. 
Perdona tutti i momenti di poca fede 
e tutte le ingiustizie di questo giorno 
e aiutami a perdonare a tutti coloro 
che sono stati ingiusti con me. 
Fammi dormire in pace sotto la tua protezione 
e preservami dalle insidie delle tenebre. 
Ti affido i miei cari, 
ti affido questa casa, 
ti affido il mio corpo e la mia anima. 
Dio, sia lodato il tuo santo nome. Amen.


- Dietrich Bonhoeffer -


Buona giornata a tutti. :-)

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mercoledì 13 novembre 2019

Il giorno diventò piccolo di Emily Dickinson e Autunno di Vincenzo Cardarelli

Il Giorno diventò piccolo, circondato tutto
dalla precoce, incombente Notte.
Il Pomeriggio in Sera profonda
la sua Gialla brevità distillò.
I Venti smorzarono i loro passi marziali,
le Foglie ottennero tregua.
Novembre appese il suo Cappello di Granito
a un chiodo di Felpa.

- Emily Dickinson -
(1866, da “Tutte le poesie”)

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Come varia il colore
delle stagioni,
così gli umori e i pensieri degli uomini.

Tutto nel mondo è mutevole tempo.
Ed ecco, è già pallido,
sepolcrale autunno,
quando pur ieri imperava
la rigogliosa quasi eterna estate.

- Vincenzo Cardarelli -




Con novembre arriva il freddo vero, e capisci quanto è importante avere qualcuno che riscaldi il tuo inverno, la tua vita... il tuo cuore."

- Antonio Curnetta -






Autunno. Già lo sentimmo venire
nel vento d'agosto,
nelle piogge di settembre
torrenziali e piangenti
e un brivido percorse la terra
che ora, nuda e triste,
accoglie un sole smarrito.

Ora passa e declina,
in quest'autunno che incede
con lentezza indicibile,
il miglior tempo della nostra vita
e lungamente ci dice addio.

- Vincenzo Cardarelli -
Opere (Milano, Mondadori 1990)


Buona giornata a tutti :-)


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giovedì 9 agosto 2018

L'Angelo del Rischio - Anselm Grün

Oggi molti ritengono che la cosa più importante sia non sbagliare, non fare errori. 
Allora la carriera professionale non corre alcun pericolo. 
Allora dentro il gruppo non si è criticati. 
Allora non si deve cedere il posto. 
Allora la vita ha successo. 
In realtà, però, questo atteggiamento ostile al rischio, è di ostacolo alla vita. Chi non vuol fare assolutamente nessun errore, sbaglia tutto. Siccome non osa nulla, non corre alcun rischio. Così non può neppure nascere qualcosa di nuovo. 
Sia nell’economia come nella politica, nella chiesa come nella società, nessuno rischia più. Se lo facesse sarebbe attaccabile. Infatti, potrebbe anche andar male e sarebbe la catastrofe. Allora si dovrebbe abbandonare il dolce guanciale e si dovrebbe pubblicamente giustificare se stessi e i propri errori. Molti temono di non riuscire a sopravvivere a tanto. Sono talmente vincolati al riconoscimento e all’attenzione degli altri che non si affidano più al loro fiuto e non rischiano più nulla.
La psicologia ci dice che  la mancanza di coraggio per il rischio ha a che fare  con la mancanza di padri propria  della nostra società. 
Il padre normalmente è colui che ci rafforza la colonna vertebrale, che ci dà il coraggio di osare qualcosa, di affrontare un rischio. Se manca questa positiva esperienza del padre, se non c’è un padre a irrobustirci la colonna vertebrale, allora abbiamo bisogno di un sostituto della spina dorsale. 
Ecco allora l’ideologia, la norma fissa, dietro la quale ci si trincera.  
Si va al sicuro. Non si vogliono fare esperimenti. Tutto deve restare come prima. 
Non ci si consente di pensare il nuovo, meno che meno di fare il nuovo. Infatti non c’è alcuna garanzia che il nuovo riesca. Perciò lo si tralascia. 
La nostra epoca è caratterizzata dalla mancanza di fantasia e dalla mancanza del coraggio di rischiare qualcosa. 
Il termine tedesco Risiko deriva dall’italiano e significa pericolo, avventura. Molti pretendono che la vita debba trascorrere senza pericolo. 
Ci si deve assicurare contro tutti i pericoli, di modo che non ci possa capitare nulla, ma, quanto più ci si assicura, tanto più insicuri si diventa. 
Un po’ alla volta non si confida più in se stessi. 
Tutto deve essere assicurato. 
Nessun rischio senza una sufficiente sicurezza. Questo porta sempre più all’irrigidimento. Lo si vede abbastanza chiaramente nell’attuale situazione politica ed economica. 
Usciamo da questo vicolo cieco solamente se osiamo qualcosa, se rischiamo di far anche qualche errore. 
Ti  auguro che l’angelo del rischio ti incoraggi ad osare la tua vita e a rischiare nuove strade per te e per le persone che ti stanno attorno.
L’angelo del rischio ti irrobustisca la colonna vertebrale e ti guardi alle spalle affinché tu sia libero di osare te stesso e di affidarti ai tuoi impulsi interiori, senza aver bisogno di assicurarti da ogni parte.
Il mondo ti sarà grato se osi qualcosa di nuovo, se non domandi il permesso a tutto il mondo prima di dare attuazione  alle tue idee. 
Infatti, giorno dopo giorno sperimentiamo che il vecchio non vale molto. 
Nessuno si fida di percorrere nuove strade nella questione della disoccupazione. Si preferisce trincerarsi dietro luoghi comuni o si dà la colpa ad altri. Ognuno attende che l’altro faccia un passo falso. Allora lo si può criticare. Nessuno, però osa fare il primo passo. Così si sta fermi. Si sta in agguato per cercare gli errori negli altri, invece di rischiare di sbagliare personalmente. 
Ti auguro che l’angelo del rischio ti renda capace anche della libertà di fare errori per aprire nuove strade a te stesso e agli altri. 
Solamente se ti affidi all’angelo del rischio, qualcosa di nuovo potrà crescere per mezzo tuo in questo mondo e gli altri, grazie a te, potranno scoprire possibilità nuove.

- Anselm Grün - 
da "50 angeli per accompagnarti durante l'anno - breve trattato di spiritualità quotidiana" Queriniana, 2000, pp. 70-73




Angelo

Non posso essere sola,
mi viene a visitare
una schiera di ospiti,
non sono registrati,
non usano la chiave,
non han nè vesti, nè nomi,
né climi, né almanacchi,
ma dimore comuni,
proprio come gli gnomi,
messaggeri interiori
ne annunciano l'arrivo,
invece la partenza non è annunciata,
infatti non sono mai partiti.

- Emily Dickinson -


Buona giornata a tutti. :-)