Che sta facendo adesso
adesso, in questo
momento?
É a casa? Per la strada ?
Al lavoro? In piedi? Sdraiata?
Forse sta alzando il braccio?
É a casa? Per la strada ?
Al lavoro? In piedi? Sdraiata?
Forse sta alzando il braccio?
Amor mio
come appare in quel movimento
il polso bianco e rotondo!
Che sta facendo adesso
adesso, in questo momento?
Un gattino sulle ginocchia
Lei lo accarezza.
O forse sta camminando
ecco il piede che avanza.
Oh i tuoi piedi che mi son cari
che mi camminano sull’anima
che illuminano i miei giorni bui!
-
A che pensa?
-
A me? O forse…chi sa
ai fagioli che non si cuociono.
O forse si domanda
perché tanti sono infelici
sulla terra.
Che sta facendo adesso
adesso, in questo momento?
ai fagioli che non si cuociono.
O forse si domanda
perché tanti sono infelici
sulla terra.
Che sta facendo adesso
adesso, in questo momento?
- Nazim Hikmet -
Nazim Hikmet (primo a destra) nel Carcere di Bulsa -Turchia
Preghiera dietro le sbarre
«O Dio, dammi il coraggio di chiamarti Padre.
Sai che non sempre riesco a pensarti con l’attenzione che meriti.
Tu non ti sei dimenticato di me, anche se vivo spesso lontano dalla luce del tuo volto.
Fatti sentire vicino, nonostante tutto, nonostante
il mio peccato grande o piccolo, segreto o pubblico che sia.
Dammi la pace interiore, quella che solo tu sai dare.
Dammi la pace interiore, quella che solo tu sai dare.
Dammi la forza di essere vero, sincero; strappa dal
mio volto le maschere che oscurano la consapevolezza che io valgo qualcosa solo
perché sono tuo figlio. Perdona le mie colpe e dammi insieme la possibilità di
fare il bene.
Accorcia le mie notti insonni;
dammi la grazia della conversione del cuore.
dammi la grazia della conversione del cuore.
Ricordati, Padre, di coloro che sono fuori di qui e
che mi vogliono ancora bene, perché pensando a loro, io mi ricordi che solo
l’amore da vita mentre l’odio distrugge e il rancore trasforma in inferno le
lunghe e interminabili giornate.
Ricordati di me, o Dio, amen»
- Tommaso Notarstefano -
Fotografia: Anonimo dal web
Chi è Jacques Fesch? E'
un giovane moderno, che a 24 anni commette un terribile delitto, epilogo di una
vita vuota e senza ideali, piena di egoismo e di capricci. Ecco una veloce
cronaca del delitto.
Il 24 febbraio 1954 Jacques entra al mattino nel negozio
di un cambiavalute e ordina un quantitativo d'oro. L'uomo si fida perché sa che
alle spalle del giovane c'è un opadre facoltoso che può pagare.
Nel pomeriggio
dello stesso giorno Jacquaes torna per prelevare l'oro e approfittando di un
momento di disattenzione del cambiavalute lo colpisce alla testa con il calcio
della pistola del padre.
Il cambiavalute reagisce urlando. Jacques fugge e si
nasconde in un palazzo vicino fino a che è riconosciuto da un poliziotto
accorso sul posto. All'ingiunzione di fermarsi Jacques spara e uccide l'agente
di polizia. Intervengono poi altri agenti che lo catturano.
Perché questo delitto assurdo?
Jacques voleva aprire una propria
attività e chiede un grosso prestito al padre che glielo rifiuta. Sa che il
figlio ha le mani bucate! Allora Jacques decide di compiere una rapina: di
procurarsi i soldi con l'inganno.
Che cosa accade in carcere?
Viene raggiunto dal cappellano ma egli
lo rifiuta dicendo: "Io non ho la fede e non ho bisogno di lei!".
Passano i giorni, chiuso tra quattro pareti, solo con la sua disperazione.
Ma
una notte: "Era una sera, nella mia cella... Nonostante tutte le catastrofi
che da alcuni mesi si erano abbattute sulla mia testa, io restavo ateo.
Ora
quella sera, ero a letto con gli occhi aperti e soffrivo realmente per la prima
volta nella mia vita per le conseguenze del mio delitto; ed è allora che un
grido mi scaturì dal petto, un appello di soccorso: "Mio Dio, Mio Dio
aiutami!".
E istantaneamente, come un vento violento, che passa senza che
si sappia dove viene, lo Spirito del Signore mi prese alla gola! Ho creduto e
non capivo più come avessi fatto prima a non credere.
La grazia mi ha visitato
e una grande gioia s'è impossessata di me e soprattutto una grande pace".
Quella notte Jacques udì una voce che gli diceva: "Tu ricevi le grazie
della tua morte!". Una frase per lui incomprensibile, il cui senso capirà
più tardi.
Inizia una nuova vita in Cristo.
Il cambiamento di questo giovane è
qualche cosa di straordinario: è una testimonianza di quanto Dio può operare.
"Ora veramente ho la certezza di cominciare a vivere per la prima volta.
Ho la pace e ho dato un senso alla mia vita, mentre prima non ero che un uomo
morto!".
Jacques organizza la vita in prigione come la vita in un monastero: si dà un
orario per la preghiera, legge libri religiosi e la Bibbia, scrive lettere per
dare conforto ai suoi famigliari, che stanno vivendo una grossa crisi, vuole
soprattutto poter vivere per riparare il male fatto.
Arriva il giorno del processo: il 3 aprile 1957 si apre il processo
che si conclude con la sua condanna a morte. In quel momento capisce la frase:
"Tu ricevi le grazie della tua morte!".
Jacques dopo un iniziale
smarrimento vive la sentenza e la condanna come una vocazione ad amare fino in
fondo la croce di Gesù.
Egli desidera prepararsi spiritualmente alla sua morte
e desidera salutare da vero cristiano tutti coloro che lo hanno amato e coloro
a cui ha fatto del male. Scrive alla moglie e alla sua piccola figlia di 6
anni, si mette in contatto, tramite il suo avvocato anche con la famiglia del
gendarme che lui ha ucciso per chiedere il perdono.
Nonostante il grande
cambiamento di vita che stupisce lo stesso presidente della Repubblica a cui
era stata inoltrata la domanda di grazia, la sentenza viene confermata per il
30 settembre.
Le ultime ore: l'attesa dell'incontro con Gesù.
"Ancora soltanto qualche ora di
lotta, prima di conoscere Colui che è l'Amore. Oggi sarò in cielo. Cara mamma,
innanzi tutto ti devo dire un grosso grazie per tutto l'amore di cui mi hai
circondato in questi ultimi mesi... Tu sai che Gesù ha detto nel suo vangelo:
Ero carcerato e siete venuti a visitarmi.
Con queste righe io ti affido la mia
bambina e mia moglie. Proteggile assiduamente. Amale in Dio e sii certa che di
lassù io vi proteggerò e veglierò su di voi...".
Alle 5,30 del mattino del
30 settembre le guardie carcerarie che sono venute a prenderlo per l'esecuzione
capitale, lo trovano in ginocchio e in preghiera accanto al letto rifatto.
Si
confessa e riceve l'Eucarestia.
Abbraccia il crocefisso e si avvia verso la
ghigliottina...
Le ultime sue parole: "Signore non abbandonarmi, io
confido in te!".
Buona giornata a tutti. :-)
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