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lunedì 8 gennaio 2018

da: "Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare" - Luis Sepùlveda

La trama (in brevissimo). 
La gabbiana Kengah con le ali sporche di petrolio riesce, con le ultime forze, a raggiungere la città di Amburgo e precipita sul balcone di una casa dove abita il gatto Zorba. 
Prima di morire, la povera gabbiana riesce ad affidare il suo primo (e ultimo) uovo a Zorba, dopo avergli strappato tre importanti promesse: 
1) Di non mangiare l’uovo 
2) Di averne cura finché non nascerà la gabbianella 
3) Di insegnarle a volare. 

Con grande amore il gattone “cova” l’uovo e così nasce Fortunata. Zorba, con l’aiuto dei gatti del porto,  riesce ad allevare e a proteggere la gabbianella che cresce nella convinzione di essere un gatto. 
Un brutto giorno la scimmia Mattia (invidiosa,  antipatica, bisbetica e un po’ cattiva)  le rivela la verità: sei adottata....non sei un gatto ma un gabbiano… i gatti del porto ti allevano per mangiarti…


Non hai fame, Fortunata? Ci sono i calamari – spiegò Zorba. 
La gabbianella non aprì becco. 
Ti sentì male? – insistè preoccupato Zorba – Sei malata? 
Vuoi che mangi per farmi ingrassare? – domandò lei senza guardalo.
Perché tu cresca sana e forte – rispose Zorba
E quando sarò grassa, inviterai i topi a mangiarmi? – stridette con i lucciconi agli occhi.
Da dove tiri fuori queste sciocchezze? - miagolò deciso Zorba.
Lì per lì per scoppiare a piangere. Fortunata gli riferì tutto quello che Mattia le aveva strillato. Zorba le leccò le lacrime e all’improvviso si sentì miagolare come non aveva mai fatto prima.
Sei una gabbiana. Su questo lo scimpanzé  ha ragione, ma solo su questo. Ti vogliamo tutti bene, Fortunata. E ti vogliamo bene perché sei una gabbiana, una bella gabbiana.
Non ti abbiamo contraddetto quando ti abbiamo sentito stridere che eri un gatto, perché ci lusinga che tu voglia essere come noi, ma sei diversa e ci piace che tu sia diversa.
Non abbiamo potuto aiutare tua madre, ma te sì.
Ti abbiamo protetta fin da quando sei uscita dall'uovo.
Ti abbiamo dato tutto il nostro affetto senza alcuna intenzione di fare di te un gatto.
Ti vogliamo gabbiana.
Sentiamo che anche tu ci vuoi bene, che siamo i tuoi amici, la tua famiglia, ed è bene tu sappia che con te abbiamo imparato qualcosa che ci riempie di orgoglio: abbiamo imparato ad apprezzare, a rispettare e ad amare un essere diverso.
È molto facile accettare e amare chi è uguale a noi, ma con qualcuno che è diverso è molto difficile, e tu ci hai aiutato a farlo.
Sei una gabbiana e devi seguire il tuo destino di gabbiana.
Devi volare. Quando ci riuscirai, Fortunata, ti assicuro che sarai felice, e allora i tuoi sentimenti verso di noi e i nostri verso di te saranno più intensi e più belli, perché sarà l'affetto tra esseri completamente diversi.
Volare mi fa paura – stridette Fortunata alzandosi.
Quando succederà, io sarò accanto a te – miagolò Zorba leccandole la testa – L’ho promesso a tua madre. –
La gabbianella e il gatto nero grande e grosso iniziarono a camminare. Lui le leccava teneramente la testa, e lei gli copriva il dorso con una delle sue ali tese.
- Luis Sepùlveda -
Fonte: Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare,Luis Sepùlveda, Salani Editore (pagg.91,92,93)




Capitolo Undicesimo:  Il Volo

Una pioggia fitta cadeva su Amburgo e dai giardini si alzava un profumo di terra umida. L'asfalto delle strade splendeva e le insegne al neon si riflettevano deformi sulla superficie bagnata. Un uomo avvolto in un impermeabile camminava in una solitaria strada del porto dirigendo i suoi passi verso il bazar di Harry.
- Assolutamente no! - strillò lo scimpanzè.
- Anche se mi conficcate i vostri cinquanta artigli nel culo, io la porta non la apro! -
- Ma nessuno ha intenzione di farti del male. Ti abbiamo solo chiesto un favore, tutto qui - miagolò Zorba.
L'orario di apertura va dalle nove del mattino alle sei del pomeriggio. È il regolamento e deve essere rispettato strillò Mattia.
Per i baffi del tricheco! Non potresti essere gentile almeno una volta in vita tua, macaco?  miagolò Sopravento.
Per favore, signora scimmia  stridette supplichevole Fortunata.
Impossibile! Il regolamento mi impedisce di allungare la mano e di aprire il chiavistello che voi, sacchi di pulci, non avendo dita non potete aprire strillò in tono canzonatorio Mattia.
Sei una scimmia terribile, terribile!  miagolò Diderot.
C'è un umano per strada e sta guardando l'orologio  annunciò Segretario che sbirciava fuori.
È il poeta! Non c'è tempo da perdere!  miagolò Zorba correndo a tutta velocità verso la finestra.
Le campane della chiesa di San Michele iniziarono a suonare i dodici rintocchi della mezzanotte e l'umano sussultò al rumore di vetri rotti. 
Il gatto nero grande e grosso cadde per strada in mezzo a una pioggia di schegge, ma si rialzò senza preoccuparsi per le ferite alla testa, e saltò di nuovo dentro la finestra dalla quale era uscito.
L'umano si avvicinò nel preciso istante in cui una gabbiana veniva sollevata da vari gatti fino al davanzale. Dietro i gatti, uno scimpanzè si palpeggiava la faccia cercando di tapparsi occhi, orecchi e bocca allo stesso tempo.
Prendila! Che non si ferisca coi vetri  miagolò Zorba.
Venite qua tutti e due  disse l'umano prendendola in braccio.
L'umano si allontanò in fretta dalla finestra del bazar. Sotto l'impermeabile aveva un gatto nero grande e grosso e una gabbiana dalle piume d'argento.
Canaglie! Banditi! Me la pagherete!  strillò lo scimpanzè.
Te la sei voluta. E sai cosa penserà Harry domani? Che sei stato tu a rompere il vetro  ribatté Segretario.
Accidenti, anche stavolta è riuscito a togliermi i miagolii di bocca  protestò Colonnello.
- Per i denti della murena! Sul tetto! Vedremo volare la nostra Fortunata! - miagolò Sopravento.
Il gatto nero grande e grosso e la gabbianella stavano ben comodi sotto l'impermeabile, al calduccio contro il corpo dell'umano che camminava con passi rapidi e sicuri. Sentivano i loro tre cuori battere con ritmi diversi, ma con la stessa intensità.
Gatto, sei ferito?  chiese l'umano vedendo delle macchie di sangue sui risvolti dell'impermeabile.
Non importa. Dove andiamo?  chiese Zorba.
Capisci l'umano?  stridette Fortunata.
Sì. Ed è una brava persona che ti aiuterà a volare  le assicurò Zorba.
Capisci la gabbiana?  chiese l'umano.
Dimmi dove stiamo andando  insisté Zorba.
Da nessuna parte, siamo arrivati  rispose l'umano.
Zorba fece capolino. Erano davanti a un edificio alto. Sollevò gli occhi e riconobbe il campanile di San Michele illuminato da vari riflettori. I fasci di luce colpivano in pieno la sua struttura slanciata rivestita di lastre di rame che il tempo, la pioggia e i venti avevano coperto di una patina verde.
Le porte sono chiuse  miagolò Zorba.
Non tutte  disse l'umano. Nelle notti di burrasca ho l'abitudine di venire qui a fumare e a riflettere in solitudine. Conosco un'entrata per noi. 
Fecero un giro e si intrufolarono da una piccola porta laterale che l'umano aprì con l'aiuto di un coltello a serramanico. Poi tirò fuori di tasca una torcia e, guidati dal suo sottile fascio di luce, iniziarono a salire una scala a chiocciola che sembrava interminabile.
Ho paura  stridette Fortunata.
Ma vuoi volare, vero?  miagolò Zorba.
Dal campanile di San Michele si vedeva tutta la città. La pioggia avvolgeva la torre della televisione, e al porto le gru sembravano animali in riposo.
Guarda, si vede il bazar di Harry. I nostri amici sono laggiù  miagolò Zorba.
Ho paura! Mamma!  stridette Fortunata.
Zorba saltò sulla balaustra che girava attorno al campanile. In basso le auto sembravano insetti dagli occhi brillanti. L'umano prese la gabbiana tra le mani.
No! Ho paura! Zorba! Zorba!  stridette Fortunata beccando le mani dell'umano.
Aspetta. Posala sulla balaustra  miagolò Zorba.
Non avevo intenzione di buttarla giù  disse l'umano.
Ora volerai, Fortunata. Respira. Senti la pioggia. È acqua. Nella tua vita avrai molti motivi per essere felice, uno di questi si chiama acqua, un altro si chiama vento, un altro ancora si chiama sole e arriva sempre come una ricompensa dopo la pioggia. Senti la pioggia. Apri le ali miagolò Zorba.
La gabbianella spiegò le ali. I riflettori la inondavano di luce e la pioggia le copriva di perle le piume. L'umano e il gatto la videro sollevare la testa con gli occhi chiusi.
La pioggia. L'acqua. Mi piace!  stridette.
Ora volerai  miagolò Zorba.
Ti voglio bene. Sei un gatto molto buono  stridette Fortunata avvicinandosi al bordo della balaustra.
Ora volerai. Il cielo sarà tutto tuo  miagolò Zorba.
Non ti dimenticherò mai. E neppure gli altri gatti  stridette lei già con metà delle zampe fuori dalla balaustra, perché come dicevano i versi di Atxaga, il suo piccolo cuore era lo stesso degli equilibristi.
Vola!  miagolò Zorba allungando una zampa e toccandola appena.
Fortunata scomparve alla vista, e l'umano e il gatto temettero il peggio. Era caduta giù come un sasso. Col fiato sospeso si affacciarono alla balaustra, e allora la videro che batteva le ali sorvolando il parcheggio, e poi seguirono il suo volo in alto, molto più in alto della banderuola dorata che corona la singolare bellezza di San Michele.
Fortunata volava solitaria nella notte amburghese. Si allontanava battendo le ali con energia fino a sorvolare le gru del porto, gli alberi delle barche, e subito dopo tornava indietro planando, girando più volte attorno al campanile della chiesa.
Volo! Zorba! So volare!  strideva euforica dal vasto cielo grigio.
L'umano accarezzò il dorso del gatto.
Bene, gatto. Ci siamo riusciti  disse sospirando.
Sì, sull'orlo del baratro ha capito la cosa più importante  miagolò Zorba.
Ah sì? E cosa ha capito?  chiese l'umano.
Che vola solo chi osa farlo  miagolò Zorba.
Immagino che adesso tu preferisca rimanere solo. Ti aspetto giù  lo salutò l'umano.
Zorba rimase a contemplarla finché non seppe se erano gocce di pioggia o lacrime ad annebbiare i suoi occhi gialli di gatto nero grande e grosso, di gatto buono, di gatto nobile, di gatto del porto.

Laufenburg, Foresta Nera,1996

- Luis Sepùlveda -
Fonte: Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare,Luis Sepùlveda, Salani Editore


Buona giornata a tutti. :-)

sabato 21 gennaio 2017

Il gatto e altre poesie – Charles Baudelaire

Vieni bel gatto, vieni sul mio cuore amoroso;
trattieni i tuoi artigli
ch’io mi sprofondi dentro i tuoi begli occhi d’agata e metallo.
Quando a bell’agio le mie dita a lungo
ti carezzan la testa e il dorso elastico,
e gode la mia mano ebbra al toccare il tuo corpo elettrico,
vedo in spirito la mia donna:
profondo e freddo come il tuo, il suo sguardo, bestia amabile,
penetra tagliente come fosse una freccia,
e dai piedi alla testa
una sottile aria, rischioso effluvio,
tutt’intorno gira al suo corpo bruno.

- Charles Baudelaire -



La gatta – Umberto Saba

La tua gattina è diventata magra.
Altro male non è il suo che d’amore:
male che alle tue cure la consacra.
Non provi un’accorata tenerezza?
Non la senti vibrare come un cuore
sotto alla tua carezza?
Ai miei occhi è perfetta
come te questa tua selvaggia gatta,
ma come te ragazza
e innamorata, che sempre cercavi,
che senza pace qua e là t’aggiravi,
che tutti dicevano :’È pazza’.
È come te ragazza.

- Umberto Saba -




Donne e gatti – 
Paul Verlaine 


Lei giocava con la sua gatta
E che meraviglia era vedere
La bianca mano e la bianca zampa
Trastullarsi nell’ombra della sera!
Lei nascondeva – la scellerata –
Sotto i guanti di filo nero
Le micidiali unghie d’agata
Taglienti e chiare come un rasoio.
Anche l’altra faceva la smorfiosa
E ritraeva i suoi artigli d’acciaio,
Ma il diavolo non ci perdeva nulla
E nel boudoir, in cui tintinnava, aereo,
Il suo riso, scintillavano quattro punti fosforescenti.

- Paul Verlaine  -






Buona giornata a tutti. :-)

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martedì 9 agosto 2016

Al gatto di donna Reynolds e altre poesie sul gatto – John Keats

Gatto, che la tua età matura hai superato,
quanti sorcetti e ratti hai sterminato nei tuoi bei giorni?
E quanti, con guardo fisso di accesi e verdi anelli
pungenti e morbidi, ed unghie che germoglian dal velluto,
celati artigli che ti pregano me di non ferire,
n’hai carpiti, bocconcini d’uccello?
Ora, rinforza il miagolar grazioso, e narra
le tue zuffe con pesci, sorci e teneri pulcini, di cui,
dalle tue fusa, dal guardar basso e leccarti le zampe,
oggi non vedo traccia; e per quanto la serva
a pugna e mazza assai ti percotè, lucida è la pelliccia
come quando, in giovinezza, nella lizza tu entrasti,
sopra un muro di vetri di bottiglia.

- John Keats -
 

Il gatto – Guillaume Apollinaire

Io mi auguro di avere in casa mia:
una donna provvista di prudenza,
un gatto a passeggio fra i libri,
e in tutte le stagioni amici
di cui non posso far senza.

- Guillaume Apollinaire -

Gatto che giochi per via – Fernando Pessoa

Gatto che giochi per via
come se fosse il tuo letto,
invidio la sorte che è tua,
ché neppur sorte si chiama.
Buon servo di leggi fatali
che reggono i sassi e le genti,
hai istinti generali,
senti solo quel che senti;
sei felice perché sei come sei,
il tuo nulla è tutto tuo.
Io mi vedo e non mi ho,
mi conosco, e non sono io.

- Fernando Pessoa -


Buona  giornata a tutti. :-)

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martedì 5 aprile 2016

Ode al Gatto – Pablo Neruda

Gli animali furono
imperfetti, lunghi
di coda, plumbei
di testa.
Piano piano si misero
in ordine,
divennero paesaggio,
acquistarono néi, grazia, volo.
Il gatto,
soltanto il gatto
apparve completo
e orgoglioso:
nacque completamente rifinito,
cammina solo e sa quello che vuole.
L'uomo vuol essere pesce e uccello,
il serpente vorrebbe avere ali,
il cane è un leone spaesato,
l'ingegnere vuol essere poeta,
la mosca studia per rondine,
il poeta cerca d'imitare la mosca,
ma il gatto
vuole solo esser gatto
ed ogni gatto è gatto
dai baffi alla coda,
dal fiuto al topo vivo,
dalla notte fino ai suoi occhi d'oro.
Non c'è unità
come la sua,
non hanno
la luna o il fiore
una tale coesione:
è una sola cosa
come il sole o il topazio
e l'elastica linea del suo corpo,
salda e sottile, è come
la linea della prua di una nave.
I suoi occhi gialli
hanno lasciato una sola
fessura
per gettarvi le monete della notte.
Oh piccolo
imperatore senz'orbe,
conquistatore senza patria,
minima tigre da salotto, nuziale
sultano del cielo
delle tegole erotiche,
il vento dell'amore
all'aria aperta
reclami
quando passi
e posi
quattro piedi delicati
sul suolo,
fiutando,
diffidando
di ogni cosa terrestre,
perché tutto
è immondo
per l'immacolato piede del gatto.
Oh fiera indipendente
della casa, arrogante
vestigio della notte,
neghittoso, ginnastico
ed estraneo,
profondissimo gatto,
poliziotto segreto
delle stanze,
insegna
di un
irreperibile velluto,
probabilmente non c'è
enigma
nel tuo contegno,
forse non sei mistero,
tutti sanno di te ed appartieni
all'abitante meno misterioso,
forse tutti si credono
padroni,
proprietari, parenti
di gatti, compagni,
colleghi,
discepoli o amici
del proprio gatto.
Io no.
Io non sono d'accordo.
Io non conosco il gatto.
So tutto, la vita e il suo arcipelago,
il mare e la città incalcolabile,
la botanica,
il gineceo coi suoi peccati,
il per e il meno della matematica,
gl'imbuti vulcanici del mondo,
il guscio irreale del coccodrillo,
la bontà ignorata del pompiere,
l'atavismo azzurro del sacerdote,
ma non riesco a decifrare un gatto.
Sul suo distacco la ragione slitta,
numeri d'oro stanno nei suoi occhi.

- Pablo Neruda - 

Dipinto di Henriette Ronner  Knip
Studio di un gatto che si sveglia

Carità Cristiana - Trilussa

Er Chirichetto d'una sacrestia
sfasciò l'ombrello su la groppa a un gatto
pe' castigallo d'una porcheria.
- Che fai? - je strillò er Prete ner vedello
- Ce vò un coraccio nero come er tuo
pe' menaje in quer modo... Poverello!...
- Che? - fece er Chirichetto - er gatto è suo? -
Er Prete disse: - No... ma è mio l'ombrello!-

- Trilussa -





Il gatto e i topi
In un certo luogo di questo mondo abitava un gatto era il terrore di tutti i topi dei paraggi. Non li lasciava vivere in pace neppure un istante. 
Li inseguiva di giorno e di di notte e così i poveri animaletti non potevano godere un momento di pace.
Il gatto era molto astuto e i topi, sapendo di non poterlo ingannare, decisero di tenere consiglio. Si salutarono cordialmente, perché il pericolo rende la gente più amabile, e poi diedero inizio all'assemblea.
Dopo lunghe ore di discussione senza concludere nulla, un sorcio si alzò e chiese silenzio. Tutti zittirono, perché erano desiderosi di ascoltare le parole di colui che si era alzato in piedi: chissà, forse aveva la soluzione del problema.
"La cosa migliore sarebbe appendere un sonaglio al collo del gatto; così, tutte le volte che si avvicina, paremmo accorgercene in tempo e scappare!"
I topi si entusiasmarono dell'idea e fecero salti di gioia e corsero ad abbracciare quel sorcio che aveva suggerito la soluzione, come se fosse un eroe. Ma, allorché si furono calmati, il sorcio chiese di nuovo silenzio e disse solennemente: "E chi appenderà il sonaglio al collo del gatto?"
All'udire queste parole, i topi si guardarono l'un l'altro imbarazzati e cominciarono a presentare scuse e a tirarsi fuori, uno alla volta.
In breve marciarono tutti verso casa senza avere concluso nulla.

Perché è molto facile proporre soluzioni; il difficile è assumersi la responsabilità e metterle in pratica, farsi avanti per eseguire un'azione concreta che trasformi in realtà le soluzioni proposte.





Il gatto 

Io mi auguro di avere in casa mia:
una donna provvista di prudenza,
un gatto a passeggio fra i libri,
e in tutte le stagioni amici
di cui non posso far senza.

– Guillaume Apollinaire - 





Buona giornata a tutti. :-)