Mi
avete messo dalla parte di cattivi. Da secoli spio la mia statuina nei vostri
presepi. La vedo sulla porta dell'osteria, la faccia truce, lo sguardo severo,
il dito alzato in segno di rifiuto; oppure dietro le porte dell'albergo, china
sui profitti della giornata, incurante della coppia di galilei che bussa per
domandare un giaciglio. Forse non avete l'idea di cosa significhi gestire una
locanda in un borgo come Betlemme....
E allora ho detto no. Non per cattiveria, non perché Maria e Giuseppe (si
chiamano così, vero?) erano dei poveracci che non potevano pagare.
Semplicemente perché non ce la facevo più. Cosa ne sapete voi, che mi avete
messo tra i cattivi? Magari - oltre a tutto questo - avevo anch'io una vecchia
madre malata, o una moglie bisbetica con cui bisticciare, o un figlio scappato
di casa, o un dolore sordo nel cuore, una ferita nelle viscere, un rimorso, un
fallimento, un rimpianto. Da secoli vedo che fate come me, del resto. Come me chiudete
le porte a Dio, incatenati dai vostri dispiaceri, schiantati dalla stanchezza
della vita, torchiati da pesi che non riuscite a portare, da paure che vi
tolgono la speranza e il respiro. E Dio arriva, e bussa alla soglia. Ma non ce
la fate più, e la vostra casa rimane chiusa.
Ho raccolto un paio di coperte, un po' di formaggio, del
pane avanzato.
Mi sono messo il fagotto sulle spalle e sono uscito dall'albergo
di nascosto, come un ladro. La capanna era poco distante, avvolta da una luce
strana; qualcuno si allontanava nel buio, verso le colline dei pascoli. Sono
entrato quasi di soppiatto e mi sono fermato in un angolo, nascosto dietro una
trave di legno. Ho lasciato le quattro cose che mi ero portato appresso, e sono
caduto in ginocchio. Non so quanto tempo sono rimasto, incantato, a fissare il
Bambino. Quel tanto che basta per capire che io gli avevo detto di no, ma lui
mi diceva di sì. Che per lui non c'era posto nel mio albergo, ma per me c'era
posto nella sua vita, nel suo cuore, tutte le volte che avrei voluto.
E vorrei dirvi che poco m'importa se nei vostri presepi e nelle vostre recite sarò sempre l'oste cattivo: perché lui non mi vede così, perché - ne sono sicuro - mi aspetta di nuovo, come quella notte, ogni notte, ogni giorno, in ogni istante. Siete, siamo ancora in tempo. Non importa se gli abbiamo detto no.
E vorrei dirvi che poco m'importa se nei vostri presepi e nelle vostre recite sarò sempre l'oste cattivo: perché lui non mi vede così, perché - ne sono sicuro - mi aspetta di nuovo, come quella notte, ogni notte, ogni giorno, in ogni istante. Siete, siamo ancora in tempo. Non importa se gli abbiamo detto no.
Non importa se l'affanno, la stanchezza, la tristezza della vita ci ha
fatto, un giorno, chiudere le porte a Dio. C'è tempo. La sua casa rimane
aperta, non ci manderà indietro. E forse cadremo, finalmente, in ginocchio
davanti a lui, nel pentimento e nel perdono, in un sorriso di tenerezza o nella
consolazione del pianto".
Buon Natale!
- don Davide Caldirola -
Osteria nel presepe napoletano
Natale, ma chi se l'aspettava la sorpresa?
Ma chi
se l'aspettava questo Dio?
Un'autentica sorpresa!
Che Bambino! Non dà per nulla l'idea di essere un Dio,
e non fa nulla per dare una parvenza di essere l'Onnipotente,
né ci tiene a dimostrare di essere l'Onnisciente
che ha programmato e preparato tutto a puntino.
Tutto invece maledettamente difficile, fastidioso, seccante.
Ora cadono i nostri alibi le nostre scuse per non accettarti,
cadono i nostri dubbi a tuo riguardo.
Ti pensavamo lontano, distante, indifferente a noi,
e ci accorgiamo invece che conosci i nostri guai,
le nostre amarezze, il nostro inferno.
Ora possiamo dirti l'Emmanuele, il Dio-con-noi,
il Vicino, il Presente, colui che ha deciso di stare qui,
in questo nostro sporco difficile mondo di Erodi,
di cittadini allarmati e preoccupati, messi in difesa,
senza alcuna gioia di saperti finalmente qui.
Natale,
una serie di pugni allo stomaco
per portare in giro alcuni scampoli di speranza.
Giuseppe Impastato S.I.
Un'autentica sorpresa!
Che Bambino! Non dà per nulla l'idea di essere un Dio,
e non fa nulla per dare una parvenza di essere l'Onnipotente,
né ci tiene a dimostrare di essere l'Onnisciente
che ha programmato e preparato tutto a puntino.
Tutto invece maledettamente difficile, fastidioso, seccante.
Ora cadono i nostri alibi le nostre scuse per non accettarti,
cadono i nostri dubbi a tuo riguardo.
Ti pensavamo lontano, distante, indifferente a noi,
e ci accorgiamo invece che conosci i nostri guai,
le nostre amarezze, il nostro inferno.
Ora possiamo dirti l'Emmanuele, il Dio-con-noi,
il Vicino, il Presente, colui che ha deciso di stare qui,
in questo nostro sporco difficile mondo di Erodi,
di cittadini allarmati e preoccupati, messi in difesa,
senza alcuna gioia di saperti finalmente qui.
Natale,
una serie di pugni allo stomaco
per portare in giro alcuni scampoli di speranza.
Giuseppe Impastato S.I.
Buona giornata a tutti :-)
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