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sabato 24 dicembre 2022

da: "La nascita di Gesù" - card. Angelo Comastri

Prefazione

Mi sento emozionato, caro Gesù, nel farti gli auguri di buon compleanno. 
In ogni Natale tu sei il festeggiato, ma quante volte noi ci appropriamo della festa... e ti lasciamo nell'angolo di un vago ricordo: senza impegno, senza cuore e senza ospitalità sincera!
Da più di duemila anni, a ogni Natale, noi ci scambiamo gli auguri perché avvertiamo che la tua nascita è anche la nostra nascita: la nascita della speranza, la nascita della vita, la nascita dell'amore, la nascita di Dio nella grotta della nostra povertà.
Però — quanto mi dispiace doverlo riconoscere! — il tuo Natale è minacciato da un falso natale, che prepotentemente ci invade e ci insidia e ci narcotizza fino al punto da non vedere più e non sentire più il richiamo del vero Natale: il tuo Natale!
Ma la gente sa che la Luce sei tu? E se interiormente gli uomini restano al buio, a che serve addobbare la notte con variopinte luminarie? Non è una beffa, o Gesù? Non è un tradimento del Natale?
Tante domande, caro Gesù, si affollano nel mio cuore e diventano un invito forte alla conversione.
E noi cristiani mandiamo luce con la nostra vita? E le famiglie e le parrocchie rassomigliano veramente a Betlemme?
Si vede la stella cometa nei nostri occhi pieni di bontà?
Dalle case e dai luoghi di divertimento in questi giorni escono musiche che vorrebbero essere invito alla gioia. Ma di quale gioia si tratta?
Gli uomini hanno scambiato il piacere con la gioia: quale mistificazione! 
Il piacere è il solletico della carne e, pertanto, sparisce subito e va continuamente e insaziabilmente ripetuto; la gioia, invece, è il fremito dell'anima che giunge a Betlemme e vede Dio e resta affascinata e coinvolta nella festa dell'amore puro.
Sarà questa la nostra gioia? Sarà questo il nostro Natale?
Gesù, come vorrei che fosse così!
Ma c'è un altro pensiero che mi turba e mi fa sentire tanto distante il nostro natale dal tuo Natale. A Natale, o Gesù, tu non hai fatto il cenone e non hai prenotato una stanza in un lussuoso albergo di una rinomata stazione sciistica: tu sei nato povero, tu hai scelto l'umiltà di una grotta e le braccia di Maria («la poverella», amava chiamarla Francesco d'Assisi, un grande esperto del Natale vero!). Come sarebbe bello se a Natale, invece di riempire le case di cose inutili, le svuotassimo per condividere con chi non ha, per fare l' esperienza meravigliosa del dono, per vivere il Natale insieme a te, o Gesù! Questo sarebbe il vero regalo natalizio!
A questo punto io ti auguro ancora con tutto il cuore: buon compleanno, Gesù! Ma ho paura che la tua festa non sia la nostra festa. 

- Card. Angelo Comastri -
da: "La nascita di Gesù", ed. San Paolo
Estratto dal Primo Capitolo, Perchè il 25 Dicembre?



Natale, più che un giorno, è una luce che illumina tutti i giorni. 
Sappiamo che Gesù non è nato il 25 dicembre: la data esatta della sua nascita non ci è stata tramandata dagli evangelisti. Essi non ebbero la preoccupazione di fissare la notizia di tanti particolari storici, ma di annunciare il fatto e di viverlo e di farlo vivere.
Perché allora è stato scelto il 25 dicembre per ricordare la nascita di Gesù?
Anticamente, nel mese di dicembre, i popoli pagani celebravano la festa del Sole nascente. Infatti, verso la fine di questo mese, le giornate cominciano ad allungarsi e la luce lentamente vince le tenebre.
Gli antichi cristiani dissero: «Noi non celebreremo la festa del dio Sole. Per noi il sole è Cristo e la sua nascita è l'inizio del vero trionfo della luce sulle tenebre».
Così, con una decisione coraggiosa e significativa, il 25 dicembre divenne per i cristiani la festa della nascita di Gesù, la festa della luce che vince le tenebre.
Del resto Zaccaria, parlando della imminente venuta del Messia, aveva detto: «Verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace» (Lc 1,78-79).
Ognuno di noi possa oggi sentire la verità delle parole di Paul Claudel: «Io so che non la mia notte, ma il giorno è vero».
Sì, il giorno è cominciato e c'è luce per chiunque voglia vederla.

- Don Severino Gallo - 
dall' Omelia di Natale, 25 dicembre 2014 




Il racconto di Luca
Quale luce Gesù ha portato dentro il nostro buio?
Racconta san Luca:

«Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme a Maria... Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto» (Lc 2,4-6).

- Card. Angelo Comastri -
da: "La nascita di Gesù", ed. San Paolo




Dio, quasi con pudore, ha svelato lentamente il Suo Volto, affinché non restassimo accecati dalla luce della divinità.  

- Cardinale Angelo Comastri -
da: “L'attesa del Messia”, ed. San Paolo




Il mistero di Dio è un infinito non possedersi: il Padre si dona al Figlio e il Figlio si dona al Padre nell'abbraccio eterno dello Spirito, che è la Persona-Dono. In Dio esiste una sola azione: l'azione del donare!
Ma chi dona non possiede: proprio perché dona!
E chi non possiede è povero: infatti chi dona tutto, non ha nulla!
Allora Dio che è Dono infinito di sé è anche infinitamente povero. 

- Cardinale Angelo Comastri - 
da: "La nascita di Gesù", ed. San Paolo

Adorazione dei pastori, Rubens, 
Pinacoteca Civica di Fermo

Il nostro credere e il nostro amare sono sempre in cammino ... sono un vero e proprio Avvento ...

...Finché viviamo in questo mondo, il nostro credere e il nostro amare sono in cammino, e sempre incombe la minaccia che possano inaridirsi. Ciò è un vero e proprio avvento. Nessuno può dire di sé: io sono definitivamente salvo. 
Nel tempo della vita terrena la salvezza non si dà come una grandezza passata, già definitiva e compiuta, né come un presente stabile e definitivo, bensì solo nella forma della speranza. 
La luce di Dio risplende in questo mondo non altrimenti che nei segnali di speranza che la sua bontà ha disposto lungo la nostra via. 
Quanto spesso ci rattrista il fatto che noi vorremmo di più, che desidereremmo una presenza piena, completa e indefettibile. Ma in fondo dobbiamo pur ammettere: potrebbe esserci una modalità più umana di redenzione di quella che dice a noi - a noi, che siamo in cammino lungo il divenire del tempo, del mondo e persino di noi stessi - che possiamo sperare? Potrebbe darsi una luce migliore per noi viandanti, di quella che ci dà la libertà di procedere senza timore, perché sappiamo che alla fine della strada c'è la luce dell'amore eterno?...

- Cardinale Joseph Ratzinger  -
Da:  "Vom Sinn des Christseins" - (Il senso dell'esistenza cristiana), ed. Paoline



Carissimi amici ed amiche, siamo nella notte di preziosa dell'anno. Cena in famiglia e poi Santa Messa. Tanti tanti auguri per un serena Vigilia di Natale. Stefania


giovedì 22 dicembre 2022

Il ritratto di Dio

Un giorno, l'Angelo pittore, Michelangelo, decise di fare il ritratto di Dio!
Era consapevole, che sarebbe stata l'opera d'arte, più complicata, della sua vita e pensava:
"Dio è immenso: come si fa, a farlo stare, in un quadro?"
Si decise a schizzare qualche bozza, senza aver bene idea, di quel che avrebbe disegnato!
Cominciò, un foglio, dopo l'altro, a tracciare qualcosa di Dio...
Lavorava, freneticamente, e, ogni volta, scopriva qualcosa di nuovo, guidato da una nuova idea!
Riempì milioni di fogli, finché il suo studio straripò di carta...
Un giorno, cercando di mettere un po' d'ordine, dimenticò la finestra aperta!
Un vento, birichino, sparpagliò qualche milione di fogli, fuori dalla finestra e disse:
«Che disastro, i miei disegni!»
I disegni piovvero, dappertutto, e, in gran quantità, finirono anche sulla Terra...
Trovandoli, gli uomini li guardarono, e li studiarono, felici di scoprire, finalmente, com'era Dio!
Poi, cominciarono a interpretare i disegni, uno disse:
«Dio, è come il sole!»
diceva un altro:
«No, Dio è forte, come un toro!»
Ciascuno, era convinto, di aver trovato l'unica, vera immagine, di Dio: così, cominciarono a litigare...
Dio si rattristò molto, per questo, e decise di intervenire, 
e disse :
«Andrò, io stesso, in mezzo a loro! Così, mi potranno vedere, toccare, ascoltare!»
Quello, che decide, Dio lo fa... Nacque, come un bambino, in mezzo agli uomini, e si chiamò Gesù!

“Oggi, è facile, per tutti, conoscere Dio! Basta conoscere Gesù...".




Vi prego in ginocchio, vi prego per la vostra gioia: uscite tutti dalla prigione del vostro egoismo, uscite tutti dalla freddezza dell'indifferenza [...] È soltanto nella via dell'amore che potremo fare l'esperienza di Dio. E in Dio troveremo la pace che ci manca.  

- Cardinale Angelo Comastri -
da: “La nascita di Gesù”, ed. San Paolo


«Mentre si trovavano in quel luogo [Betlemme], si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio» (Lc 2,6s).
Cominciamo il nostro commento dalle ultime parole di questo passo: per loro non c’era posto nell’alloggio. La meditazione, nella fede, di tali parole ha trovato in quest’affermazione un parallelismo interiore con la parola, ricca di contenuto profondo, del Prologo di san Giovanni: «Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto» (Gv 1,11).
Per il Salvatore del mondo, per Colui, in vista del quale tutte le cose sono state create (cfr. Col 1,16), non c’è posto.
«Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo» (Mt 8,20).
Colui che è stato crocifisso fuori della porta della città (cfr. Eb 13,12) è anche nato fuori della porta della città.
Questo deve farci pensare, deve rimandarci al rovesciamento di valori che vi è nella figura di Gesù Cristo, nel suo messaggio. Fin dalla nascita Egli non appartiene a quell’ambiente che, secondo il mondo, è importante e potente. Ma proprio quest’uomo irrilevante e senza potere si rivela come il veramente Potente, come Colui dal quale, alla fine, dipende tutto. Fa quindi parte del diventare cristiani l’uscire dall’ambito di ciò che tutti pensano e vogliono, dai criteri dominanti, per entrare nella luce della verità sul nostro essere e, con questa luce, raggiungere la via giusta.

Joseph Ratzinger – papa Benedetto XVI

Da: “L’infanzia di Gesù”, 2012


La svolta del tempo 

Perché il tempo possa cambiare,
c'è bisogno di uno spazio.
La svolta del tempo c'è stata.
Quando egli nacque.
Ma dove era lo spazio per lui?
Nelle locande non c'era posto.
Ma in un cuore,
che si aprì all'impossibile,
e lungo il cammino
che due percorsero insieme
sperando contro ogni speranza.
E i pastori, che credettero
alla parola dell'angelo,
si unirono a loro.
Lo spazio crebbe.
C'è spazio nelle nostre locande?
C'è spazio
per una svolta del tempo?
Tutti noi abbiamo un cuore
e ognuno ha gli altri
per compagni di strada.
Speranza per il tempo
e per l'eternità.

- Mons. Klaus Hemmerle - 



Buona giornata a tutti. :-)



lunedì 5 dicembre 2022

Vieni, Signore - Jean Galot

Avvento, tempo dell'attesa e della speranza:
è la tua venuta, o Cristo, che vogliamo rivivere,
preparandoci più profondamente
nella fede e nell'amore.
Avvento, tempo della Chiesa affamata del Salvatore:
essa vuole ripeterti, volgendosi a te
con più insistenza, con un lungo sguardo,
che tu sei tutto per lei.
Avvento, tempo dei desideri più nobili dell'uomo
che più coscientemente convergono verso di te,
e che devono cercare in te, nel tuo mistero,
il loro compimento.
Avvento, tempo di silenzio e di raccoglimento,
in cui ci sforziamo d'ascoltare la Parola
che vuol venire a noi,
e di sentire i passi che si avvicinano.

Avvento, tempo dell'accoglienza
in cui tutto cerca di aprirsi,
in cui tutto vuol dilatarsi nei nostri cuori troppo stretti,
al fine di ricevere la grandezza infinita
del Dio che viene a noi.

- Jean Galot - 



...Nel Natale risuona nel mondo intero l’annuncio semplice e sconvolgente: “Dio ci ama”. 
“Noi amiamo – dice san Giovanni - perché egli ci ha amati per primo” (1 Gv 4,19). 
Questo mistero è ormai affidato alle nostre mani perché, sperimentando l’amore divino, viviamo protesi verso le realtà del cielo. E questo, diciamo, è anche l’esercizio di questi giorni: vivere realmente protesi verso Dio, cercando anzitutto il Regno e la sua giustizia, certi che il resto, tutto il resto ci sarà dato in sovrappiù (cfr Mt 6,33). A crescere in questa consapevolezza ci aiuta il clima spirituale del tempo natalizio.
La gioia del Natale non ci fa però dimenticare il mistero del male (mysterium iniquitatis), il potere delle tenebre che tenta di oscurare lo splendore della luce divina: e, purtroppo, sperimentiamo ogni giorno questo potere delle tenebre. 
Nel prologo del suo Vangelo, più volte proclamato in questi giorni, l’evangelista Giovanni scrive: “La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta” (1,5). E’ il dramma del rifiuto di Cristo, che, come in passato, si manifesta e si esprime, purtroppo, anche oggi in tanti modi diversi. Forse persino più subdole e pericolose sono le forme del rifiuto di Dio nell’era contemporanea: dal netto rigetto all’indifferenza, dall’ateismo scientista alla presentazione di un Gesù cosiddetto modernizzato o postmodernizzato. Un Gesù uomo, ridotto in modo diverso ad un semplice uomo del suo tempo, privato della sua divinità; oppure un Gesù talmente idealizzato da sembrare talora il personaggio di una fiaba.
Ma Gesù, il vero Gesù della storia, è vero Dio e vero Uomo e non si stanca di proporre il suo Vangelo a tutti, sapendo di essere “segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori”, come ebbe a profetizzare il vecchio Simeone (cfr Lc 2, 32–33). 
In realtà, solo il Bambino che giace nel presepe possiede il vero segreto della vita. Per questo chiede di accoglierlo, di fargli spazio in noi, nei nostri cuori, nelle nostre case, nelle nostre città e nelle nostre società. Risuonano nella mente e nel cuore le parole del prologo di Giovanni: “A quanti lo hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio” (1,12). Cerchiamo di essere tra quelli che lo accolgono. Dinanzi a Lui non si può restare indifferenti...

- papa Benedetto XVI - 
dalla "Udienza Generale del 03 gennaio 2007"



Non dobbiamo amare Gesù in modo possessivo, chiedendogli per noi le sue grazie, i suoi favori, o chiedendogli dei privilegi. Se vogliamo essere veramente con lui, lo dobbiamo accompagnare quando si interessa di altre persone, accogliendo così il suo spirito missionario.

- Albert Vanhoye S.I. -
da: "Il pane quotidiano della parola"



Buona giornata a tutti. :-)


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giovedì 30 dicembre 2021

I tre agnellini - don Bruno Ferrero

Lassù sulle montagne del Tirolo, c’era un piccolo villaggio dove tutti sapevano scolpire santi e Madonne con grande abilità. Ma giunse il tempo in cui non ci furono più ordinazioni per le loro belle statuine religiose. 
Un pomeriggio Dritte, uno dei maestri intagliatori, entrando nella sua bottega trovò un fanciullo biondo, che giocava con le statuine del presepio. 
Dritte gli disse con fare burbero che le statuine del presepio non erano giocattoli. 
Il bambino rispose: “A Gesù non importa, lui sa che non ho giocattoli per giocare . 
Maestro Dritte commosso gli promise un agnellino di legno con la testa che si muoveva. “Vienilo a prendere domani pomeriggio, però, strano che non ti abbia mai visto, dove abiti?”. “Là”, rispose il fanciullo indicando vagamente l’alto. Il giorno dopo, prima di mezzogiorno, l’agnellino era pronto, bello da sembrare vivo. Ad un tratto si affacciò alla porta della bottega di Dritte una giovane zingara con un bambino in braccio. Il bambino appena vide l’agnellino protese le braccine e l’afferrò. Quando glielo vollero togliere di mano si mise a piangere disperato. Dritte che non aveva nulla da dare alla povera donna disse sospirando: “Tienilo pure intaglierò un altro agnellino”. Nel pomeriggio tardi Dritte aveva appena terminato il secondo agnellino quando Pino, un povero orfanello, venne a salutarlo. “Oh! Che meraviglioso agnello”, disse. “Posso averlo per piacere?”. “Sì tienilo pure, Pino, io ne intaglierò un altro”. 
E così fece. Ma il bambino dai capelli d’oro non ritornò, e l’agnellino rimase abbandonato sullo scaffale della bottega. 
La situazione del villaggio continuava a peggiorare e Dritte cominciò ad intagliare giocattoli per i bambini del villaggio per far loro dimenticare la fame. 
Un giorno un mercante di passaggio si offrì di comperare tutti i giocattoli che Dritte riusciva ad intagliare. Dritte rifiutò di intagliare giocattoli per denaro: “Sono alla locanda”, disse il commerciante, “in caso cambiaste idea”. 
La piccola Marta era molto malata e Dritte, per farla sorridere, le regalò l’agnellino che aveva conservato sullo scaffale della sua bottega. 
Mentre tornava dalla casa di Marta, incontrò il bambino dai capelli d’oro. “Ho tenuto l’agnellino fino ad oggi, ma tu non sei venuto. 
Ne farò subito un altro”. “Non ho bisogno dì un altro agnellino” disse il fanciullo scuotendo il capo, “quelli che hai donato al piccolo zingaro, a Pino e a Marta li hai donati anche a me. Fare un giocattolo può servire alla gloria di Dio quanto intagliare un santo”. 
Un attimo dopo il fanciullo era scomparso. 
Quella notte Dritte si recò alla locanda. “Costruirò giocattoli per voi”, disse. “Allora avete cambiato idea” sussurro il mercante. “No”, rispose Dritte con gli occhi scintillanti, “ma ho ricevuto un segno da Dio!”.

- don Bruno Ferrero -
da: "Novena di Natale", Ed. Elledicì



Vergine umile e sconosciuta

"La Beatissima Trinità decretò che il Verbo si sarebbe incarnato per redimere l'uomo colpevole; fra tutte le donne che sarebbero esistite nei secoli, scelse la SS. Vergine Maria, concepita senza peccato originale e preparata, con ogni grazia, perché fosse la degna Madre del Figlio di Dio. 
Dio scelse per Madre una vergine umile e sconosciuta agli uomini, povera e semplice, in un angolo della Giudea: era chiamata Maria, ed era sposa di un falegname, il glo­rioso san Giuseppe. 
Essi vivevano una vita modesta e si gua­dagnavano il pane col sudore della fronte. 
Questa Vergine così semplice, ma pura e ricca di ogni virtù davanti a Dio, fa scelta per essere Sua Madre, benedetta da tutte le donne e piena di grazia."

- Sant'Enrico de Ossò -
 da: "Il quarto d'ora d'orazione"


...C'è qualcosa che non può non colpirci in questa nascita della luce, in quest'ingresso del bene nel mondo, e che ci riempie di un'inquieta domanda: il grande evento del Natale è davvero accaduto là, nella stalla di Betlemme? 
Il sole è grande, magnifico, potente; nessuno può far finta di non vedere il suo corso, la sua marcia trionfale nel cielo e del ciclo annuale del cosmo. 
Ma il suo Creatore, non dovrebbe essere ancora più potente e abbagliante nella sua venuta? 
La nascita di Dio, il sorgere del sole della storia, non dovrebbe inondare il volto della terra di un indicibile splendore?
E invece...Quanto è misero tutto ciò di cui ci parla il Vangelo! O forse non dovranno essere proprio questa povertà e l'insignificanza per il mondo il segno con cui il Creatore manifesta la sua presenza?...
A Betlemme Dio...ha posto definitivamente il segno della piccolezza come distintivo essenziale della sua presenza in questo mondo.
Ecco la decisione della notte santa, la fede: noi accogliamo Dio in questo segno e ci fidiamo di Lui senza mormorare. 
Accoglierlo significa: porre se stessi sotto questo segno, sotto la verità e l'amore, che sono i valori più alti e più simili a Dio e, allo stesso tempo, i più dimenticati e i più silenziosi...

- card. Joseph Ratzinger  -
da "Dogma e predicazione" 





Buona giornata a tutti. :-)


martedì 21 dicembre 2021

La stella verde - Don Angelo Saporiti

In cielo c'erano migliaia di stelle di tutti i colori: bianche, argentate, dorate, rosse, blu e verdi.
Un giorno andarono da Dio e dissero: "Desideriamo andare sulla terra e poter vivere tra la gente".
"Così sia", rispose Dio. "Io vi lascio così piccole come siete, così che discretamente possiate scendere sulla terra".
E così, in quella notte, ci fu una meravigliosa pioggia di stelle. Qualcuna si fermò sul campanile, qualcun'altra volò con le lucciole sopra i campi, qualcun'altra ancora si mescolò tra i giocattoli dei bimbi, così che la terra era meravigliosamente scintillante.
Con il passare del tempo però le stelle decisero di lasciare la gente sulla terra e di fare ritorno in cielo.
"Perché siete tornate indietro?" chiese loro Dio.
"Signore, non potevamo stare sulla terra, dove c'è così tanta miseria, ingiustizia e violenza".
"Sì", disse Dio, "il vostro posto è qui in cielo. La terra è il luogo delle illusioni, il cielo è invece il luogo dell'eternità e della vita senza fine".
Quando tutte le stelle furono tornate indietro, Dio le contò e si accorse che ne mancava una. "Manca una di voi. Ha forse preso la strada sbagliata?"
Un angelo, che era nelle vicinanze, disse: "No, Signore, una stella ha deciso di rimanere tra la gente. Ha scoperto che il suo posto era là, dove c'è l'imperfezione, il limite, la miseria e il dolore".
"E chi è quindi questa stella?", volle sapere Dio.
"E' la stella verde, l'unica con questo colore, la stella della speranza".
Così quando ogni sera le stelle guardavano di sotto vedevano la terra meravigliosamente illuminata, perché in ogni dolore umano c'era una stella verde.
Prendi ora questa stella, la stella verde nel tuo cuore.
La stella della speranza non lasciarla andare via. Non lasciare che si spenga!
Stai sicuro: lei brillerà sul tuo cammino e con il tuo cuore illuminato contagerà altre persone.

- Don Angelo Saporiti -
Da: Commento sul Natale


Gesù Bambino nel presepio alla Santa Casa di Loreto


A Luigi Giussani

Come cantare il Natale se non nell’evidenza semplice di quell’avvenimento che ha cambiato la storia?
Il Figlio di Dio si è fatto uomo fra gli uomini 
per donare a ciascuno la felicità senza fine. 
Non luci sfavillanti che affogano 
nella melassa dei buoni sentimenti 
la notizia più rivoluzionaria mai udita, 
ma il miracolo di Dio che sceglie 
la forma più fragile di umanità 
per farsi compagno di strada a ciascuno di noi. 
E noi, moderni pastori 
spesso frastornati da tante parole vane 
ascoltiamo ancora una volta la notizia della salvezza: 
"Ecco, vi annunzio una grande gioia". 
L’unica nella vita capace di asciugare ogni lacrima.
Corrono i pastori,
corrono gli uomini di buona volontà. 
E corre il cuore, 
che trema di letizia nell’abbraccio di quel Bimbo. 
Non più lacrime, 
ma una compagnia quotidiana 
del bene che non finisce. 
Buon Natale. Natale santo.

da: CulturaCattolica




Tempo di Avvento ...
..."L'ardire " di parlare con Dio ... presentare a lui il fardello e la miseria della nostra esistenza è il tratto essenziale dell’essere cristiano ...

...L'Avvento non è un gioco santo della liturgia in cui essa, per così dire, ci fa ripercorrere ancora una volta le vie del passato, ci mostra di nuovo chiaramente la situazione di un tempo affinché noi ora possiamo tanto più gioiosamente e beatamente gustare la salvezza di oggi. Dovremmo piuttosto riconoscere che l'Avvento non è un puro ricordo o una rappresentazione del passato, bensì che il nostro presente e la nostra realtà odierna sono anch'essi "Avvento": la Chiesa non gioca ma ci richiama a ciò che rappresenta la verità anche della nostra esistenza cristiana...
E' perciò un tratto essenziale dell'esistenza cristiana anche l'ardire di parlare con Dio - come ha fatto l'uomo Giobbe - da "dentro" il moto di ribellione e di contestazione del nostro male. E' un fattore essenziale il non ritenere che si possa presentare a Dio solo una metà della nostra esistenza e gli si debba risparmiare l'altra, perché forse con ciò potremmo irritarlo. No: proprio davanti a Lui, noi possiamo e dobbiamo disporre, in tutta sincerità, il fardello e la miseria della nostra esistenza...

Card. Joseph Ratzinger  -
da: "Vom Sinn des Christseins" -



Pintoricchio - Natività


Buona giornata a tutti. :-)

venerdì 25 dicembre 2020

Il tuo Natale - Mons. Fortunato Spertini

Il tuo Natale, Signore, è anche il mio.
Natale di gioia, di pace, di speranza.
Natale atteso da secoli, giorno di luce
per i profeti, i poveri, i semplici e i sofferenti.


Sei venuto, Signore, non hai deluso,
sei stato fedele, buono, ineffabile nel tuo amore.
All'umanità tutta hai guardato,
agli uomini di allora, di oggi, di sempre, e anche a me.


Non ti ha fermato nessuno, non ti ha fermato nulla:
non ti ha fermato la povertà, l'indifferenza,
l'esilio, il peccato degli uomini, neppure il mio peccato.
Tu sei buono, Signore, e grande è il tuo amore per noi.
Cantano "gloria" gli angeli, cantano "gloria" le genti,
canto anch'io il mio inno di lode, di gratitudine e di speranza.

E ti prego, Signore Gesù: dona a tutti noi,
tuoi figli, tuoi fratelli, tuoi amici, di saper capire,
di saper accogliere, di saper vivere
il tuo dono, il tuo amore, la tua luce,
la tua pace, l'unica vera pace.


Ai soli, Signore, e sono tanti,
a quanti soffrono l'ingiustizia,
la violenza, la paura, la disoccupazione,
un passato di delusioni, un futuro incerto, e sono tanti;
ai giovani senza ideali, amareggiati, arrabbiati,
finiti, senza amore, senza lavoro, senza amicizia,
senza accoglienza, e sono tanti;
alle famiglie povere in cui manca tutto,
alle famiglie ferite da divisioni, rapimenti, lutti,
alle famiglie che attendono chi non tornerà, e sono tante;
a tutti i ragazzi, a tutti i giovani,
a tutti gli uomini e le donne dona la pace,
dona un cuore che sappia amare, perdonare,
aiutare, soffrire con Te;
dona la forza di rispondere alla violenza, all'odio,
all'indifferenza con la tua parola, con la tua legge:
parola di pace, legge di amore.


Dona a quanti credono in Te, Signore,
che ti hanno atteso, che ti aprono la mente e la casa,
dona a tutti noi, Signore, il coraggio di farci
piccoli e semplici per servire come Te,
per amare come Te, per parlare di Te.


Donaci, o Signore, di vivere il Natale come Maria
tua Madre tutta santa.
Donaci di porgere nel tuo nome una mano a chi soffre,
il cuore a chi cerca, la vita a chi non sa che Tu sei qui,
tra noi e cammini con noi.
Questo Natale, o Signore,
sia per tutti come il tuo:
la vita che torna
e la speranza che fa camminare.

- Mons.Fortunato Spertini -




Il Natale è un sorriso dal cielo, è la gioia nel cuore, è scoprire che non solo a Dicembre il Natale brilla nei nostri cuori.

- Stephen Littleword -



Possiamo immaginare con quale amore Maria sarà andata incontro alla sua ora, avrà preparato la nascita del suo Figlio. (…)
Il bimbo strettamente avvolto nelle fasce appare come un rimando anticipato all’ora della sua morte: Egli è fin dall’inizio l’Immolato (…) S. Agostino ha interpretato il significato della mangiatoia (…) come luogo in cui gli animali trovano il loro nutrimento.
Ora, però, giace nella mangiatoia Colui che ha indicato se stesso come il vero pane disceso dal cielo – come il vero nutrimento di cui l’uomo ha bisogno per il suo essere persona umana.
È il nutrimento che dona all’uomo la vita vera, quella eterna. 
In questo modo, la mangiatoia diventa un rimando alla mensa di Dio a cui l’uomo è invitato, per ricevere il pane di Dio.
Nella povertà della nascita di Gesù si delinea la grande realtà, in cui si attua in modo misterioso la redenzione degli uomini.

Joseph Ratzinger – Benedetto XV, L’infanzia di Gesù, LEV 2012, 82



Viene Colui che illumina l’uomo,
la Via, la Verità, e la Vita.
In Lui, per Lui, con Lui
ha senso il nostro Natale e il nuovo Anno.

L'augurio per tutti è che sia un sereno Natale.

Auguri da Stefania :-)