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martedì 13 luglio 2021

Chi sei?

Nemo era morto da pochi attimi, proprio il tempo di un sospiro, quando un angelo si presentò al suo capezzale. L'uomo stava ancora riflettendo sul fatto che attraversare la porta tra il prima e il dopo non era poi così terribile come lui aveva temuto.

Nella stanza fremeva un gran trambusto. Il medico stava armeggiando con intrugli benefici che avrebbero dovuto, a parer suo, salvargli la vita; ma Nemo stava bene così, già rivolto verso un mondo che percepiva dolce e accogliente.

L'angelo gli rivolse un cordiale sorriso e, noncurante di chi stava lì attorno, prese una sedia accomodandosi di fianco al suo letto. Chissà come mai l'uomo non si era neppure chiesto chi fosse quel pallido personaggio comparso all'improvviso: forse la presenza della morte porta con sé una più profonda consapevolezza, chissà...

«Cosa fai, non vedi che sono morto?» chiese l'uomo.

«Se proprio lo vuoi sapere, ti posso assicurare che in questo momento non sei né di qua né di là e io me ne intendo di queste cose» rispose l'angelo.

«Sei venuto a prendermi?» chiese allora Nemo.

«Non lo so. A dire il vero, si deve ancora prendere una decisione definitiva su di te. Il mio compito è farti una domanda, poi si vedrà» disse l'angelo, accomodandosi ancor meglio.

L'uomo si sentì un po' infastidito. Gli sembrava di aver passato tutta la vita a sostenere esami e ora ecco di nuovo una prova a cui far fronte.

«Senti, io non sono mai stato un gran che, insomma intendo uno colto: non vorrei...» si schermì timidamente Nemo.

«Non preoccuparti: qualsiasi decisione sarà presa per il tuo bene. Rispondi pure in tutta tranquillità ma, soprattutto, cerca la risposta nel tuo cuore, non nella tua mente. Comprendi?». E l'angelo diede una strizzatina d'occhio all'uomo che, in effetti, non aveva capito niente.

«Allora sentiamo» proseguì l'angelo. «La domanda è la più semplice che si possa fare. Chi sei?».

Nemo cominciò velocemente a pensare se in quel quesito potesse nascondersi un trabocchetto, ma anche se ci fosse stato lui non lo vedeva. Non volendo fare brutta figura, proprio in un momento così importante, cercò il modo migliore per definirsi.

«Beh, prima di tutto sono un uomo!» forse l'aveva azzeccata alla prima battuta, pensò rincuorato.

«Ti pare io ti abbia chiesto a che specie appartieni?»

«Io sono Nemo Qualunque.»

«Ti ho chiesto chi sei, non come ti chiami» ribadì calmo l'angelo.

«Sono un impiegato delle poste.»

«Ma io ti ho chiesto chi sei, non cosa fai.»

«Sono un uomo sposato, ho due figli e amo la mia famiglia». Ottima referenza, pensò Nemo.

«Non ho chiesto il tuo stato civile o i sentimenti che hai per la tua famiglia, ma più semplicemente chi sei.»

«Sono un uomo religioso, credo in Dio e mi comporto bene con il prossimo.»

«Non ho chiesto di che religione sei, in cosa credi o i tuoi rapporti sociali.»

Il povero Nemo non sapeva più che dire. Ma che razza di domanda era mai quella, chi sei... Lui sapeva solo come poteva definirsi nella società umana; e in che altro modo poteva farlo?

Si era mai posto quella domanda durante la sua vita? No, perché era talmente evidente davanti agli occhi di tutti chi era lui! Forse c'era qualcosa di più profondo ed essenziale che mai gli era capitato di percepire... diamine, non aveva mai avuto tempo per certi sofismi, lui che si era trovato a fronteggiare i mille problemi della vita quotidiana! Eppure, solo ora lo rammentava, qualche momento c'era stato in cui una sottile insoddisfazione si era impossessata di lui, insinuando il vago presentimento che dietro ogni manifestazione della realtà si celasse qualcosa di più profondo e sfuggente.

«Bene» disse l'angelo alzandosi e lasciando al suo posto un tenue alone di luce «ti lascio con questo compito: ogni qualvolta userai il pronome Io chiediti di chi stai veramente parlando». Quindi sfiorò Nemo con una carezza, mentre il suo cuore riprendeva a battere tranquillo e regolare.

«Ce l'abbiamo fatta» esclamò il medico soddisfatto: «l'abbiamo salvato!».

La forma dell'angelo stava svanendo quasi completamente ma, se qualcuno avesse potuto vederlo, si sarebbe accorto della strizzatina d'occhio rivolta all'uomo steso sul letto.

Nemo Qualunque non aveva superato l'esame, ma quando guarì decise di scoprire chi era e niente fu più come prima.

Leggenda del XVII secolo

da: "Leggende Cristiane. Storie straordinarie di santi, martiri, eremiti e pellegrini", a cura di Roberta Bellinzaghi, © 2004 - Edizioni Piemme S.p.A. 


Azrael è il 4° arcangelo, figura canonica solo nell’Islam e che qui svolge la funzione di Angelo della Morte

L’angelo della morte

“È colui che quieta i movimenti e separa le anime dai corpi. […] Al A’mash riporta che Khaythama ha detto: “L’Angelo della morte si recò da Salomone e prese a fissare uno dei suoi compagni. Quando l’angelo se ne fu andato, l’uomo domandò: “Profeta di Dio, chi era quello?”. Salomone rispose: “Era l’Angelo della Morte!”. L’uomo disse: “Ho visto che mi osservava come se mi volesse. Vorrei che mi liberassi da lui, ordinando al vento di trasportarmi nelle regioni più lontane dell’India”. Allora Salomone diede l’ordine e questo eseguì.

Quando l’Angelo della Morte tornò da Salomone, questi gli disse: “Ho visto che osservavi uno dei miei compagni”. Ribatté l’angelo: “Sono rimasto meravigliato da quell’uomo, perché ho dato l’ordine di afferrare la sua anima nelle regioni più remote dell’India, poco fa, mentre invece l’avevo visto con te!”.

“Le meraviglie del creato e le stranezze degli esseri” di Zakariyya ibn Muhammad al Qazwini

 


Buona giornata a tutti :-)




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venerdì 24 maggio 2019

Ti aspettavo a Samarcanda (1)


«Un giovane giardiniere persiano dice al suo principe: “Salvami! 
Ho incontrato la Morte stamattina. Mi ha fatto un gesto di minaccia. Stanotte, per miracolo, vorrei essere a Isfahan”. 
Il buon principe gli presta i suoi cavalli. 
Nel pomeriggio, il principe incontra la Morte e le chiede: “Perché stamattina hai fatto un gesto di minaccia al nostro giardiniere?” 
“Non era un gesto di minaccia, ma un gesto di sorpresa. Perché stamattina lo vedevo lontano da Isfahan, e a Isfahan lo devo prendere stanotte».


- Jean Cocteau  - 
“Il gesto della morte”, 1923, dal romanzo: Le grand écart



«C’era a Baghdad un mercante che mandò il suo servo al mercato per far provviste. E il servo ritornò ben presto, pallido e tremante, e disse: “Padrone, poco fa, mentre ero al mercato, fui urtato da una donna nella folla, e quando mi volsi mi accorsi che era stata la Morte a urtarmi. Mi guardò e fece un gesto minaccioso. Te ne supplico, prestami il tuo cavallo e io abbandonerò questa città per sfuggire al mio destino. E andrò a Samarra, dove la Morte non potrà trovarmi”. 
Il mercante gli prestò il suo cavallo, e il servo montò in sella e, spronando a sangue l’animale, partì al galoppo. 
Allora il mercante si recò alla piazza del mercato e mi scorse tra la folla. “Perché hai fatto un gesto minaccioso al mio servo, stamane?” mi chiese, avvicinandosi. “Il mio gesto non era di micaccia, bensì di sorpresa”, risposi. “Fui stupita di vederlo a Baghdad poiché avevo un appuntamento con lui questa notte a Samarra”.»

- William Somerset Maugham - 
 1933 


Buona giornata a tutti :-)










giovedì 23 maggio 2019

Ti aspettavo a Samarcanda

II discepolo di un Sufi di Bagdad era seduto un giorno in un angolo di una locanda, quando sorprese una conversazione tra due persone. 
A sentirle parlare, capì che una di loro era l'Angelo della Morte.
"Ho molte visite da fare in questa città nelle prossime tre settimane", stava dicendo l'Angelo al suo compagno.
Terrorizzato, il discepolo si rannicchiò nel suo angolino finché i due non se ne furono andati. Poi fece appello a tutta la sua intelligenza per trovare il modo di scampare all'eventuale visita dell'Angelo, e alla fine decise di allontanarsi da Bagdad affinché la morte non potesse raggiungerlo. 
Dopo aver fatto questo ragionamento, non gli restava che noleggiare il cavallo più veloce e, spronandolo giorno e notte, arrivare fino alla lontana Samarcanda.
Nel frattempo la Morte si incontrò con il maestro sufi, col quale si intrattenne a parlare di varie persone. "Ma dov'è dunque quel vostro discepolo tal dei tali?", chiese la Morte.
"Dovrebbe trovarsi da qualche parte in città, immerso in contemplazione, forse in un caravanserraglio", rispose il maestro.
"È strano", disse l'Angelo, "perché è proprio nella mia lista ... Ah, ecco, guardate: devo prenderlo fra quattro settimane a Samarcanda, e in nessun altro luogo".

Questa versione della "Storia della Morte" proviene dal Hikayat-i-Naqshia ("Storie concepite secondo un Disegno). 

L'autore di questa storia, che è uno dei racconti popolari più preferiti nel Medio Oriente, è il grande Sufi Fudail Ibn Ayad, un ex-bandito che morì all'inizio del IX secolo.

La prima apparizione della storia "Ti aspettavo a Samarcanda" la troviamo nel Talmud (“Insegnamento”), che è uno dei testi sacri dell’ebraismo ed è conosciuto in due versioni: quella di Gerusalemme e quella babilonese. La versione babilonese è molto più lunga ed è stata redatta fra il V e il VI secolo d. C. Contiene testi tramandati in forma orale sin da molti secoli prima di Cristo.


Un giorno Re Salomone si accorse che l’Angelo della Morte era triste. «Perché sei così triste?» gli chiese. «Perché mi hanno ordinato di prendere quei due Etiopi», risponde l’Angelo della Morte, riferendosi a Elihoreph e Ahyah, i due scribi etiopi di Salomone. Il Re volle salvare i suoi preziosi uomini e li fece scappare fino alla città di Luz, ma appena giunti qui i due scribi morirono. Il giorno seguente Salomone incontrò di nuovo l’Angelo della Morte e vide che sorrideva. «Perché sei così felice?» gli chiese. «Hai mandato i due etiopi proprio nel posto in cui li aspettavo!» risposte la Morte.  Al che Salomone espresse la morale della parabola: «I piedi di un uomo sono responsabili per lui: essi lo portano nel luogo dove egli è atteso.»

dalla 53ª sukkah del Talmud Babilonese  

(continua)


Buona giornata a tutti. :-)








giovedì 14 marzo 2019

Nelle braccia di Dio ....

Un'anziana signora stava stirando!
Arrivò l'Angelo della morte, e le disse:
«È il tempo: vieni!».
La donna rispose:
«Va bene: ma lasciami finire, di stirare tutta la biancheria!
Chi lo fa, altrimenti? E, poi, devo cucinare; mia figlia lavora, fino a tardi: ha bisogno di qualcosa da mangiare, quando torna a casa, sfinita... Lo capisci, questo?».
L'Angelo se ne andò...
Dopo un po' di tempo, tornò!
Chiese alla donna, se era pronta a lasciare la casa...
«È il tempo: vieni!», disse.
La donna rispose:
«Questa è la mia ora, per il turno alla Casa di Riposo, per Anziani! Là, mi aspettano almeno dieci persone, dimenticate dalla loro famiglia... Posso piantarle, in asso, così?».
L'Angelo se ne andò!
Dopo un po' di tempo, tornò, e disse:
«È l'ora: andiamo!».
La donna rispose:
«Sì, sì: hai ragione, è giusto! Ma chi va a prendere il mio nipotino, alla Scuola Materna, se io non ci sono più?».
L'Angelo sospirò:
«D'accordo: aspetterò, finché il tuo nipotino potrà andare a Scuola, da solo!».
Alcuni anni dopo, la donna era stanca, e piena di acciacchi e, seduta sulla sua poltrona, pensava: «Adesso, potrebbe arrivare l'Angelo...
Dopo tutta la fatica, la Casa di Dio deve essere meravigliosa!».
L'Angelo arrivò...
La donna chiese:
«Mi porti, adesso, nelle braccia di Dio?».
L'Angelo rispose:
«Dove credi, di essere stata, in tutto questo tempo?».





Convertirsi a Cristo significa in fondo proprio questo: uscire dall’illusione dell’autosufficienza per scoprire e accettare la propria indigenza, esigenza del suo perdono. 

- papa Benedetto XVI -

Bellissimo affresco di stile bizantino. Notate la presenza di Gesù Cristo e degli angeli nel momento fondamentale in cui il figlio "rientra in sé" e lo accompagna nel cammino di ritorno verso suo padre.

"La morte non è niente:

sono semplicemente passato, nella stanza accanto...
Io sono sempre io! Tu sei sempre tu!
Ciò che eravamo, l'uno per l'altro, lo siamo sempre...
Chiamami con il nome, con cui mi hai sempre chiamato!
Parlami, come hai sempre fatto!
Non usare un tono differente!
Non prendere un'aria mesta, o da cerimonia...
Continua a ridere, di ciò che ci faceva ridere, insieme!
Prega... Sorridi!".



Buona giornata a tutti. :-)