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domenica 1 luglio 2018

da: "La luna blu, il percorso inverso dei sogni" - Massimo Bisotti

Cosa vuol dire essere unica?
L’unica ti abiterà tutti gli scompartimenti aperti di un incontro inesorabile, persino quelli chiusi e quelli sconosciuti.
E tu vorrai sapere come riconoscerai l’unicità? Perderai il sonno. Sconvolgerai i tuoi progetti.
Vaneggerai proposte d’eternità, improvviserai dichiarazioni d’insana follia, avrai lo stomaco invaso da un’ansia innaturale.
Metterai una croce al centro esatto di quel te che credevi di conoscere, mentre cadranno le cose che pensavi di sapere.
Guiderai di fretta, in autostrada perché avrai bisogno di correre, di fendere l’aria con la mano fuori dal finestrino, di accendere una sigaretta, la radio, i sensi, di ascoltare musica trovandoci il suo nome, in tutta, senza sosta, infedele ai tuoi momenti per cause completamente estranee alla ragione.
Lei ti agiterà gli eventi, butterà fuori gli attimi, turberà le tue gracili certezze, ridisegnerà i sospiri, i brividi e l’immaginazione, ti lascerà giocare l’anima con la notte, per perderla e sdraiarti sul vento e le sue lucciole, lascerai che dorma dove vuole, che torni quando vuole, tanto saprai sempre dove va e quando torna quasi ti dispiacerà.
Inventerai un colore nuovo per farla addormentare, le cullerai i pensieri coprendola con attenzioni leggere.
Inizierai a spiare dietro le nuvole i suoi silenzi parlanti come se non t’importasse niente del cielo limpidissimo che hai sempre amato a dismisura, solo segnali onnipresenti nel desiderio che sale, che proverai a bloccare per poi cedere in un sospiro di benedetta e indecente liberazione.
Sparirai, annullerai gli appuntamenti.
Tutto quello che potrai avere non sarà quel che vuoi avere.
Tutti ti vedranno ma tu non ci sarai più. E gli altri saranno troppo lontani per accorgersi di quanto tu sia vicino a lei soltanto, troppo vicino a lei, troppo lontano dal resto, senza mai fartene accorgere, riconoscerai un profumo mai sentito dentro la tua stanza.
Affonderai le mani in una condizione interiore di bellezza totalizzante e ti perderai nel groviglio di una presenza semplice con l’illusione buona di potere finalmente sopravvivere ad un “per sempre”.

- Massimo Bisotti -

Fonte: "La luna blu - Il percorso inverso dei sogni", ed. LIT libri in tasca




Mi piacciono le donne che non si sono stancate di volere un amore che sazi la loro fame d'immenso. 
Quelle che hanno ancora voglia di risposte urgenti, risposte d'amore.
Quelle che hanno voglia di guardare un cielo sempre diverso, strane nuvole a cui disegnare forme di certezze e soprattutto piedi per sfidare la parola tardi.
Quelle che si sono rotte le braccia per far quadrare il bilancio di abbracci mancati, spaccate le labbra nell'attesa snervante di baci mai dati ma ora sanno che noi siamo qui per colmare quella fame d'immenso.
Noi a far rumore nei loro sogni per farle svegliare con il cuore felice. 
Noi per vederle ogni giorno nuove, se pur le stesse e ogni giorno innamorarci di nuovo. 
Amo le donne belle davvero, di una bellezza inarrivabile nemmeno da chi usa la bellezza per mestiere, perché negli occhi avranno il sorriso di chi sfida la vita, con l'umiltà di vincerne unicamente il dolore. 
E lo faranno e sapranno farlo al di là di noi ma restando con noi daranno una luce diversa anche ai nostri occhi e saremo più belli, saremo migliori.
E tu, se mi troverai, sarai Miss Anima nel mio mondo.

- Massimo Bisotti -





"Dovrei fare la raccolta differenziata delle cose da dire e di quelle da non dire.
Ma ciò che è giusto non sempre è meglio.
Mescolo sempre." 

- Massimo Bisotti -






"Se solo tu potessi davvero voltarti per guardare indietro ti accorgeresti di milioni di persone che non ti hanno mai visto e non ti volteresti più. 
Devi guardare avanti per vedere un volto che riconosci e non indietro. 
Quel che è rimasto indietro ha smesso di riconoscerti, quel che è rimasto indietro non voleva guardarti abbastanza".

- Massimo Bisotti -





Buona giornata a tutti. :-)




giovedì 21 giugno 2018

Poesie per l'estate, Umberto Saba, Giorgio Caproni, Arthur Rimbaud


Notte d’estate

Dalla stanza vicina ascolto care
voci nel letto dove il sonno accolgo.
Per l’aperta finestra un lume brilla,
lontano, in cima al colle, chi sa dove.
Qui ti stringo al mio cuore, amore mio,
morto a me da infiniti anni oramai.

Umberto Saba  – 

ma bonne nuit préférée ...

Vento di Prima Estate

A quest’ora il sangue
del giorno infiamma ancora
la gota del prato,
e se si sono spente
le risse e le sassaiole
chiassose, nel vento è vivo
un fiato di bocche accaldate
di bimbi, dopo sfrenate
rincorse.

 Giorgio Caproni – 

Edward Dufner (1872-1957), Sera d'estate



Sensazione

Le sere blu d’estate, andrò per i sentieri
graffiato dagli steli, sfiorando l’erba nuova:
ne sentirò freschezza, assorto nel mistero.
Farò che sulla testa scoperta il vento piova.
Io non avrò pensieri, tacendo nel profondo:
ma l’infinito amore l’anima mia avrà colmato,
e me ne andrò lontano, lontano e vagabondo,
guardando la Natura, come un innamorato.

- Arthur Rimbaud – 

Summer at the Coast of France
Tavik Frantisek Simon (1877-1942), 



Buona estate 😃



martedì 19 giugno 2018

Donne appassionate - Cesare Pavese

Le ragazze al crepuscolo scendendo in acqua,
quando il mare svanisce, disteso. Nel bosco
ogni foglia trasale, mentre emergono caute
sulla sabbia e si siedono a riva. La schiuma
fa i suoi giochi inquieti,lungo l'acqua remota.


Le ragazze han paura delle alghe sepolte
sotto le onde, che afferrano le gambe e le spalle:
quant'è nudo, del corpo. Rimontano rapide a riva
e si chiamano a nome, guardandosi intorno.
Anche le ombre sul fondo del mare, nel buio,
sono enormi e si vedono muovere incerte,
come attratte dai corpi che passano. Il bosco
è un rifugio tranquillo, nel sole calante,
più che il greto, ma piace alle scure ragazze
star sedute all'aperto, nel lenzuolo raccolto.
Stanno tutte accosciate, serrando il lenzuolo
alle gambe, e contemplando il mare disteso
come un prato al crepuscolo. Oserebbe qualcuna
ora stendersi nuda in un prato? Dal Mare
balzerebbero le alghe, che sfiorano i piedi,
a ghermire e ravvolgere il corpo tremante.
Ci son occhi nel mare, che traspaiono a volte.

Quell'ignota straniera, che nuotava di notte
sola e nuda, nel buio quando la luna,
è scomparsa una notte e non torna mai più.
Era grande e doveva esser bianca abbagliante
perchè gli occhi, dal fondo del mare, giungessero a lei.



- Cesare Pavese -

Henrietta Rae (1859-1928), The Sirens

Fu allor, che degli abissi biancheggianti
Le nereidi marine erser le ciglia,
E allo strano spettacolo i sembianti
Teneano immoti da la meraviglia.
Allor fu, che mortale occhio i raggianti
Corpi fruì dell’equorea famiglia,
E mirò delle ninfe alme l’aspetto
Nude, fuor delle spume, a mezzo il petto.

Gaio Valerio Catullo

Josef Ringeisen (1906-1998), Nereiden




Buona giornata a tutti. :-)







sabato 16 giugno 2018

Quando Dio creò l’amore - Bukowski Charles

Quando Dio creò l’amore non ci ha aiutato molto 
quando Dio creò i cani non ha aiutato molto i cani 
quando Dio creò le piante fu una cosa nella norma 
quando Dio creò l’odio ci ha dato una normale cosa utile 
quando Dio creò Me creò Me 
quando Dio creò la scimmia stava dormendo 
quando creò la giraffa era ubriaco 
quando creò i narcotici era su di giri 
e quando creò il suicidio era a terra.


Quando creò te distesa a letto 
sapeva cosa stava facendo 
era ubriaco e su di giri 
e creò le montagne e il mare e il fuoco 
allo stesso tempo
Ha fatto qualche errore 
ma quando creò te distesa a letto 
fece tutto il Suo Sacro Universo.


 - Charles Bukowski -


Andrei Belichenko (b. 1974)


La tua vita è la tua vita.
Non lasciare che le batoste la sbattano nella cantina dell’arrendevolezza.

Stai in guardia.
ci sono delle uscite.
Da qualche parte c’è luce.
Forse non sarà una gran luce ma la vince sulle tenebre.
Stai in guardia.
Gli dei ti offriranno delle occasioni.
Riconoscile, afferrale.
Non puoi sconfiggere la morte ma puoi sconfiggere la morte in vita, qualche volta.
E più impari a farlo di frequente, più luce ci sarà.
La tua vita è la tua vita.
Sappilo finché ce l’hai.
Tu sei meraviglioso gli dei aspettano di compiacersi in te.


 - Charles Bukowski -



Buona giornata a tutti. :-)






venerdì 15 giugno 2018

Sonetto 116 di William Shakespeare e Tutta intera di Charles Baudelaire

Non sia mai ch’io ponga impedimenti
All’unione di due anime fedeli; Amore non è amore
Se muta quando scopre un mutamento
O tende a svanire quando l’altro s’allontana.
Oh no! Amore è un faro sempre fisso
Che sovrasta la tempesta e non vacilla mai;
è la stella che guida di ogni barca,
il cui valore è sconosciuto, benchè nota la distanza.
Amore non è soggetto al Tempo, pur se rosee labbra
e gote dovran cadere sotto la sua curva lama;
Amore non muta in poche ore o settimane,
ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio;
se questo è un errore e mi sara’ provato,
io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato.

 - William Shakespeare -

William Adolphe Bouguereau (1825-1905), Elegy ou Douleur d'Amour (det.)

Tutta intera 

Stamani un demonio è salito
da me; poi, con dolci maniere,
per cogliermi incerto e smarrito,
m’ha detto: "puoi farmi sapere,
fra tutte le splendide cose
di cui si compone il suo incanto,
fra i bruni capelli e le rose
del seno, che fanno il suo vanto,
qual sia la più dolce?" e il mio cuore
rispose così all’aborrito:
"Tutto in lei è d’uguale splendore,
e nulla è da me preferito.
Poichè tutto in lei m’innamora,
non so quale cosa più m’importa.
Ella abbaglia come l’aurora
e come la notte conforta;
perchè l’armonia che governa
il suo corpo è tanto squisita
che stolto è colui che ne scerna
e stimi la gamma infinita.
Prodigio, che ha fuso e portato
i miei cinque sensi a una foce!
E’ musica il fresco suo fiato
e un dolce profumo la voce!"


- Charles Baudelaire -

Giuseppe De Sanctis (1858-1924), Teodora det.


Buona giornata a tutti. :-)




domenica 10 giugno 2018

Ho imparato a essere felice - Hermann Hesse

Ho imparato ad essere felice là dove sono.
 Ho imparato che ogni momento 
di ogni singolo giorno racchiude tutta la gioia, 
tutta la pace,
tutti i fili di quella trama che chiamiamo vita.
Il significato è posto in ogni istante, 
non c'è un altro modo per trovarlo.
Percepiamo solo e soltanto ciò che permettiamo 
a noi stessi di percepire, tutti i giorni,
un istante dopo l'altro.

- Herman Hesse -


Tienimi per mano al tramonto,
quando la luce del giorno si spegne
e l'oscurità fa scivolare il suo drappo di stelle...
Tienila stretta quando non riesco a viverlo
questo mondo imperfetto...
Tienimi per mano...
portami dove il tempo non esiste...
Tienila stretta nel difficile vivere.
Tienimi per mano...
nei giorni in cui mi sento disorientata...
cantami la canzone delle stelle dolce cantilena di voci respirate...
Tienimi la mano, e stringila forte
prima che l'insolente fato possa portarmi via da te...
Tienimi per mano e
non lasciarmi andare... mai...

- Herman Hesse -



Buona giornata a tutti. :-)

www.leggoerifletto.it



sabato 9 giugno 2018

Sereno e altre poesie - Giuseppe Ungaretti

Dopo tanta
nebbia
a una
a una
si svelano
le stelle
Respiro
il fresco
che mi lascia
il colore del cielo
Mi riconosco
immagine
passeggera
Presa in un giro
Immortale.

- Giuseppe Ungaretti - 


Il vero amore è come una finestra illuminata in una notte buia. 
Il vero amore è una quiete accesa.

- Giuseppe Ungaretti -



Allegria di naufragi

E subito riprende
il viaggio
come
dopo il naufragio
un superstite
lupo di mare.

- Giuseppe Ungaretti -



Buona giornata a tutti. :-)





domenica 3 giugno 2018

Come ascoltarti? - Luce Irigaray

Cominciamo di qui: come ascoltarti? 
Non si tratta di ascoltare un messaggio in funzione di un contenuto già codificato dalla società e dalla lingua. 
Certo, ciò è sempre utile. Se mi indichi l’ora del tuo arrivo o della tua chiamata, è utile che io capisca per essere presente a questo appuntamento. 
Se mi indichi l’ora del tuo arrivo o della tua chiamata, è utile che io capisca per essere presente a questo appuntamento. 
Se mi dici il luogo del nostro incontro, è necessario che io ti senta per recarmici ... Ma questa comunicazione è insufficiente per tessere alleanze e storie tra due soggetti. E neppure vi riuscirà l’espressione dell’affetto soggettivo. 
Infatti posso consolare il tuo dolore, ma esso non è necessariamente il frutto della tua intenzione, e non necessariamente mi aiuta nel mio divenire ... Dunque ti ascolto non è aspettare o sentire da te un’informazione o l’espressione semplice di un sentimento ... 
Ti ascolto è ascoltare la tua parola come unica, irriducibile, in particolare irriducibile alla mia parola, come nuova, ancora sconosciuta. 
È sentirla come la manifestazione di un’intenzione, di un divenire umano, spirituale ... ti ascolto come un altro trascendente a me che richiede il passaggio a una nuova dimensione. 
Ti ascolto: percepisco ciò che dici, vi sono attenta(o), cerco di sentirvi la tua intenzione. 
Questo non significa “ti capisco, ti conosco, quindi non ho bisogno di ascoltarti e posso persino prescriverti un divenire”. 
No, ti ascolto come colui e ciò che non conosco ancora, a partire da una libertà e una disponibilità che riservo per questo avvenimento. 
Ti ascolto; favorisco l’emergere di un non-avvenuto, di un divenire, di una crescita, talvolta di una nascita. “Ti ascolto” lascia spazio per il non-ancora-codificato, per il silenzio, preserva un luogo di esistenza, di iniziativa, di libera intenzionalità, di sostegno al tuo divenire.
Ti ascolto non a partire da ciò che so, che sento, che sono già, e neppure in funzione di ciò che sono già il mondo e la lingua, dunque in modo, in un certo senso, formale. 
Ti ascolto piuttosto come la rivelazione di una verità non ancora manifestata, la tua, e quella del mondo rivelato attraverso di te e da te. 
Ti do del silenzio, in cui il futuro di te – e forse di me, ma con te e non come te e senza di te – può emergere e fondarsi ... questo silenzio è spazio-tempo che ti è offerto senza riti né verità stabilite, a priori. 
È costituzione di un’apertura a te, all’altro che non è e non sarà mio. 
Questo silenzio è possibile grazie al fatto che né io né tu sono un tutto, che siamo entrambi limitati, segnati dal negativo, differenti senza gerarchia. Questo silenzio è il primo gesto dell’amo a te ... 
Questo silenzio è condizione di un possibile rispetto di me e dell’altro nei loro limiti. Esso suppone inoltre che il mondo già esistente, anche nella sua forma filosofica o religiosa, non sia considerato compiuto, già manifestato o già rivelato. 
Perché io possa tacere e ascoltare, ascoltarti, senza presupposti, senza imperativi segretamente all’opera – rivolti a te o a me – è necessario che il mondo non sia già concluso, che sia ancora aperto, che il futuro non sia determinato dal passato. 
Tutte queste condizioni sono indispensabili perché io ascolti realmente ... Ascoltarti richiede dunque che io mi renda disponibile, che sia ancora e sempre capace di silenzio. questo gesto, fino a un certo punto, mi libera. 
Ma soprattutto dà a te un luogo silenzioso in cui manifestarti, ti mette a disposizione uno spazio-tempo ancora vergine per il tuo apparire e le sue espressioni. 
Ti offre la possibilità di esistere, di esprimere la tua intenzione, la tua intenzionalità, senza gridare e persino senza chiedere, senza sovrastare, senza annullare, senza uccidere.

- Luce Irigaray -
da: "Amo a te: verso una felicità nella storia", Bollati Boringhieri, Torino 1993, pp; 118-122)



Buona giornata a tutti. :-)








venerdì 1 giugno 2018

da: Oceano Mare - Alessandro Baricco

Signore Buon Dio, abbiate pazienza, sono di nuovo io.
Dunque, qui le cose vanno bene, chi più chi meno, ci si arrangia, in pratica, si trova poi sempre il modo di cavarsela, voi mi capite, insomma, il problema non è questo.
Il problema sarebbe un altro, se avete la pazienza di ascoltarmi. 
Il problema è questa strada, bella strada questa che corre e scorre e soccorre, ma non corre diritta, come potrebbe e nemmeno storta come saprebbe, no. Curiosamente si disfa.
Credetemi (per una volta voi credete a me) si disfa. 
Dovendo riassumere, se ne va un po' di qua, un po' di là, presa da improvvisa libertà. Chissà.
Adesso, non per sminuire, ma dovrei spiegarvi questa cosa, che è cosa da uomini, e non è cosa da Dio, di quando la strada che si ha davanti si disfa, si perde, si sgrana, si eclissa, non so se avete presente, ma è facile che non abbiate presente, è una cosa da uomini, in generale, perdersi. 
Non è roba da Voi. Bisogna che abbiate pazienza e mi lasciate spiegare. Faccenda di un attimo. 
Innanzitutto non dovete farvi fuorviare dal fatto che, tecnicamente parlando, non si può negarlo, questa strada che corre, scorre, soccorre, sotto le ruote di questa carrozza, effettivamente, volendo attenersi ai fatti, non si disfa affatto.
Tecnicamente parlando.
Continua diritta, senza esitazioni, neanche un timido bivio, niente.
Diritta come un fuso. Lo vedo da me. Ma il problema, lasciatevelo dire, non sta qui. Non è di questa strada, fatta di terra e polvere e sassi, che stiamo parlando. La strada in questione è un'altra. E corre non fuori, ma dentro. 
Qui dentro. Non so se avete presente: la mia strada.
Ne hanno tutti una, lo saprete anche voi, che tra l'altro, non siete estraneo al progetto di questa macchina che siamo, tutti quanti, ognuno a modo suo. 
Una strada dentro ce l'hanno tutti, cosa che facilita, per lo più, l'incombenza di questo viaggio nostro, e solo raramente, ce lo complica. Adesso è uno dei momenti che lo complica. 
Volendo riassumere, è quella strada, quella dentro, che si disfa, si è disfatta, benedetta, non c'è più. 
Succede, credetemi, succede. 
E non è una cosa piacevole. 
Io credo che quella vostra trovata del diluvio universale, sia stata in effetti una trovata geniale. 
Perché a voler trovare un castigo, mi chiedo cosa sia meglio che lasciare un povero cristo da solo in mezzo a quel mare. Neanche una spiaggia. Niente. Uno scoglio. Un relitto derelitto. Neanche quello. Non un segno per capire da che parte andare, per andarci a morire.
... So perfettamente qual è la domanda, è la risposta che mi manca.
Corre questa carrozza, e io non so dove. Penso alla risposta, e nella mia mente diventa buio. 
Così questo buio io lo prendo e lo metto nelle vostre mani. 
E vi chiedo Signore Buon Dio di tenerlo con voi un'ora soltanto, tenervelo in mano quel tanto che basta per scioglierne il nero, per scioglierne il male che fa nella testa, quel buio nel cuore, quel nero, vorreste? 
Potreste anche solo chinarvi, guardarlo, sorriderne, aprirlo, rubargli una luce e lasciarlo cadere che tanto a trovarlo ci penso poi io, a vedere dov'è.
Una cosa da nulla per voi, così grande per me. 
Mi ascoltate Signore Buon Dio? Non è chiedervi tanto, è solo una preghiera, che è un modo di scrivere il profumo dell'attesa. Scrivete voi dove volete il sentiero che ho perduto. 
Basta un segno, qualcosa, un graffio leggero sul vetro di questi occhi che guardano senza vedere, io lo vedrò. Scrivete sul mondo una sola parola scritta per me, la leggerò. Sfiorate un istante di questo silenzio, lo sentirò. 
Non abbiate paura, io non ne ho. E scivoli via questa preghiera con la forza delle parole, oltre la gabbia del mondo, fino a chissà dove. Amen.

- Alessandro Barrico - 
da: “Oceano Mare” Feltrinelli Editore



“L’unica persona che mi abbia davvero insegnato qualcosa, un vecchio che si chiamava Darrell, diceva sempre che ci sono tre tipi di uomini: quelli che vivono davanti al mare, quelli che spingono dentro il mare, e quelli che dal mare riescono a tornare, vivi. E diceva: vedrai la sorpresa quando scoprirai quali sono i più felici. 
Io ero un ragazzo, allora. 
D’inverno guardavo le navi tirate in secca, tenute su da enormi stampelle di legno, con lo scafo in aria e la deriva a tagliare la sabbia come una lama inutile. E pensavo: io non mi fermerò qui. E’ dentro al mare che voglio arrivare. Perché se c’è qualcosa che è vero, in questo mondo, è laggiù. 
Ora sono laggiù, nel più profondo del ventre del mare. 
Sono ancora vivo perché ho ucciso senza pietà, perché mangio questa carne staccata dai cadaveri dei miei compagni, perché ho bevuto il loro sangue. Ho visto un’infinità di cose che dalla riva del mare sono invisibili. Ho visto uomini disfarsi e tramutarsi in bambini. E poi cambiare ancora e diventare bestie feroci. 
Ho visto sognare sogni meravigliosi, e ho ascoltato le storie più belle della mia vita, raccontate da uomini qualunque, un attimo prima di buttarsi in mare e sparire per sempre. 
Ho letto nel cielo segni che non conoscevo e fissato l’orizzonte con occhi che non credevo di avere. 
Cos’è l’odio, veramente, l’ho capito su queste assi insanguinate, con l’acqua del mare addosso a imputridire le ferite. E cos’è la pietà, non lo sapevo prima di aver visto le nostre mani di assassini accarezzare per ore i capelli di un compagno che non riusciva a morire. 
Ho visto la ferocia, nei moribondi spinti a calci giù dalla zattera, ho visto la dolcezza, negli occhi di Gilbert che baciava il suo piccolo Léon, ho visto l’intelligenza, nei gesti con cui Savigny ricamava il suo massacro, e ho visto la follia, in quei due uomini che una mattina hanno spalancato le ali e se ne sono volati via, nel cielo. 
Dovessi vivere ancora mille anni, amore sarebbe il peso lieve di Thérèse, tra le mie braccia, prima di scivolare tra le onde. E destino sarebbe il nome di questo oceano mare, infinito e bello. 
Non mi sbagliavo, là sulla riva, in quegli inverni, a pensare che qui era la verità. Ci ho messo anni a scendere fino in fondo al ventre del mare: ma quel che cercavo, l’ho trovato. Le cose vere. Perfino quella, di tutte, più insopportabilmente e atrocemente vera. E’ uno specchio, questo mare. Qui, nel suo ventre, ho visto me stesso. Ho visto davvero.

- Alessandro Baricco - 
“tratto da: "Libro secondo, Il ventre del mare"



Non è che la vita vada come tu te la immagini. 
Fa la sua strada. E tu la tua. 
Io non è che volevo essere felice, questo no. Volevo… salvarmi, ecco: salvarmi. Ma ho capito tardi da che parte bisognava andare: dalla parte dei desideri. Uno si aspetta che siano altre cose a salvare la gente: il dovere, l’onestà, essere buoni, essere giusti. 
No. Sono i desideri che salvano. Sono l’unica cosa vera. 
Tu stai con loro, e ti salverai. Però troppo tardi l’ho capito. 
Se le dai tempo, alla vita, lei si rigira in un modo strano, inesorabile: e tu ti accorgi che a quel punto non puoi desiderare qualcosa senza farti del male. 
E’ lì che salta tutto, non c’è verso di scappare, più ti agiti più si ingarbuglia la rete, più ti ribelli più ti ferisci. 
Non se ne esce. Quando era troppo tardi, io ho iniziato a desiderare. 
Con tutta la forza che avevo. 
Mi sono fatta tanto di quel male che tu non puoi nemmeno immaginare.

- Alessandro Barrico - 
da: “Oceano Mare” Feltrinelli Editore


Buona giornata a tutti. :-)