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lunedì 23 settembre 2024

Autunno e altre poesie - Salvatore Quasimodo

 Autunno mansueto, io mi posseggo
e piego alle tue acque a bermi il cielo,
fuga soave d’alberi e d’abissi.
Aspra pena del nascere
mi trova a te congiunto;
e in te mi schianto e risano:
povera cosa caduta
che la terra raccoglie.

- Salvatore Quasimodo -



S' ode ancora il mare

Già da più notti s'ode ancora il mare,
lieve, su e giù, lungo le sabbie lisce.
Eco d'una voce chiusa nella mente
che risale dal tempo; ed anche questo
lamento assiduo di gabbiani: forse
d'uccelli delle torri, che l'aprile
sospinge verso la pianura. Già
m'eri vicina tu con quella voce;
ed io vorrei che pure a te venisse,
ora, di me un'eco di memoria,
come quel buio murmure di mare.

- Salvatore Quasimodo -




Ti cammino sul cuore, 
ed è un trovarsi d’astri 
in arcipelaghi insonni.

- Salvatore Quasimodo -



In alto c'è un pino distorto;
sta intento ed ascolta l'abisso
col fusto piegato a balestra.

Rifugio d'uccelli notturni,
nell'ora più alta risuona
d'un battere d'ali veloce.

Ha pure un suo nido il mio cuore
Sospeso nel buio, una voce;
sta pure in ascolto, la notte.

- Salvatore Quasimodo -



Se mi desti t'ascolto, 
e ogni pausa è cielo in cui mi perdo,
serenità d'alberi a chiaro della notte. 

- Salvatore Quasimodo -



Buona giornata a tutti. :-)

giovedì 25 aprile 2024

Poesie in ricordo del 25 aprile

Per i morti della resistenza – Giuseppe Ungaretti

Qui
vivono per sempre
gli occhi che furono chiusi alla luce
perché tutti
li avessero aperti
per sempre
alla luce.


La madre del partigiano – Gianni Rodari

Sulla neve bianca bianca
c’è una macchia color vermiglio;
è il sangue, il sangue di mio figlio,
morto per la libertà.
Quando il sole la neve scioglie
un fiore rosso vedi spuntare:
o tu che passi, non lo strappare,
è il fiore della libertà.
Quando scesero i partigiani
a liberare le nostre case,
sui monti azzurri mio figlio rimase
a far la guardia alla libertà.

 

Alle fronde dei salici – Salvatore Quasimodo

E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.

25 aprile da Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino

Forse non farò
cose importanti,
ma la storia
è fatta di piccoli gesti anonimi,
forse domani morirò,
magari prima
di quel tedesco,
ma tutte le cose che farò
prima di morire
e la mia morte stessa
saranno pezzetti di storia,
e tutti i pensieri
che sto facendo adesso
influiscono
sulla mia storia di domani,

sulla storia di domani
del genere umano. 


Buona giornata a tutti :-)





mercoledì 18 ottobre 2023

Poesie sull' Autunno

 Autunno mansueto, io mi posseggo
e piego alle tue acque a bermi il cielo,
fuga soave d’alberi e d’abissi.

Aspra pena del nascere
mi trova a te congiunto;
e in te mi schianto e risano:

povera cosa caduta
che la terra raccoglie.

- Salvatore Quasimodo -

Ed è subito sera (Milano, Mondadori 2016) 


“Ottobre” 

Un tempo, era d’estate,
era a quel fuoco, a quegli ardori,
che si destava la mia fantasia.
Inclino adesso all’autunno
dal colore che inebria,
amo la stanca stagione
che ha già vendemmiato.

Niente più mi somiglia,
nulla più mi consola,
di quest’aria che odora
di mosto e di vino,
di questo vecchio sole ottobrino
che splende sulle vigne saccheggiate.

Sole d’autunno inatteso,
che splendi come in un di là,
con tenera perdizione
e vagabonda felicità,
tu ci trovi fiaccati,
vòlti al peggio e la morte nell’anima.

Ecco perché ci piaci,
vago sole superstite
che non sai dirci addio,
tornando ogni mattina
come un nuovo miracolo,
tanto più bello quanto più t’inoltri
e sei lì per spirare.

E di queste incredibili giornate
vai componendo la tua stagione
ch’è tutta una dolcissima agonia.

- Vincenzo Cardarelli - 


Autunno

Quando la terra
comincia a dormire
sotto una coperta
di foglie leggere,
quando gli uccelli
non cantano niente.
Quando di ombrelli
fiorisce la gente,
quando si sente
tossire qualcuno,
quando un bambino
diventa un alunno.
Ecco l’autunno!

- Roberto Piumini -


Buona giornata a tutti :-)








domenica 1 ottobre 2023

La pioggia nel pineto - Gabriele D’Annunzio

 Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.

Ascolta. Piove

dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove su i pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t’illuse, che oggi m’illude,
o Ermione.
Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitío che dura
e varia nell’aria
secondo le fronde
più rade, men rade.

Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
nè il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancóra, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immersi
noi siam nello spirto
silvestre,
d’arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.
Ascolta, ascolta. L’accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,

dall’umida ombra remota.

Più sordo e più fioco
s’allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s’ode voce del mare.
Or s’ode su tutta la fronda
crosciare
l’argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell’aria
è muta; ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell’ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.
Piove su le tue ciglia nere
sìche par tu pianga
 
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,

il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le pàlpebre gli occhi
son come polle tra l’erbe,
i denti negli alvèoli
con come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
(e il verde vigor rude
ci allaccia i mallèoli
c’intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri vólti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m’illuse, che oggi t’illude,
o Ermione.

- Gabriele D’Annunzio -




Un po' di sole, una raggera d'angelo,
e poi la nebbia; e gli alberi,
e noi fatti d'aria al mattino.

- Salvatore Quasimodo -
 Acque e terre



...Quest’è il giorno che salgono le nebbie dal fiume
nella bella città, in mezzo a prati e colline,
e la sfumano come un ricordo. I vapori confondono
ogni verde, ma ancora le donne dai vivi colori
vi camminano. Vanno nella bianca penombra
sorridenti: per strada può accadere ogni cosa.
Può accadere che l’aria ubriachi....

- Cesare Pavese -



Per questo preferisco di gran lunga l’autunno alla primavera, perché in autunno si guarda il cielo. In primavera la terra.

(Soren Kierkegaard)



lunedì 21 settembre 2020

Alle fronde dei salici di Salvatore Quasimodo e Veder cadere le foglie di Nazim Hikmet

E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
tra i morti abbandonati nelle piazze
sull'erba dura di ghiaccio, al lamento
d'agnello dei fanciulli, all'urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese:
oscillavano lievi al triste vento.


- Salvatore Quasimodo -



Veder cadere le foglie mi lacera molto 
soprattutto le foglie dei viali 
soprattutto se sono ippocastani 
soprattutto se passano bimbi 
soprattutto se il cielo è sereno 
soprattutto se ho avuto, quel giorno, 
una buona notizia 
soprattutto se il cuore, quel giorno, 
non mi fa male 
soprattutto se credo, quel giorno, 
che quella che amo mi ami 
soprattutto se quel giorno 
mi sento d’accordo 
con gli uomini e con me stesso. 
Veder cadere le foglie mi lacera dentro 
Soprattutto le foglie dei viali 
Dei viali d'ippocastano.

- Nazim Hikmet -



Quando, in autunno, raccogliete l'uva dalle vigne per il torchio, dite in cuor vostro: "Anch'io sono una vigna, e i miei frutti saranno raccolti per il torchio, e come vino nuovo sarò tenuto in botti eterne". 

Kahlil Gibran - 





Buona giornata a tutti. :-)

www.leggoerifletto.it

sabato 7 dicembre 2019

L’albero che tornò a casa - don Bruno Ferrero


Il piccolo abete aveva impiegato tutta l’estate a crescere. Si era proprio messo d’impegno e ora giocava felice con i venti invernali. 
Si sentiva abbastanza robusto per resistere anche ai più forti. Le radici, che si erano ramificate in profondità, conferivano al giovane abete una baldanzosa sicurezza.
Ma una gelida mattina di dicembre, mentre i fiocchi di neve sfarfallavano pigri, l’abete avvertì uno strumento acuminato che gli tagliava e strappava le radici.
Poco dopo due mani d’uomo, rudi e sgarbate, lo estirparono dalla terra e lo caricarono nel baule puzzolente di un’automobile che ripartì subito verso la città. Il viaggio fu terribile per il povero abete, che pianse tutte le sue lacrime di profumata resina.
Dopo mille dolorosi sballottamenti, si ritrovò finalmente alla luce. Lo misero in un grosso vaso, in bella mostra. La terra del vaso era fresca e l’abete ebbe un po’ di sollievo e ricominciò a sperare. Divenne perfino euforico, quando mani di donna e piccole mani di bambini cominciarono a infilare tra i suoi rami fili dorati, luci colorate e lustrini scintillanti.
“Mi credono il re degli alberi”, pensava. “Sono stato veramente fortunato.  Altro che starmene là al freddo e alla neve…”.
Per un po’ di giorni tutto andò bene. L’abete faceva un figurone, nel suo abbigliamento luccicante. Era contento anche del presepio che avevano collocato ai suoi piedi: guardava con commozione Maria e Giuseppe, il Bambino nella mangiatoia e anche l’asino e il bue.
Di sera, quando tutte le piccole luci colorate erano accese, gli abitanti della casa lo guardavano e facevano: “Ooooh, che bello!”.
Poi gli venne sete. Sul principio era sopportabile. “Qualcuno si ricorderà di sicuro di darmi un po’ d’acqua”, pensava l’abete. Ma nessuno si ricordava e la sofferenza dell’abete divenne terribile. I suoi aghi, i suoi bellissimi aghi verde scuro, cominciarono a ingiallire e cadere. Si rese conto che aveva lentamente cominciato a morire.
Una sera, ai suoi piedi vennero ammucchiati molti pacchetti confezionati con carta luccicante e nastri colorati. 
C’era molta eccitazione nell’aria. Il mattino dopo scoppiò il finimondo: bambini e adulti aprivano i pacchetti, gridavano, si abbracciavano. L’abete riuscì appena a pensare: “Tutti qui parlano d’amore, ma fanno morire me…”. Improvvisamente una piccola mano lo sfiorò. La sorpresa dell’abete fu infinita: davanti a lui c’era il Bambino del presepio.
“Piccolo abete”, disse il Bambino Gesù, “vuoi tornare a vivere nel tuo bosco, in mezzo ai tuoi fratelli?”.  “Oh sì, per piacere!”.
“Ora, che hanno avuto i regali, non gliene importa più niente di te… E nemmeno di me”. 
Il Bambino Gesù prese l’abete, che d’incanto ridivenne verde e vigoroso. Poi insieme volarono via dalla finestra.

Tratto da “Le storie del Buon Natale” di Bruno Ferrero


Il presepe

Guardo il presepe scolpito,

dove sono i pastori appena giunti
alla povera stalla di Betlemme.
Anche i Re Magi nelle lunghe vesti
salutano il potente Re del mondo.
Pace nella finzione e nel silenzio
delle figure di legno: ecco i vecchi
del villaggio e la stella che risplende,
e l'asinello di colore azzurro.
Pace nel cuore di Cristo in eterno;
ma non v'è pace nel cuore dell'uomo.
Anche con Cristo e sono venti secoli
il fratello si scaglia sul fratello.
Ma c'è chi ascolta il pianto del bambino
che morirà poi in croce fra due ladri?

- Salvatore Quasimodo

La conclusione della poesia di Quasimodo è molto amara e l’autore sembra affermare l'inutilità della venuta di Gesù in mezzo a noi.
La nostra amarezza nello sperimentare ogni giorno che la durezza dei nostri cuori rende vano il messaggio di amore e di pace che Cristo ci ha portato.

Il Signore ci doni la grazia di una fede più forte e tenace per comprendere che celebrare il Natale significa proclamare che nonostante tutto l’amore di Dio trionferà.


Buona giornata a tutti :-)


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