Ci vorrebbe un telefono azzurro anche per la liturgia.
Anzi, soprattutto per la liturgia. Un telefono al quale i cattolici normali
possano rivolgersi con fiducia e denunciare gli abusi. "Pronto, Telefono
Azzurro per la Santa Messa? Volevo segnalarvi che nella parrocchia XY il prete
Taldeitali fa tenere l'omelia alla suora laica che assomiglia a Rosy
Bindi". E, dall'altra parte del cavo, solerti operatori impegnati a
stilare un cahier de doléance da girare, in forma ufficiale, alla Chiesa
Cattolica apostolica di Roma. E poi ci vorrebbe l'altrettanto solerte
intervento di Roma.
Il primo sintomo dell'epidemia di abuso liturgico sta nella
rottura definitiva dell'unità della Messa. Chiesa che vai, liturgia che trovi.
Il periodo estivo, con le sue escursioni per spiagge, valli, monti, colline e
vecchi borghi, è stato l'occasione tragica per riscontrare l'esistenza di una
molteplicità di riti, che nessuno è umanamente in grado di catalogare. Per
tentare una classificazione di questo scempio da decenni tollerato, quando non
incoraggiato, dalle gerarchie, bisogna individuare alcune macro-categorie di
orrori.
Le Chiese ridotte a luoghi profani
II primo abuso, il più diffuso, è consistito e consiste nella inesorabile riduzione delle chiese a luoghi profani. Luoghi nei quali si entra e si esce come da un centro commerciale, senza genuflessione e senza saluto al Santissimo Sacramento, che del resto in moltissime chiese è relegato in posizioni misteriose ed introvabili, quando non addirittura fatto accomodare in locali attigui al tempio. I protagonisti di questa secolarizzazione delle chiese sono gli architetti e chi li ha incaricati, che hanno realizzato mostruosi edifici, i quali nulla hanno di sacro e spiccano anzi per la loro oggettiva bruttezza.
La conseguenza di questa autentica profanazione è che le chiese sono diventate luoghi importanti solo quando vi si riunisce l'assemblea e inizia quella che menti teologiche raffinate definiscono "l'azione liturgica". Fino a un secondo prima della Messa, la folla discorre amabilmente, si guarda in giro per vedere chi ci sia, controlla già impaziente l'orologio. Gli inginocchiatoi, per una preghiera di preparazione alla Messa, restano desolatamente vuoti, sempre che ancora siano presenti. Del resto, non è raro che lo stesso sacerdote giunga trafelato in sacrestia all'ultimo minuto, indossando in fretta e furia casule di nylon su camicioni dotati di praticissime cerniere lampo.
Finita la Messa, in chiesa si scatena la bagarre, come all'uscita da San Siro a fine partita: la gente per lo più si da a una fuga precipitosa, altri si salutano calorosamente e ad alta voce si raccontano le ultime novità. Insomma, si "da corpo a una comunità viva".
Il ringraziamento nel raccoglimento e nel silenzio? Roba preconciliare.
Nel tabernacolo, Nostro Signore presente nel Santissimo Sacramento, del tutto ignorato, assiste solo e silenzioso alla volgarizzazione della sua casa.
Nella quale non mancheranno, ovviamente, applausi ai funerali, discorsi dal pulpito di sindaci atei per commemorare il defunto, concerti e conferenze, senza nemmeno preoccuparsi di lasciare vuoto il tabernacolo.
Il sacerdote che celebra a braccio
È sempre più frequente che il prete scelga di tradurre con le sue parole alcuni
pezzi della Messa o anche di sottoporli a una specie di spiegazione alla Piero
Angela di "SuperQuark": "Ecco, adesso recitiamo questa
preghiera, dalla quale si capisce che Gesù ci ama". Dal che si intuisce
come nemmeno l'abolizione della temutissima Messa in latino sia stata
sufficiente a spiegare ed a far capire tutto al volgo cattolico. Ci vuole la
spiegazione del Mistero, il cartello da museo di scienze naturali per svelare
ciò che Dio stesso ha voluto fosse velato ai nostri sensi, come recita la
splendida preghiera di Tommaso d'Aquino.
L'andirivieni per le Letture & le "quote rosa"
Una delle pietre miliari consiste nel protagonismo dei laici. I quali devono
conquistare più metri possibili sull'altare, proprio come i giocatori di rugby
devono guadagnare campo per avvicinarsi alla meta.
Il reclutamento di tali laici
da liturgia subisce sorti altalenanti: si va dalle parrocchie (poche) nelle
quali cattolici adulti sgomitano per avere un ruolo e così "animare la
Messa", a parrocchie (quasi tutte) in cui i laici vivono con fastidio o
persino terrore il reclutamento frettoloso che precede la Messa (o che avviene
a Messa già iniziata). Alcuni agenti del parroco vagano alla ricerca di chi
"farà la prima" (lettura) o di chi porterà all'altare le offerte.
Avendo cura di garantire che il 50% dei lettori siano donne, in omaggio al
genio femminile. Che viene parimenti esaltato anche dal numero di chierichette
dalle lunghe chiome fluenti che occupano l'altare, a tutto detrimento dei
declinanti e ormai rari chierichetti di sesso maschile.
Il Vangelo letto dal popolo e le Messe parzialmente scremate
La logica di occupazione dell'altare da parte dei laici spinge anche a far
leggere il Vangelo a laici, suore e catechisti.
Affidando loro pure il compito
di commentare. In alcune chiese si sperimenta da anni una sorta di rito
parallelo: l'assemblea in chiesa, i bambini del catechismo in un locale
diverso, con letture adattate alle loro povere menti e predica del catechista;
cui poi segue ricongiungimento dei due gruppi al momento della consacrazione.
L'Omelia vuota e inascoltabile
Non si tratta propriamente di abuso liturgico, ma di abuso della pazienza dei
fedeli. Sarebbe auspicabile una moratoria dalle prediche di almeno un anno, per
verificare se alla fine il silenzio non possa risultare più sano delle ormai
trite e ritrite dosi di cattiva teologia tardo novecentesca, cui è
drammaticamente aggrappata gran parte del clero attuale.
È la Preghiera dei fedeli o la scaletta del TG?
È uno dei momenti più tragici della Messa domenicale, nel quale spesso i fedeli assistono attoniti al trionfo del politicamente corretto, navigano nel banal grande di un'agenda delle intenzioni che è dettata dal Tg1 della sera, subiscono un diluvio di parole che abbracciano così tante intenzioni da essere riassumibili in un'unica, brevissima preghiera:"Signore, ascolta tutte le preghiere di ciascuno di noi, Amen".
La Consacrazione, questa sconosciuta
Quello che è, appunto, il Sacrificio e dunque il cuore della Messa scorre via spesso come un breve, rapidissimo momento qualsiasi del rito. Anzi, sotto il profilo quantitativo e perfino rituale, la lettura della "Parola" la predica, perfino la preghiera dei fedeli e l'offertorio, sovrastano in modo impressionante la fase della consacrazione.
Potremmo dire che la assorbono, a causa di sacerdoti che la celebrano con la lena di un velocista, riducono l'elevazione a un istante infinitesimale, scelgono da sempre la preghiera di consacrazione più rapida e mai quella più simile alla Messa antica; e non si inginocchiano, limitandosi a un deferente inchino orientaleggiante.
Comunione o tavola calda?
La profanazione cui è sottoposto Nostro Signore nelle Sacre Specie è la parte
più dolorosa degli abusi liturgici. A cominciare dalla diffusione pressoché
plebiscitaria della comunione sulla mano, che venne introdotta dai vescovi italiani
come eccezione, sotto forma di indulto, di concessione particolare.
E che oggi
è invece il modo ufficiale di ricevere il Santissimo.
Con una serie di modalità
e di strani contorcimenti dei fedeli che pigliano quanto volevano e poi se ne
tornano al posto.
E' indiscutibile che, con queste modalità, la dispersione
delle Sacre Specie e la conseguente profanazione del Corpo e del Sangue di
Nostro Signore è certa. Come pure aumentano a dismisura i rischi di
asportazione della Comunione. Circostanze, che renderebbero necessario
abbandonare subito la distribuzione sulle mani.
Il famigerato "Alleluia delle lampadine"
Tra tutte le orrende e non di rado eretichieggianti composizioni, che allietano
la cosiddetta assemblea, questo è l'inno nazionale di tutti gli scempi
musicali, che si sono sprigionati dopo l'abbandono del gregoriano.
Questo
canto-ballo rappresenta in modo emblematico la trasformazione della Messa da
sacrificio a banchetto allegrone, nel quale tragicamente, come dicono le parole
del testo, "la festa siamo noi". E non più Gesù Cristo.
- Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro -
Fonte: Radici Cristiane, Ottobre 2013 (n.88)
(le foto sono state prese dal web)
Buona giornata a tutti. :-)