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giovedì 23 dicembre 2021

Credere al Natale - don Bruno Ferrero

C'era una volta un uomo che non credeva nel Natale.
Era una persona fedele e generosa con la sua famiglia e corretta nel rapporto con gli altri, però non credeva che Dio si fosse fatto uomo come, secondo quanto afferma la Chiesa, è successo a Natale.
Era troppo sincero per far vedere una fede che non aveva , disse una volta alla moglie che era credente :
"Mi dispiace molto, però non riesco a capire che Dio si sia fatto uomo; non ha senso per me."
Una notte di Natale, sua moglie e i figli andarono in chiesa per la messa di mezzanotte. Lui non volle accompagnarli e disse :
"Se venissi con voi mi sentirei un ipocrita. Preferisco restare a casa. Vi starò ad aspettare."
Poco dopo la famiglia uscì mentre iniziò a nevicare.
Si avvicinò alla finestra e vide come il vento soffiava sempre più forte e pensò:
"Se è Natale , meglio che sia bianco "
Tornò alla sua poltrona vicino al fuoco e cominciò a leggere un giornale. Poco dopo venne interrotto da un rumore seguito da un altro e subito da altri. Pensò che qualcuno stesse tirando delle palle di neve sulla finestra della sala da pranzo.
Uscì per andare a vedere e vide alcuni passerotti feriti, buttati sulla neve. La tormenta li aveva colti di sorpresa e, per la disperazione di trovare un rifugio, avevano cercato inutilmente di attraversare i vetri della finestra e disse :
" Non posso permettere che queste povere creature muoiano di freddo... però come posso aiutarle ? "
Pensò che la stalla dove si trovava il cavallo dei figli sarebbe stato un buon rifugio, velocemente si mise la giacca, gli stivali di gomma e camminò sulla neve fino ad arrivare nella stalla, spalancò le porte e accese la luce. Però i passerotti non entrarono , pensò :
" Forse il cibo li attirerà,"
Tornò a casa per prendere delle briciole di pane e le disseminò sulla neve facendo un piccolo cammino fino alla stalla.
Si angustió nel vedere che gli uccelli ignoravano le bricciole e continuavano a muovere le ali disperatamente sulla neve. Cercò di spingerle in stalla camminando intorno a loro e agitando le braccia. Si dispersero nelle diverse parti meno che verso il caldo e illuminato rifugio e pensò :
" Mi vedono come un estraneo che fa paura , non mi viene in mente nulla perché possano fidarsi di me... Se solo potessi trasformarmi in uccello per pochi minuti, forse riuscirei a salvarli "

In quel momento le campane della chiesa cominciarono a suonare. L'uomo restò immobile, in silenzio, ascoltando il suono gioioso che annunciava il Natale. Allora si inginocchiò sulla neve e disse :

" Ora si, capisco, ora vedo perché hai dovuto fare tutto questo!"

- don Bruno Ferrero - 



La stella - Klaus Hemmerle

La stella non si è ingannata,
quando ha chiamato chi era più lontano,
perché si incamminasse verso il Dio a lui vicino.

La stella non si è ingannata,
indicando la via del deserto,
la più umile, la più dura.

La stella non si è ingannata,
fermandosi sopra le case di gente umile:
è nato là il grande futuro.

Il tuo cuore non si è ingannato,
mettendosi in cammino,
in cerca dell'ignoto.

Il tuo cuore non si è ingannato,
non cedendo
alla vana impazienza.

Il tuo cuore non si è ingannato,
inginocchiandosi
dinanzi al Bambino.

- Klaus Hemmerle -





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lunedì 28 dicembre 2020

Dov'è finita la stella cometa? . don Bruno Ferrero


Quando i Re Magi lasciarono Betlemme, salutarono cortesemente Giuseppe e Maria, baciarono il piccolo Gesù, fecero una carezza al bue e all'asino. 
Poi, con un sospiro, salirono sulle loro magnifiche cavalcature e ripartirono.
«La nostra missione è compiuta!», disse Melchiorre, facendo tintinnare i finimenti del suo cammello. 
«Torniamo a casa!», esclamò Gaspare, tirando le briglie del suo cavallo bianco. 
«Guardate! La stella continua a guidarci», annunciò Baldassarre.
La stella cometa dal cielo sembrò ammiccare e si avviò verso Oriente. 
La corte dei Magi si avviò serpeggiando attraverso il deserto di Giudea. 
La stella li guidava e i Magi procedevano tranquilli e sicuri. Era una stella così grande e luminosa che anche di giorno era perfettamente visibile. Così, in pochi giorni, i Magi giunsero in vista del Monte delle Vittorie, dove si erano trovati e dove le loro strade si dividevano.
Ma proprio quella notte cercarono invano la stella in cielo. 
Era scomparsa. «La nostra stella non c'è più», si lamentò Melchiorre. «Non l'abbiamo nemmeno salutata». C'era una sfumatura di pianto nella sua voce. «Pazienza!», ribatte Gaspare, che aveva uno spirito pratico. «Adesso possiamo cavarcela da soli. Chiederemo indicazioni ai pastori e ai carovanieri di passaggio».
Baldassarre scrutava il cielo ansiosamente; sperava di rivedere la sua stella. 
Il profondo e immenso cielo di velluto blu era un trionfo di stelle grandi e piccole, ma la cometa dalla inconfondibile luce dorata non c'era proprio più. «Dove sarà andata?», domandò, deluso. 
Nessuno rispose. In silenzio, ripresero al marcia verso Oriente.
La silenziosa carovana si trovò presto ad un incrocio di piste. Qual'era quella giusta? Videro un gregge sparso sul fianco della collina e cercarono il pastore. Era un giovane con gli occhi gentili nel volto coperto dalla barba nera. Il giovane pastore si avvicinò e senza esitare indicò ai Magi la pista da seguire, poi con semplicità offrì a tutti latte e formaggio. In quel momento, sulla sua fronte apparve una piccola inconfondibile luce dorata.
I Magi ripartirono pensierosi. Dopo un po', incontrarono un villaggio. 
Sulla soglia di una piccola casa una donna cullava teneramente il suo bambino. Baldassarre vide sulla sua fronte, sotto il velo, una luce dorata e sorrise. Cominciava a capire.
Più avanti, ai margini della strada, si imbatterono in un carovaniere che si affannava intorno ad uno dei suoi dromedari che era caduto e aveva disperso il carico all'intorno. Un passante si era fermato e lo aiutava a rimettere in piedi la povera bestia. Baldassarre vide chiaramente una piccola luce dorata brillare sulla fronte del compassionevole passante.
«Adesso so dov'è finita la nostra stella!», esclamò Baldassarre in tono acceso. «È esplosa e i frammenti si sono posati ovunque c'è un cuore buono e generoso!». 
Melchiorre approvò: «La nostra stella continua a segnare la strada di Betlemme e a portare il messaggio del Santo Bambino: ciò che conta è l'amore». 
«I gesti concreti dell'amore e della bontà insieme formano la nuova stella cometa», concluse Gaspare. 
E sorrise perché sulla fronte dei suoi compagni d'avventura era comparsa una piccola ma inconfondibile luce dorata.

Ci sono uomini e donne che conservano in sé un frammento di stella cometa. Si chiamano cristiani.

- don Bruno Ferrero - 
da: L'iceberg e la duna


“Guarda agli alberi, guarda agli uccelli, guarda alle nuvole, guarda alle stelle... e se hai occhi sarai in grado di vedere che l’intera esistenza è gioiosa. Tutto è semplicemente felice. Gli alberi sono felici senza nessuna ragione; non sono destinati a diventare primi ministri o presidenti e non diventeranno ricchi e non avranno mai un conto in banca. 
Guarda ai fiori - senza motivo. È semplicemente incredibile quanto siano felici i fiori.”

- Osho -


Buona giornata a tutti. :-)






domenica 27 dicembre 2020

La preghiera dell'asino di Betlemme

 Signore,

credo d'averti già molestato troppo chiedendoti di liberarmi da questa stupida vita d'asino di un piccolo paese ai margini della Palestina.

Quante volte mi è venuto il desiderio di diventare feroce o velenoso come tante altre bestie, giusto per obbligare gli uomini ad essere più accorti nei miei confronti, ma non te ne sei curato.
Con testarda tenacia ho nutrito il desiderio di libertà, ma non mi è stato possibile fuggire da questo carico, sempre meno sopportabile; non mi è stato possibile fuggire dal peso che gli altri hanno caricato sulle mie spalle, senza chiedermi nulla, né consenso né permesso, incuranti delle mie ginocchia traballanti.
Ti ho supplicato di allontanare almeno la verga del mio aguzzino, che batteva la mia schiena ad ogni tentativo di alzare la testa.
Non sapevo neanche com'è il sole di cui sentivo il calore sulle spalle!
Sconosciuta era per me la bellezza della luna e delle stelle che di notte rischiarano le vie.
Comunque grazie! Per quella notte di grazia.
Doveva essere gravosa e buia come tutte le altre, invece ha cambiato il contenuto dei miei pensieri, il corso della mia vita.
L'uomo e la donna che hai mandato nella mia stalla, non sono venuti né con la forza né con il bastone, non fremevano né minacciavano.
Sono entrati piano, umilmente e modestamente.
E allora nell'attimo più buio della notte, ho visto il Sole in persona.
Quella luce e quel calore verso i quali ho anelato tutta la vita.
A notte fonda, attorno al Bambino adagiato sulla greppia è risuonato un canto:
"Astro del ciel, Pargol divin, mite Agnello Redentor!".
In un istante ho sentito di non valere meno degli angeli.
Davanti a me e davanti a loro si trovava lo stesso mistero.
Non da meno era la mia meraviglia di fronte al miracolo avvenuto!
Proprio quando mi sono inginocchiato davanti a questo Mistero, hai reso salde le mie ginocchia vacillanti, con la forza che lui emanava hai dato fermezza alle mie membra.
Grazie Signore,
perché mi hai liberato a modo tuo e non come io ti ho chiesto.
Non mi hai dato una vita lunga, però me l'hai riempita di senso.
Non hai maledetto le tenebre che mi avvolgevano, però mi hai mostrato la luce.
Quando non ho potuto né saputo alzare la testa, tu ti sei chinato davanti a me per mostrarti.
Non hai tolto la croce dalle mie spalle, mi hai insegnato come portarla.
Sono diventato orgoglioso di me imparando che è virtuoso portare i pesi degli altri.
Mi hai aperto la porta della conoscenza quando mi hai persuaso che il tuo giogo è dolce, il carico leggero.
Ora lo sai perché ho accettato con gioia l'ulteriore peso, perché mi sono offerto per il viaggio in Egitto, nonostante gli sforzi e i pericoli.
Grazie,
perché hai scelto me e la mia misera specie per servire la Sacra Famiglia.
Una sola cosa mi ha messo in imbarazzo: quando mi hanno cambiato il nome,
ma ora so che il mio nome era proprio quello, e sono fiero di essere chiamato Cristoforo, portatore di Cristo.




Il Natale è fermarsi a contemplare quel Bambino, il Mistero di Dio che si fa uomo nell’umiltà e nella povertà, ma è soprattutto accogliere ancora di nuovo in noi stessi quel Bambino, che è Cristo Signore, per vivere della sua stessa vita, per far sì che i suoi sentimenti, i suoi pensieri, le sue azioni, siano i nostri sentimenti, i nostri pensieri, le nostre azioni. 
Celebrare il Natale è quindi manifestare la gioia, la novità, la luce che questa Nascita ha portato in tutta la nostra esistenza, per essere anche noi portatori della gioia, della vera novità, della luce di Dio agli altri. 

(papa Benedetto XVI)



 

Buona giornata a tutti. :-)

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venerdì 25 dicembre 2020

Il tuo Natale - Mons. Fortunato Spertini

Il tuo Natale, Signore, è anche il mio.
Natale di gioia, di pace, di speranza.
Natale atteso da secoli, giorno di luce
per i profeti, i poveri, i semplici e i sofferenti.


Sei venuto, Signore, non hai deluso,
sei stato fedele, buono, ineffabile nel tuo amore.
All'umanità tutta hai guardato,
agli uomini di allora, di oggi, di sempre, e anche a me.


Non ti ha fermato nessuno, non ti ha fermato nulla:
non ti ha fermato la povertà, l'indifferenza,
l'esilio, il peccato degli uomini, neppure il mio peccato.
Tu sei buono, Signore, e grande è il tuo amore per noi.
Cantano "gloria" gli angeli, cantano "gloria" le genti,
canto anch'io il mio inno di lode, di gratitudine e di speranza.

E ti prego, Signore Gesù: dona a tutti noi,
tuoi figli, tuoi fratelli, tuoi amici, di saper capire,
di saper accogliere, di saper vivere
il tuo dono, il tuo amore, la tua luce,
la tua pace, l'unica vera pace.


Ai soli, Signore, e sono tanti,
a quanti soffrono l'ingiustizia,
la violenza, la paura, la disoccupazione,
un passato di delusioni, un futuro incerto, e sono tanti;
ai giovani senza ideali, amareggiati, arrabbiati,
finiti, senza amore, senza lavoro, senza amicizia,
senza accoglienza, e sono tanti;
alle famiglie povere in cui manca tutto,
alle famiglie ferite da divisioni, rapimenti, lutti,
alle famiglie che attendono chi non tornerà, e sono tante;
a tutti i ragazzi, a tutti i giovani,
a tutti gli uomini e le donne dona la pace,
dona un cuore che sappia amare, perdonare,
aiutare, soffrire con Te;
dona la forza di rispondere alla violenza, all'odio,
all'indifferenza con la tua parola, con la tua legge:
parola di pace, legge di amore.


Dona a quanti credono in Te, Signore,
che ti hanno atteso, che ti aprono la mente e la casa,
dona a tutti noi, Signore, il coraggio di farci
piccoli e semplici per servire come Te,
per amare come Te, per parlare di Te.


Donaci, o Signore, di vivere il Natale come Maria
tua Madre tutta santa.
Donaci di porgere nel tuo nome una mano a chi soffre,
il cuore a chi cerca, la vita a chi non sa che Tu sei qui,
tra noi e cammini con noi.
Questo Natale, o Signore,
sia per tutti come il tuo:
la vita che torna
e la speranza che fa camminare.

- Mons.Fortunato Spertini -




Il Natale è un sorriso dal cielo, è la gioia nel cuore, è scoprire che non solo a Dicembre il Natale brilla nei nostri cuori.

- Stephen Littleword -



Possiamo immaginare con quale amore Maria sarà andata incontro alla sua ora, avrà preparato la nascita del suo Figlio. (…)
Il bimbo strettamente avvolto nelle fasce appare come un rimando anticipato all’ora della sua morte: Egli è fin dall’inizio l’Immolato (…) S. Agostino ha interpretato il significato della mangiatoia (…) come luogo in cui gli animali trovano il loro nutrimento.
Ora, però, giace nella mangiatoia Colui che ha indicato se stesso come il vero pane disceso dal cielo – come il vero nutrimento di cui l’uomo ha bisogno per il suo essere persona umana.
È il nutrimento che dona all’uomo la vita vera, quella eterna. 
In questo modo, la mangiatoia diventa un rimando alla mensa di Dio a cui l’uomo è invitato, per ricevere il pane di Dio.
Nella povertà della nascita di Gesù si delinea la grande realtà, in cui si attua in modo misterioso la redenzione degli uomini.

Joseph Ratzinger – Benedetto XV, L’infanzia di Gesù, LEV 2012, 82



Viene Colui che illumina l’uomo,
la Via, la Verità, e la Vita.
In Lui, per Lui, con Lui
ha senso il nostro Natale e il nuovo Anno.

L'augurio per tutti è che sia un sereno Natale.

Auguri da Stefania :-)



giovedì 24 dicembre 2020

E' per loro che voglio pregarti questa sera, a poche ore dal Natale - Luigi Maria Epicoco Ft

Non bisogna farsi piacere per forza la notte. Certe volte il buio che si avverte è insopportabile. 
E il Natale ne acuisce il dolore, perché è il tempo in cui il vuoto di 'chi' o di 'cosa' ci manca si fa sentire di più. 
So bene che a Natale c'è gente che soffre di più, e non prova nessuna gioia perché non vede nessuna nascita, nessuna speranza. 
Il vero problema è che nessuna nostra parola può aiutare queste persone che hanno tutto il diritto di star male nella loro notte. 
Eppure la fede ci dice che Gesù nasce in una notte. 
Non c'è luce, ma buio. 
Non c'è accoglienza, ma porte chiuse per Lui. 
Non c'è "posto adatto", ma "posto arrangiato". 
Se Gesù è venuto, lo ha fatto innanzitutto per coloro che non trovano nemmeno più parole per dire il loro dolore. E che cosa ha fatto per loro? Si è nascosto nella loro notte affinché al fondo di quel buio non ci fosse più un vuoto, ma Qualcuno. 
E perché non lo sentono? Perché certe volte il dolore ci toglie il realismo vero delle cose e ci fa sentire solo ciò che si vede. 
E' per loro che voglio pregarti questa sera, a poche ore dal Natale. 
Per loro ti prego Signore, Vieni! 
Rompi la monotonia dei pensieri negativi e fai nascere il dubbio che forse c'è speranza. 
Strappali dalla passività di chi non vuole fare più nulla e spingili a uscire dai recinti dove si sono chiusi a chiave. 
Fagli alzare gli occhi a guardare bene il buio e dona loro un firmamento di stelle, che seppur nella nostalgia possa strappare loro lacrime di gratitudine. Quel pianto, almeno quello, sia un pianto di riconciliazione, e ogni lacrima li possa accompagnare fin davanti a te, che hai nascosto la tua Gloria nella debolezza di un bambino. 
Possano accorgersi che loro, così lontani dalla gioia, sono il posto che tu hai scelto per venire al mondo. 
E i più infelici dell'universo sappiano che sono il pensiero fisso della Tua venuta in mezzo a noi. 
Amen. 

- Don Luigi Maria Epicoco - 


La verità è sorta dalla terra e la giustizia si è affacciata dal cielo (Sal 84, 12). 
I Giudei, come afferma l’Apostolo, non volendo riconoscere la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio (Rom 10, 3). 
Donde l’uomo può diventare giusto? Da se stesso? 
Ma quale povero può sfamarsi da se stesso? 
Quale nudo può coprirsi se non gli viene data una veste da un altro? Non avevamo la giustizia, avevamo soltanto i peccati qui in terra. 
Donde viene la giustizia? Quale giustizia può esservi senza la fede? Il giusto infatti vive per la fede (Rom 1, 17). Chi senza avere la fede si dice giusto mente. Come può non esservi la menzogna dove non c’è la fede? Chi vuol dire il vero si converta alla verità. Ma questa era lontana. 
La verità è sorta dalla terra. 
Tu dormivi, essa venne a te; tu eri in coma, essa ti ha svegliato; ti ha fatto strada con la sua persona per non perderti. 
Concludendo: La verità è sorta dalla terra, cioè il Signore nostro Gesù Cristo è nato da una vergine; la giustizia si è affacciata dal cielo affinché gli uomini diventassero giusti non di una giustizia propria, ma di quella di Dio.

sant'Agostino -




O Bambino di Betlemme,
tocca il cuore di quanti sono coinvolti
nella tratta di esseri umani,
affinché si rendano conto
della gravità di tale delitto contro l’umanità.
Volgi il tuo sguardo ai tanti bambini
che vengono rapiti, feriti e uccisi
nei conflitti armati,
e a quanti vengono trasformati in soldati,
derubati della loro infanzia.
Signore del cielo e della terra,
guarda a questo nostro pianeta,
che spesso la cupidigia e l’avidità degli uomini
sfrutta in modo indiscriminato.



Buona Vigilia a tutti :-)

Che il Signore ci benedica, ci custodisca e ci protegga

Stefania 



mercoledì 23 dicembre 2020

Come nasce il Natale?

25 dicembre
Più o meno alla metà dei quarto secolo, papa Giulio I stabilì che la nascita di Gesù dovesse essere fissata al 25 dicembre. 
In questo modo le festività pagane - che non potevano essere soppresse se non a prezzo di tumulti e abiure - vennero mutate in cristiane e l'abitudine millenaria di scambiarsi doni non venne persa.


Albero
I missionari, vedendo che i germani adoravano la quercia, mostrarono loro l'abete. «Vedete? E’ un triangolo: nel vertice in alto c'è il Padre e nei due in basso il Figlio e lo Spirito Santo». 
I germani chiesero se i loro dei avrebbero potuto dimorare nell'abete. 
I missionari risposero: «Senz'altro». 
I germani adottarono senza difficoltà Gesù Cristo tra i loro dei e presero ad adorare l'abete.



New York
Nel XVI secolo la prima colonia danese arrivò negli Stati Uniti e fondò New Amsterdam; più tardi New York. 
Gli indigeni, che parlavano inglese, considerarono con curiosità l'abitudine dei nuovi venuti di pregare Sinter Klaas, ben presto si impossessarono di quel rito storpiando in Santa Claus il nome dei santo.


Tetto
I lapponi, per ripararsi dai freddo, vivevano in case interrate, che avevano la porta piazzata sul tetto.

1822
Il professor Clement Moore, ordinario di letteratura greca e orientale all'università dì New York, autore di un ponderoso volume sul Lessico della lingua ebraica, aveva sei figli e per renderli allegri a Natale scrisse la poesia: A Visù from St Nicholas cioè «Una visita di san Nicola». 
I versi dicevano all'incirca (traduzione libera nostra): «Bum bum bum / Batte sul tetto/ E’ una slitta, son le renne/ Salta giù dal caminetto / San Nicola con le strenne». Pubblicata, la poesia ebbe un enorme successo e diffuse in tutto il mondo la saga di san Nicola, cioè Santa Claus. 
Gli esperti videro subito che Moore, con l'aria di comporre uno scherzetto, aveva fuso i miti più svariati, l'Uomo inverno dei finlandesi (che girava con le renne) e l'abitudine lappone di entrare nelle case dal tetto. 
Le renne della slitta di Babbo Natale erano otto come le zampe dei cavallo di Odino. 
Il cavallo di Odino si chiamava Sleipnir. 
Clement Moore chiamò invece le sue renne Dasher, Dancer, Prancer, Vixen, Comet, Cupid, Donder, Blitzen, vale a dire - nella traduzione nostra - Brillo, Ballo, Balzo, Burbo, Stella, Amore, Dondo e Turbo.
Per inciso, è praticamente impossibile guidare una slitta tirata da otto renne.



Babbo Natale
In occasione del Natale 1840 il principe Alberto, marito della giovane regina Vittoria, installò, secondo l'uso germanico, un albero decorato nel castello di Windsor. 
L'abitudine si diffuse immediatamente in tutta l'Inghilterra e si accoppiò subito alle leggende relative a Old Father Christmas. 
L'albero però era giunto anche negli Stati Uniti, grazie agli emigranti tedeschi, e da qui l'Europa (Inghilterra compresa) lo ricevette una seconda volta di rimbalzo, fuso ormai con le leggende di Santa Claus (con le renne e il resto). 
Di conseguenza, Babbo Natale e Santa Claus divennero una cosa sola.

Coca-Cola
Il vecchio Santa Claus era vestito di pelle o di pelliccia, con calzoni verdi o celesti, la pipa in bocca, la bottiglia di vino in mano. 
L'attuale Babbo Natale è come è per via della Coca-Cola che lo scelse come testimoniai della sua bevanda a partire dal 1931 e fino ai primi anni Sessanta. I colori bianco e rosso sono quelli dei marchio, la barba bianca, il cappuccio, l'aspetto rotondo, rubizzo e ridanciano sono invenzioni dei pittore-cartellonista Harold Sundblom.

(Giorgio Dell’Arti)


«Il Signore venne in lei per farsi servo.

Il Verbo venne in lei per tacere nel suo seno.
Il fulmine venne in lei per non fare rumore alcuno.
Il Pastore venne in lei ed ecco l'Agnello nato, che sommessamente piange.
Poiché il seno di Maria ha capovolto i ruoli: 
Colui che creò tutte le cose ne è entrato in possesso, ma povero.
L'Altissimo venne in lei (Maria), ma vi entrò umile.
Lo splendore venne in lei, ma vestito con panni umili.
Colui che elargisce tutte le cose conobbe la fame.
Colui che abbevera tutti conobbe la sete.
Nudo e spogliato uscì da lei,
Egli che riveste (di bellezza) tutte le cose»

- Sant' Efrem -



 

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domenica 20 dicembre 2020

Sei nato in una stalla sì, però sei nato

Sei nato in una stalla sì,
però sei nato;
nessuno ti voleva,
ma ti hanno accolto almeno,
una mamma ed un papà!
Quanti bambini invece,
non vedranno oggi la luce,
quanti papà non sanno
e non sapranno mai,
di aver avuto un figlio!
E quante donne oggi,
guardando il tuo presepe,
in segreto piangeranno,
un bimbo non voluto!
Ma tu dalla tua culla,
piccolo Dio bambino,
consola quelle mamme,
a cui manca tanto
un figlio.

Maria, tu che sei donna,
raccogli il loro pianto,
benedici anche chi,
un giorno non ha saputo,
ripetere il tuo "sì".


«Occorre ribadire il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con un papà e una mamma capaci di creare un ambiente idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva. Continuando a maturare nella relazione, nel confronto con ciò che è la mascolinità e la femminilità di un padre e di una madre, e così preparando la maturità affettiva. 

Ciò comporta al tempo stesso sostenere il diritto dei genitori all’educazione morale e religiosa dei propri figli. E a questo proposito vorrei manifestare il mio rifiuto per ogni tipo di sperimentazione educativa con i bambini. 

Con i bambini e i giovani non si può sperimentare. Non sono cavie da laboratorio! Gli orrori della manipolazione educativa che abbiamo vissuto nelle grandi dittature genocide del secolo XX non sono spariti; conservano la loro attualità sotto vesti diverse e proposte che, con pretesa di modernità, spingono i bambini e i giovani a camminare sulla strada dittatoriale del “pensiero unico”. 

Mi diceva, poco più di una settimana fa, un grande educatore: “A volte, non si sa se con questi progetti – riferendosi a progetti concreti di educazione – si mandi un bambino a scuola o in un campo di rieducazione”». 

 - Papa Francesco -

Udienza alla delegazione dell’Ufficio Internazionale Cattolico dell’Infanzia – Bice, 11 aprile 2014




La storia dell’umanità non nell’utopia ma nella certezza che il Dio di Gesù Cristo è presente e ci accompagna.

- Papa Benedetto XVI - 



 

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