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martedì 28 maggio 2013

preghiere per Maria -



ITALIANO-Ave Maria, piena di grazia, il Signore é con te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto é il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.

SPAGNOLO – Dios te salve, María, llena eres de gracia, el Señor es contigo. Bendita tú eres entre todas las mujeres, y bendito es el fruto de tu vientre, Jesús. Santa María, Madre de Dios, ruega por nosotros pecadores, ahora y en la hora de nuestra muerte. Amén.


PORTOGHESE - Avé Maria, cheia de graça, o Senhor é convosco. Bendita sois vós entre as mulheres, e bendito é o fruto do vosso ventre, Jesus.

Santa Maria, Mãe de Deus, rogai por nós pecadores, agora e na hora da nossa morte. Amen.


INGLESE – Hail Mary, full of grace, the Lord is with thee. Blessed art thou among women, and blessed is the fruit of thy womb, Jesus. Holy Mary, Mother of God, pray for us sinners, now and at the hour of our death.


FRANCESE – French Ave Maria: Je vous salue, Marie pleine de grâces, le Seigneur est avec vous. Vous êtes bénie entre toutes les femmes et Jésus, le fruit de vos entrailles, est béni. Sainte Marie, Mère de Dieu, priez pour nous pauvres pécheurs, maintenant et à l'heure de notre mort. Amen.


MALTESE - Sliem Ghalik Marija bil-grazzja mimlija, il- Mulej Mieghek, imbierrka fost in-nisa u mbierek il-front Tieghek . Quddiesa Marija Omm Alla,itlob ghalina midinbin,issa u fis-siegha tal-mewt taghna, Croato – Croatian Ave Maria:Zdravo, Marijo, milosti puna, Gospodin s tobom, blagoslovljena ti među ženama i blagoslovljen plod utrobe tvoje, Isus.

Sveta Marijo, Majko Božja, moli za nas grešnike sada i na času smrti naše. Amen



“S. Bernardo scrive: 
Ecco due prodigi che debbono riempire cielo e terra di stupore. 
È una cosa prodigiosa vedere la maestà suprema di un Dio abbassarsi ad umiliarsi al punto di ubbidire ad una donna: prodigio di umiltà che non ha esempio: «Quod Deus foeminae obtemperet, humilitas absque exemplo». Ed è una cosa ammirabile, senza pari, vedere una donna elevata a tale grado da avere il diritto di comandare a Dio. «Et quod Deo foemina principetur, sublimitas sine socio».
«È qui, dice S. Pier Damiani, che ogni creatura deve entrare in un profondo e rispettoso silenzio, e tremare alla vista di tanta meraviglia, senza osare ad alzare gli occhi, per guardare l'altezza sublime di tale dignità e l'immensità di tale potenza».”

Estratto di: San Giovanni Eudes. “Il Cuore ammirabile della SS. Madre di Dio.”




La Madonna fa proprio questo con noi, ci aiuta a crescere umanamente e nella fede, ad essere forti e non cedere alla tentazione dell’essere uomini e cristiani in modo superficiale, ma a vivere con responsabilità, a tendere sempre più in alto.

Papa Francesco 4 Maggio 2013




Vergine tutta Santa - Padre Massimiliano Kolbe



Vergine immacolata, 
scelta tra tutte le donne 
per donare al mondo il Salvatore, 
serva fedele del mistero della Redenzione, 
fà che sappiamo rispondere 
alla chiamata di Gesù 
e seguirlo sul cammino della vita 
che conduce al Padre. 

Vergine tutta santa, 
strappaci dal peccato 
trasforma i nostri cuori. 

Regina degli apostoli, 
rendici apostoli! 

Fà che nelle tue sante mani 
noi possiamo divenire strumenti docili 
e attenti per la purificazione 
e santificazione del nostro mondo peccatore. 
Condividi con noi la preoccupazione 
che grava sul tuo cuore di Madre, 
e la tua viva speranza 
che nessun uomo vada perduto. 

Possa, o Madre di Dio, 
tenerezza dello Spirito Santo, 
la creazione intera celebrare con te 
la lode della misericordia 
e dell’amore infinito. 


(S. Massimiliano Kolbe)



Preghiera della sera

Signore, mio Dio,
io ti ringrazio che hai portato a termine questo giorno;
io ti ringrazio che hai dato riposo al corpo e all'anima.
La tua mano era su di me e mi hai protetto e difeso.
Perdona tutti i momenti di poca fede
e tutte le ingiustizie di questo giorno
e aiutami a perdonare tutti coloro che sono stati ingiusti con me.
Fammi dormire in pace sotto la tua protezione
e preservami dalle insidie delle tenebre.
Ti affido i miei cari,
ti affido il mio corpo e la mia anima.
Dio sia lodato il tuo santo nome.



Buona giornata a tutti. :-)

www.leggoerifletto.it










mercoledì 20 marzo 2013

Ai margini della strada -


Sono qui, Signore Gesù,
al margine della strada,
senza strada.

Vedo altri sfrecciare davanti a me,
e tutti mi appaiono felici e sicuri di sè;
io invece non vedo che nebbia e foschia.

I miei passi, però, cercano le tue orme da seguire;
il bene e il male sono nel mio cuore che,
senza tregua, cerca, chiede e chiama.

Ravviva in me tutto ciò che è addormentato,
tutto ciò che languisce,
tutto ciò che muore di tristezza
e donami un pieno d'entusiasmo.

Desidero essere il tuo discepolo
e imparare da Te, Maestro.
Signore, sono debole, incostante.
Insegnami a fermarmi da Te
per “fare il pieno” e poi ripartire;
e Tu precedimi e spianami un po' il cammino:
allora arriverò là dove Tu vuoi!





Ogni caduta, anche se gravissima e ripetuta, serva a noi sempre e solamente come gradino verso una perfezione più alta. Per questo soltanto, infatti, l'Immacolata permette una caduta per guarirci dall'amor proprio, dalla superbia, per condurci all'umiltà e per renderci in tal modo più docili alle grazie divine.

- San Massimiliano Kolbe -




Il cammino con chi non è degno dei tuoi passi è cammino su foglie secche …

Sciuperà le tue scarpe lasciando solo orme di pioggia nell’ anima.

Dolori d'amore, 1899
 William Adolphe Bouguereau


È cattiva la gente che non ha provato il dolore...
Perché quando si prova il dolore,
non si può più voler male a nessuno.

- Carlo Cassola -





































La vera disabilità è quella dell'anima che non comprende.... 
Quella dell'occhio che non vede i sentimenti...... Quella dell'orecchio che non sente le richieste di aiuto... 
Solitamente, il vero disabile è colui che, additando gli altri, ignora di esserlo.

- Gladys Rovini, Appoggiati a me - 
















Buona giornata a tutti. :-)




sabato 27 ottobre 2012

San Massimiliano Kolbe – Transito e riflessioni di papa Benedetto XVI -

Papa Benedetto XVI: L’amore vince le tenebre dell’odio e dell’egoismo

Il 14 agosto, la Chiesa celebra la memoria di San Massimiliano Kolbe, sacerdote francescano polacco morto nel lager nazista di Auschwitz per salvare un padre di famiglia. Il Papa lo ha definito una “luce” che “ha incoraggiato altri a donarsi” per essere vicini ai sofferenti e agli oppressi. Ce ne parla Sergio Centofanti.


Vincere il male con il bene, l’odio con l’amore: è ciò che ci ricorda il Vangelo odierno dedicato al “comandamento nuovo” di Gesù: “amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amati”. Parole che padre Kolbe ha vissuto fino in fondo e che – come dice il Papa – invitano tutti noi a seguire l’amore senza misura del nostro Signore:

“Quelle parole di Gesù, ‘come io vi ho amati’, ci invitano e insieme ci inquietano; sono una meta cristologica che può apparire irraggiungibile, ma al tempo stesso sono uno stimolo che non ci permette di adagiarci su quanto abbiamo potuto realizzare”. (Udienza generale, 9 agosto 2006)

L’amore verso Gesù passa attraverso il sì di Maria. E padre Kolbe, sacerdote mariano nel suo dna, ha continuato a dare speranza e consolazione a quanti erano con lui nel bunker della fame di Auschwitz, totalmente affidato alla Madre di Dio fino alla fine. Era il 14 agosto 1941:

“'Ave Maria!': fu l’ultima invocazione sulle labbra di san Massimiliano Maria Kolbe mentre porgeva il braccio a colui che lo uccideva con un’iniezione di acido fenico. È commovente costatare come il ricorso umile e fiducioso alla Madonna sia sempre sorgente di coraggio e di serenità”.





I martiri non si scoraggiano nel fare il bene anche quando il male sembra distruggere tutto:
“Apparentemente le loro esistenze potrebbero essere ritenute una sconfitta, ma proprio nel loro martirio risplende il fulgore dell’Amore che vince le tenebre dell’egoismo e dell’odio. A San Massimiliano Kolbe vengono attribuite le seguenti parole che egli avrebbe pronunciato nel pieno furore della persecuzione nazista: ‘L’odio non è una forza creativa: lo è solo l’amore’”.
(Udienza generale, 13 agosto 2008)

  


Il martirio di San Massimiliano M.Kolbe
«Chiedo di andare a morire al suo posto»
Una notizia terribile, agghiacciante arriva nel blocco 14, al quale apparteneva anche san Massimiliano Kolbe: è fuggito uno dei prigionieri del blocco 14. Se il prigioniero non tornerà, il giorno seguente sicuramente dieci prigionieri del blocco 14 verranno scelti e condannati a una morte atroce: la morte di fame e sete in un orrido e tenebroso sotterraneo, chiamato “bunker della morte”.
Il prigioniero non tornò. Verso il tramonto, il comandante Fritsch si presentò
a scegliere i dieci da condannare nel blocco schierato davanti a lui.
La seguente testimonianza è quella di colui che è stato salvato dalla morte, Francesco Gajowniczek, il quale così descrive quello che lui ha potuto vedere
e sentire:
«Eravamo allineati in dieci file, durante l’appello della sera. Mi trovavo nella stessa fila di Padre Kolbe; ci separavano tre o quattro prigionieri. Il Lagerführer Fritsch, circondato dalle guardie, si avvicinò, e cominciò a scegliere nelle file dieci prigionieri per mandarli a morire. Indicò col dito anche me. Uscii dalla fila e mi sfuggì un grido: avrei desiderato vedere ancora i miei figli! Dopo un istante uscì dalla fila un prigioniero, offrendo se stesso in mia vece. Si avvicinò, perciò, al Lagerführer e cominciò a dirgli qualcosa. Allora una guardia lo condusse nel gruppo dei condannati a morte; io ebbi l’ordine di rientrare nella fila».
Un altro testimone presente alla drammatica scena fu il medico Niceto Francesco Wlodarski, che si trovava lì presente.
«Dopo la scelta dei dieci prigionieri – egli racconta – Padre Massimiliano uscì
dalla fila e, togliendosi il berretto, si mise sull’attenti dinanzi al comandante. Questi, sorpreso, rivolgendosi a lui, disse: “Che cosa vuole questo porco polacco?”. Padre Massimiliano, puntando la mano verso Francesco Gajowniczek, già prescelto per la morte, rispose: “Sono un sacerdote cattolico polacco; sono anziano, voglio prendere il suo posto, perché egli ha moglie e figli...”. Il colonnello Fritsch, meravigliato, sembrava non riuscisse a trovare la forza per parlare. Dopo un po’, però, con un cenno della mano, pronunciando la sola parola: “Fuori!”, ordinò a Gajowniczek di ritornare nella fila lasciata prima. In tal modo, Padre Massimiliano prese il posto del condannato...».

L’eroico gesto con il quale san Massimiliano Kolbe salvò la vita a Gajowniczek, suo compagno di prigionia nel campo di Auschwitz, è oggetto di un interessante studio che sottolinea la liceità e l’elevatissimo valore morale di tale martirio: il più simile a quello di Cristo che «volontariamente si consegnò alla morte».
Ricorre il 70° anniversario del martirio di san Massimiliano (14 agosto 1941). È passato il tempo del nazismo hitleriano, ma i cristiani continuano a morire sotto i colpi di una maligna, subdola, persecuzione: «Ogni cinque minuti un cristiano viene ucciso a causa della sua fede. Nel 2011 si stima che saranno 105 mila le vittime della persecuzione contro i cristiani. Tra il 2000 e il 2010 le vittime sono state 160 mila all’anno, mentre nel XX secolo sono stati 45 milioni i cristiani uccisi a motivo della loro religione»

(M. Introvigne, in www.vaticaninsider.com).
Tra i 45 milioni di martiri del XX secolo c’è anche san Massimiliano. Eppure il suo martirio si distingue per il carattere spiccatamente eroico, sovranamente libero, dell’offrirsi nelle mani del persecutore. Questo gesto inusitato ricorda da vicino l’eroismo dei proto martiri francescani del 1220 e, in ultima analisi, il Re dei Martiri, Cristo, che «volontariamente si consegnò alla morte» (cf Messale Romano, Preghiera eucaristica IV). [...]
Il suo gesto, tuttavia, rimane incomprensibile al di fuori di una logica di amore serafico. Mentre nella dinamica del martirio normalmente vi è il dilemma che costringe ad una scelta: o la fedeltà a Cristo o la vita, qui vi è l’assoluta gratuità.

San Massimiliano, da parte sua, non aveva doveri particolari verso l’incolumità fisica di nessuno in quel lager. Aveva invece un dovere generale, in quanto sacerdote, di provvedere alla salute della loro anima. Ma proprio per questo, a vedute umane, sarebbe stato più utile da vivo che da morto, per tutte le assoluzioni in articulo mortis che avrebbe potuto impartire, per tutte le parole di fede che avrebbe potuto rivolgere a quella gente esulcerata dalla ferocia belluina degli aguzzini.
Si potrebbe invocare il principio secondo cui «senza la divina autorità non è lecito a nessuno uccidersi direttamente con l’intenzione di uccidersi. Sarebbe contro la carità verso se stessi, e sarebbe un’ingiuria al bene comune e a Dio, che è il solo diretto e assoluto Signore della vita umana» (ivi, p. 622).
E’ stato l’impulso della carità divina a spingere padre Massimiliano a compiere quel gesto, in ossequio al suo carattere sacerdotale, alla sua appartenenza all’Ordine dell’amore serafico e alla corona rossa promessagli dalla Madonna sin dalla sua infanzia. In verità, san Massimiliano non si è ucciso, né si è consegnato con l’intenzione di uccidersi. L’hanno ucciso i nazisti che odiavano la fede cattolica; l’oggetto immediato della sua offerta era di salvare la vita di un fratello, ma la sua intenzione più vera era di conformarsi nel modo più perfetto a Cristo, che si è sacrificato per amore dell’intera umanità. [...] La morte è semplicemente tollerata come effetto secondo, previsto, accettato, ma non voluto per sé. [...]
La difficoltà di individuare distintamente nel sacrificio di san Massimiliano i tratti essenziali del martirio era avvertita anche dal postulatore della sua causa di beatificazione. Tant’è vero che è stato beatificato da Paolo VI con il titolo di Confessore, mentre è stato canonizzato dal beato Giovanni Paolo II col titolo di Martire della Carità. La differenza tra il martirio per la fede e il martirio per la carità sta, nella necessità del primo, e nella libertà del secondo, secondo i due modi di esser principio dell’intelletto e della volontà: necessario il primo, libero il secondo.

Nel martirio di san Massimiliano,  va aggiunto il “fattore Immacolata”, per il quale l’«accettazione volontaria della morte» si trasforma nell’“offrirsi spontaneamente alla morte”, perché in questo consiste “l’amore più grande” (Gv 15,13), l’amore dell’Ordine serafico.


"Non abbiate affatto paura di amare troppo l'Immacolata, dato che non l'ameremo mai nel modo in cui l' ha amata Gesù. (San  Massimiliano Kolbe)

Buona giornata a tutti. :-)







San Massimiliano Kolbe – Biografia

Massimiliano Kolbe - al battesimo Raimondo - nasce l'8 gennaio del 1894 a Zdunska Wola non molto lontano da Lodz (Polonia), figlio di Giulio e Maria Dabrowska.

Nella sua adolescenza, si sente affascinato dall'ideale di San Francesco d' Assisi ed entra nel seminario minore dei Francescani conventuali di Leopoli.

Dopo il noviziato è inviato a Roma, al Collegio Internazionale dell'Ordine, per gli studi ecclesiastici. Nell'anno 1915 consegue il diploma in filosofia e nel 1919 in teologia.

Mentre l'Europa è sconvolta dalla Prima Guerra Mondiale, Massimiliano sogna una grande opera al servizio dell'Immacolata per l'avvento del Regno di Cristo.

La sera del 16 ottobre 1917, fonda con alcuni compagni la "Milizia dell'Immacolata". Il suo fine è la conversione e la santificazione di tutti gli uomini attraverso l'offerta incondizionata alla Vergine Maria.

Nel 1918 è ordinato sacerdote e nel 1919, completati gli studi ecclesiastici, ritorna in Polonia per iniziare a Cracovia un lavoro di organizzazione e animazione del movimento della Milizia dell'Immacolata.

Come strumento di collegamento tra gli aderenti al movimento fonda la rivista "Il Cavaliere dell'Immacolata".

La città dell'Immacolata (Niepokalanow)

Nell'anno 1927 stimolato dal notevole incremento di collaboratori consacrati e dal crescente numero di appartenenti alla M.I., trasferisce il centro editoriale a Niepokalanow, o "Città dell'Immacolata", vicino Varsavia, dove saranno accolti più di 700 religiosi, che si dedicano all'utilizzo dei mezzi di comunicazione sociale per evangelizzare il mondo.

Nell'anno 1930 con altri quattro frati, parte per il Giappone, dove fonda "Mugenzai no Sono" o "Giardino dell'Immacolata", nella periferia di Nagasaki, e stampa una rivista mariana. Questa "città" rimase intatta quando nel 1945 esplose, a Nagasaki, la bomba atomica.

Nel 1936, rientra in Polonia, sollecitato dalla crescita della comunità religiosa e dall'espansione dell'attività editoriale: undici pubblicazioni di cui un quotidiano di grande ripercussione nella classe popolare con una tiratura 228.560 copie e il Cavaliere con un milione di copie.

Il primo settembre del 1939, scoppia la Seconda Guerra Mondiale. Anche Niepokalanow è bombardata e saccheggiata. I religiosi devono abbandonarla. Gli edifici sono utilizzati come luogo di prima accoglienza per profughi e militari.

Il 17 febbraio 1941 Padre Kolbe è arrestato dalla Gestapo e incarcerato nel carcere Pawiak di Varsavia. Il 28 maggio dello stesso anno è deportato nel campo di sterminio di Auschwitz, nel quale gli viene assegnato il numero 16670.

I frati lasciano Niepokalanow.

Alla fine di luglio avviene l'evasione di un prigioniero. Come rappresaglia il comandante Fritsch decide di scegliere dieci compagni dello stesso blocco, condannandoli ingiustamente a morire di fame e di sete nel sotterraneo della morte.

Con lo stupore di tutti i prigionieri e degli stessi nazisti, Padre Massimiliano esce dalle file e si offre in sostituzione di uno dei condannati, il giovane sergente polacco Francesco Gajowniezek.

In questa maniera inaspettata ed eroica Padre Massimiliano scende con i nove nel sotterraneo della morte, dove, uno dopo l'altro, i prigionieri muoiono, consolati, assistiti e benedetti da un santo.

Il 14 agosto 1941, Padre Kolbe termina la sua vita con un'iniezione di acido fenico. Il giorno seguente il suo corpo è bruciato nel forno crematorio e le sue ceneri sparse al vento.

Il 10 ottobre 1982, in Piazza San Pietro,Giovanni Paolo II dichiara "Santo" Padre Kolbe, proclamando che "San Massimiliano non morì, ma diede la vita...."

(dal sito web "Missionarie dell'Immacolata Padre Kolbe)

 

domenica 8 luglio 2012

Perché i buoni soffrono? -

Non più tardi di ieri l'altro, il signor N. N. mi ha posto la seguente domanda:

“Di solito i buoni soffrono, mentre il più delle volte i cattivi se la passano abbastanza bene. Dove sta la giustizia?”.

“Iddio è infinitamente giusto, non è vero?”.

“Si, certo”.

... “Altrimenti non sarebbe Dio. Di conseguenza, Egli deve ricompensare ogni buona azione e punire ogni azione cattiva. Nessuna azione, nessuna parola, nessun pensiero sfuggirà al Suo giudizio. Attualmente, però, esiste forse al mondo una persona, sia pure la peggiore di tutte, che non faccia mai nulla di buono?”.

“Non esiste di certo”.

“Ebbene, almeno qualche volta ognuno compie bene il proprio dovere, oppure dimostra pietà verso il suo prossimo, oppure riesce a fare almeno qualche altra cosa buona. Ebbene, se quest'uomo sarà vissuto talmente male da meritare, dopo la morte, l'inferno, quando sarà che Dio lo ricompenserà di quel poco di bene che avrà fatto?… Quando?…”.

“Nell'altro mondo”.

“Ma al di là lo attende solo l'inferno”.

“Allora in questo…”.

“Inoltre, esiste forse una persona, sia pure la migliore di tutte, che non abbia mai fatto alcunché di male?”.

“Neppure una persona simile esiste”.

“Ed è vero, poiché anche 'il giusto cade sette volte' (Pr 24, 16) al giorno. Perciò,
se Dio vuole abbreviargli il purgatorio o concedergli subito il paradiso, dove avrà luogo il 'saldo dei conti'?”.

“Ah! dev'essere proprio così…”.

“Iddio manifesta un amore particolare proprio verso coloro che punisce già in questo mondo, poiché nel purgatorio vi è soltanto una lunga e pesante punizione, mentre se accettiamo volontariamente le croci in questo mondo, ci meritiamo una gloria ancora maggiore in paradiso; di qui pure il proverbio: "Dio ama colui che Egli percuote”.

Non sono affatto da invidiare, quindi, le persone cattive che godono una vita felice; costoro, anzi, dovrebbero temere fortemente che questo fatto possa essere già la ricompensa per quel poco di bene da essi operato.

Santa giornata a tutti sotto il Manto dell'Immacolata!

(San Massimiliano M. Kolbe)
Il buono soffre perche' e' immagine di Gesu' per eccellenza, non ama il male, non ama la violenza, desidera la pace e si nutre di amore. Non puo' rimanere indifferente a tutto cio' che causa dolore, amarezza, angoscia, distruzione fisica e spirituale a se stesso e soprattutto a coloro che ama.
Il buono comprende di possedere un'anima che va salvaguardata con cura, preda bramata da satana. Sa di trovare gioia e letizia nel fare il bene, ma sa anche che la bonta' attira su di se invidia, gelosia, cattivieria, ironia, disprezzo e rancore, perche' chi ama il male non conosce altro e non tollera che negli altri non albergano questi stessi malefici sentimenti.
Gesu' ha conosciuto la sofferenza piu' atroce e brutale, vittima dei suo carnefici, eppure era la bonta' stessa, ma ha vinto sul male, sulla cattiveria dell'uomo amante del male, e il "buono" come Gesu', soffrira' ma infine trionfera' e conoscera' la gioia eterna.'

Il beato Giovanni Paolo II
al campo di concentramento di Auschwitz
visita la cella di Padre Kolbe, 1979

giovedì 10 maggio 2012

O Dio, dammi il coraggio di chiamarti Padre – San Massimiliano Kolbe -

O Dio, dammi il coraggio di chiamarti Padre.
Sai che non sempre riesco a pensarti con l'attenzione che meriti.
Tu non ti sei dimenticato di me, anche se io vivo spesso lontano dalla luce del tuo volto.
Fatti sentire vicino, nonostante tutto, nonostante il mio peccato grande o piccolo, segreto o pubblico che sia.
Avrei tante richieste da farti poiché, come sai, qui c'è bisogno di molte cose. Ma oggi non voglio fermarmi ad esse, poiché il mio cuore mi suggerisce altro.
Dammi la pace interiore, non quella a buon mercato che viene dal sentirsi giusti, ma quella che solo tu sai dare.
Dammi la forza di essere vero, sincero; strappa dal mio volto le maschere che oscurano la consapevolezza pura e semplice che io valgo qualcosa perché sono tuo figlio.
Toglimi i sensi di colpa, ma dammi insieme la possibilità di fare il bene.
Accorcia le mie notti insonni; spazza via le tante paure che mi vengono dietro come ombre; dammi la grazia delle conversione del cuore.
Fammi comprendere che si è persone anche quando ci si riconosce vulnerabili, e si ha la libertà di piangere sul male del mondo.
Ricordati, Padre, di coloro che sono fuori di qui e che provano ancora interesse per me, perché io mi ricordi, pensando a loro, che solo l'Amore crea, l'odio distrugge e il rancore trasforma in inferno le mie lunghe e interminabili giornate.
Ricordati di me, o Dio, poiché sono sempre tuo figlio e come tale desidero cominciare a vivere.

(San Massimiliano Kolbe)

  Zdunska-Wola, Polonia, 8 gennaio 1894 - Auschwitz, 14 agosto 1941
iazione, ilLa morte non si improvvisa, si merita con tutta la vita. (San Massimiliano Kolbe)
Massimiliano Maria Kolbe nasce nel 1894 a Zdunska-Wola, in Polonia. Entra nell'ordine dei francescani e, mentre l'Europa si avvia a un secondo conflitto mondiale, svolge un intenso apostolato missionario in Europa e in Asia. Ammalato di tubercolosi, Kolbe dà vita al «Cavaliere dell'Immacolata», periodico che raggiunge in una decina d'anni una tiratura di milioni di copie. Nel 1941 è deportato ad Auschwitz. Qui è destinato ai lavori più umilianti, come il trasporto dei cadaveri al crematorio. Nel campo di sterminio Kolbe offre la sua vita di sacerdote in cambio di quella di un padre di famiglia, suo compagno di prigionia. Muore pronunciando «Ave Maria». Sono le sue ultime parole, è il 14 agosto 1941. Giovanni Paolo II lo ha chiamato «patrono del nostro difficile secolo». La sua figura si pone al crocevia dei problemi emergenti del nostro tempo: la fame, la pace tra i popoli, la riconciliazione, il bisogno di dare senso alla vita e alla morte. (Avvenire). Fonte: http://www.santiebeati.it/dettaglio/34050

Buona giornata a tutti. :-)