giovedì 31 agosto 2023
martedì 29 agosto 2023
Cristo non ha mani ...- Marcello Candia, venerabile
La prima è il senso di appartenenza alla Chiesa, in particolare alla Chiesa diocesana. Tale appartenenza ha costituito, nei diciotto anni che ha trascorso in Brasile, tutta la sua forza. Nei momenti di maggiore difficoltà soleva dire: «<Se non fosse che io sono qui indegnamente mandato da Dio attraverso la mia cara Chiesa ambrosiana, non avrei la minima esitazione a far subito ritorno in Italia».
La seconda ci è offerta da un'altra sua parola: «Sono un semplice battezzato».
Il dottor Candia è un laico che ha portato fino alle estreme conseguente in radicalità della vocazione battesimale, facendosi missionario. Aveva un’idea corretta della missionarietà: per lui non si trattava di lavorare e di impegnarsi per i brasiliani, ma con loro. In questo è un modello mirabile di solidarietà cristiana, un esempio singolare di che cosa significhi la cooperazione tra i Paesi ricchi e i Paesi del Terzo Mondo.
Un semplice battezzato, dunque, coerente con la sua fede, con la sua tradizione ambrosiana, che ha vissuto lo spirito delle Beatitudini e si è spalancato, per dono del Signore, a tutte le sofferenze, a tutte le angosce, al grido che sale dal mondo di oggi.
La terza caratteristica è la preghiera, una preghiera continua e di intercessione. Scriveva: «L'unica cosa che conta è l'unione con Dio sotto qualunque forma: preghiera, meditazione, riflessione; l'unione con Dio costituisce la carica essenziale per fare tutto il resto. Prima la preghiera, poi qualsiasi attività apostolica. Questa è la forza fondamentale per l'annunzio della verità e la testimonianza dell'amore». Pregava sempre e anche di notte si dedicava all' adorazione, all'intercessione, offrendo la sua vita per la folla dei poveri, per la Chiesa, per la Diocesi, per la Parrocchia.
da: "Marcello Candia l'imprenditore della carità"
@2012 Fondazione Dr. Marcello Candia Onlus
Via Pietro Colletta, 11 - 2016 Milano
www.fondazionecandia.org
ha soltanto le nostre mani,
per fare il suo lavoro oggi.
Cristo non ha i piedi,
ha soltanto i nostri piedi
per guidare gli uomini
lungo la sua strada.
Cristo non ha labbra,
ha soltanto le nostre labbra
per parlare agli uomini di oggi.
Cristo non ha mezzi,
ha solo il nostro aiuto
per condurre gli uomini a sé.
Noi siamo la vera Bibbia
che i popoli leggono ancora!
Siamo l’ultimo messaggio di Dio,
scritto in opere e parole.
- Marcello Candia -
Il Servo di Dio, Marcello Candia, nasce a Portici il 27 luglio 1916, muore a Milano il 31 agosto 1983. Industriale, Medico, Missionario. A 50 anni vende la sua azienda e si trasferisce in Brasile per costruire, a Macapà, in Amazzonia, un efficiente ospedale al servizio dei poveri e dei lebbrosi, che dona alla congregazione dei Camilliani per garantirne la continuità. Innumerovoli sono le sue opere, fino alla sua morte, si prodiga per intraprendere altre iniziative a favore di ammalati poveri, bambini e lebbrosi. Il processo di beatificazione La fase diocesana del suo processo di beatificazione, ottenuto il nulla osta della Santa Sede il 20 gennaio 1990, è durata dal 12 gennaio 1991 all’8 febbraio 1994. Il 15 luglio 1998 è stata chiusa la redazione della “Positio super virtutibus”, che è stata consegnata presso la Congregazione vaticana per le Cause dei Santi. Le sue spoglie, inizialmente sepolte nel cimitero di Chiaravalle, sono state traslate, il 6 aprile 2006, presso la chiesa parrocchiale dei SS. Angeli Custodi a Milano; precisamente, si trovano a sinistra dell’altare maggiore. Sia i consultori teologi della Congregazione vaticana per le Cause dei Santi, l’8 marzo 2013, sia i cardinali e vescovi membri della stessa Congregazione hanno dato parere positivo circa l’esercizio in grado eroico delle virtù cristiane da parte del Servo di Dio. Infine, l’8 luglio 2014, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui il dottor Marcello Candia veniva dichiarato Venerabile. La Fondazione Candia oggi In attesa di un eventuale fatto prodigioso che potrebbe portarlo sugli altari, i soci e i sostenitori della Fondazione Dottor Marcello Candia, Onlus dal 1997 (www.fondazionecandia.org), attestano che il più autentico miracolo di Marcello Candia sia concretizzato nelle oltre 70 realizzazioni sparse su tutto il territorio brasiliano, in particolare nelle regioni del Nord Est e di quella Amazzonica. La Fondazione attinge dalle piccole e grandi somme inviate da centinaia di persone per continuare l’opera di carità da lui iniziata, in modo da alleviare le varie povertà e i bisogni dal punto di vista sanitario, culturale e alimentare. L’eredità spirituale di colui che si definiva comunque un «semplice battezzato» può comunque essere efficacemente riassunta in una frase che aveva fatto scrivere sulle pareti della sua abitazione in Brasile: «Non si può condividere il Pane del cielo se non si condivide il pane della terra». Autore: Antonio Borrelli ed Emilia Flocchini |
venerdì 25 agosto 2023
da: Lettere contro la guerra - Tiziano Terzani
Secondo Krippendorff il teatro, da
Eschilo a Shakespeare, ha avuto una funzione determinante nella formazione
dell'uomo occidentale perché' col suo mettere sulla scena tutti i protagonisti
di un conflitto, ognuno col suo punto di vista, i suoi ripensamenti e le sue
possibili scelte di azione, il teatro è servito a far riflettere sul senso
delle passioni e sulla inutilità della violenza che non raggiunge mai il suo
fine.
Purtroppo, oggi, sul palcoscenico del
mondo noi occidentali siamo insieme i soli protagonisti ed i soli spettatori, e
così, attraverso le nostre televisioni ed i nostri giornali, non ascoltiamo che
le nostre ragioni, non proviamo che il nostro dolore.
Lettere conto la guerra
O Padre Onnipotente,
Dio Altissimo,
Ti prego di avere Misericordia di tutti i peccatori.
Apri i loro cuori
per accettare la salvezza
e ricevere un’abbondanza di Grazie.
Ascolta le mie suppliche
per i miei famigliari
e fai sì che ciascuno di loro trovi il favore
nel Tuo amorevole Cuore.
O Divino Padre Celeste,
proteggi tutti i Tuoi figli sulla terra
da una guerra nucleare
o da altri atti
che vengono pianificati per distruggerli.
Preservaci da ogni danno e proteggici.
Illuminaci,
così possiamo aprire i nostri occhi
per esaminare e accettare la Verità
della nostra Salvezza
senza alcun timore nelle nostre anime.
Amen.
Grazie ad alamy per la foto
Buona giornata a tutti :-)
lunedì 21 agosto 2023
A coloro che non trovano pace - don Tonino Bello
Carissimi,
l'idea di rivolgermi a voi mi è venuta
stasera quando, recitando i vespri, ho trovato questa invocazione: «Metti,
Signore, una salutare inquietudine in coloro che si sono allontanati da te, per
colpa propria o per gli scandali altrui».
Per prima cosa mi son chiesto se, nel
numero delle mie conoscenze, ci fosse qualcuno che poteva essere raggiunto da
questa preghiera.
E mi sono ricordato dite, Giampiero,
che, dopo essere passato per tutta la trafila dei gruppi giovanili della
parrocchia, un giorno te ne sei andato e non ti sei fatto più vedere.
L'altra sera ti ho incontrato per
caso. Pioveva. Eri fermo sul marciapiede e ti ho dato un passaggio. In macchina
mi hai chiesto con sufficienza se durante la quaresima continuavo a predicare
le «solite chiacchiere» ai giovani, riuniti in cattedrale. Ci son rimasto male,
perché mi hai detto chiaro e tondo che tu ormai a quelle cose non ci credevi
più da un pezzo, e che al politecnico stavi trovando risposte più utili di
quelle che ti davano i preti.
Mi hai raccontato che a Torino hai
conosciuto Gigi, ex seminarista e mio alunno di ginnasio, il quale ti parla
spesso di me. Ho notato che avevi una punta d'ironia e sembrava che ti
divertissi quando hai aggiunto che ora sta con una ragazza, bestemmia come un
turco, e fuma lo spinello.
Quando all'improvviso ti ho chiesto se
eri felice, mi hai risposto che ne avremmo parlato un'altra volta, perché
dovevi scendere e poi era troppo tardi.
Addio, Giampiero! L'invocazione del
breviario stasera la rivolgo al Signore per te. E per Gigi. E la rivolgo anche
per te, Maria, che ti sei allontanata senza una plausibile ragione. Facevi
parte del coro. Ora a messa non ci vai nemmeno a Pasqua. Tu dici che hai visto
troppe cose storte anche in chiesa, e che non ti aspettavi certe pugnalate alle
spalle proprio da coloro che credono in Dio. Non so che cosa ti sia successo di
preciso. Ma l'altro giorno, quando sei venuta da me per implorare un ricovero
urgente al Gemelli a favore del tuo bambino che sta male, e io ti ho esortata
ad aver fiducia in Dio, e tu sei scoppiata a piangere dicendomi che in Dio non
ci credi più... mi è parso di leggere in quelle lacrime, oltre alla paura di
poter perdere il figlio, anche l'amarezza di aver perduto il Padre.
Non temere, Maria. Pregherò io per il
tuo bambino, perché guarisca presto. Ma anche per te, perché il Signore ti
metta nel cuore una salutare inquietudine.
Vedo che non afferri il senso di una
preghiera del genere. Di inquietudini nei hai già tante e non è proprio il caso
che mi metta anch'io ad aumentartene la dose. Tu sai bene, però, che in fondo
io imploro la tua pace. Ecco, infatti, come il breviario prolunga l'invocazione
su coloro che si sono allontanati da Dio: «Fa' che ritornino a te e rimangano
sempre nel tuo amore».
E ora, visto che mi sono messo ad
assicurare preghiere un po' per tutti, vorrei rivolgermi anche a voi che, pur
non essendovi mai allontanati da Dio, non riuscite ugualmente a trovar riposo
nella vostra vita.
Per sè parrebbe un controsenso. Perché
Dio è la fontana della pace, e chi si lascia da lui possedere non può soffrire
i morsi dell'inquietudine. Però sta di fatto che, o per difetto di affido alla
sua volontà, o per eccesso di calcolo sulle proprie forze, o per uno squilibrio
di rapporti tra debolezza e speranza, o chi sa per quale misterioso disegno, è
tutt'altro che rara la coesistenza di Dio con l'insoddisfazione cronica dello
spirito.
Mi rivolgo perciò a voi, icone sacre
dell'irrequietezza, per dirvi che un piccolo segreto di pace ce l'avrei anch'io
da confidarvelo.
A voi, per i quali il fardello più
pesante che dovete trascinare siete voi stessi. A voi, che non sapete
accettarvi e vi crogiolate nelle fantasie di un vivere diverso. A voi, che
fareste pazzie per tornare indietro nel tempo e dare un'altra piega
all'esistenza. A voi, che ripercorrete il passato per riesaminare mille volte
gli snodi fatali delle scelte che oggi rifiutate. A voi, che avete il corpo
qui, ma l'anima ce l'avete altrove. A voi, che avete imparato tutte le astuzie
del «bluff» perché sapete che anche gli altri si sono accorti della vostra
perenne scontentezza, ma non volete farla pesare su nessuno e la mascherate con
un sorriso quando, invece, dentro vi sentite morire. A voi, che trovate sempre
da brontolare su tutto, e non ve ne va mai a genio una, e non c'è bicchiere
d'acqua limpida che non abbia il suo fondiglio di detriti.
A tutti voi voglio ripetere: non
abbiate paura. La sorgente di quella pace, che state inseguendo da una vita,
mormora freschissima dietro la siepe delle rimembranze presso cui vi siete
seduti.
Non importa che, a berne, non siate voi. Per adesso, almeno.
Ma se solo siete capaci di indicare
agli altri la fontana, avrete dato alla vostra vita il contrassegno della
riuscita più piena. Perché la vostra inquietudine interiore si trasfigurerà in
«prezzo da pagare» per garantire la pace degli altri.
O, se volete, non sarà più sete di
«cose altre», ma bisogno di quel «totalmente Altro» che, solo, può estinguere
ogni ansia di felicità.
sabato 19 agosto 2023
Sarà come non fossimo mai stati - Pablo Neruda
Un giorno moriremo entrambi,
l’uno lontano dall’altra,
e nessuno si ricorderà più di noi.
Nessuno.
Nessuno si ricorderà
del nostro tempo insieme,
così breve,
così eternamente breve,
da sembrare una vita.
Un giorno, non ci saremo più,
e chi si ricorderà di noi,
dei nostri primi giorni,
di te, di com’eri fragile e bianca,
Nessuno.
Un giorno, questo è certo,
non ci saremo più,
e chi potrà ricordarsi
del nostro piccolo mondo insieme,
così caldo, eppure così freddo,
così leggero, eppure così difficile
da levarsi di dosso?
Nessuno.
Solo io e te, ora, possiamo ricordare,
dopo di noi, nessuno.
E sarà come non fossimo mai stati.
- Pablo
Neruda -
Per anni e anni, insomma, avevo vissuto senza accorgermene. Avevo fatto tutto quello che mi avevano detto di fare con scrupolo, meglio che potevo: ma senza cercare di conoscerne il motivo, senza cercare di capire.
Un uomo deve avere una professione, e la mamma aveva fatto di me un medico; deve avere dei figli, e io ne avevo; deve avere una casa e una moglie, e io le avevo.
Deve svagarsi, e io giravo in automobile e giocavo a bridge, a tennis.
Deve prendersi delle vacanze, e io portavo la famiglia al mare. Continuavo a fare i gesti di ogni giorno, ma non creda che fossi infelice; avevo soltanto l’impressione di girare a vuoto. Allora mi sono sentito pervadere a poco a poco da un’inquietudine vaga, talmente vaga che non so come parlarne.
Mi mancava qualcosa e non sapevo
che cosa.
da Lettera al mio giudice - Traduzione di Dario Mazzone
giovedì 17 agosto 2023
da: E' Gesù che passa
L'autentica cultura europea non è una cultura soltanto della "mente" o della "ragione", ma una cultura del "cuore": una cultura che si lascia compenetrare e riscaldare dallo Spirito Santo, e perciò una cultura di misericordia...
- Joseph Ratzinger -
da: " Christlicher Glaube und Europa"
1) ci confessiamo per venire risanati;
2) ci confessiamo per essere educati perché, alla pari d'un bambino, la nostra anima ha bisogno di continua educazione.
Gesù mio, per esperienza so che l'anima non va lontana con le proprie forze, s'affatica molto e non conclude.
Abbiamo bisogno della confessione, perché commettiamo continuamente degli errori, avendo noi una mente che non sa discernere ciò che giova.
Una cosa però ho anche capito, cioè che devo pregare molto per il confessore affinché lo illumini lo spirito di Dio.
Quando mi confesso senza prima aver pregato per lui, egli mi capisce poco.
Concedimi di vivere, lavorare, soffrire,
Concedimi di condurre a Te il mondo intero.
Concedimi di contribuire
Concedimi di renderti una tale gloria
Concedi ad altri di superarmi nello zelo
martedì 15 agosto 2023
Omaggio nel giorno dell'Assunta in Cielo
Qann’ero
ragazzino,
mamma mia me diceva:
Ricordati, fijolo,
quanno te senti veramente solo
tu prova a recità n’Ave Maria.
L’anima tua da sola spicca er volo
e se solleva, come pe’ magìa.
Ormai so’ vecchio, er tempo m’è volato;
da un pezzo s’è addormita la vecchietta,
ma quer consijo nun l’ho mai scordato.
Come me sento veramente solo,
io prego la Madonna benedetta
e l’anima da sola pija er volo!
- Trilussa -
«Pronuntiamus, declaramus et definimus
divinitus revelatum dogma esse: Immaculatam Deiparam semper Virginem Mariam,
expleto terrestris vitae cursu, fuisse corpore et anima ad coelestem gloriam
assumptam.»
(Pio XII, "Munificentissimus Deus", 1 novembre 1950)
Per capire l’Assunzione dobbiamo guardare alla Pasqua, il grande Mistero della nostra Salvezza, che segna il passaggio di Gesù alla gloria del Padre attraverso la passione, la morte e la risurrezione.
Maria, che ha generato il Figlio di Dio nella carne, è la creatura più inserita in questo mistero, redenta fin dal primo istante della sua vita, e associata in modo del tutto particolare alla passione e alla gloria del suo Figlio. L’Assunzione al Cielo di Maria è pertanto il mistero della Pasqua di Cristo pienamente realizzato in Lei.
Ella è intimamente unita al suo
Figlio risorto, vincitore del peccato e della morte, pienamente conformata a
Lui. Ma l’Assunzione è una realtà che tocca anche noi, perché ci indica in modo
luminoso il nostro destino, quello dell’umanità e della storia. In Maria,
infatti, contempliamo quella realtà di gloria a cui è chiamato ciascuno di noi
e tutta la Chiesa.
- papa Benedetto XVI, Angelus, 15 agosto 2012
Chi
ama currit, volat, laetatur. Amare significa correre con il cuore verso
l'oggetto amato.
Ho
iniziato ad amare la Vergine Maria prima ancora di conoscerla... le sere al
focolare sulle ginocchia materne, la voce della mamma che recitava il
rosario.
[Dio]
creò la Vergine Maria, e cioè fece sorgere sulla terra una purezza così intensa
da potere, in seno a tanta trasparenza, concentrarsi fino ad apparirvi bambino.
Ecco, espressa nella sua forza e nella sua realtà, la capacità che
la purezza ha di far nascere il Divino in mezzo a noi.
Pierre Teilhard de Chardin -
L'Annunciazione di
Simone Martini. Dalla bocca dell'angelo fuoriesce la scritta in
caratteri dorati con la salutazione angelica.
mi presento a Te che sei la Regina del Cielo e della terra
come un povero piagato davanti ad una potente Regina.
Dall'alto trono dal quale tu siedi, non sdegnare,
Ti prego, di volgere gli occhi su di me, povero peccatore.
Dio Ti ha fatta così ricca per aiutare i poveri
e Ti ha costituita Madre di Misericordia
affinché Tu possa confortare i miserabili.
Guardami dunque e compatiscimi.
Guardami e non mi lasciare se non dopo avermi trasformato
da peccatore in Santo.
Mi rendo conto di non meritare niente, anzi, per la mia ingratitudine dovrei essere privato di tutte le grazie che per tuo mezzo ho ricevuto dal Signore; ma Tu che sei la Regina di Misericordia non cerchi i meriti, bensì le miserie per soccorrere i bisognosi. Chi è più povero e bisognoso di me?
O Vergine sublime, so che Tu, oltre ad essere la Regina dell'universo, sei anche la mia Regina. Voglio dedicarmi completamente ed in modo particolare al tuo servizio, affinché Tu possa disporre di me come Ti piace. Perciò Ti dico con San Bonaventura: "O Signora, mi voglio affidare al tuo potere discreto, perchè Tu mi sostenga e governi totalmente.
Non mi abbandonare". Guidami Tu, Regina mia, e non lasciarmi solo. Comandami, utilizzami a Tuo piacere, castigami quando non Ti ubbidisco, poiché i castighi che mi verranno dalle Tue mani mi saranno salutari.
Ritengo più importante essere tuo servo piuttosto che signore di tutta la terra. "Io sono tuo: salvami". O Maria, accoglimi come tuo e pensa a salvarmi. Non voglio più essere mio, mi dono a Te.
Se nel passato Ti ho servito male ed ho perduto tante belle occasioni per onorarti, in avvenire voglio unirmi ai tuoi servi più innamorati e fedeli.
No, non voglio che da oggi in poi qualcuno mi superi nell'onorarti e nell'amarti, mia amabilissima Regina. Prometto e spero di perseverare così, con il tuo aiuto. Amen.
- Libro di Isaia -
"Le rose del mio vecchio giardino"
Editore dei "Rayons" - 1934
Buona festa dell'Assunta a tutti. :-)
www.leggoerifletto.it