Questa è la storia di
don Martino, reverendo parroco di Cucugnano.
Fin da giovane Martino sognava di
diventare un buon parroco e di portare pace e serenità nel cuore di quelli che
sarebbero stati i suoi parrocchiani, facendo del suo paese una sorta di isola
felice in un mondo pieno di odio e di rancore.
Martino studiò
alacremente e fu ordinato sacerdote. Poi, finalmente, un giorno il vescovo lo
convocò per comunicargli che gli era stata affidata la parrocchia di Cucugnano.
Don Martino arrivò
alla sua parrocchia una mattina molto presto e si accorse che nessuno lo stava
aspettando. Ne rimase un po' deluso, ma non si scoraggiò, e già da quello stesso
giorno si mise all'opera per realizzare il suo sogno.
«Il nostro parroco è
come il prezzemolo, ce lo ritroviamo dappertutto» mormoravano gli abitanti di
Cucugnano. Però gli volevano un gran bene anche se di andare in chiesa, o di
pregare, non ne avevano proprio voglia.
Don Martino non
trascurava nessuno: il suo santo zelo lo portava in ogni casa e chiunque in
paese poteva dire di aver ricevuto da lui qualche parola buona o utili
consigli.
La domenica però
pochi contraccambiavano i favori del loro parroco recandosi in chiesa e questo
era per lui un grande cruccio.
Fu così che don
Martino, salito sul pulpito una domenica mattina, guardando la desolata chiesa
semivuota se ne uscì con queste parole: «Vorrei rivelare ai miei amati
parrocchiani il modo per mettere le mani su un tesoro che potrà far diventare
tutti ricchi e felici. Però, dal momento che oggi non c'è quasi nessuno,
preferisco svelarne il segreto la prossima domenica, di modo che ciascuno abbia
la propria parte».
Scese quindi dal
pulpito senza aggiungere altro.
Potete immaginare
quale pienone ci fu in chiesa la domenica seguente! Chi si sarebbe lasciato
scappare l'occasione per sapere dov'era un tesoro?
Il parroco salì sul pulpito
nel silenzio generale, tutti lo guardavano in trepidante attesa.
«State tranquilli, il
tesoro c'è ed è per tutti. Dove si trova lo saprete ben presto. Ora ascoltate
attentamente quanto mi è successo.
L'altra notte fui
svegliato all'improvviso da un vento strano che entrava nella mia stanza. Mi
alzai, guardai fuori dalla finestra e sapete cosa vidi?
Un angelo tutto bianco
che mi faceva cenno con la mano di seguirlo.
Bastò il mio desiderio di andare
con lui e in un lampo fui trasportato fin sulla porta del Paradiso. Era
bellissima, grande e tutta lucente. Mi aprì san Pietro in persona che aveva in
mano delle chiavi d'oro con le quali poteva aprire la porta per uscire dal
tempo ed entrare nella dimensione eterna.
Là san Pietro teneva un librone
enorme sul quale comparivano tutte le anime del Paradiso, quelle che furono e
quelle che saranno. Allora, giusto perché ero lì e che erano stati loro a
invitarmi, azzardai a chiedere quanti abitanti di Cucugnano si trovassero sul
suo libro.
San Pietro, che vi
assicuro è un uomo molto cordiale, spulciò attentamente ogni pagina e, essendo
fuori dal tempo, non impiegò che un attimo.
Potete immaginare
come rimasi quando mi comunicò che nessun cucugnanese si trovava fra quei nomi.
Io cominciai a disperarmi: "Come, proprio nessuno?".
San Pietro mi consolò
rincuorandomi: "Non angustiatevi, don Martino, vedrete che i vostri
parrocchiani avranno dovuto scontare qualche peccatuccio. Li troverete
senz'altro in Purgatorio. Ora vi mando a mio nome dal Santo Portinaio e lì
potrete verificare voi stesso".
Sempre accompagnato
dall'angelo silenzioso, scesi di qualche piano e bussai alle porte del
Purgatorio. La strada era stata disastrosa. Era piena di ciottoli pungenti e
profondi precipizi, e in ogni dove si sentivano lunghi sospiri simili a folate
di vento. Mi fu aperto dal Santo Portinaio che era stato già avvisato del mio
arrivo.
Mentre controllavamo
il grande libro dell'Espiazione udivo voci indistinte che mormoravano in
continuazione: "Oh, se non avessi fatto...". "Ah, se non avessi
detto...". "Ma come ho potuto non capire...". "Eppure
sarebbe stato così semplice...".
Quelle povere anime
mi facevano una gran pena: quanto avrei voluto avere la possibilità di aiutare
ognuna di loro!
Finalmente giungemmo
all'ultima pagina del libro e il Santo Portinaio mi disse, tirando un grosso
sospiro: "State tranquillo, reverendo, di cucugnanesi qui in Purgatorio
non c'è nemmeno l'ombra: saranno certamente tutti in Paradiso".
Mi sentii mancare!
Come? Se non c'erano cucugnanesi né in Paradiso né in Purgatorio, voleva dire
che... non osavo portare a termine il terribile pensiero.
Il buon angelo che mi
accompagnava sembrava titubante. Sarei andato anche laggiù?
Sì, mi sarei
sincerato personalmente che non si fosse trattato di un equivoco. Ero deciso a
scendere anche all'Inferno!
Il Portinaio del
Purgatorio mi guardò con comprensione, mi consegnò delle scarpe speciali con le
quali non mi sarei ustionato i piedi lungo la strada degli inferi e mi diede
grossi occhiali scuri attraverso i quali scrutare fra le fiamme.
Mi feci coraggio e,
seguendo l'angelo, cominciai a scendere sempre più giù.
Il caldo si faceva
insopportabile, non ce l'avrei fatta se ogni tanto l'angelo non mi avesse
sfiorato con le grandi ali regalandomi un po' di frescura.
In fondo a quella
strada buia e torrida vidi a un tratto le porte dell'Inferno, spalancate come
le fauci di un mostro!»
A questo punto don
Martino fece una pausa nel suo racconto tergendosi il sudore con un
fazzolettone, come se bastasse quella rievocazione per fargli patire un gran
caldo.
I parrocchiani, a
naso in su, non fiatavano.
«Dunque, ero proprio
all'Inferno» riprese il buon prete. «L'angelo non ne varcò la soglia e anch'io
sinceramente ne avrei fatto volentieri a meno. Non si sentivano che urla e
lamenti, l'aria era impregnata dei più sgradevoli odori e ogni tanto qualcuno
prorompeva in tremendi schiamazzi.
"Allora, ti
decidi o no?" mi domandò all'improvviso un diavolo gobbo con un grosso
forcone in mano.
"Lasciami
stare" implorai pieno di spavento. "Sono un servo di Dio!".
"Per tutti i
satanassi! E allora cosa vieni a fare qui? A prendermi in giro? Guarda che non
ti conviene! Servo di Dio o no, ti arrostisco per bene". Poi, visto al di
là della soglia l'angelo in attesa, mi chiese nuovamente: "Dimmi quello
che vuoi e andatevene, tu e il tuo sbiadito accompagnatore".
Mi feci un po' di coraggio
e chiesi: "Io vorrei solo sapere se qui presso di voi avete qualcuno dei
miei parrocchiani di Cucugnano...".
Il diavolo non mi
lasciò finire la frase e proruppe in una risata che da noi avrebbe scosso tutto
il paese: "Ma dico, sei forse scemo? Chi non sa che gli abitanti di
Cucugnano stanno tutti qui?".
Io, preso da uno
sgomento che non so spiegarvi, guardai in quell'aria densa e opaca e, tra
pianti e grida, vi vidi proprio tutti...
Rimasi talmente
inorridito che mi paralizzai proprio lì, davanti a quel diavolo puzzolente,
tanto che l'angelo stese veloce un'ala oltre la soglia dell'Inferno e mi portò
via con sé.
E ora eccomi qui a
raccontarvi questa incredibile avventura. Ma si può andare avanti così e
infilarsi come beoti proprio dentro le fauci dell'Inferno?»
Don Martino tacque
all'improvviso, scrutando l'effetto delle sue parole.
Sbalorditi e
impressionati dalla miracolosa avventura toccata al loro parroco, i cucugnanesi
tacevano, ma erano tutti pallidi e tremanti.
Il prete riprese
fiato e, approfittando di quell'attimo di sbigottimento generale, proseguì:
«Dunque così non va e io ho deciso di fare tutto il possibile per sottrarvi
all'abisso verso cui vi state avviando. Cominceremo da domani. Lunedì
confesserò i vecchi, spero di non avere molto da fare. Martedì i bambini, e
questa sarà una giornata di riposo. Mercoledì confesserò gli uomini e sarà una
vera giornataccia. Giovedì le donne..., povere le mie orecchie. Venerdì so io
chi confesserò... glielo farò sapere a quattr'occhi. Sabato mattina sarete
tutti a posto e con le coscienze tranquille, pronti per la messa di domenica,
in barba a quei furboni di diavoli che già gongolano pensando a voi».
«E il tesoro?» chiese
timidamente qualcuno.
«Il vero tesoro non è
altro che la pace nel cuore e la serenità di una vita spesa all'ombra del buon
Dio. Non bisogna fare grandi cose, basta amarlo... il resto va da sé».
«E adesso fate una
buona giornata e così sia!» tagliò corto don Martino.
Dopo la predica di
quella domenica le cose cambiarono a Cucugnano. Non che tutti divennero santi,
per carità! Ma don Martino sognava tutte le notti di guidare una grande
processione in cui lui e i suoi parrocchiani percorrevano una strada stellata
verso la città di Dio.
- leggenda medievale -
da: "Leggende Cristiane. Storie straordinarie di santi, martiri, eremiti e pellegrini", a cura di Roberta Bellinzaghi, © 2004 - Edizioni Piemme S.p.A.
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