C’era una volta due fratelli; uno molto ricco, l’altro molto povero.
Un giorno
il povero faceva la guardia ai covoni di grano ammucchiati nel campo del
fratello ricco e mentre se ne stava lì seduto sul covone scorse una donna in
bianco che raccoglieva le spighe rimaste nei campi mietuti e le aggiungeva ai
covoni.
Quando la donna giunse fino a lui, la prese per mano, se la tirò vicino
e le chiese che cosa facesse lì. “Sono la Felicità di tuo fratello e raccolgo
le spighe rimaste, perché il suo grano sia ancora più abbondante.”
“Dimmi, allora, e la mia felicità, dov’è?” replicò il poveretto. “verso Oriente” rispose la donna, e scomparve.
Fu così che il povero si mise in testa di andare per il mondo in cerca della propria Felicità.
“Dimmi, allora, e la mia felicità, dov’è?” replicò il poveretto. “verso Oriente” rispose la donna, e scomparve.
Fu così che il povero si mise in testa di andare per il mondo in cerca della propria Felicità.
E quando un giorno di buonora stava per mettersi in viaggio,
dal suo camino saltò fuori la Miseria e piangeva e pregava che la prendesse con
sé. “Mia cara, - disse il povero sei troppo debole per affrontare un
viaggio così lungo, non ce la faresti mai; ma qui c’è una boccetta vuota, fatti
piccina, infilatici dentro e ti porterò con me”.
La Miseria s’infilò
nella boccetta e lui senza perdere tempo la tappò con un turacciolo e l’avvolse
bene in modo che non si rompesse.
Quando si trovò per via, appena arrivò a un
pantano tirò fuori la boccetta e la gettò via, liberandosi così dalla Miseria.
Dopo qualche tempo giunse a una grande città e un certo signore lo prese al suo servizio con l’incarico di scavargli uno scantinato. “Non riceverai del denaro, - gli disse ma tutto ciò che trovi scavando è tuo”.
Dopo un po’ che scavava trovò un lingotto d’oro, secondo gli accordi gli sarebbe spettato, ma lui ne diede una metà al signore e riprese il lavoro. Arrivò finalmente a una porta di ferro, l’aperse e vi trovò un sotterraneo pieno di ogni ricchezza.
Dopo qualche tempo giunse a una grande città e un certo signore lo prese al suo servizio con l’incarico di scavargli uno scantinato. “Non riceverai del denaro, - gli disse ma tutto ciò che trovi scavando è tuo”.
Dopo un po’ che scavava trovò un lingotto d’oro, secondo gli accordi gli sarebbe spettato, ma lui ne diede una metà al signore e riprese il lavoro. Arrivò finalmente a una porta di ferro, l’aperse e vi trovò un sotterraneo pieno di ogni ricchezza.
Ed ecco che da una cassa lì sotto s’udì una voce: “Mio
signore, aprimi! Aprimi!”. Egli spostò il coperchio e da dentro saltò fuori una
bella fanciulla tutta in bianco che s’inchinò davanti a lui e gli disse: “Sono
la tua Felicità, quella che hai cercato così a lungo; d’ora innanzi sarò vicina
a te e alla tua famiglia”.
Dopo di che scomparve. Egli rimase poi a guardarsi
intorno e a rimirare quella ricchezza con il suo signore di una volta e
da quel momento fu immensamente ricco e la sua fama cresceva di giorno in
giorno.
Eppure non dimenticò mai l’indigenza di un tempo e si prodigò in tutti
i modi per aiutare i poveri del luogo.
Un giorno, mentre passeggiava per la
città, incontrò il fratello che si trovava da quelle parti per affari. L’invitò
a casa e gli raccontò con tutti i particolari le sue avventure e che aveva
visto la Felicità spigolare nel campo di grano e come s’era liberato della
propria Miseria e altro ancora.
L’ospitò per qualche giorno e quando il
fratello stava per partire gli diede molto denaro per il viaggio, fece molti
doni alla moglie e ai figli e si separò da lui fraternamente.
Ma suo fratello era un uomo sleale e invidiava la Felicità dell’altro. Da quando aveva lasciato la sua casa non faceva che pensare come far tornare il fratello nella Miseria. Non appena giunse alla palude dove il fratello aveva ficcato la boccetta, si mise a cercarla e non si dette pace finché non la trovò. L’aperse subito. La Miseria saltò fuori immediatamente, cominciò a crescere davanti ai suoi occhi, saltargli intorno, l’abbracciò, lo baciò e lo ringraziò di averla liberata da quella prigionia. “Sarò sempre grata a te e alla tua famiglia e non vi abbandonerò fino alla morte”.
Ma suo fratello era un uomo sleale e invidiava la Felicità dell’altro. Da quando aveva lasciato la sua casa non faceva che pensare come far tornare il fratello nella Miseria. Non appena giunse alla palude dove il fratello aveva ficcato la boccetta, si mise a cercarla e non si dette pace finché non la trovò. L’aperse subito. La Miseria saltò fuori immediatamente, cominciò a crescere davanti ai suoi occhi, saltargli intorno, l’abbracciò, lo baciò e lo ringraziò di averla liberata da quella prigionia. “Sarò sempre grata a te e alla tua famiglia e non vi abbandonerò fino alla morte”.
Inutilmente il
fratello invidioso cercò di dissuaderla, invano la mandava dal suo padrone di
una volta; non riuscì in nessun modo a togliersi la Miseria di dosso, né a
venderla né a regalarla né a sotterrarla né ad annegarla, gli stette sempre
alle calcagna.
I briganti lo derubarono della merce che stava portando a casa;
riuscì a ritornare chiedendo l’elemosina; al posto del suo palazzo trovò un
mucchio di cenere e tutto il suo raccolto era stato portato via da una
inondazione.
Fu così che al fratello invidioso non rimase null’altro che… la
Miseria.
da: "Fiabe di Praga magica" di Scilla Abbiati, Arcana Ed., 1993
da: "Fiabe di Praga magica" di Scilla Abbiati, Arcana Ed., 1993
Buona giornata a tutti. :-)
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