Quasi tutte le case d'Assisi
avevano due porte, che davano sulla strada in
pendio.
Una più grande e larga,
con lo scalino basso; l'altra più piccola e stretta, con lo scalino altissimo.
Le due porte, vicinissime tra loro, non stavano in simmetria sulla facciata,
perché diverse di forma e di livello.
Per uscire dalla porta maggiore, bastava
fare un passo. Per uscire dalla porta minore, occorreva fare un salto. Mentre
però la porta grande restava quasi sempre aperta a chi entrava e a chi usciva,
la porta stretta restava sempre chiusa e nessuno vi passava.
Era la cosiddetta
«porta del morto, che si apriva soltanto per far passare la bara di chi usciva,
piedi in avanti, dalla casa, per non farvi più ritorno. Un'usanza, leggermente
superstiziosa; voleva che il morto non passasse dalla porta dei vivi, e,
viceversa, impediva ai vivi di passare dalla porta del morto. Perciò si aveva
ben cura di tenere la porta del morto sprangata fino a che non si desse la dolorosa
necessità d'usarla. Neppur per errore un vivo doveva passar dalla porta del
morto, per timore del malaugurio. Non solo dunque la porticina veniva solidamente
sprangata, ma tra un funerale e l'altro vi si accumulava contro ogni sorta di
materiale.
La casa dormiva, la sera della Domenica delle Palme, quando Chiara
scese dalla sua camera e s'avviò, a tentoni, verso la porta del morto. Voleva
uscire segretamente ed era certa di non incontrare nessuno sulla soglia di
quella porta.
Trovò l'apertura ingombra di molti attrezzi, che rimosse con le
sue mani delicate. Quando finalmente giunse ai chiavacci e alle sprangature si
senti stanca. Con sforzo tentò di far scorrere i paletti della porta, ma i
chiavacci le resistettero.
Dalla morte del padre, la porta non era stata
riaperta e i ferri arrugginiti non scorrevano più negli anelli. Chiara allora
s'inginocchiò.
Appoggiò la fronte al ferro della porta e rivolse a Dio una
preghiera. Poi si rialzò sicura di sé. Sotto la sua mano i chiavacci scorsero
senza un cigolio, come se fossero stati unti di fresco.
La porta s'aprì senza
stridere e apparve la strada, in basso, illuminata dalla luna. Pacifica di
Guelfuccio, la fida compagna, l'attendeva in un angolo d'ombra. Chiara rimase
un attimo dritta sull'alta soglia. Poi, senza neppure volgersi indietro, spiccò
un salto leggero.
Aveva oltrepassato la soglia del morto.
Si era divisa
irreparabilmente dalla famiglia.
Non avrebbe fatto più ritorno alla sua casa.
Chiara era perduta. Chiara era morta. Chiara andava verso una altra vita.
BENEDIZIONE
Prima di morire, come già aveva fatto Francesco, Chiara benedice le sue Sorelle presenti e future indicando loro il cuore della vocazione cristiana e clariana, l’amore:
“…Siate sempre amanti di Dio, delle vostre anime e di tutte le vostre Sorelle, e siate sempre sollecite di osservare quanto avete promesso al Signore. Il Signore sia con voi sempre, e ora voi siate sempre con Lui. Amen” (FF2857)
Chiara ha compreso che l’amore riversato da Dio nel nostro cuore ci rende sempre più capaci di amare noi stessi, perché ci insegna a guardarci con i Suoi stessi occhi di misericordia e, allo stesso tempo, ci apre alla comunione con gli altri attraverso l’accoglienza e il perdono.
Essere dimora e sede del Creatore
L’abbassarsi di Dio – osserva Chiara –
non si è concluso con l’incarnazione, ma si compie ancora oggi nella vita dei
credenti.
Infatti l’Altissimo Signore del cielo e della terra, che la Vergine
Maria portò nel suo grembo, prende ora dimora nel cuore di chi lo accoglie:
“Ecco, è ormai chiaro che, per la grazia
di Dio, l’anima dell’uomo fedele è più grande del cielo, perché i cieli non
possono contenere il Creatore, mentre la sola anima fedele è sua dimora e sede
(…) come afferma la Verità stessa: Chi mi ama sarà amato dal Padre mio, e io lo
amerò, e verremo a lui e faremo dimora presso di lui (Gv.14,21.23).
Come dunque la gloriosa Vergine delle vergini lo portò materialmente, così anche tu, seguendo le sue orme, specialmente quelle di umiltà e povertà, senza alcun dubbio lo puoi sempre portare spiritualmente nel tuo corpo…”
Come dunque la gloriosa Vergine delle vergini lo portò materialmente, così anche tu, seguendo le sue orme, specialmente quelle di umiltà e povertà, senza alcun dubbio lo puoi sempre portare spiritualmente nel tuo corpo…”
(3^ lett.
21-26).
La benedizione di santa Chiara
Nel nome del Padre del Figlio
e dello Spirito Santo.
Il Signore vi benedica
e vi custodisca.
Vi mostri la sua faccia
e abbia misericordia di voi.
Volga verso di voi il suo volto
e vi dia pace.
Sorelle e figlie mie, e a tutte le altre che verranno e rimarranno nella vostra
comunità, e alle altre ancora, tanto presenti che venture, che persevereranno
fino alla fine negli altri monasteri delle povere dame.
Io Chiara, ancella di Cristo, pianticella del beatissimo padre nostro san
Francesco, sorella e madre vostra e delle altre sorelle povere, benché indegna,
prego il Signore nostro Gesù Cristo, per la sua misericordia e per
l'intercessione della santissima sua genitrice, santa Maria, e del beato
Michele arcangelo e di tutti i santi angeli di Dio, del beato Francesco padre
nostro e di tutti i santi e le sante, che lo stesso Padre celeste vi dia e vi
confermi questa santissima benedizione sua in cielo e in terra: in terra,
moltiplicandovi nella grazia e nelle sue virtù fra i servi e le ancelle sue
nella Chiesa sua militante; e in cielo, esaltandovi e glorificandovi nella
Chiesa trionfante fra i santi e le sante sue.
Vi benedico nella mia vita e dopo la mia morte, come posso, con tutte le
benedizioni, con le quali il Padre delle misericordie ha benedetto e benedirà i
suoi figli e le sue figlie in cielo e sulla terra, e con le quali il padre e la
madre spirituale ha benedetto e benedirà i figli suoi e le figlie spirituali.
Siate sempre amanti delle anime vostre e di tutte le vostre sorelle, e siate
sempre sollecite nell'osservare quelle cose che avete promesso al Signore.
Il Signore sia sempre con voi e voglia il Cielo che voi siate sempre con lui.
Amen.
Buona giornata a tutti. :-)
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