Alla nascita di Gesù Bambino, molte donne portarono i
loro figli affinché Gesù potesse benedirli. Fra le donne vi era Tecla, una
giovane sposa che non poteva avere figli, ma desiderava tanto averne uno. Così
finse di averne partorito uno, prese una grossa pietra, l’avvolse in uno
scialle, mise sulla sommità una cuffietta e lo tenne fra le braccia, proprio
come se fosse un bambino appena nato.
Vedendo Gesù così bello e sorridente, si commosse e
scoppiò in un pianto. Quando si alzò per ritornare a casa, Maria, che aveva
letto nel suo cuore comprendendo il suo innocente inganno le domandò: ”Tecla,
che cosa porti in braccio?”
Sentendosi scoperta, la donna rispose: “Allatto un figlio
maschio.” Allora la Madonna le disse: “Su, scopriti il seno e allatta tuo
figlio; La tua pietra é diventata un bel bambino.”
La donna scostò lo scialle che avvolgeva la pietra e
rimase meravigliata per il miracolo che era stato compiuto per lei: tra le
braccia aveva il suo primo figlio. “Ricordati però”, le disse ancora Maria,
“che egli é nato da una pietra e morirà a colpi di pietra.”
Questo bambino fu chiamato Stefano, divenne discepolo di
Gesù e fu il primo ad affrontare il martirio.
La
celebrazione di Santo Stefano il 26 dicembre, in Italia, è stata introdotta,
come festa nazionale nel 1947.
La celebrazione liturgica di Stefano avviene subito dopo
il Natale perché nei giorni seguenti alla manifestazione del Figlio di Dio
furono posti nel martirologio i comites Christi, cioè i più vicini nel suo
percorso terreno e primi a renderne testimonianza con il martirio.
Di probabili origini elleniche dal nome greco Stefano
“coronato”, fu certamente il primo cristiano che seguì gli apostoli.
Protomartire, santo, uno dei sette diaconi ellenisti della primitiva comunità
di Gerusalemme, tradotto d’innanzi al Sinedrio e quindi lapidato a causa della
propria predicazione cristiana.
Il suo culto si diffuse nella Chiesa orientale
sin dalla fine del IV secolo.
In lui si realizza in modo esemplare la figura del
martire come imitatore di Cristo, egli contempla la gloria del risorto, ne
proclama la divinità, gli affida il suo spirito e perdona i suoi uccisori.
Stefano, il primo dei martiri tra i discepoli di Gesù
Il Nuovo Testamento con il suo racconto del “primo” dei martiri, ci offre il
prototipo per sempre di cosa significhi martirio per il cristianesimo.
Nel racconto degli Atti degli Apostoli (At 7,55-60), Stefano ripropone
l’atteggiamento di Gesù che dalla croce aveva pregato: Padre perdona loro
perché non sanno quello che fanno (Lc 23,34).
Il momento della morte di Gesù non è condanna per
coloro che lo uccidono, ma è evento in cui si apre lo spazio della
misericordia.
Stefano, che muore per aver predicato quello stesso Gesù, si fa
portatore della stessa sua misericordia. La sua coerenza, la sua testimonianza
“fino alla fine” non è funzionale a stigmatizzare il comportamento dei nemici e
a fomentare l’odio contro di loro.
Anzi la morte di Stefano apre la porta del
cielo aperto, visibile, anche per loro che, seppure uccidendolo, non sono
imputati per questo peccato al tribunale di Dio.
Celebrare un martire significa allora non aprire
nostri tribunali attraverso i quali imputare peccati , ma aprire la porta della
Misericordia.
La stessa misericordia testimoniata dai martiri, perché è questa
la vera testimonianza evangelica.
Auguri a tutti coloro
che portano questo nome Stefano/Stefania!
E quindi tanti tanti auguri anche
a me.
Buona giornata a tutti. :-)
Nessun commento:
Posta un commento