Festeggiare l'Avvento significa saper
attendere: attendere è un'arte che il nostro tempo impaziente ha dimenticato.
Esso vuole staccare il frutto maturo non appena germoglia; ma gli occhi ingordi
vengono soltanto illusi, perché un frutto apparentemente così prezioso è dentro
ancora verde, e mani prive di rispetto gettano via senza gratitudine ciò che li
ha delusi.
Chi non conosce la beatitudine acerba dell'attendere, cioè il
mancare di qualcosa nella speranza, non potrà mai gustare la benedizione intera
dell'adempimento.
Chi non conosce la necessità di lottare con
le domande più profonde della vita, della sua vita e nell’attesa non tiene
aperti gli occhi con desiderio finché la verità non gli si rivela, costui non
può figurarsi nulla della magnificenza di questo momento in cui risplenderà
la chiarezza; e chi vuole ambire all’amicizia e all’amore di altro, senza
attendere che la sua anima si apra all’altra fino ad averne accesso, a costui
rimarrà eternamente nascosta la profonda benedizione di una vita che si svolge
tra due anime.
Nel mondo dobbiamo attendere le cose più grandi, più profonde,
più delicate, e questo non avviene in modo tempestoso, ma secondo la legge
divina della germinazione, della crescita e dello sviluppo.
Comprendete l’ora
della tempesta e del naufragio, è l’ora della inaudita prossimità di Dio, non
della sua lontananza.
Là dove tutte le altre sicurezze si infrangono e crollano
e tutti i puntelli che reggevano la nostra esistenza sono rovinati uno dopo
altro, là dove abbiamo dovuto imparare a rinunciare, proprio là si realizza
questa prossimità di Dio, perché Dio sta per intervenire, vuol essere per noi
sostegno e certezza.
Egli distrugge, lascia che abbia luogo il naufragio, nel
destino e nella colpa; ma in ogni naufragio ci ributta su di Lui.
Questo ci
vuole mostrare: quando tu lasci andare tutto, quando perdi e abbandoni ogni tua
sicurezza, ecco, allora sei libero per Dio e totalmente sicuro in Lui.
Che solo
ci sia dato di comprendere con retto discernimento le tempeste della
tribolazione e della tentazione, le tempeste d’alto mare della nostra vita!
In
esse Dio è vicino, non lontano, il nostro Dio è in croce.
La croce è il segno
in cui la falsa sicurezza viene sotto posta a giudizio e viene ristabilita la fede in Dio.
- Dietrich Bonhoeffer -
da: "Voglio vivere questi
giorni con voi", a cura di M. Weber, Editrice Queriniana, Brescia 2007, p. 37
E allora la nostra scelta di fede sarà non
quella di piangere sulle catastrofi ma quella di allearci con le cose nuove in
cui traluce l’adempimento della Promessa di Dio. […] perché Egli è Colui che
viene.
Il giorno del Signore viene, non appartiene al nostro calendario
passato, è una dimensione del futuro che irrompe, appunto è un adventus, è
qualcosa che viene verso di noi.
Allora la fede consiste nel discernimento di
questo processo antitetico al successo della catastrofe che è processo di vita.
Consiste nell’allearsi ai nuovi segni di vita.
- Padre Ernesto Balducci -da: "Il mandorlo e il fuoco", Borla Edizioni
All’umanità che non ha più tempo per lui, Dio offre altro
tempo, un nuovo spazio per rientrare in se stessa, per rimettersi in cammino,
per ritrovare il senso della speranza …
Sì, Dio ci ama e proprio per questo attende che noi torniamo a Lui, che apriamo il cuore al suo amore, che mettiamo la nostra mano nella sua e ci ricordiamo di essere suoi figli.
Sì, Dio ci ama e proprio per questo attende che noi torniamo a Lui, che apriamo il cuore al suo amore, che mettiamo la nostra mano nella sua e ci ricordiamo di essere suoi figli.
- papa Benedetto XVI -
dalla "Omelia del 01 dicembre 2007"
dalla "Omelia del 01 dicembre 2007"
Buona giornata a tutti. :-)
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