La sofferenza? Un mistero che accompagna
l’uomo per trasfigurarlo.
Accanto a chi soffre, a ogni sofferenza, quando ci si
dona, si riceve moltissimo perché ci si svuota per riempirsi della Verità,
dell’Essenzialità, della Vita vera.
Di fronte alla sofferenza è Dio a
sceglierti per comunicarti qualcosa, e sovente lo fa attraverso degli
intermediari che sono gli stessi sofferenti.
Un medico dopo un servizio in un ospedale pediatrico particolare per la sofferenza ivi raccolta e la situazione umana in cui vivevano i ricoverati racconta: «In questo ambiente non siamo noi che scegliamo, ma sono loro che ci scelgono! …
Un medico dopo un servizio in un ospedale pediatrico particolare per la sofferenza ivi raccolta e la situazione umana in cui vivevano i ricoverati racconta: «In questo ambiente non siamo noi che scegliamo, ma sono loro che ci scelgono! …
E, ancora una volta, sarà lui a
scegliermi! Era lì. Fermo, dinanzi all’infermeria. Nel suo lettuccio. Mi rapì
con lo sguardo! Poi mi trafisse! Solo due carezze in cambio di un sorriso senza
fine che sprizzava gioia infinita.
I suoi occhi nei miei occhi. I suoi:
lucenti, brillanti, chiari, limpidi, senza tristezza. Era lì che attendeva. In
quegli occhi per un momento ho visto l’Infinito... e allora i miei, miopi,
furono solcati da lacrime che li oscurarono per alcuni momenti.
E lì ho visto Dio! Lui, l’umile Dio, che si fa piccolo, si fa carne, si fa "mendicante dell’amore". Lui era lì.
E lì ho visto Dio! Lui, l’umile Dio, che si fa piccolo, si fa carne, si fa "mendicante dell’amore". Lui era lì.
Mi guardava e non mi chiedeva nulla... Attendeva
il gesto più piccolo e semplice come una carezza.
L’attendeva per svelarsi e amarmi.
Non ero stato io a dare qualcosa a lui, perché una carezza è un nulla dinanzi a quella sofferenza, ma era stato lui a donarmi qualcosa. Ma cosa? Aveva illuminato la mia anima rattrappita; si era fatto specchio per lasciarmi intravedere tutte le cose più belle che io avevo e che lui apparentemente non possedeva.
L’attendeva per svelarsi e amarmi.
Non ero stato io a dare qualcosa a lui, perché una carezza è un nulla dinanzi a quella sofferenza, ma era stato lui a donarmi qualcosa. Ma cosa? Aveva illuminato la mia anima rattrappita; si era fatto specchio per lasciarmi intravedere tutte le cose più belle che io avevo e che lui apparentemente non possedeva.
Ma non mi aveva messo in soggezione.
Mi aveva interrogato senza
parlarmi.
Spronato senza toccarmi.
Liberato senza rimproverarmi. Solo il suo sguardo». E più oltre narra ciò che ha scoperto: «Credo che in tutte le storie di sofferenza in cui ci si dona, si riceve perché ci si svuota per riempirsi della Verità, dell’Essenzialità, della Vita vera. In occasioni come queste si scopre la nostra vocazione, ma soprattutto quella di chi vive la sofferenza.
Spronato senza toccarmi.
Liberato senza rimproverarmi. Solo il suo sguardo». E più oltre narra ciò che ha scoperto: «Credo che in tutte le storie di sofferenza in cui ci si dona, si riceve perché ci si svuota per riempirsi della Verità, dell’Essenzialità, della Vita vera. In occasioni come queste si scopre la nostra vocazione, ma soprattutto quella di chi vive la sofferenza.
Oserei
dire che queste persone hanno ricevuto da Dio una grande vocazione: quella di
farci comprendere e amare l’essenzialità della vita stessa.
Penso che loro sono
qui in mezzo a noi per dirci qualcosa...
Essi sono quello specchio che mette a
nudo la nostra anima per lasciarci percepire il valore della vita e la missione
dell’uomo, chiamato dall’Amore all’amore. Alla fine di questa esperienza
raccontata così com’è "scesa" dal cuore nella penna, nessuna pretesa,
nessun applauso.
L’applauso va a loro e forse anche a chi ha avuto il coraggio di dargli la vita nonostante la loro esistenza sembrasse tutto tranne "vita".
L’applauso va a loro e forse anche a chi ha avuto il coraggio di dargli la vita nonostante la loro esistenza sembrasse tutto tranne "vita".
"Esseri inutili" agli occhi di noi "comuni sani".
"Uomini speciali" ai miei occhi dopo questa esperienza.
Provate a
incrociare gli sguardi di quei genitori che hanno figli gravemente malati e
capirete che quello che ho scoperto non è pura fantasia.
- Don Marino Gobbin -
Inno di lode
Guardo il mio corpo
infermo e lodo Te, o Signore.
Grazie per il dono
della vita che ogni giorno Tu mi fai.
Il mio corpo sembra
morto
ma nel mio petto continua a battere il mio cuore.
Le gambe non si muovono
eppure per le vie del mondo io cammino.
Son ferme le mie
mani, ma Tu,
Signore, il mondo mi fai accarezzare.
Meraviglie hai fatto Tu,
Signore, mi hai aperto alla vita e all’amore.
Nel dolore ti ho
cercato,
con ardore il tuo nome ho invocato.
Nella Croce ti ho
incontrato e Tu,
Signore, tutto in gioia hai cambiato.
Da questo mio letto
di dolore
quest’inno di lode innalzo a Te, o Signore.
Grazie perché mi hai
amato!
- Nino Baglieri -
Da: “Sulle ali della croce. Nino Baglieri e… tanta voglia
di vivere”, a cura di Giuseppe Ruta. Editore Elledici 2008, p. 168
Buona giornata a tutti. :-)
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