Quando ero un giovane seminarista, ricordo di essermi
recato in infermeria una sera (sinceramente non ne rammento il motivo).
Mentre
il frate infermiere stava rimboccando le coperte per la notte a due preti
costretti a letto, io ero nel corridoio buio e assistetti a tutta la scena.
Mentre rimboccava le coperte al primo prete, tirandogliele sotto il mento,
l'anziano lo rimbrottò adirato: "Togli la tua faccia dalla mia
fratello".
II povero frate andò in silenzio nell'altra stanza dal secondo
prete.
II prete rispose con gratitudine: "Oh, fratello, sei così buono con
noi. Stasera, prima di dormire, dirò una preghiera particolare solo per
te".
Lì, nel corridoio buio, fui colpito da un'improvvisa consapevolezza.
Un giorno io sarei stato uno di quei due vecchi preti. La piena consapevolezza
era questa: io stavo già esercitandomi per quel momento. Quando si invecchia,
le abitudini prendono il sopravvento.
I vecchi eccentrici si esercitano tutta
la vita a essere eccentrici.
I vecchi santi si esercitano tutta la vita a
essere santi.
La vecchiaia è come un conto in banca.
Ritiriamo alla fine quanto vi abbiamo depositato durante tutta la vita...
Ritiriamo alla fine quanto vi abbiamo depositato durante tutta la vita...
- John Powell -
«Io ero gli occhi per il cieco, ero i piedi per lo zoppo»
(Libro di Giobbe 29,15)
Nel discorso di Giobbe che contiene le parole «io ero gli
occhi per il cieco, ero i piedi per lo zoppo», si evidenzia la dimensione di
servizio ai bisognosi da parte di quest'uomo giusto, che gode di una certa
autorità e ha un posto di riguardo tra gli anziani della
città.
La sua statura morale si manifesta nel servizio al povero che chiede
aiuto, come pure nel prendersi cura dell'orfano e della vedova (vv.12-13).
Quanti cristiani anche oggi testimoniano, non con le
parole, ma con la loro vita radicata in una fede genuina, di essere "occhi
per il cieco" e "piedi per lo zoppo"!
Persone che stanno vicino
ai malati che hanno bisogno di un'assistenza continua, di un aiuto per lavarsi,
per vestirsi, per nutrirsi.
Questo servizio, specialmente quando si prolunga nel
tempo, può diventare faticoso e pesante.
È relativamente facile servire per
qualche giorno, ma è difficile accudire una persona per mesi o addirittura per
anni, anche quando essa non è più in grado di ringraziare.
E tuttavia, che
grande cammino di santificazione è questo!
In quei momenti si può contare in
modo particolare sulla vicinanza del Signore, e si è anche di speciale sostegno
alla missione della Chiesa.
- Papa
Francesco -
Signore, la nostra la chiamano la terza età.
Dopo le tappe della scuola dell’obbligo ed anche più in su; dato che non abbiamo più molte forze, la scuola da noi scelta è la preghiera: personale e comunitaria, offerta per il bene dei fratelli.
Siamo dei rincalzi che ce la mettono tutta perché la prima linea avanzi vittoriosa nel Tuo nome; speriamo, col Tuo aiuto, di giungere preparati all’esame finale.
Il nostro libro di testo è il Vangelo, non solo letto, ma vissuto con Te giorno per giorno sulla croce delle nostre miserie e dei nostri acciacchi.
Noi della “Terza Età”, lasciata la fatica del nostro quotidiano lavoro, nella quiete della casa o altrove, abbiamo a disposizione un gran spazio di tempo: non sciupiamolo nella noia o in futili spassi o in vane chiacchiere o brontolii.
Il modo migliore per vivere proficuamente questo tempo libero è quello di dedicarsi a te, o mio Dio, nella preghiera.
- Ferdinando Baj -
Fonte: Breviario della terza età, Sacerdote Ferdinando Baj, Ed. Salcom, gennaio 1989
- Ferdinando Baj -
Fonte: Breviario della terza età, Sacerdote Ferdinando Baj, Ed. Salcom, gennaio 1989
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