A quel tempo i pastori erano considerati impuri e
peccatori, che, secondo le scritture, il Messia alla sua venuta, avrebbe
eliminato fisicamente.
Erano servi malpagati e sfruttati da parte dei
proprietari del gregge, e quindi sopravvivevano con il furto ai padroni o agli
altri pastori con i quali contendevano i pascoli (Gen 13,7; 26,20).
Vivevano di
ruberie e spesso ci scappava anche il morto. Inoltre, per la loro condizione di
vita, isolati nelle montagne e nei pascoli per gran
parte dell’anno, a contatto solo con le bestie, erano per lo più bruti,
selvaggi pericolosi che era sconsigliabile incontrare. Erano esclusi dal tempio
e dalla sinagoga, per loro non c’era alcuna possibilità di salvezza. Erano
esclusi anche dal perdono di Dio perchè non potevano restituire quel che
avevano rubato, secondo quanto era prescritto dalla Legge (Lv 5,21-24). Privati
dei diritti civili, esclusi dalla vita sociale, ai pastori era negata la possibilità
di essere testimoni, poiché, in quanto ladri e bugiardi, non erano credibili e
valevano meno delle bestie che dovevano accudire.
Equiparati agli immondi
pagani, per i quali non c’era alcuna speranza, si insegnava infatti che, se si
poteva tirare fuori un animale caduto in una fossa il pastore no: «Non si
tirano fuori da un fosso né i pagani né i pastori». La condizione più
disprezzata era quella del pastore.
Una volta non era così infatti il re Davide, ispirato
da Dio, aveva scritto in uno dei salmi più sublimi: «Il Signore è il mio
pastore» (Sal. 23,1)?
Al tempo in cui Davide scriveva il salmo, la società
palestinese era diversa, era ancora di stampo nomade, e nel mondo beduino il
ruolo del pastore era importante, al punto da diventare figura del capo, del
re, e quindi di Dio.
Poi la società andò mutando e diventò sempre più
sedentaria, passando dall’attività prevalente della pastorizia a quella
dell’agricoltura.
Ora si sa che tra agricoltori e pastori c’è stata tensione e
non è mai corso buon sangue, perchè gli interessi degli uni sono a scapito di
quelli degli altri. L’atavica rivalità tra agricoltori e pastori veniva fatta
risalire al Libro della Genesi, addirittura a Caino e Abele, causa del primo
assassinio della storia dell’umanità (Gen 4,3-8).
Al tempo di Gesù l’immagine idilliaca del pastore era
ormai un ricordo e la realtà era ben altra.
Raffigurati come nemici del
Signore, ai pastori spettava solo il castigo di Dio. Castigo che la società del
tempo aspettava con l’apparizione del Messia.
- Padre Alberto Maggi -
La grazia di Dio è apparsa: ecco perché il Natale è
festa di luce. Non una luce totale, come quella che avvolge ogni cosa in pieno
giorno, ma un chiarore che si accende nella notte e si diffonde a partire da un
punto preciso dell’universo: dalla grotta di Betlemme, dove il divino Bambino è
"venuto alla luce". In realtà, è Lui la luce stessa che si propaga,
come ben raffigurano tanti dipinti della Natività. Lui è la luce, che apparendo
rompe la caligine, dissipa le tenebre e ci permette di capire il senso ed il
valore della nostra esistenza e della storia. Ogni presepe è un invito semplice
ed eloquente ad aprire il cuore e la mente al mistero della vita. E’ un
incontro con la Vita immortale, che si è fatta mortale nella mistica scena del presepe.
Dal Messaggio Urbi et Orbi di Papa Benedetto XVI,
Natale 2008
«Il Signore venne
in lei per farsi servo.
Il Verbo venne in lei per tacere nel suo seno.
Il fulmine venne in lei per non fare rumore alcuno.
Il Pastore venne in lei ed ecco l'Agnello nato,
Il Verbo venne in lei per tacere nel suo seno.
Il fulmine venne in lei per non fare rumore alcuno.
Il Pastore venne in lei ed ecco l'Agnello nato,
che
sommessamente piange.
Poiché il seno di Maria ha capovolto i ruoli:
Poiché il seno di Maria ha capovolto i ruoli:
Colui
che creò tutte le cose ne è entrato in possesso,
ma povero.
L'Altissimo venne in lei (Maria), ma vi entrò umile.
Lo splendore venne in lei, ma vestito con panni umili.
Colui che elargisce tutte le cose conobbe la fame.
Colui che abbevera tutti conobbe la sete.
Nudo e spogliato uscì da lei,
Egli che riveste (di bellezza) tutte le cose»
L'Altissimo venne in lei (Maria), ma vi entrò umile.
Lo splendore venne in lei, ma vestito con panni umili.
Colui che elargisce tutte le cose conobbe la fame.
Colui che abbevera tutti conobbe la sete.
Nudo e spogliato uscì da lei,
Egli che riveste (di bellezza) tutte le cose»
- Sant' Efrem -
"Lasciate che la magia del Natale pervada le
vostre anime, accendendo l’amore nei vostri cuori. Buon Natale!"
L'augurio è per un
sereno Natale a voi tutti amici ed amiche
che da tanti anni
seguite le mie.... fantasie, le mie letture, le mie ricerche.
Il Signore che
tutto vede e tutto ama vi benedica e vi custodisca.
- Stefania -
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