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martedì 24 gennaio 2017

Vergine Maria proteggi il tuo popolo

O Maria, che sei invocata quale Rifugio dei Peccatori, 
rivolgi il Tuo sguardo pietoso sulla nostra amata Italia, 
che porta in sé la grande eredità dei santi Apostoli, 
dei Martiri, dei Pastori, delle beate Vergini 
e di tanti discepoli del tuo Figlio Gesù: 
è vero, questa nostra Patria ormai da troppo tempo tiene 
in dispregio le leggi divine e i mandati del Divin Redentore, 
per cui i pubblici flagelli che in questi tempi 
ci opprimono sono espiazione di quelle colpe onde le pubbliche autorità 
e le nazioni si sono allontanate da Dio, 
però noi egualmente peccatori, ma figli Tuoi, ci rivolgiamo a Te.
Guarda con benevolenza il popolo italiano 
che in larghe sue parti soffre oggidì per la recrudescenza del terremoto, 
per il freddo intenso ed il gelo: 
a te sono noti i suoi peccati e le sue virtù, 
le sue ricchezze e le sue miserie, 
le sue debolezze e i suoi gesti di bontà e per questo trattieni, 
o Madre pietosissima, ancora una volta il braccio di Dio onnipotente, 
che guarda la terra e la fa tremare, che comanda agli elementi e li placa.
Intercedi per noi, o Vergine Maria, 
affinchè Iddio perdoni a quelli che lo temono, 
usi misericordia con chi lo supplica, cosicché, 
come paventiamo la Sua ira che scuote le fondamenta della terra, 
così sperimentiamo la Sua clemenza nel ripararne le rovine.
Prega per le anime delle vittime, 
asciuga le lacrime di chi ha perso i suoi cari, 
soccorri coloro che sono nella tribolazione, 
aiuta quelli che con sincera generosità cercano di portare ausilio 
in questi giorni di calamità 
senza precedenti alle popolazioni martoriate e non negare, 
o Vergine benedetta, che la tua materna protezione 
ci accompagni ogni giorno, in questa valle di lacrime.


Salve Regina.



„Tutti dovettero avere una grande superbia, un grande orgoglio, un alto senso si sé, di sé come individui e di sé come comunità, se subito dopo il terremoto vollero e seppero ricostruire miracolosamente quelle città, con quelle topografie, con quelle architetture barocche: scenografiche, ardite, abbaglianti concretizzazioni di sogni, realizzazioni di fantastiche utopie. 
Sembrano nei loro incredibili movimenti, nelle loro aeree, apparenti fragilità, una suprema provocazione, una sfida ad ogni futuro sommovimento della terra, ad ogni ulteriore terremoto; e sembrano insieme, le facciate di quelle chiese, di quei conventi, di quei palazzi pubblici e privati, nei loro movimenti, nel loro ondeggiare e traballare "a guisa di mare", nel loro gonfiarsi e vibrare come vele al vento, la rappresentazione, la pietrificazione, l'immagine, apotropaica o scaramantica, del terremoto stesso: la distruzione volta in costruzione, la paura in coraggio, l'oscuro in luce, l'orrore in bellezza, l'irrazionale in fantasia creatrice, l'anarchia incontrollabile della natura nella leibniziana, illuministica anarchia creatrice; il caos in logos, infine, che è sempre il cammino della civiltà e della storia.“

– Vincenzo Consolo - 
scrittore e saggista italiano 1933-2012



„Passato il sabato, all'alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l'altra Maria andarono a visitare il sepolcro. 
Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. 
Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve. 
Per lo spavento che ebbero di lui le guardie tremarono tramortite. Ma l'angelo disse alle donne: "Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. 
Ecco, io ve l'ho detto". Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli. 
Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: "Salute a voi". Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: "Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno". (28, 1 – 10)“

– Matteo apostolo ed evangelista -




Ti prego, Signore,
di fronte al triste spettacolo
delle rovine causate dal terremoto.
Dio onnipotente,
buono sempre
anche quando permetti
che i tuoi figli siano colpiti dal dolore,
concedi riposo eterno
alle vittime,
rassegnazione e fortezza
ai sopravvissuti,
larghezza di cuore a tutti,
nel venire incontro
alle necessità di tanti fratelli
che sono nel bisogno.

- San Giovanni Paolo II, papa -




Buona giornata a tutti. :-)





mercoledì 16 novembre 2016

San Benedetto da Norcia prega per noi

Carissimi amici ed amiche, 
come saprete il centro Italia è stato colpito da una serie di terremoti. 
Antichi borghi, chiese, basiliche, non esistono più. 
Migliaia di persone hanno perso la casa, i ricordi di una vita, il lavoro. Passano le settimane ma la terra continua a tremare.
Affidiamoci a San Benedetto da Norcia.

fu proclamato patrono d’Europa da papa Paolo VI, nell’ottobre del 1964.
San Benedetto fu proclamato patrono d’Europa da papa Paolo VI, nell’ottobre San Benedetto fu proclamato patrono d’Europa da papa Paolo VI, nell’ottobre del 1964.

Promessa di S. Benedetto ai suoi devoti:

S. Benedetto è invocato per ottenere una buona morta e la salvezza eterna. Egli apparve un giorno a S. Geltrude, dicendo: “Chiunque mi ricorderà la dignità per cui il Signore ha voluto onorarmi e beatificarmi, concedendomi di fare una morte così gloriosa, io lo assisterò fedelmente in punto di morte e mi opporrò a tutti gli attacchi del nemico in quell’ora decisiva. L’anima sarà protetta dalla mia presenza, essa resterà tranquilla malgrado tutte le insidie del nemico, e felice si slancerà verso le gioie eterne.”



la Basilica di Norcia


Preghiera a San Benedetto da Norcia

A te oggi rivolgiamo la nostra supplica ardente, glorioso san Benedetto, “messaggero di pace, realizzatore di unione, maestro di civiltà, araldo della religione di Cristo”, ed imploriamo la tua protezione sulle singole anime, sui monasteri che seguono la tua santa Regola, sull’Europa, sul mondo intero. Insegnaci ancora il primato del culto divino, donaci di comprendere quanto sia grande e fecondo il dono della pace, aiuta tutti coloro che si sforzano di ricomporre l’unità spirituale dei vari popoli, spezzata da tanti eventi dolorosi, così che per la tua protezione ritorniamo tutti quanti ad essere fratelli in Cristo.

Amen.


Castelluccio di Norcia, 28 km da Norcia

Preghiera a San Benedetto da recitare quotidianamente

San Benedetto mio caro padre, per quella dignità con la quale il Signore si degno di onorarti e beatificarti con una così gloriosa morte, ti prego di assistermi con la tua presenza nel momento della mia morte, beneficiandomi di tutte quelle promesse fatte alla Santa vergine Geltrude. Amen.


Giaculatoria a San Benedetto da Norcia

O Padre santo, Benedetto di nome e di grazia, custodiscimi, ti prego, oggi (in questa notte) e sempre con la tua santa benedizione, perchè nessun male mi possa separare da Gesù, da te e da tutti i suoi santi. Amen.




Le origini della Medaglia di San Benedetto da Norcia (480-547) sono antichissime.

Papa Benedetto XIV (1675-1758) ne ideò il disegno e col Breve del 1742 approvò la Medaglia concedendo delle indulgenze a coloro che la portano con fede.

Sul diritto della Medaglia, San Benedetto tiene nella mano destra una Croce elevata verso il cielo e nella sinistra il libro aperto della santa Regola.
Sull'altare é posto un calice dal quale esce un serpente per ricordare un episodio accaduto a San Benedetto: il Santo, con un segno di croce, avrebbe frantumato la coppa contenente il vino avvelenato datogli da monaci attentatori.
Attorno alla Medaglia, sono coniate queste parole: «Eius in obitu nostro presentia muniamur» («Possiamo essere protetti dalla sua presenza nell'ora della nostra morte»).
Sul rovescio della medaglia, figura la Croce di San Benedetto e le iniziali dei testi.

Questi versi sono antichissimi.
Essi appaiono in un manoscritto del XIV secolo a testimonianza della fede nella potenza di Dio e di San Benedetto.



La devozione della Medaglia o Croce di San Benedetto, divenne popolare intorno al 1050, dopo la guarigione miracolosa del giovane Brunone, figlio del conte Ugo di Eginsheim, in Alsazia. Brunone, secondo alcuni, fu guarito da una grave infermità, dopo che gli fu offerta la medaglia di San Benedetto. Dopo la guarigione, divenne monaco benedettino e poi Papa: fu San Leone IX, morto nel 1054. Tra i propagatori bisogna annoverare anche San Vincenzo de' Paoli (1581-1660).

Grazie che si ottengono con la Medaglia

I fedeli hanno sperimentato la sua potente efficacia mediante l' intercessione di San Benedetto, nei seguenti casi:
-contro i malefici e le altre opere diaboliche;
-per allontanare da qualche luogo gli uomini male intenzionati;
-per curare e sanare gli animali dalla peste oppure oppressi dal maleficio;
-per tutelare le persone dalle tentazioni, dalle illusioni e vessazioni del demonio specie quelle contro la castità;
-per ottenere la conversione di qualche peccatore, particolarmente quando si trova in pericolo di morte;
-per distruggere o rendere inefficace il veleno;
-per allontanare la pestilenza;
-per restituire la salute a quelli che soffrono di calcolosi, di dolori ai fianchi, di emorragie, di emottisi; a quanti sono morsi da animali contagiosi;
-per ottenere l'aiuto divino alle mamme in attesa onde evitare l'aborto;
-per salvare dai fulmini e dalle tempeste.

La Medaglia di San Benedetto non è un amuleto o un portafortuna!

Numerosi sono gli effetti benefici attribuiti alla stessa: guarigioni, protezione contro il demonio, grazia di preparazione ad una santa morte...

Ma attenzione, la medaglia non è un talismano che annullerebbe le prove della nostra vita, ma un mezzo che ci aiuta a superarle.
Le parole scritte attorno alla Croce sono quelle che San Benedetto pronunciò rispondendo alla tentazione del demonio. Possiamo farle nostre in uno spirito di fede, sapendo che la Croce di Cristo é pegno della nostra vittoria e della nostra salvezza. Questa medaglia è un sacramentale della Chiesa cattolica, un segno sacro dal quale sono significati e ottenuti effetti, grazie alla preghiera della Chiesa. Per trarre vantaggi da questa preghiera e da questa Medaglia, non basta farla benedire e portarla come se fosse un portafortuna: i benefici che speriamo di ottenere sono proporzionati alla crescita della nostra fede e della nostra fiducia in Dio e in San Benedetto.

Promessa di San Benedetto ai suoi devoti


San Benedetto è invocato per ottenere una buona morta e la salvezza eterna. 
Egli apparve un giorno a Santa Geltrude (1256-1302), dicendo: «Chiunque mi ricorderà la dignità per cui il Signore ha voluto onorarmi e beatificarmi, concedendomi di fare una morte così gloriosa, io lo assisterò fedelmente in punto di morte e mi opporrò a tutti gli attacchi del nemico in quell'ora decisiva. L'anima sarà protetta dalla mia presenza, essa resterà tranquilla malgrado tutte le insidie del nemico, e felice si slancerà verso le gioie eterne».


Preghiera della Croce

Croce del Santo Padre Benedetto.
Croce santa, sii mia luce e non sia mai il demonio mio capo.
Va’ indietro, Satana, non mi persuaderai mai di cose vane;
sono mali le bevande che mi versi,
bevi tu stesso il tuo veleno.



Buona giornata a tutti. :-)







    
           



giovedì 25 agosto 2016

Preghiera alla Madonna del terremoto e altri racconti

… sendo giunto all’ultimo del mese di dicembre, all’undici hore cominciò a tremare la terra e così con gran strepito per un quarto d’hora tremò, che die’ spavento a tutto il popolo. E perciò rovinarono molti fumaroli di camini, e spezaronsi due cathene che tenevano congiunte le volte della chiesa di S.Giacomo, alquanto aprendosi la fazzata di detta chiesa. 
Parimenti se spezzò una catena di ferro nella chiesa di S.Maria di Galiera. Sentendo questo tremore della terra le cittadini, benché fusse la notte, tutti fuggendo delle loro case senza vestimente, paventati cercavono di ritrovare luogo sicuro, acciò dalli edifici non fossero soffocati dubitando che non cascassero.
E così con questo pavento s’entrò nell’anno 1505 certamente anno infelice tenendo il primato della città messer Giovani Bentivoglio sotto il pontificato di Giulio secondo sendo vice legato Altobello Averoldo bresciano vescovo di Pola … entrati nel maggistrato li signori antiani, la note del terzo giorno cioè fra l’9 e X hore un’altra volta movendosi la terra con maggior forza di prima, ma non con tanto strepito alcuna volta riforzandosi et altresì mittigandosi così perserverò insino alli dodici hore et alcuna volta anchor cessando , con tanta rovina d’eddifici e pavento delle persone, che scrivere no’ lo potrei.
… Così seguitando li terramoti o pocho o assai la notte, tanto ciascun era paventato, che parevano fuori di sé. Il che considerando il senato e vedendo il continovare di quelli, e avertendo questa percussione esser mandata da Iddio per li peccati che si facevano, pigliò conseglio di placare l’ira sua tanto quanto fosse possibile … 
Et fecero portare alla città la Madonna di S.Lucca alli 4 del detto, per portarla in processione. … E per tanto la seguente domenica, ordinata la processione, che fu alli 5 fu portata con gran riverenza la detta Madonna da S. Lucca, il capo di S. Anna, il capo di S. Petronio, di S. Domenico, di S. Floriano, Isidoro, di S. Proculo, il brazzo di S. Cecilia, con molte altre reliquie intervenendovi tutto il chericato, il senato con tutto il popolo e così devotamente con lagrime andarono a S. Pietro e quivi solennemente fu cantata la messa. 

- Leandro Alberti – 
Historie di Bologna, Tomo I


Era una tranquilla e fredda mattina di fine anno, verso le 5:00 si registrò una leggera scossa, ma nulla lasciava presagire che tra circa 21 minuti l’intera area dello stretto sarebbe stata scossa dal più grande cataclisma che la storia moderna dell’intero bacino del Mediterraneo ricordi. 
Alle 5:21 del 28 Dicembre 1908 dalle profondità dello stretto si erge un fortissimo boato, la terra iniziò a tremare in maniera molto violenta tra Scilla e Cariddi.
La prima forte scossa ebbe prevalente moto sussultorio, dopo un breve intervallo ne segui un’altra più forte in senso ondulatorio e poi un’altra ancora stavolta in senso “vorticoso”, la più lunga e devastante che portò al completo crollo di tutti gli edifici.
Gli unici palazzi rimasti integri furono trovati spostati di alcuni gradi su se stessi.
In questo terribile terremoto venne classificato per la prima volta il “moto vorticoso”, esso si generà quando la componente orizzontale (scossa ondulatoria) si incontra con la componente verticale (scossa sussultoria), la somma delle due direzioni provoca un violento movimento vorticoso che fa crollare ogni abitazione lungo l’area epicentrale.
Finito il sisma le città di Reggio e Messina si trasformarono in veri e propri cimiteri a cielo aperto.
Ad aggravare la già devastante situazione si aggiunse un altro fenomeno naturale, lo tsunami, che in alcune aree dello stretto ebbe una violenza tale da causare un numero di morti quasi superiore a quella del sisma.
A determinare tuttò ciò sarebbe stata una grossa frana sottomarina avvenuta lungo la costa ionica a circa 80-100 km a largo di capo Taormina, lungo la ripida “scarpata continentale siciliana”.
La gigantesca frana sottomarina, di un volume stimato di circa 20 km3, si sarebbe staccata dalla scarpata continentale siciliana in seguito al fortissimo movimento tellurico che interessò tutta l’area Calabro-Peloritana.
Il corpo della frana scivolando a grandissima velocità lungo gli abissi dello Ionio avrebbe favorito l’attivazione dell’onda di maremoto che una volta formata si è diretta con grande impeto verso le coste calabresi e siciliane.
In meno di 5 minuti, secondo le testimonianze dei sopravvissuti raccolte dal geografo vogherese Mario Baratta (nel 1910), l’onda colpì per prima l’area prospicente l’evento franoso sottomarino, lungo la costa tra Giardini Naxos e Taormina.
In seguito il maremoto iniziò a propagarsi lungo la costa ionica messinese risalendo da sud, in direzione dello stretto, con una velocità di propagazione elevatissima, non inferiore ai 300 km/h (tipico delle onde di tsunami).
Intanto bisogna dire che furono i litorali posti nella parte meridionale dello stretto ad essere maggiormente colpiti dalle violente ondate, mentre nella parte nord e su Messina l’onda di marea arrivò molto più smorzata, con un’altezza di appena 2-3 metri sopra il livello del mare.
Dai dati a nostra disposizione possiamo notare come il valore più elevato in tutta la costa siciliana si registrò proprio a capo S.Alessio dove l’onda raggiunse un picco massimo di quasi 12 metri sul livello del mare, radendo al suolo quel che restava del piccolo borgo di pescatori.
A Messina furono maggiormente colpiti i numerosi casali della zona sud della città, lungo l’antica via del dromo.
Al terrificante maremoto si deve la completa distruzione del famoso borgo marinaro di Cala S.Paolo (l’attuale Briga marina), qui le ondate alte fino a 8-9 metri annegarono decine di persone risucchiando al largo i corpi dei numerosi superstiti del sisma che cercavano un rifugio sicuro nella spiaggia.
A Messina le ondate arrivarono circa 10-15 minuti dopo l’evento sismico, solo lungo la foce del torrente Portalegna (l’attuale cavalcavia ad angolo con la via Don Blasco) si raggiunsero altezze maggiori fino a 6 metri.
Diverso invece è il discorso che va fatto per la costa calabra, anche qui le altezze vanno a crescere man mano che ci avviciniamo allo Ionio.
La città di Reggio, posta pochi chilometri più a sud di Messina, l’onda che penetrò da sud-ovest creò autentici disastri andando ad inabissare l’intera banchina del porto che sprofondò in mare.
Ma proprio nella zona di Pellaro, poco a sud di Reggio, si ebbero i maggiori danni, qui probabilmente si raggiunsero i 12 metri d’altezza.
Il maremoto fece deragliare persino un treno che in quel momento stava transitando vicino la zona di Pellaro, il riflusso fu talmente forte da trascinare a mare diversi carri.



«L'orribilissimo terremoto dell'anno 1693 è stato, senza alcun dubbio, il maggiore il più pernicioso che tra tanti avesse danneggiato la Sicilia, e sarà sempre l'infaustissima sua memoria luttuosa negli annali dell'isola, tanto per la sua durazione, quanto per la rovina portata dappertutto. 
Il giorno di venerdì 9 gennaio nell'ora quarta e mezza della notte tutta la Sicilia tremò dibattuta dalla terribile terremoto. Nel Val di Noto e nel Val Demone fu più gagliardo: nel Val di Mazara più dimesso […]. 
Ma la domenica 11 dello stesso mese, circa l'ore 21, fu sconquassata tutta la Sicilia con violentissimo terremoto, con la strage e danno non accaduti maggiori ne' secoli scorsi. »

(A. Mongitore, Istoria cronologica de' terremoti di Sicilia (1743))


                                   Stampa tedesca dell’epoca che illustra i danni del terremoto

Il terremoto del 1693 rappresenta una vera e propria “pietra miliare” nella storia sismica del nostro paese. Risulta essere il più forte evento sismico (Mw=7.4) avvenuto negli ultimi 1000 anni sull’intero territorio nazionale. Inoltre, per vastità dell’area colpita, numero di vittime e gravità degli effetti provocati, è tra i terremoti maggiormente distruttivi della storia sismica italiana.
 Il terremoto colpì un territorio vastissimo in due riprese, con due violentissime scosse avvenute a distanza di due giorni. Il primo forte evento si verificò il 9 gennaio 1693 alle 4:30 secondo l’uso orario “all’italiana” in vigore all’epoca.La scossa raggiunse un’intensità epicentrale valutabile tra i gradi 8 e 9 della Scala Mercalli-Cancani-Sieberg (MCS). I danni furono gravissimi in centri come Augusta, Avola (l’attuale Avola Vecchia), Noto (l’attuale Noto Antica), Floridia e Melilli, dove crollarono molti edifici.
Il secondo terremoto avvenne il giorno 11 gennaio 1693 alle ore 21 secondo l’orario “all’italiana” in vigore all’epoca) ed ebbe effetti veramente catastrofici.
L’enorme gravità di tali effetti fu dovuta anche al fatto che questi andarono in parte a sovrapporsi a quelli della scossa del 9 gennaio. L’area colpita fu molto più vasta rispetto a quella interessata dal primo terremoto, tanto che molte località che erano state solo leggermente danneggiate, o non danneggiate affatto il 9 gennaio, questa volta subirono danni importanti o vere e proprie distruzioni. Basti pensare che solo l’area dei danni più gravi risultò estesa su un vasto territorio di oltre 14.000 kmq, che venne completamente devastato. Tutta la Sicilia orientale fu gravemente colpita.
Gli effetti più rilevanti, però, furono quelli di maremoto. La scossa dell’11 gennaio generò ondate di tsunami che investirono varie località della costa orientale della Sicilia, da Messina a Siracusa. Gli effetti più gravi si ebbero ad Augusta, dove l’onda di maremoto raggiunse l’altezza di 30 cubiti (circa 15 metri) danneggiando le galere dei Cavalieri di Malta ancorate in rada e inondando la parte della città prospiciente il porto. A Catania il mare dapprima si ritirò dalla spiaggia per alcune decine di metri, trascinando alcune barche ancorate presso la riva, poi a più riprese si riversò violentemente sulla costa con onde alte oltre 2 metri che entrarono in città fino alla piazza San Filippo (l’attuale piazza Mazzini).



Preghiera nel tempo di terremoto

O Dio creatore,
noi crediamo che tu sei nostro Padre
e che ci vuoi bene
anche se la terra trema
e le nostre famiglie sono state sconvolte
dall'angoscia
Non lasciarci soli nel momento della sventura.
Apri il cuore di molti nostri fratelli
alla generosità e all'aiuto.
A noi dona la forza e il coraggio
necessari per la ricostruzione
e l'amore per non abbandonare
chi è rimasto senza nessuno.
Così, liberati dal pericolo
e iniziata una vita nuova,
canteremo la tua lode.



Preghiera alla Madonna del terremoto

Amatissima Regina del cielo e della terra,
che mentre stavi sotto la croce di Gesù, tuo Figlio,
e la spada del dolore ti trapassava l'anima
per diventare la Madre di tutti i viventi,
hai sentito sotto i tuoi piedi tremare la terra,
soccorri i tuoi figli che gemono spaventati dal terremoto.
La terra rimbomba di un sordo boato,
attorno a noi crollano il presente e il passato
e le nostre anime smarrite si chiedono:
che cos'è l'uomo, perchè Tu, o Signore, te ne ricordi?
Fatto a immagine e somiglianza di Dio e circondato di gloria,
eppure ha divorato come un figlio dissoluto i doni del Padre,
ha tradito l'Amore di Gesù, ha spento lo Spirito Santo,
fino a meritare il castigo di Dio.
O Madre Santissima, piena di Grazia e di Misericordia,
intercedi per noi presso tuo Figlio:
prendi le nostre mani e guidaci a Lui,
perchè converta i nostri cuori e perdoni i nostri peccati.
Liberi dall'inquetitudine e dalla disperazione,
seguiremo la via della salvezza e canteremo
in eterno con te le meraviglie di Dio-
Amen.

 - don Marco Belladelli -



Come sapete ieri 24 agosto 2016 parte dell’Italia è stata colpita da un terremoto di magnitudo superiore a 6.0. Alle 3.36 c'è stata la prima scossa con epicentro la provincia di Rieti, seguita da altre di assestamento. Decine di morti e dispersi, migliaia gli sfollati. 

Stephen Littleword a proposito del terremoto scrisse:

"La terra ha tremato ancora, sento quel fremito che vibra ancora nelle ossa, e l’angoscia di sentire che c’è qualcosa di più grande di noi: la natura ha potere di distruggere e creare".

Sono momenti nei quali tacere ci fa passare per indifferenti ma parlare è anche peggio, troppo comodo farlo da casa, circondati dai nostri cari.
Grazie a tutti i volontari che si attiveranno per dare un sostegno fisico e morale alle famiglie vittime di questa tragedia.

"Questo non il tempo della retorica, questo è il tempo della solidarietà. 
Chi può faccia qualcosa. Anche un'Ave Maria è sempre molto meglio delle mille interpretazioni e delle vane parole sul mistero del male e del dolore. 
Ve lo dico per esperienza: chi vive certi drammi ha bisogno di "eccomi" non di "perché". 
Verrà poi il tempo del significato e del bisogno di elaborare il dolore. Ma ora è sangue vivo e c'è bisogno di altro. Maria non elabora il lutto sotto la Croce. Non parla, non interpreta, non spiega. "Maria STAVA sotto la croce del figlio". Ora è voce del verbo "esserci", ognuno come può. Il resto è bestemmia." #terremoto 

- don Luigi Maria Epicoco -


Che la Vergine Maria ci aiuti e ci protegga, asciughi le nostre lacrime. Amen