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domenica 27 agosto 2017

Domenica senza scuse

Una domenica, alla porta della chiesa, fu appeso questo cartello:

"Per consentire a tutti di venire in chiesa domenica prossima, abbiamo organizzato una speciale domenica "senza scuse".

Saranno sistemati dei letti in sacrestia per tutti quelli che dicono: “La domenica è l’unico giorno della settimana in cui posso dormire”.

Sarà allestita una speciale sezione di morbide poltrone per coloro che trovano troppo scomodi i banchi. Un collirio sarà offerto a quelli che hanno gli occhi troppo affaticati dalla nottata alla tv.

Un elmetto d’acciaio temprato sarà regalato a tutti coloro che dicono: “Se vado in chiesa potrebbe cadermi il tetto in testa”. 

Morbide coperte saranno fornite a quelli che dicono che la chiesa è troppo fredda e ventilatori a quelli che dicono che è troppo calda.

Saranno disponibili cartelle segnapunti per coloro che vogliono fare la classifica delle persone “che vanno sempre in chiesa ma sono peggio degli altri”.

Parenti e amici saranno chiamati in soccorso delle signore che non possono, contemporaneamente, andare in chiesa e preparare il pranzo.

Verranno distribuiti dei distintivi con la scritta: “Ho già dato” a tutti coloro che sono preoccupati per la questua.

In una navata saranno piantati alberi e fiori per quelli che cercano Dio solo nella natura.

Dottori e infermieri si dedicheranno alle persone che si ammalano sempre e solo di domenica. Forniremo apparecchi acustici a quelli che non riescono a sentire la predica e tappi per le orecchie per quelli che ci riescono.

La chiesa sarà addobbata contemporaneamente con le stelle di Natale e i gigli di Pasqua per quelli che l’hanno sempre e solo vista così.”


Sarà bellissimo la domenica, vivere la Messa tutti insieme, vi aspettiamo!!




Oggi vegliare con Gesù è diventata una specie di condanna ai lavori forzati. Dio ci dona l’eternità. 
Noi gli diamo qualche minuto, a malincuore.



Siamo gli ultimi. 
Subito dopo di noi comincia un’altra età, un altro mondo, il mondo di coloro che non credono più a niente e se ne vantano. 
Subito dopo di noi comincia il mondo che noi abbiamo chiamato e continueremo a chiamare il mondo moderno. 
Il mondo che fa il furbo. 
Il mondo delle persone intelligenti; progredite, scaltrite, delle persone che la sanno lunga… il mondo di quelli che non hanno più niente da imparare. 
Di quelli che fanno i furbi… il mondo di quelli che non hanno una mistica…
La medesima sterilità inaridisce la città e la cristianità. 
La città degli uomini e la città di Dio. 
E questa è la sterilità moderna.

- Charles Peguy -

venerdì 18 agosto 2017

Ama la tua Parrocchia- Papa Paolo VI

Collabora, prega e soffri per la tua parrocchia, perché devi considerarla come una madre a cui la Provvidenza ti ha affidato: chiedi a Dio che sia casa di famiglia fraterna e accogliente, casa aperta a tutti e al servizio di tutti.
Da' il tuo contributo di azione perché questo si realizzi in pienezza. Collabora, prega, soffri perché la tua parrocchia sia vera comunità di fede; rispetta i preti della tua parrocchia anche se avessero mille difetti: sono i delegati di Cristo per te. Guardali con l'occhio della fede, non accentuare i loro difetti, non giudicare con troppa facilità le loro miserie perché Dio perdoni a te le tue miserie. Prenditi carico dei loro bisogni, prega ogni giorno per loro.
Collabora, prega, soffri perché la tua parrocchia sia una vera comunità eucaristica, che l'Eucaristia sia "radice viva del suo edificarsi", non una radice secca, senza vita.
Partecipa all'Eucaristia, possibilmente nella tua parrocchia, con tutte le tue forze. Godi e sottolinea con tutti tutte le cose belle della tua parrocchia.
Non macchiarti mai la lingua accanendoti contro l'inerzia della tua parrocchia: invece rimboccati le maniche per fare tutto quello che ti viene richiesto.
Ricordati: i pettegolezzi, le ambizioni, la voglia di primeggiare, le rivalità sono parassiti della vita parrocchiale: detestali, combattili, non tollerarli mai!
La legge fondamentale del servizio è l'umiltà: non imporre le tue idee, non avere ambizioni, servi nell'umiltà. E accetta anche di essere messo da parte, se il bene di tutti, ad un certo momento, lo richiede. Solo, non incrociare le braccia, buttati invece nel lavoro più antipatico e più schivato da tutti, e non ti salti in mente di fondare un partito di opposizione!
Se il tuo parroco è possessivo e non lascia fare, non farne un dramma: la parrocchia non va a fondo per questo.
Ci sono sempre settori dove qualunque parroco ti lascia piena libertà di azione: la preghiera, i poveri, i malati, le persone sole ed emarginate. Basterebbe fossero vivi questi settori e la parrocchia diventerebbe viva.
La preghiera, poi, nessuno te la condiziona e te la può togliere.
Ricordati bene che, con l'umiltà e la carità, si può dire qualunque verità in parrocchia.
Spesso è l'arroganza e la presunzione che ferma ogni passo ed alza i muri. La mancanza di pazienza, qualche volta, crea il rigetto delle migliori iniziative.
Quando le cose non vanno, prova a puntare il dito contro te stesso, invece che contro il parroco o contro i tuoi preti o contro le situazioni.
Hai le tue responsabilità, hai i tuoi precisi doveri: se hai il coraggio di un'autocritica, severa e schietta, forse avrai una luce maggiore sui limiti degli altri.
Se la tua parrocchia fa pietà la colpa è anche tua: basta un pugno di gente volenterosa a fare una rivoluzione, basta un gruppo di gente decisa a tutto a dare un volto nuovo ad una parrocchia.
E prega incessantemente per la santità dei tuoi preti: sono i preti santi la ricchezza più straordinaria delle nostre parrocchie, sono i preti santi la salvezza dei nostri giovani.

- Papa Paolo VI - 
23 febbraio 1964 ,
dall'omelia di inaugurazione della parrocchia N.S. di Lourdes, Roma





Che cos'è la parrocchia nella luce della fede? Ecco subito una bella definizione che viene dal cuore di don  Primo Mazzolari ed è stata ripresa dal Papa Giovanni Paolo II nella Christifideles laici : “La parrocchia è la Chiesa  che vive tra le case degli uomini: è la Chiesa che mette casa tra le case degli uomini” (n.26)
Bellissima e densa definizione. Ma… c'è cos'è la Chiesa? E’ il popolo che ha incontrato Gesù Cristo e, per questo motivo, è diventato popolo, cioè corpus Christi! E, incontrando Gesù Cristo, questo popolo scopre l'affascinante volto di Dio Amore, diventando così umanità nuova in mezzo al mondo invecchiato dal peccato. E, mentre vive questo stupendo mistero, il popolo credente sa che il più bello deve ancora venire: e allora aspetta il ritorno di Gesù, che porterà a compimento la salvezza con “i cieli nuovi e terra nuova” (2Pt 3,13)
Dentro questo popolo credente sbocciano e possono sbocciare le molteplici vocazioni ecclesiali: perché le vocazioni sono frutto della fede; e sono vere vocazioni soltanto se nascono dalla fede. Sottolineo: è il popolo credente che diventa fecondo di vocazioni, perché il popolo credente è un popolo che ascolta il Signore e pensa alla vita ascoltando il Signore.
 A questo punto una domanda decisiva e ineludibile.
Ecco la domanda:
"Siamo consapevoli che è la fede in Gesù che fa la parrocchia ed è la fede in Gesù lo scopo di tutta l'attività della parrocchia?"
Pertanto esiste una parrocchia nella misura in cui, in un determinato luogo, una comunità è presenza e visibilità dell'unico popolo credente in Gesù. Quando l'apostolo Pietro prese la parola il giorno di Pentecoste, disse senza mezze misure la fede della Chiesa: ”Uomini d'Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nazaret … Voi l'avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l'avete ucciso. Ma Dio (= il Padre) lo ha risuscitato. Sappia dunque con certezza tutta la casa d'Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso.(AT 2,22-24..36).
E, dopo la guarigione dello storpio davanti alla porta del tempio, Pietro ancora una volta dice la fede della Chiesa: ”La cosa sia nota a tutti voi e a tutto il popolo d'Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi sano e salvo. Questo Gesù è
“ La pietra che, scartata dai costruttori,  è diventata testata d'angolo”
(Sal 118(117),22).
- Card. Angelo Comastri - 
Fonte: “Donarsi è l’unico guadagno”Ed.San Paolo. Pagg.53,54,55 

venerdì 30 giugno 2017

Preghiera a Sant'Agostino - papa Paolo VI

Agostino, non è forse vero che tu ci richiami alla vita interiore? 
Quella vita che la nostra educazione moderna, tutta proiettata sul mondo esterno, lascia illanguidire, e quasi ci fa venire a noia? 
Noi non sappiamo più raccoglierci, non sappiamo più meditare, non sappiamo più pregare.
Se poi entriamo nel nostro spirito, ci chiudiamo dentro, e perdiamo il senso della realtà esteriore; se usciamo fuori, perdiamo il senso e il gusto della realtà interiore e della verità, che solo la finestra della vita interiore ci scopre. Non sappiamo più stabilire il giusto rapporto tra immanenza e trascendenza; non sappiamo più trovare il sentiero della verità e della realtà, perché abbiamo dimenticato il suo punto di partenza ch'è la vita interiore, e il suo punto d'arrivo ch'è Dio.
Richiamaci, o sant'Agostino, a noi stessi; insegnaci il valore e la vastità del regno interiore; ricordaci quelle tue parole: « Per mezzo dell'anima mia io salirò... »; metti anche nei nostri animi la tua passione: « O verità, o verità, quali profondi sospiri salivano... verso di te dall'intimo dell'anima mia! ».
O Agostino, sii a noi maestro di vita interiore; fa' che ricuperiamo in essa noi stessi, e che rientrati nel possesso della nostra anima vi possiamo scoprire dentro il riflesso, la presenza, l'azione di Dio, e che docili all'invito della nostra vera natura, più docili ancora al mistero della sua grazia, possiamo raggiungere la sapienza, e cioè col pensiero la Verità, con la Verità l'Amore, con l'Amore la pienezza della Vita che è Dio.

- Papa Paolo VI -

Dal discorso tenuto nella chiesa di san Pietro in Ciel d'oro a Pavia nel maggio 1960



Papa Paolo VI  con il futuro Papa Benedetto VI (1974)


Dio non comanda cose impossibili, ma comandando ti ordina sia di fare quello che puoi, sia di chiedere quello che non puoi.

- Sant'Agostino -



Vieni in me, Spirito Santo,
Spirito di sapienza:
donami lo sguardo e l'udito interiore,
perchè non mi attacchi alle cose materiali,
ma ricerchi sempre le realtà spirituali.

Vieni in me, Spirito Santo,
Spirito dell'amore:
riversa sempre più
la carità nel mio cuore.
  
Vieni in me, Spirito Santo,
Spirito di verità:
concedimi di pervenire
alla conoscenza della verità
in tutta la sua sapienza.


Buona giornata a tutti. :-)





giovedì 6 aprile 2017

I due amici - don Bruno Ferrero

Il più vecchio si chiamava Frank e aveva vent'anni. Il più giovane era Ted e ne aveva diciotto. Erano sempre insieme, amicissimi fin dalle elementari. Insieme decisero di arruolarsi nell'esercito. Partendo promisero a se stessi e ai genitori che avrebbero avuto cura l'uno dell'altro. Furono fortunati e finirono nello stesso battaglione.
Quel battaglione fu mandato in guerra. Una guerra terribile tra le sabbie infuocate del deserto. Per qualche tempo Frank e Ted rimasero negli accampamenti protetti dall'aviazione. Poi una sera venne l'ordine di avanzare in territorio nemico. I soldati avanzarono per tutta la notte, sotto la minaccia di un fuoco infernale.
Al mattino il battaglione si radunò in un villaggio. Ma Ted non c'era. Frank lo cercò dappertutto, tra i feriti, fra i morti. Trovò il suo nome nell'elenco dei dispersi.
Si presentò al comandante.
"Chiedo il permesso di andare a riprendere il mio amico", disse.
"E' troppo pericoloso", rispose il comandante. "Ho già perso il tuo amico. Perderei anche te. Là fuori stanno sparando".
Frank partì ugualmente. Dopo alcune ore trovò Ted ferito mortalmente. Se lo caricò sulle spalle. Ma una scheggia lo colpì. Si trascinò ugualmente finò al campo.
"Valeva la pena morire per salvare un morto?", gli gridò il comandante.
"Sì", sussurrò, "perché prima di morire, Ted mi ha detto: Frank, sapevo che saresti venuto".

Questo diremo a Dio in quel momento: "Sapevo che saresti venuto".

don Bruno Ferrero
da: "Il canto del grillo", ed. Elledici 


Chi trascura di educare il proprio figlio all'amicizia, lo perderà non appena avrà finito di essere bambino. 

- Charles Péguy - 




Ho stretto la mano dell'amico, Signore,
e improvvisamente, di fronte a quel volto triste e preoccupato,
ho temuto la Tua assenza nel suo cuore.
Sono impacciato come davanti ad un tabernacolo chiuso 
quando ignoro se Tu vi abiti.
Se Tu non fossi presente, Signore, noi saremmo separati.
Perché la sua mano nella mia non sarebbe che carne su carne,
e il suo cuore per il mio, cuore d'uomo per l'uomo.
Voglio la Tua vita per lui e per me insieme,
perché voglio che il mio amico sia,
per Tuo merito,
il mio fratello.

- padre Michel Quoist -


Buona giornata a tutti. :-)









giovedì 2 giugno 2011

Un amico - Padre Michel Quoist -

Ho stretto la mano dell'amico, Signore,
e improvvisamente, di fronte a quel volto triste e preoccupato,
ho temuto la Tua assenza nel suo cuore.
Sono impacciato come davanti ad un tabernacolo chiuso 
quando ignoro se Tu vi abiti.
Se Tu non fossi presente, Signore, noi saremmo separati.
Perché la sua mano nella mia non sarebbe che carne su carne,
e il suo cuore per il mio, cuore d'uomo per l'uomo.
Voglio la Tua vita per lui e per me insieme,
perché voglio che il mio amico sia,
per Tuo merito,
il mio fratello.

(padre Michel Quoist)
http://leggoerifletto.blogspot.com/2011/03/michel-quoist-biografia.html

Vergine con corona di fiori
Pieter Paul Rubens (1577-1640)


Buona giornata a tutti. :-)