Visualizzazione post con etichetta Pasqua. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Pasqua. Mostra tutti i post

mercoledì 8 aprile 2020

Dall'acqua alla cenere, dal pentimento al servizio - don Tonino Bello

«Carissimi, cenere in testa e acqua sui piedi. 
Tra questi due riti, si snoda la strada della quaresima. Una strada, apparentemente, poco meno di due metri. Ma, in verità, molto più lunga e faticosa. Perché si tratta di partire dalla propria testa per arrivare ai piedi degli altri.
A percorrerla non bastano i quaranta giorni che vanno dal mercoledì delle ceneri al giovedì santo. 
Occorre tutta una vita, di cui il tempo quaresimale vuole essere la riduzione in scala. 
Pentimento e servizio. Sono le due grandi prediche che la Chiesa affida alla cenere e all’acqua, più che alle parole. 
Non c’è credente che non venga sedotto dal fascino di queste due prediche. 
Le altre, quelle fatte dai pulpiti, forse si dimenticano subito. Queste, invece, no: perché espresse con i simboli, che parlano un “linguaggio a lunga conservazione”.
È difficile, per esempio, sottrarsi all’urto di quella cenere. 
Benché leggerissima, scende sul capo con la violenza della grandine. E trasforma in un’autentica martellata quel richiamo all’unica cosa che conta: “Convertiti e credi al Vangelo”. (…) 
Quello “shampoo alla cenere”, comunque, rimane impresso per sempre: ben oltre il tempo in cui, tra i capelli soffici, ti ritrovi detriti terrosi che il mattino seguente, sparsi sul guanciale, fanno pensare un attimo alle squame già cadute dalle croste del nostro peccato.

La cenere ci bruci sul capo 

Così pure rimane indelebile per sempre quel tintinnare dell’acqua nel catino. È la predica più antica che ognuno di noi ricordi. Da bambini, l’abbiamo “udita con gli occhi”, pieni di stupore, dopo aver sgomitato tra cento fianchi, per passare in prima fila e spiare da vicino le emozioni della gente. 
Una predica, quella del giovedì santo, costruita con dodici identiche frasi: ma senza monotonia. 
Ricca di tenerezze, benchè articolata su un prevedibile copione. Priva di retorica, pur nel ripetersi di passaggi scontati: l’offertorio di un piede, il lavarsi di una brocca, il frullare di un asciugatoio, il sigillo di un bacio. Una predica strana.
Perché a pronunciarla senza parole, genuflesso davanti a dodici simboli della povertà umana, è un uomo che la mente ricorda in ginocchio solo davanti alle ostie consacrate. 
Miraggio o dissolvenza? 
Abbaglio provocato dal sonno, o simbolo per chi veglia nell’attesa di Cristo? “Una tantum” per la sera dei paradossi, o prontuario plastico per le nostre scelte quotidiane? Potenza evocatrice dei segni! Intraprendiamo, allora, il viaggio quaresimale, sospeso tra cenere e acqua.
La cenere ci bruci sul capo, come fosse appena uscita dal cratere di un vulcano. Per spegnere l’ardore, mettiamoci alla ricerca dell’acqua da versare sui piedi degli altri.
Pentimento e servizio. 
Binari obbligati su cui deve scivolare il cammino del nostro ritorno a casa. Cenere e acqua. 
Ingredienti primordiali del bucato di un tempo. Ma, soprattutto, simboli di una conversione completa, che vuole afferrarci finalmente dalla testa ai piedi.

- don Tonino Bello - 

(Fonte: Dalla testa ai piedi, in LVD, Molfetta, 1989, n. 1, p. 15-17)




Questo virus ha messo in evidenza una grande verità: l’uomo è fragile. 
Ma rendersi conto di questo mette in risalto anche un’altra verità: tutto è dono.
Sì, tutto è dono: la vita, la salute, la famiglia, gli amici, la scuola, la natura, ecc…, ma il dono più grande è la fede. 
Sì, 𝐥𝐚 𝐟𝐞𝐝𝐞. Infatti, voglio ricordarvi questo episodio del Vangelo e le parole di Gesù: “ Appena ritornati presso la folla, si avvicinò a Gesù un uomo che, gettatosi in ginocchio, gli disse: «Signore, abbi pietà di mio figlio. Egli è epilettico e soffre molto; cade spesso nel fuoco e spesso anche nell'acqua;  l'ho già portato dai tuoi discepoli, ma non hanno potuto guarirlo». 
E Gesù rispose: «O generazione incredula e perversa! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatemelo qui». E Gesù gli parlò minacciosamente, e il demonio uscì da lui e da quel momento il ragazzo fu guarito.
Allora i discepoli, accostatisi a Gesù in disparte, gli chiesero: «Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?». Ed egli rispose: «Per la vostra poca fede. In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e 𝐧𝐢𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐯𝐢 𝐬𝐚𝐫à  𝐢𝐦𝐩𝐨𝐬𝐬𝐢𝐛𝐢𝐥𝐞.” (Mt 17, 14-20).

Dobbiamo proprio chiedere a Gesù di far crescere la nostra fede, almeno pari ad un granellino di senape, che è un seme piccolissimo.

- Don Pierre Laurent - 



Buona giornata a tutti. :-)







martedì 7 aprile 2020

Ti adoriamo, o Croce Santa - papa Benedetto XVI

«Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua» (Mt 16,24). 
Il cristiano segue il Signore quando accetta con amore la propria croce, che agli occhi del mondo appare una sconfitta e una “perdita della vita” (cfr vv. 25-26), sapendo di non portarla da solo, ma con Gesù, condividendo il suo stesso cammino di donazione. Scrive san Paolo VI: 
“Misteriosamente, il Cristo stesso, per sradicare dal cuore dell’uomo il peccato di presunzione e manifestare al Padre un’obbedienza integra e filiale, accetta … di morire su di una croce” 
(Es. ap. Gaudete in Domino (9 maggio 1975), AAS 67, [1975], 300-301). Accettando volontariamente la morte, Gesù porta la croce di tutti gli uomini e diventa fonte di salvezza per tutta l’umanità. 

San Cirillo di Gerusalemme commenta: 

«La croce vittoriosa ha illuminato chi era accecato dall’ignoranza, ha liberato chi era prigioniero del peccato, ha portato la redenzione all’intera umanità» (Catechesis Illuminandorum XIII,1: de Christo crucifixo et sepulto: PG 33, 772 

- papa Benedetto XVI, Angelus -
Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, 28 agosto 2011





Dio ha dato il suo figlio perché attraverso il suo sacrificio l'umanità fosse riconciliata a lui. 
Di fronte a un amore così grande non può avere spazio la piccolezza delle nostre liti e divisioni.  

- Matteo Munari -




Pensiamo a Cristo che muore sulla Croce: più isolato di così!
Nessuno lo conosceva, eccetto quel qualche migliaio di persone che si interessato a lui, pro o contro.
Cos'era nel mondo quella cosa?
Un punto infinitesimale.
Quel punto infinitesimale ha salvato il mondo, ha posto la radice della salvezza per tutto il mondo, per tutta la storia.

- Don Giussani -





O crocifisso innalzato

Crocifisso innalzato,
il tuo volto sfigurato
brilla d’amore;
il tuo corpo martoriato dall’odio
sfolgora bellezza;
le tue mani massacrate dall’ingiustizia
uniscono il cielo e la terra.
Ti contempliamo, Dio crocifisso,
perché in te vediamo
il volto vero dell’amore.
Nel tuo «Eccomi» definitivo al Padre
scopriamo l’intensità del suo amore per noi.
Noi ti lodiamo, Signore Gesù,
perché tutto hai offerto per noi!
Amen.


Buona giornata a tutti. :-)



seguimi ed iscriviti alla mia pagina YouTube




domenica 21 aprile 2019

Cristo è risorto – don Bruno Ferrero

Al tempo della propaganda antireligiosa, in Russia, un commissario del popolo aveva presentato brillantemente le ragioni del successo definitivo della scienza. Si celebrava il primo viaggio spaziale. Era il momento di gloria del primo cosmonauta, Gagarin. Ritornato sulla terra, aveva affermato che aveva avuto un bel cercare, in cielo: Dio proprio non l’aveva visto. Il commissario tirò la conclusione proclamando la sconfitta definitiva della religione.
Il salone era gremito di gente. La riunione era ormai alla fine. “Ci sono delle domande?”.
Dal fondo della sala un vecchietto che aveva seguito il discorso con molta attenzione disse sommessamente: “Christòs ànesti”, “Cristo è risorto”. 
Il suo vicino ripeté, un po’ più forte: “Christòs ànesti”. 
Un altro si alzò e lo gridò; poi un altro e un altro ancora. 



Infine tutti si alzarono gridando: “Christòs ànesti”, “Cristo è risorto”.
Il commissario si ritirò confuso e sconfitto. Al di là di tutte le dottrine e di tutte le discussioni, c’è un fatto. Per la sua descrizione basterà sempre un francobollo: Christòs ànesti. Tutto il cristianesimo vi è condensato. Un fatto: non si può niente contro di esso. I filosofi possono disinteressarsi del fatto. Ma non esistono altre parole capaci di dar slancio all’umanità: Gesù è risorto. 
- don Bruno Ferrero -
Fonte: La vita è tutto quello che abbiamo, Editore Elledici


Inno

Sfolgora il sole di Pasqua,
risuona il cielo di canti,
esulta di gioia la terra.
Dagli abissi della morte
Cristo ascende vittorioso
insieme agli antichi padri.
Accanto al sepolcro vuoto
invano veglia il custode:
il Signore è risorto.
O Gesù, re immortale,
unisci alla tua vittoria
i rinati nel battesimo.
Irradia sulla tua Chiesa,
pegno d'amore e di pace,
la luce della tua Pasqua.
Sia gloria e onore a Cristo,
al Padre e al Santo Spirito
ora e nei secoli eterni. Amen.


Signore Gesù, risorgendo da morte hai vinto il peccato:
fa che la nostra Pasqua segni una vittoria completa sul nostro peccato.
Signore Gesù, risorgendo da morte hai dato al tuo corpo
un vigore immortale:
fa che il nostro corpo riveli la grazia che lo vivifica.
Signore Gesù, risorgendo da morte hai portato la tua umanità in cielo:
fa che anch'io mi incammini verso il Cielo,
con una vera vita cristiana.
Signore Gesù, risorgendo da morte e salendo al Cielo,
hai promesso il tuo ritorno:
fa che la nostra famiglia sia pronta per
ricomporsi nella gioia eterna.
Così sia.




Facciamo festa perchè Cristo è risorto.... 
non perchè in tavola abbiamo le uova di cioccolato..

Buona Pasqua!! :-)


sabato 20 aprile 2019

Il Sabato Santo

Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c'è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. 
Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano. 
Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi.
Certo egli va a cercare il primo padre, come la pecorella smarrita. 
Egli vuole scendere a visitare quelli che siedono nelle tenebre e nell'ombra di morte. Dio e il Figlio suo vanno a liberare dalle sofferenze Adamo ed Eva che si trovano in prigione.
Il Signore entrò da loro portando le armi vittoriose della croce. 
Appena Adamo, il progenitore, lo vide, percuotendosi il petto per la meraviglia, gridò a tutti e disse: "Sia con tutti il mio Signore". E Cristo rispondendo disse ad Adamo: "E con il tuo spirito". E, presolo per mano, lo scosse, dicendo: "Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà.
Io sono il tuo Dio, che per te sono diventato tuo figlio; che per te e per questi, che da te hanno avuto origine, ora parlo e nella mia potenza ordino a coloro che erano in carcere: Uscite! 
A coloro che erano nelle tenebre: Siate illuminati! 
A coloro che erano morti: Risorgete! 
A te comando: Svegliati, tu che dormi! 
Infatti non ti ho creato perché rimanessi prigioniero nell'inferno. 
Risorgi, opera delle mie mani! 
Risorgi mia effigie, fatta a mia immagine! 
Risorgi, usciamo di qui! Tu in me e io in te siamo infatti un'unica e indivisa natura.
Per te io, tuo Dio, mi sono fatto tuo figlio. 
Per te io, il Signore, ho rivestito la tua natura di servo. 
Per te, io che sto al di sopra dei cieli, sono venuto sulla terra e al di sotto della terra. 
Per te uomo ho condiviso la debolezza umana, ma poi son diventato libero tra i morti. 
Per te, che sei uscito dal giardino del paradiso terrestre, sono stato tradito in un giardino e dato in mano ai Giudei, e in un giardino sono stato messo in croce. 
Guarda sulla mia faccia gli sputi che io ricevetti per te, per poterti restituire a quel primo soffio vitale. 
Guarda sulle mie guance gli schiaffi, sopportati per rifare a mia immagine la tua bellezza perduta.
Guarda sul mio dorso la flagellazione subita per liberare le tue spalle dal peso dei tuoi peccati.
Guarda le mie mani inchiodate al legno per te, che un tempo avevi malamente allungato la tua mano all'albero. 
Morii sulla croce e la lancia penetrò nel mio costato, per te che ti addormentasti nel paradiso e facesti uscire Eva dal tuo fianco. 
Il mio sonno ti libererà dal sonno dell'inferno. La mia lancia trattenne la lancia che si era rivolta contro di te.
Sorgi, allontaniamoci di qui. Il nemico ti fece uscire dalla terra del paradiso. Io invece non ti rimetto più in quel giardino, ma ti colloco sul trono celeste. 
Ti fu proibito di toccare la pianta simbolica della vita, ma io, che sono la vita, ti comunico quello che sono. 
Ho posto dei cherubini che come servi ti custodissero. Ora faccio sì che i cherubini ti adorino quasi come Dio, anche se non sei Dio.
Il trono celeste è pronto, pronti e agli ordini sono i portatori, la sala è allestita, la mensa apparecchiata, l'eterna dimora è addobbata, i forzieri aperti. 
In altre parole, è preparato per te dai secoli eterni il regno dei cieli".

- Antica Omelia sul Sabato Santo -



Silenzio, silenzio, per favore. Gesù giace, rigido, il volto tumefatto e sfigurato, avvolto da un telo di lino tessuto apposta. 
La tomba di Giuseppe di Arimatea, che non ha potuto salvare il Maestro malgrado la sua influenza nel Sinedrio e il suo denaro, ora accoglie il rabbì. L'aveva fatta scavare per sé, quella tomba, ora, ultimo gesto di un amico, la cede al Signore. 
E' tutto finito, tutto tace. 
Gli apostoli, sconvolti da quanto accaduto, vagano sotto gli ulivi nei pressi della città, alcuni si sono nascosti per paura di finire come il Signore. 
La gente guarda sconsolata i pali delle croci macchiate del sangue raggrumato alla porte della città, già si parla d'altro nei mercati. 
Il profeta di Nazareth ha osato troppo, come poteva immaginare di passarla liscia? 
Belle parole, le sue, ma la realtà è un'altra cosa...
Nelle nostre chiese, spoglie, non si celebra più la messa, la Chiesa è in lutto, attende, aspetta. 
La notte sta per arrivare, la notte più lunga dell'anno, la madre di tutte le notti, la notte dell'annuncio, la notte dell'attesa...

- Paolo Curtaz -
Commento per il Sabato Santo 2003




Immenso Pietro, grande Pietro, Pietro benedetto che dici ciò che tutti noi, nei momenti di fatica e di incomprensione, di croce e di passione, vorremmo essere capaci di dire: "Andarcene? Ma dove vuoi che andiamo, Signore?".  

- Paolo Curtaz - 
da: "Gesù Zero", San Paolo Edizioni



... silenzio ...




venerdì 19 aprile 2019

Lo strazio di Maria - Charles Peguy

Da tre giorni piangeva. 
Piangeva, piangeva.
 
Come nessuna donna ha mai pianto.
 
Nessuna donna. 
Ecco cosa aveva reso a sua madre. 
Mai un ragazzo era costato tante lacrime a sua madre
Mai un ragazzo aveva fatto piangere tanto sua madre
Ecco cosa aveva reso a sua madre. 
Da quando aveva cominciato la sua missione. […]

Anche lei aveva salito il Calvario. 
Che è una montagna scoscesa. 
E non sentiva neanche i suoi piedi che la portavano. 
Non sentiva le gambe sotto di sé. 
Anche lei aveva salito il suo calvario. 
Anche lei era salita, salita. 
Nella ressa, un po' indietro. 
Salita al Golgotha. 
Sul Golgotha. 
Sulla cima. 
Fino alla cima. 

Dove egli era adesso crocifisso. 
Con le quattro membra inchiodate. 
Come un uccello notturno sulla porta d'un granaio. 
Lui, il Re di Luce. 
Nel luogo chiamato Golgotha. 
Cioè il posto del Cranio. 
Ecco cosa aveva fatto di sua madre. 
Materna. 
Una donna in lacrime. 
Una poveretta. 
Una poveretta di desolazione. 
Una poveretta nella desolazione. 
Una specie di mendicante di pietà. [...]

Quello che è strano è che tutti la rispettavano. 
La gente rispetta molto i genitori dei condannati. 
Dicevano addirittura: la povera donna. 
E intanto picchiavano suo figlio. 
Perché l'uomo è fatto così. 
L’uomo è cosiffatto. 
Gli uomini sono come sono e mai li si potrà cambiare. 
Lei non sapeva che al contrario 
lui era venuto a cambiare l'uomo. 

Che era venuto a cambiare il mondo. 
Seguiva, piangeva. 
Gli uomini sono così. 
Non li si cambierà. 
Non li si rifarà. 
Non li si rifarà mai. 
E lui era venuto per cambiarli. 
Per rifarli. 

Lei seguiva, piangeva. 
Tutti la rispettavano. 
Tutti la compiangevano. 
Si diceva la povera donna. 
Perché tutte quelle persone non erano forse cattive. 
Non erano cattive in fondo. 

Compivano le Scritture. 
Quello che è strano, è che tutti la rispettavano. 
Onoravano, rispettavano, ammiravano il suo dolore. 
Non l'allontanavano, non la respingevano che moderatamente. 
Con delle attenzioni particolari. 
Perché era la madre del condannato. 
Pensavano: è la famiglia del condannato. 
Lo dicevano anche a voce bassa. 
Se lo dicevano, tra di loro, 
Con una segreta ammirazione. 

E avevano ragione, era tutta la sua famiglia. 
La sua famiglia carnale e la sua famiglia eletta. 
La sua famiglia sulla terra e la sua famiglia nel cielo. 
Lei seguiva, piangeva. 
I suoi occhi erano così offuscati che la luce del giorno
non le sarebbe più parsa chiara. 
Mai più. [...]

Lei piangeva, piangeva, ne era diventata brutta. 
Lei, la più grande Beltà del mondo. 
La Rosa mistica. 
La Torre d'avorio. 
Turris ebumea. 
La Regina di beltà. 
In tre giorni era diventata spaventosa da vedere. 
La gente diceva che era invecchiata di dieci anni. 
Non se ne intendevano. Era invecchiata più di dieci anni. 

Lei sapeva, sentiva bene che era invecchiata più di dieci anni. 
Era invecchiata della sua vita. 
Che imbecilli. 
Di tutta la sua vita. 
Era invecchiata della sua vita intera 
e più che della sua vita, più di una vita. 
Perché era invecchiata di una eternità. 
Era invecchiata della sua eternità. 

Che è la prima eternità dopo l'eternità di Dio. 
Perché era invecchiata della sua eternità. 
Era diventata Regina. 
Era diventata la Regina dei Sette Dolori. [...]

Gli occhi le ardevano, le bruciavano. 
Mai si era pianto tanto. 
Eppure piangere le era di sollievo. 
La pelle le ardeva, le bruciava. 
E lui intanto sulla croce le Cinque Piaghe gli bruciavano. 
E lui aveva la febbre. 
E lei aveva la febbre. 
Ed era associata così alla sua Passione. [...]

Piangeva. Si scioglieva. Il suo cuore si scioglieva. 
Il suo corpo si scioglieva. 
Si scioglieva di bontà. 
Di carità. [...]
Non ce l'aveva più con nessuno. 
Si scioglieva in bontà. 
In carità. [...]
Era una disgrazia troppo grande. 
Il suo dolore era troppo grande. 
Era un dolore troppo grande. 
Non si può avercela col mondo per una disgrazia che oltrepassa il mondo. [...]

Fino a quel giorno era stata la Regina di Beltà. 
E non sarebbe più stata, non sarebbe più ridiventata 
La Regina di Bellezza che in cielo. 
Il giorno della sua morte e della sua assunzione. 
Dopo il giorno della sua morte e della sua assunzione. 
Eternamente. 
Ma oggi diveniva la Regina di Misericordia. 
Come sarà nei secoli dei secoli. […] 

Lei sapeva quanto soffriva. 
Lei sentiva bene quanto male aveva. 
Lei aveva male alla sua testa e al suo fianco e alle sue Quattro Piaghe. 
E lui in se stesso diceva: Ecco mia madre. 
Che cosa ne ho fatto. Ecco cosa ho fatto di mia madre. 
Quella povera vecchia. […] 

Le aveva fatto fare la sua via crucis, a sua madre. 
Da lontano, da vicino. 
Lei aveva seguito. 
Una via crucis molto più dolorosa della sua. 
Perché è molto più doloroso veder soffrire il proprio figlio. 
Che soffrire noi stessi. 
È molto più doloroso veder morire il proprio figlio. 
Che morire noi stessi. 

- Charles Péguy - 
da: I Misteri



La Madonna sviene dal Dolore dinanzi a quel corpo privo di luce e vita, mentre la disperazione percorre gli infiniti capelli della Maddalena. 

Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio una terribile eclissi, accompagnata da un violento sisma, portò il Buio ed il Silenzio su tutta la terra. 



Guido Mazzoni detto il Paganino - 'Il Compianto' - 1492
Napoli - Chiesa di Sant'Anna dei Lombardi


Temete il Signore e rendetegli onore.
Il Signore è degno di ricevere la lode e l'onore.
Voi tutti che temete il Signore, lodatelo.
Ave, Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Lodatelo, cielo e terra. Lodate il Signore, o fiumi tutti.

Benedite il Signore, o figli di Dio.
Questo è il giorno fatto dal Signore,
esultiamo e rallegriamoci in esso.
Alleluia, alleluia, alleluia! Il Re di Israele.
Ogni vivente dia lode al Signore.

Lodate il Signore, perché è buono;
tutti voi che leggete queste parole,
benedite il Signore.
Benedite il Signore, o creature tutte.
Voi tutti, uccelli del cielo, lodate il Signore.
Servi tutti del Signore, lodate il Signore.
Giovani e fanciulle lodate il Signore.

Degno è l'Agnello che è stato immolato
di ricevere la lode, la gloria e l'onore.
Sia benedetta la santa Trinità e l'indivisa Unità.
Il San Michele arcangelo, difendici nel combattimento.





Silenzio e digiuno