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venerdì 16 dicembre 2022

La leggenda della Stella di Natale

 Era la sera di Natale, in fondo alla cappella, Lola, una piccola messicana, in lacrime pregava: “Per favore Dio mio, aiutami! Come potrò dimostrare al bambino Gesù che lo amo? Non ho niente, neanche un fiore da mettere a piedi del suo presepe”.
D’un colpo apparve una bellissima luce e Lola vide apparire accanto a lei il suo angelo custode. “Gesù sa che lo ami, Lola, lui sa quello che fai per gli altri. Raccogli solo qualche fiore sul bordo della strada e portalo qui.” disse l’angelo.
“Ma sono delle cattive erbe, quelle che si trovano sul bordo della strada” rispose la bambina.

“Non sono erbe cattive, sono solo piante che l’uomo non ha ancora scoperto quello che Dio desidera farne.” disse l’angelo con un sorriso .
Lola uscì e qualche minuto più tardi entrò nella cappella con in braccio un mazzo di verdure che depositò con rispetto davanti al presepe in mezzo ai fiori che gli altri abitanti del villaggio avevano portato.
Poco dopo nella cappella si senti un breve sussurro, le erbe cattive portate da Lola si erano trasformate in bellissimi fiori rossi, rosso fuoco.

Da quel giorno le stelle di Natale in Messico sono chiamate “Flores de la Noce Buena”, fiori della Santa Notte.


Nel 1825 Joel Poinsett, ambasciatore americano in Messico, riportò in America semi di Stelle di Natale e le fece conoscere in tutto il mondo!



Annunciare la Speranza non significa intingere le parole nella melassa, scambiando il sale con lo zucchero.

È terribile annunciare la Speranza perché prima occorre aiutare a riconoscere la disperazione del mondo.
È terribile la notizia buona della Misericordia perché esige il previo riconoscere la nostra miseria.
Cioè guardare in faccia la realtà e, sulla base di quanto detto a Mosè, nessuno può guardarla senza, in qualche modo, morire.

La grazia suppone una condanna. La speranza un futuro perduto.

La speranza non ha bisogno del futuro.
Ha bisogno dell'Eterno.
Apre una strada in mezzo al mare.
"Passando per la valle del pianto la cambia in una sorgente"

- Franca Negri - 



A chi credere?

Ma come si fa a crederti,
se il canto degli angeli
è disturbato dai ragli dell'asino,
se la puzza e il fetore della stalla
impedisce il profumo del cielo?
Il canto meraviglioso degli angeli
è coperto dalle parole sgangherate dei pastori!
Non so a cosa credere!
Crederò al sorriso di un Bimbo,
che invita ed accoglie i rifiutati
per essere l'Emmanuele,
il Dio con noi, il Pastore...

- Giuseppe Impastato S. I. - 



Buona giornata a tutti. :-)




domenica 2 dicembre 2018

Avvento significa saper attendere - Dietrich Bonhoeffer

Così ci inoltriamo nell’Avvento, il tempo che da’ forma ad ogni attesa.

Festeggiare l'Avvento significa saper attendere: attendere è un'arte che il nostro tempo impaziente ha dimenticato. Esso vuole staccare il frutto maturo non appena germoglia; ma gli occhi ingordi vengono soltanto illusi, perché un frutto apparentemente così prezioso è dentro ancora verde, e mani prive di rispetto gettano via senza gratitudine ciò che li ha delusi. Chi non conosce la beatitudine acerba dell'attendere, cioè il mancare di qualcosa nella speranza, non potrà mai gustare la benedizione intera dell'adempimento.
Chi non conosce la necessità di lottare con le domande più profonde della vita, della sua vita e nell'attesa non tiene aperti gli occhi con desiderio finché la verità non gli si rivela, costui non può figurarsi nulla della magnificenza di questo momento in cui risplenderà la chiarezza; e chi vuole ambire all'amicizia e all'amore di altro, senza attendere che la sua anima si apra all'altra fino ad averne accesso, a costui rimarrà eternamente nascosta la profonda benedizione di una vita che si svolge tra due anime.
Nel mondo dobbiamo attendere le cose più grandi, più profonde, più delicate, e questo non avviene in modo tempestoso, ma secondo la legge divina della germinazione, della crescita e dello sviluppo.

- Dietrich Bonhoeffer -
da: "Voglio vivere questi giorni con voi", a cura di M. Weber, Editrice Queriniana, Brescia 2007, p. 37
anche: Ia domenica di Avvento, 2 dicembre 1928



“L’attesa, l’attendere è una dimensione che attraversa tutta la nostra esistenza personale, familiare e sociale. L’attesa è presente in mille situazioni, da quelle più piccole e banali fino alle più importanti, che ci coinvolgono totalmente e nel profondo...
Si potrebbe dire che l’uomo è vivo finché attende, finché nel suo cuore è viva la speranza. E dalle sue attese l’uomo si riconosce: la nostra "statura" morale e spirituale si può misurare da ciò che attendiamo, da ciò in cui speriamo...”.

- papa Benedetto XVI -
dall’ “Angelus del 28 novembre 2010”



Tempo di venuta. 

Di sorprendente novità. 

Il tempo liturgico che più mi corrisponde, 
tempo di presagi e di profezia, 

di inizi e di incompiutezza, 
tempo di invocazione.


Un giorno avrà fine l'attesa, 
che io veda il Tuo sorgere, già qui. 

Nella penombra che è la vita.


- Franca Negri -



 Buon Avvento....




sabato 30 dicembre 2017

Prontuario per il brindisi di Capodanno – Erri de Luca

Bevo a chi è di turno, in treno, in ospedale,
cucina, albergo, radio, fonderia,
in mare, su un aereo, in autostrada,
a chi scavalca questa notte senza un saluto,
bevo alla luna prossima, alla ragazza incinta,
a chi fa una promessa, a chi l’ha mantenuta,
a chi ha pagato il conto, a chi lo sta pagando,
a chi non è invitato in nessun posto,
allo straniero che impara l’italiano,
a chi studia la musica, a chi sa ballare il tango,
a chi si è alzato per cedere il posto,
a chi non si può alzare, a chi arrossisce,
a chi legge Dickens, a chi piange al cinema,
a chi protegge i boschi, a chi spegne un incendio,
a chi ha perduto tutto e ricomincia,
all’astemio che fa uno sforzo di condivisione,
a chi è nessuno per la persona amata,
a chi subisce scherzi e per reazione un giorno sarà eroe,
a chi scorda l’offesa, a chi sorride in fotografia,
a chi va a piedi, a chi sa andare scalzo,
a chi restituisce da quello che ha avuto,
a chi non capisce le barzellette,
all’ultimo insulto che sia l’ultimo,
ai pareggi, alle ics della schedina,
a chi fa un passo avanti e così disfa la riga,
a chi vuol farlo e poi non ce la fa,
infine bevo a chi ha diritto a un brindisi stasera
e tra questi non ha trovato il suo.

- Erri De Luca -
in: 'L'ospite incallito'




Deo Gratias

• Buon anno! 
• Speriamo il prossimo sia migliore!! 
• e già … 
Troppe volte nell'anno che sta terminando i desideri sono stati frustrati, l'orizzonte si è rivelato evanescente come un'illusione ottica, un miraggio. 
Su cosa si fonda allora l'augurio di un anno migliore? 
L'incognito, sconosciuto futuro potrà essere più propizio? Anche io ho fatto fatica in quest'anno. 
Ogni giorno è stata una piccola o grande battaglia. 
Piccole o grandi conquiste; piccole e grandi sconfitte. Cos'è andato come immaginato? pochissimo. 
Cos'è durato? Quasi nulla. Ho goduto di un sorriso e di una smorfia del mio bimbo. Tante volte forse, tanti attimi. Ma non sono riuscito a trattenerli, sono scomparsi. Ho realizzato lavori ben fatti, previsto impegni e scenari che sarebbero accaduti, ma tutto è passato e nuovi impegni sono venuti, altri lavori da realizzare. Incontri imprevisti, amici ritrovati ed altri nuovi. Insieme al dolore ed alla malattia di persone care. Già miei coetanei non sono più in questo mondo; o più giovani. 
Di che essere grati? Ecco, questo mi è accaduto: di essere sostenuto in tanta fatica. Grato per quelle persone che in alcuni momenti sono state faro di certezza: davanti alla propria, di fatica; o malattia, o imminenza di morte. Persone o momenti che hanno gettato luce su un divenire, su un futuro, carico di incognite. Incognite dolorose per la contraddittorietà con la sete di vita, con aspirazioni e impegni rimasti incompiuti. 
Amici pieni di certezza ragionevole che indicano un Tu a cui rivolgersi. 
Un Tu di cui parla la Storia, un Tu incontrato nella storia quotidiana. 
Questa è la gratitudine per il tempo trascorso e la speranza per quello a venire. L'aumento della certezza. Di un Destino buono che mi attende, attraverso le fatiche, le contraddizioni ed i limiti. 
Questo il guadagno di un anno. Deo Gratias.

- Daniele Salanitro -



Eccomi. 
Senza alcun desiderio di ringraziare. Al declinare di un anno di cui non so vedere la fine. All'inizio di un altro che vorrei non venisse. Potrei sforzarmi di trovare parole, non mi riesce difficile. E di fingere, confezionando l'assenza dentro un involucro colorato. Ed edificante.
Invece, semplicemente, non ce la faccio. Non posso cantare. A meno che le lacrime riescano a tessere un'armonia che non so percepire.
Canterai tu il Te Deum, anche per me, amico mio.
Perché tu sai meglio di me, ora come sempre, perché e per chi oggi dovrei rendere grazie.
E io, una volta ancora, ascolterò la voce del tuo silenzio.

- Franca Negri - 



Buona giornata a tutti. :-)





giovedì 30 novembre 2017

Pensieri sulla morte - don Luigi Trapelli

Ogni volta che penso alla morte, l'unica immagine che mi sovviene nitida è quella di un azzurro intenso e una grande pace interiore.
Sono felice di essere cristiano, perchè so che dopo ci sarà qualcosa, una vita che dura sempre.
E Gesù mi ha anticipato in questo percorso insieme con Sua Madre.
La morte non è la fine, ma il fine di una esistenza.
Uno muore come ha vissuto.
A volte penso alla stranezza della vita.
Facciamo tante cose, siamo molto avidi nel possedere, e poi tutto può svanire da un momento all'altro.
L'unica possibilità per compiere un'azione simile alla morte è l'amore.
Per questo il Cantico dei cantici proclama: "Forte come la morte è l'Amore". Solo l'Amore vero, gratuito, ospitale, può battersi con la morte. 
Perchè l'Amore è l'unica cosa che rimane sempre. 
Perchè se io amo veramente una persona, questo amore rimane immortale. E se anche perdo fisicamente la persona, questa rimane dentro il mio cuore.
Per questo non ho paura della morte.
La temo, questo sì, come è normale che sia, ma non ho paura.
Perchè so che mentre vivo sto già morendo, quando perdo amicizie, relazioni, vitalità fisica.
Eppure sono certo che proprio mentre vivo, costruisco la vita eterna.
Perchè l'eternità comincia fin da ora.
San Giovanni infatti dice: " Chi crede in me, ha la vita eterna".
Non dice avrà, ma ha fin da ora.
Quando penso al mio passato, mi guardo l'oggi e rifletto sul futuro, mi sento sereno. Dio mi ha guidato e mi guiderà sempre. Quando una persona capisce questo passaggio, comprende l'essenza della vita.
Noi facciamo poco in questa vita, è Dio che in fondo fa tutto.
Noi siamo su questa terra solo per amare. E per essere amati.
In primo luogo da Dio. Nel mese di novembre ricordiamo i nostri cari defunti, ma teniamo vivo il loro ricordo in noi. 
Siamo chiamati a commemorare, a fare memoria.
Queste persone tornano a parlare a noi nella comunione dei santi.
Cielo e terra si uniscono per rendere lode a Gesù.
L'eterno riposo dona a loro o Signore e a noi dona una gioia pura.
La gioia di appartenere a Gesù.
Per questo San paolo dice: " Per me vivere è Cristo e morire un guadagno".

- don Luigi Trapelli - 


Tremo di fronte a queste parole, in questo giorno in cui mi accorgo che sono sempre di più coloro che ho amato e perduto, per i quali il cuore grida che non è possibile che l'amore finisca.
Ma l'oscurità resta.
E il dolore non passa col tempo.
Così mi affido alla fede di un altro. E alla sua speranza.
Perché possa diventare la mia.


- Franca Negri - 


"Com'è difficile Dio" mormora il protagonista una sera, ed è questa la sua preghiera più estrema. " Fatti vedere,Tu che mi spii-"

"..La morte stessa si rivela qui non come il destino naturale di ogni uomo, ma anzi come la sua contraddizione. Proprio in un sanatorio ci si accorge che l'uomo non è fatto per morire: "Ma poi è vero che dobbiamo morire?" si chiede uno dei personaggi . 
"Io non ci credo sempre, specialmente la sera, prima di addormentarmi, quando faccio pace col mondo e lo saluto; buona notte, vestiti, seggiole, macchie sul muro; buona notte, tutte le cose. So in quel momento di essere al sicuro, so che mi sveglierò domani, infallibilmente, coi polmoni nuovi, netti, senza più i bachi che mi ci avete messo dentro a mangiare ". Ed ecco dunque anche la radice dell'amicizia che nasce tra i pazienti, in cui la speranza - non della guarigione, ma di un'impensabile salvezza - non è morta: spronarsi a farsi ferire da quel Dio su cui sono scettici, di cui ridono, ma di cui parlano di continuo: quel Dio irrequieto e impossibile, quel Dio sulla cui natura non riescono a raccapezzarsi; quel "Dio predone, veltro celeste che ci insegue e ci sforza e ci ama." 
"Com'è difficile Dio" mormora il protagonista una sera, ed è questa la sua preghiera più estrema. " Fatti vedere, Tu che mi spii"

- da Fabrizio Sinisi, "Ma poi è vero che dobbiamo morire? Io non ci credo..." Gesualdo Bufalino, " L'untore" e quelle domande dei malati da rileggere, per lasciarsi ferire da Dio. -
In Tracce, novembre 2017



Buona giornata a tutti. :-)




lunedì 7 agosto 2017

Un pane che mi ha fatto pensare a te, Signore - don Andrea Ferraroni

Un pezzo di pane mangiato in fretta: chissà perché, ma mi ha fatto pensare a te, Signore.
Tu che del pane hai fatto il segno e lo strumento della tua presenza vera in mezzo a noi!
Forse perché come prete ti incontro spesso nel Pane di vita, ma forse perché insieme al sale quel pane era l'unico compagno di strada.
Un pane silenzioso e anche un po'... ingombrante! 
In tasca non ci stava, dovevo per forza tenerlo in mano, infarinandomi le dita.
Un pane per camminare, un pane per resistere, un pane per sostenere il silenzio e per farmi pregare.
Un pane che non si può buttare, questo lo sanno tutti! 
Va condiviso e mangiato!
Il pane mi ha portato a te, Signore, a te che sei compagno silenzioso del cammino.
A te che a volte sei ingombrante, sembri avere delle pretese da me e mi fai protestare.
A te che accetti di essere mangiato in quel tuo offrirti ogni giorno.
Perdona la mia fretta, Signore, la mia avidità, come la mia superficialità.
Insegnami il tuo stile. 
Del pane donami la bontà, l'umiltà, la disponibilità a lasciarmi spezzare in infinita pazienza. con speranza certa che la carità rimane per sempre e dona al mondo nuova bellezza. 
Amen.

- don Andrea Ferraroni - 
Servire, rivista Scout per educatori, 3/2014, p. 51



Spesso, nella nostra preghiera, ci troviamo di fronte al silenzio di Dio, proviamo quasi un senso di abbandono, ci sembra che Dio non ascolti e non risponda. Ma questo silenzio di Dio, come è avvenuto anche per Gesù, non segna la sua assenza. Il cristiano sa bene che il Signore è presente e ascolta, anche nel buio del dolore, del rifiuto e della solitudine...

- Papa Benedetto XVI - 
dalla "Udienza Generale" del 07 marzo 2012 –



H.Fussli - Il silenzio (1799-1800)
Zurigo-Kunsthaus



Il silenzio impara a riconoscere il vero volto delle cose, mette calma nei pensieri e impone un ordine interiore che è una delle condizioni più indispensabili per saper affrontare positivamente le situazioni che la vita ci presenta di continuo. 

- Alessandro De Sortis - 


Buona giornata a tutti. :-)





giovedì 15 dicembre 2016

La leggenda della Stella di Natale -

Era la sera di Natale, in fondo alla cappella, Lola, una piccola messicana, in lacrime pregava: “Per favore Dio mio, aiutami! Come potrò dimostrare al bambino Gesù che lo amo? Non ho niente, neanche un fiore da mettere a piedi del suo presepe”.
D’un colpo apparve una bellissima luce e Lola vide apparire accanto a lei il suo angelo custode. “Gesù sa che lo ami, Lola, lui sa quello che fai per gli altri. Raccogli solo qualche fiore sul bordo della strada e portalo qui.” disse l’angelo.
“Ma sono delle cattive erbe, quelle che si trovano sul bordo della strada” rispose la bambina.

“Non sono erbe cattive, sono solo piante che l’uomo non ha ancora scoperto quello che Dio desidera farne.” disse l’angelo con un sorriso .
Lola uscì e qualche minuto più tardi entrò nella cappella con in braccio un mazzo di verdure che depositò con rispetto davanti al presepe in mezzo ai fiori che gli altri abitanti del villaggio avevano portato.
Poco dopo nella cappella si senti un breve sussurro, le erbe cattive portate da Lola si erano trasformate in bellissimi fiori rossi, rosso fuoco.

Da quel giorno le stelle di Natale in Messico sono chiamate “Flores de la Noce Buena”, fiori della Santa Notte.



Nel 1825 Joel Poinsett, ambasciatore americano in Messico, riportò in America semi di Stelle di Natale e le fece conoscere in tutto il mondo!


Annunciare la Speranza non significa intingere le parole nella melassa, scambiando il sale con lo zucchero.

È terribile annunciare la Speranza perché prima occorre aiutare a riconoscere la disperazione del mondo.
È terribile la notizia buona della Misericordia perché esige il previo riconoscere la nostra miseria.
Cioè guardare in faccia la realtà e, sulla base di quanto detto a Mose', nessuno può guardarla senza, in qualche modo, morire.

La grazia suppone una condanna. La speranza un futuro perduto.

La speranza non ha bisogno del futuro.
Ha bisogno dell'Eterno.
Apre una strada in mezzo al mare.
"Passando per la valle del pianto la cambia in una sorgente"

- Franca Negri - 



A chi credere?

Ma come si fa a crederti,
se il canto degli angeli
è disturbato dai ragli dell'asino,
se la puzza e il fetore della stalla
impedisce il profumo del cielo?
Il canto meraviglioso degli angeli
è coperto dalle parole sgangherate dei pastori!
Non so a cosa credere!
Crederò al sorriso di un Bimbo,
che invita ed accoglie i rifiutati
per essere l'Emmanuele,
il Dio con noi, il Pastore...

- Giuseppe Impastato S. I. - 


Buona giornata a tutti. :-)