Sulla vetta di una montagna,
coperta di pascoli e pinete profumate di resina, spuntarono un giorno tre
piccoli alberi. Nei primi tempi erano così teneri e verdi che si confondevano
con l'erba e i fiori che prosperavano intorno a loro.
Ma, primavera dopo primavera,
il loro piccolo tronco si irrobustì. Le sfide autunnali e invernali per
fronteggiare i venti e le bufere li riempivano di gioia baldanzosa.
Dall'alto della loro casa
verde guardavano il mondo e sognavano.
Come tutti coloro che stanno
crescendo, sognavano quello che avrebbero voluto diventare da grandi.
Il primo albero guardava le
stelle che brillavano come diamanti trapuntati sul vestito di velluto nero
della notte.
"Io sopra ogni cosa
vorrei essere bello. Vorrei custodire un tesoro" disse. "Vorrei
essere coperto d'oro e contenere pietre preziose. Diventerò il più bello
scrigno per tesori del mondo".
Il secondo alberello guardava
il torrente che scendeva serpeggiando dalla montagna, aprendosi il cammino
verso il mare. L'acqua correva e correva, gorgogliando e scherzando con i
sassi, un momento era lì e poco dopo già era scomparsa all'orizzonte. E niente
riusciva a fermarla. "Io voglio essere forte. Sarò un grande veliero"
disse. "Voglio navigare sugli oceani sconfinati e trasportare capitani e
re potenti. Io sarò il galeone più forte del mondo".
Il terzo alberello
contemplava la valle che si stendeva ai piedi della montagna e guardava la
città che si indovinava nella foschia azzurrina.
Laggiù formicolavano uomini e
donne. "Io non voglio lasciare questa montagna" disse. "Voglio
crescere tanto che quando la gente si fermerà per guardarmi, dovrà alzare gli
occhi al cielo e pensare a Dio. Io diventerò il più grande albero del
mondo!".
Gli anni passarono. Caddero
le piogge, brillò il sole, e i piccoli alberelli divennero tre alberi alti e
imponenti.
Un giorno, tre boscaioli
salirono sulla montagna, con le loro scuri a tracolla.
Uno dei boscaioli squadrò ben
bene il primo albero e disse: "E' un bell'albero. E' perfetto".
Dopo pochi minuti, stroncato
da precisi colpi d'ascia, il primo albero piombò al suolo.
"Ora sto per
trasformarmi in un magnifico forziere" pensò l'albero. "Mi
affideranno in custodia un tesoro favoloso".
Il secondo boscaiolo guardò
il secondo albero e disse: "Questo albero è vigoroso e solido. E' proprio
quello che ci vuole". Sollevò la scure, che lampeggiò al sole, e abbatté
l'albero.
"D'ora in poi, navigherò
sui mari infiniti e i vasti oceani" pensò il secondo albero. "Sarò
una nave importante, degna dei re".
Il terzo albero si sentì
mancare il cuore, quando il boscaiolo lo fissò.
"Per me va bene
qualunque albero" pensò il boscaiolo. L'ascia balenò nell'aria e, poco
dopo, anche il terzo albero giaceva sul terreno.
I loro bei rami, che fino a
poco prima avevano scherzato con il vento e protetto uccelli e scoiattoli,
furono stroncati uno a uno.
I tre tronchi furono fatti
rotolare lungo il fianco della montagna, fino alla pianura.
Il primo albero esultò quando
il boscaiolo lo portò da un falegname. Ma il falegname aveva ben altri pensieri
che mettersi a fabbricare forzieri. Con le sue mani callose trasformò l'albero
in una mangiatoia per animali. L'albero che era stato un tempo bellissimo non
fu ricoperto di lamine d'oro né riempito di tesori. Era coperto di
rosicchiature e riempito di fieno per nutrire gli animali affamati della fattoria.
Il secondo albero sorrise
quando il boscaiolo lo trasportò al cantiere navale, ma quel giorno nessuno
pensava a costruire un veliero. Con grandi colpi di martello e di sega,
l'albero fu trasformato in una semplice barca da pescatori.
Troppo piccola, troppo
fragile per navigare su un oceano o anche solo su un fiume, la barca fu portata
in un laghetto. Tutti i giorni, trasportava carichi di pesce, che la
impregnavano di odore sgradevole.
Il terzo albero divenne
tristissimo quando il boscaiolo lo squadrò per farne rozze travi che accatastò
nel cortile della sua casa.
"Perché mi succede
questo?" si domandava l'albero, ricordando il tempo in cui lottava con il
vento sulla cima della montagna.
"Tutto quello che volevo
era svettare sul monte per invitare la gente a pensare a Dio".
Passarono molti giorni e
molte notti. I tre alberi quasi dimenticarono i loro sogni.
Ma una notte, la luce dorata
di una stella accarezzò con i suoi raggi il primo albero, proprio nel momento
in cui una giovane donna con infinita tenerezza sistemava nella mangiatoia il
suo bambino appena nato.
"Avrei preferito
costruirgli una culla" mormorò suo marito.
La giovane mamma gli sorrise,
mentre la luce della stella scintillava sulle assi lucide e consunte che un
tempo erano state il primo albero.
"Questa mangiatoia è magnifica" rispose la mamma.
"Questa mangiatoia è magnifica" rispose la mamma.
In quel momento, il primo
albero capì di contenere il tesoro più prezioso del mondo.
Altri giorni e altre notti
passarono. Una notte, un viaggiatore stanco e i suoi amici si imbarcarono sul
vecchio battello da pesca, che un tempo era stato il secondo albero.
Mentre il secondo albero,
diventato barca, scivolava tranquillamente sull'acqua del lago, il viaggiatore
si addormentò.
All'improvviso, dopo lo
schianto di un tuono, in una ridda di fulmini e violente ondate, scoppiò la
tempesta.
Il piccolo albero tremò.
Sapeva di non avere la forza di trasportare in salvo tante persone con quel
vento e con la violenza di quelle onde. Le sue fiancate scricchiolavano
penosamente per lo sforzo.
Preoccupati, gli amici svegliarono
il misterioso viaggiatore. L'uomo si alzò, spalancò le braccia, sgridò il vento
e disse all'acqua del lago: "Fa' silenzio! Calmati!". La tempesta si
quietò immediatamente e si fece una grande calma.
In quel momento, il secondo
albero capì che stava trasportando, come desiderava, un re, anzi, il re dei
cieli, della Terra e degli infiniti oceani.
Poco tempo dopo, un Venerdì
mattino, il terzo albero fu molto sorpreso quando le sue rozze travi furono
tolte di malagrazia dalla catasta di legname dimenticato.
Furono trasportate nel mezzo
di una folla vociante e irosa, sbattute sulle spalle torturate di un uomo, che
poi su di esse fu inchiodato.
Il povero albero si sentì
orribile e crudele. E piangeva, reggendo quel povero corpo tormentato... lui
che voleva che la gente grazie a lui vedesse Dio!
Ma la Domenica mattina,
quando il sole si levò alto nel cielo e tutta la Terra vibrò di una gioia
immensa, il terzo albero seppe che non aveva trasportato un uomo qualunque, ma
aveva trasportato Dio!
In quel mattino seppe e capì
che l'amore di Dio aveva trasformato tutto.
Aveva fatto del primo albero
il meraviglioso scrigno del più tenero e incredibile dei tesori. Aveva reso il
secondo albero forte portatore del Creatore del cielo e della Terra.
E ogni volta che una persona
avesse guardato il terzo albero avrebbe visto Dio! Ogni persona, anche noi, non
solo i pochi della Valle...
E questo era più che essere
solo il più bello, il più forte o il più grande albero del mondo...
- Paulo Coelho -
... Per Gesù non ci può essere un amore verso Dio che
non si traduca in amore concreto verso il prossimo.
Ma perché amare, e con tutto me stesso? Perché una scheggia di Dio, infuocata, è l’amore. Perché Dio-Amore è l'energia fondamentale del cosmo, amor che muove il sole e l’altre stelle, e amando entri nel motore caldo della vita, a fare le cose che Dio fa.
Ma perché amare, e con tutto me stesso? Perché una scheggia di Dio, infuocata, è l’amore. Perché Dio-Amore è l'energia fondamentale del cosmo, amor che muove il sole e l’altre stelle, e amando entri nel motore caldo della vita, a fare le cose che Dio fa.
- Padre Ermes Ronchi -
Il futuro del pianeta dipende dalla possibilità di dare a tutte le donne l'accesso all'istruzione e alla leadership. È alle donne, infatti, che spetta il compito più arduo, ma più costruttivo, di inventare e gestire la pace.
- Rita Levi Montalcini -
Lasciamo nella nostra vita una traccia trasparente dell’amore
di Dio..
...C’è un mistero», non si stancava di ripetere
quell’eminente studioso dei Padri che fu il Cardinale Jean Daniélou: «C’è un
contenuto nascosto nella storia … Il mistero è quello delle opere di Dio, che
costituiscono nel tempo la realtà autentica, nascosta dietro le apparenze … Ma
questa storia che Dio realizza per l’uomo, non la realizza senza di lui.
Arrestarsi alla contemplazione delle “grandi cose” di Dio
significherebbe vedere solo un aspetto delle cose. Di fronte ad esse sta la
risposta degli uomini» (Saggio sul mistero della storia, ed. it., Brescia 1963,
p. 182).
A tanti secoli di distanza, anche oggi Eusebio di Cesarea invita i
credenti, invita noi, a stupirci, a contemplare nella storia le grandi opere di
Dio per la salvezza degli uomini.
E con altrettanta energia egli ci invita alla
conversione della vita. Infatti, di fronte a un Dio che ci ha amati così, non
possiamo rimanere inerti.
L’istanza propria dell’amore è che la vita intera sia
orientata all’imitazione dell’Amato. Facciamo dunque di tutto per lasciare
nella nostra vita una traccia trasparente dell’amore di Dio.
Buona giornata a tutti :-)