Nulla
è in regalo, tutto è in prestito.
Sono
indebitata fino al collo.
Sarò
costretta a pagare per me
con
me stessa,
a
rendere la vita in cambio della vita.
E'
cosi che stanno le cose,
il
cuore va reso
e
il fegato va reso
e
ogni singolo dito.
E'
troppo tardi per impugnare il contratto.
Quanto
devo
mi
sarà tolto con la pelle.
Me
ne vado per il mondo
tra
una folla di altri debitori.
Su
alcuni grava l'obbligo
di
pagare le ali.
altri
dovranno, per amore o per forza,
rendere
conto delle foglie.
Nella
colonna dare
ogni
tessuto che è in noi.
Non
un ciglio, non un peduncolo
da
conservare per sempre.
L'inventario
è preciso
e
a quanto pare
ci
toccherà restare con niente.
Non
riesco a ricordare
dove,
quando e perché
ho
permesso di aprirmi
quel
conto.
Chiamiamo
anima
la
protesta contro di esso.
E
questa è l'unica cosa
che
non c'è nell'inventario.
- Wislawa Szymborska -
L'acqua
Sulla mano mi é caduta una goccia di pioggia,
attinta dal Gange e dal Nilo,
dalla brina ascesa in cielo sui baffi d’una foca,
dalle brocche rotte nelle citta di Ys e Tiro.
Sul mio dito indice il mar Caspio è un mare aperto,
e il Pacifico affluisce docile nella Rudawa,
la stessa che svolazzava come nuvoletta su Parigi
nell’anno settecentosessantaquattro
il sette maggio alle tre del mattino.
Non bastano le bocche per pronunciare
tutti i tuoi fuggevoli nomi, acqua.
Dovrei darti un nome in tutte le lingue
pronunciando tutte le vocali insieme
e al tempo stesso tacere – per il lago
che non è riuscito ad avere un nome
e non esiste in terra – come in cielo
non esiste la stella che si rifletta in esso.
Qualcuno annegava, qualcuno ti invocava morendo.
E’ accaduto tanto tempo fa, ed è accaduto ieri.
Spegnevi case in fiamme, trascinavi via case
come alberi, foreste come città.
Eri in battisteri e in vasche cortigiane.
Nei baci, nei sudari.
A scavar pietre, a nutrire arcobaleni.
Nel sudore e nella rugiada di piramidi e lillà.
Quanto é leggero tutto questo in una goccia di pioggia.
Con che delicatezza il mondo mi tocca.
Qualunque cosa ogniqualvolta ovunque sia accaduta,
é scritta sull’acqua di babele.
- Wislawa Szymborska -