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martedì 3 novembre 2020

"Io ho vinto il mondo" - Sant'Agostino

"A voi è stata concessa la grazia non solo di credere in Cristo, ma anche di soffrire per lui” (Fil 1,29).

Il diacono Vincenzo aveva ricevuto questi due favori e li custodiva. Se non li avesse ricevuti, che cosa avrebbe ricevuto? Aveva coraggio nel parlare, aveva forza nel soffrire. Nessuno presuma di se stesso quando parla. 

Nessuno confidi nelle sue forze quando sopporta una tentazione, perché, per parlare bene, la sapienza viene da Dio e, per sopportare i mali, da lui viene la fortezza. 
Ricordate Cristo Signore quando nel Vangelo ammonisce i suoi discepoli. Ricordate il re dei martiri che provvede le sue schiere di armi spirituali, fa intravedere la guerra, reca aiuto, promette il premio. Lui che aveva detto ai suoi discepoli: “Voi avrete tribolazione nel mondo” subito dopo, per consolarli perché si erano spaventati, soggiunse: “ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo”(Gv 16,33). Perché dunque ci meravigliamo carissimi, se Vincenzo ha trionfato in Colui che sconfitto il mondo? Disse Gesù: “Voi avrete tribolazioni nel mondo”. State certi, però, che se calpesta non schiaccia, se assalta non riesce vincitore. Il mondo porta avanti una duplice battaglia contro i soldati di Cristo: lusinga per ingannare, spaventa per spezzare.

Non ci trattenga il nostro piacere, non ci spaventi la crudeltà degli altri, e così trionferemo sul mondo. Cristo si fa incontro a noi ai due ingressi, e del piacere e della crudeltà, e così il cristiano non viene vinto. Se in questo martirio si considera la forza umana nella sofferenza, il fatto rimane incredibile. Ma se si riconosce la potenze divina, non desta più meraviglia. 
Quanta era la raffinatezza con la quale si infieriva sul corpo del martire, altrettanta era la tranquillità che traspariva dalla sua voce. 
Quanta era l'asprezza con la quale si incrudeliva selle sue membra e altrettanta era la sicurezza che si esprimeva nelle sue parole. Si sarebbe pensato che, mentre Vincenzo subiva la sua passione, uno sperimentasse la tortura e un altro diverso parlasse. E avveniva veramente così, fratelli. Avveniva proprio così: un altro parlava. Infatti Cristo nel vangelo ha promesso anche questo ai suoi testimoni, preparandoli alla battaglia. 
Questa è stata la sua raccomandazione: “Non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi” (Mt 10,19-20). Il corpo dunque veniva torturato e lo Spirito parlava, e alle parole dello Spirito non solo l'empietà veniva confutata, ma anche la debolezza veniva fortificata"

Dai “Discorsi” di Sant'Agostino

 

Tardi ti ho amato, bellezza
tanto antica e tanto nuova,
tardi ti ho amato!
Tu eri dentro di me e io stavo fuori,
ti cercavo qui,
gettandomi, deforme,
sulle belle forme delle tue creature.
Tu eri con me, ma io non ero con te.
Mi tenevano lontano da te
le creature che, pure,
se non esistessero in te,
non esisterebbero per niente,
Tu mi hai chiamato
e il tuo grido ha vinto la mia sordità;
hai brillato tu
e la tua luce ha vinto la mia cecità;
hai diffuso il tuo profumo:
ti ho respirato, e ora anelo a te;
ti ho gustato e ora ho fame e sete di te;
mi ha toccato e ora ardo
dal desiderio della tua pace .

(Sant'Agostino)
Confessioni, 10,27


Buona giornata a tutti. :-)

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lunedì 25 maggio 2020

L'utilità del digiuno – Sant’Agostino

Fame degli uomini, fame degli angeli. Fame e sete di giustizia.
Dire qualcosa sul digiuno è un'ispirazione divina e anche il tempo dell'anno ci invita a farlo. E` un'osservanza questa, una virtù dell'animo, un vantaggio dello spirito a spese della carne, e non può essere oggetto di offerta a Dio da parte degli angeli. In cielo vi è ogni abbondanza e sazietà eterna. 
Lì non manca nulla perché in Dio si appaga ogni desiderio. 
Lì il pane degli angeli è Dio, che si è fatto uomo perché anche l'uomo potesse cibarsene 
Qui tutte le anime, che sono vestite di un corpo terreno, riempiono il ventre dei frutti della terra, là gli spiriti razionali, che governano corpi celesti, riempiono di Dio le loro menti. 
Tanto qui che lì vi è un cibo. Ma questo cibo nostro nel momento stesso che ristora viene meno; diminuisce nella misura in cui riempie. Quello invece rimane integro anche quando riempie. Bisogna aver fame di quel cibo. Lo prescrive Cristo quando dice: Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati 
Nel corso della vita terrena compete agli uomini aver fame e sete di giustizia, ma esserne appagati appartiene all'altra vita. 
Gli angeli si saziano di questo pane, di questo cibo. Gli uomini invece ne hanno fame, sono tutti protesi nel desiderio di esso. Questo protendersi nel desiderio dilata l'anima, ne aumenta la capacità. 
Fatti più capaci, a suo tempo saranno appagati. Che dire allora? Che su questa terra non ricevono alcun appagamento quelli che hanno fame e sete di giustizia? Sì che ricevono qualcosa, ma un conto è la refezione del viandante, un altro la perfezione dei beati. Ascolta l'Apostolo, che ha fame e sete, e certamente di giustizia, la più che se ne può raggiungere in questa vita, la più che se ne può praticare. Nessuno oserebbe confrontarsi con lui nonché ritenersi superiore. Dice dunque: Non che io abbia già acquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione 
E considerate chi è che parla: il " Vaso di elezione ", l'estremo lembo, per così dire, del vestito del Salvatore, una estrema frangia che tuttavia sana chi la tocca, come la donna che pativa perdite di sangue, perché aveva fede 
E` l'ultimo e il più piccolo degli Apostoli, come egli stesso dice: Io sono l'ultimo degli Apostoli, e: Io sono l'infimo degli Apostoli, e ancora: Non sono degno neppure di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Ma per grazia di Dio sono quello che sono e la sua grazia in me non è stata vana, anzi ho faticato più di tutti loro; non io però, ma la grazia di Dio con me 
Ascoltando queste parole, ti sembra di ascoltare uno che è ripieno di grazia, al colmo della perfezione. Ma se l'hai ascoltato quando è sazio, ascolta di che cosa ha ancora fame. Dice: Non che io abbia già conquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione, e: Fratelli, io non ritengo di aver raggiunto la méta, ma una cosa sì: dimentico del passato e proteso verso il futuro corro verso la méta, per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere in Cristo Gesù 
Dice di non essere ancora perfetto, di non avere ancora ricevuto, di non avere ancora raggiunto. Ma dice di essere proteso in avanti; di correre verso il premio della chiamata suprema. 
E` in viaggio; ha fame, vuol essere saziato, si affretta, desidera giungere, brucia: nulla gli tarda quanto essere sciolto dal corpo per essere con Cristo.
Alimento terreno, alimento celeste.

- Sant’Agostino -



Cos’è la speranza per un cristiano? – papa Francesco

Si dice che è la più umile delle tre virtù, perché si nasconde nella vita.
La fede si vede, si sente, si sa cosa è.
La carità si fa, si sa cosa è.Ma cosa è la speranza?... essere in tensione verso questa rivelazione, verso questa gioia che riempirà la nostra bocca di sorrisi. …

I primi cristiani, la dipingevano come un’ancora: la speranza era un’ancora, un’ancora fissa nella riva dell’Aldilà. E la nostra vita è proprio camminare verso quest’ancora.
Mi viene a me la domanda: dove siamo ancorati noi, ognuno di noi? Siamo ancorati proprio là nella riva di quell’oceano tanto lontano o siamo ancorati in una laguna artificiale che abbiamo fatto noi, con le nostre regole, i nostri comportamenti, i nostri orari, i nostri clericalismi, i nostri atteggiamenti ecclesiastici, non ecclesiali, eh?
Siamo ancorati lì? Tutto comodo, tutto sicuro, eh? Quella non è speranza. San Paolo, indica poi un’altra icona della speranza, quella del parto. …Penso a Maria, una ragazza giovane, quando, dopo che lei ha sentito che era mamma è cambiato il suo atteggiamento e va, aiuta e canta quel cantico di lode. Quando una donna rimane incinta è donna, ma non è mai (solo) donna: è mamma. E la speranza ha qualcosa di questo. Ci cambia l’atteggiamento: siamo noi, ma non siamo noi; siamo noi, cercando là, ancorati là."

papa Francesco, 29 ottobre 2013


Signore, insegnaci a pregare

Signore, insegnaci
a sostenere il tuo silenzio,
quando l'ombra si aggira
e il fuoco scema.
Signore, insegnaci
a consumare l'attesa,
per trarne
l'alba che ci attende.
Signore, insegnaci
ad ascoltarti,
tu che vieni alle nostre labbra
quando preghiamo.
Signore, insegnaci
a parlarti.
Il fuoco sia nella nostra lingua
di fronte alla notte.
Signore, insegnaci
a chiamarti Padre nostro:
una preghiera
che ha il gusto del pane.
Una preghiera
che sia la nostra dimora.

Pierre Emmanuel

Évangéliaire,
Paris 1961, p. 118



Buona giornata a tutti :-)

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mercoledì 29 gennaio 2020

Il buio interiore

Ilaria, una pia casalinga di mezz'età di quella città, benestante, era convinta di essere una persona onesta e virtuosa. Lo si intuiva non solo dalle conversazioni che aveva con le sue amiche, ma anche dall'atteggiamento. Sosteneva che tutti i mendicanti erano dei fannulloni e che non bisognava dar loro retta, evitava certi individui ritenuti da lei troppo volgari, frequentava i primi posti della chiesa parrocchiale e chiacchierava con alcune sue amiche sui molti difetti che trovava disdicevoli in persone di sua conoscenza.
Si era iscritta anche ad una associazione in difesa degli animali abbandonati e ad un ente morale per la salvaguardia del pubblico pudore. Intimamente, però, non era soddisfatta. 

Non riusciva a capire perché cadeva in certe forme di depressione, nonostante le sue molteplici attività filantropiche.

Su consiglio di una sua amica, andò a trovare il saggio Elia e gli spiegò la sua situazione.

Elia le diede un libro da leggere : era una biografia di madre di Teresa di Calcutta. Si fece promettere la restituzione.

Dopo averlo letto, Ilaria ritornò dal saggio dicendogli:

- Questo libro mi ha sconvolta. Sono ancora più depressa di prima e non capisco ancora perché. - 

Allora Elia le prestò un altro libro: "Storia di un'anima" di Teresa di Lisieux, raccomandandole la lettura a qualsiasi costo.

Quando Ilaria venne per restituirlo, riferì al saggio che il libro l'aveva ancora più sconvolta. Poi Elia le diede una copia del Vangelo facendosi promettere una lettura molto attenta.

Così fece, ma quando ritornò per restituirgli il libro, gli disse che non trovava più pace, rimpiangendo il passato in cui si sentiva a posto con la coscienza. Allora Elia le disse:

- Entra in quella stanza e dimmi se è pulita!

Ilaria aveva sentito parlare delle sue stranezze, ma questa era veramente assurda per lei.

Fece come le disse, ma siccome i balconi erano socchiusi, accese la luce. Guardò attorno, scrutò la superficie della scrivania e vide che c'era polvere.
- Te la sentiresti di eliminare tutta la polvere di questa stanza? - le chiese Elia.
Ilaria fu per un momento esitante, poi esclamò:
- Certo! La farò diventare come uno specchio!
E si mise all'opera: lo spazio era piccolo con pochissimi mobili. Non fu difficile per lei spazzare, strofinare e ripassare tutto.
Poi chiamò fieramente Elia, il quale osservò attorno attentamente e disse:
Ti ringrazio. Comunque è rimasta ancora della polvere che tu non vedi!
Ilaria, sbigottita, osservò meglio i mobili, il pavimento, ogni angolo e il davanzale. Poi disse, un po' irretita:
- No! So fare le pulizie io! ...Non c'è più polvere in questa stanza!
Elia spense la luce dicendole:
- Osserva in quella direzione e avvicinati!
- Vedo un raggio di luce... - disse.
- Avvicinati al raggio e dimmi cosa vedi! - l'esortò il saggio.
Ilaria vide il pulviscolo ben illuminato da quel raggio di sole. - Allora c'è ancora polvere? - chiese Elia. Poi aggiunse:
- Vedi... è un po' quello che succede al nostro animo. Ci illudiamo di averlo pulito, ma quando un raggio di verità filtra nel buio interiore, vediamo ciò che prima non volevamo vedere!
Ilaria tornò a casa. Dopo qualche settimana di riflessione su ciò che le era accaduto, smise di chiacchierare sui difetti degli altri e cambiò atteggiamento.
Così guarì anche dalla depressione.
E' più difficile scoprire i propri difetti che quelli degli altri.



Io voglio ricordare le mie colpe passate, le oscurità della mia anima, non perché io le amo, ma perché voglio amare Te, o mio Dio.
Lo faccio per amore del Tuo amore, rievocando le mie strade perverse. 


- Sant’Agostino - 



O Padre, sei indulgente verso colui che si riconosce peccatore.
O Padre noi ritorniamo a Te con umiltà. 
Tu ci purifichi dalle cattive abitudini, sei indulgente verso colui che si riconosce peccatore. 
Ascolti il pianto di coloro che hanno i ceppi ai piedi, ci liberi dalle catene con cui siamo imprigionati da noi stessi.


- Sant’Agostino –


"Va’ dal tuo confessore, aprigli il tuo cuore; esponi a lui tutti i recessi della tua anima; fa’ tesoro del consiglio che egli ti darà con la massima umiltà e semplicità. 
Perché Dio, che ha un amore infinito per l’obbedienza, rende sovente proficui i consigli che ascoltiamo dagli altri, ma sopra tutto da quelli che sono le guide delle nostre anime".


- San Francesco di Sales – 




Resta con noi Signore 

Tu che vieni come luce
per accompagnarci lungo un cammino di fatica e di speranza.
Resta con noi, Signore,
quando i dubbi contro la fede ci assalgono
e lo scoraggiamento atterra la nostra speranza.
Quando l'indifferenza raffredda il nostro amore,
e la tentazione sembra troppo forte.
Quando qualcuno deride la nostra fiducia,
e le nostre giornate sono piene di distrazioni.
Quando la sconfitta ci coglie di sorpresa
e la debolezza invade ogni desiderio.
Quando ci troviamo soli, abbandonati da tutti,
e il dolore ci porta alle lacrime disperate.
Signore, nella gioia e nel dolore,
nella vita e nella morte, resta con noi!

Padre Maior




Buona giornata a tutti. :-)


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lunedì 6 gennaio 2020

6 Gennaio 2020 - Epifania


Ma il Signore sa che il dare è proprio degli innamorati, ed Egli stesso ci indica che cosa desidera da noi. 

Non gli importano le ricchezze, i frutti o gli animali della terra, del mare o dell’aria, perché tutto è suo; vuole qualcosa di intimo che gli dobbiamo offrire con libertà: "Figlio mio, dammi il tuo cuore" (Prv 23, 26). 


Vedete? Non si accontenta di spartire: vuole tutto. 

Torno a ripetere che non cerca le nostre cose, cerca noi stessi. Solo da qui, da questo primo dono, acquistano senso tutti gli altri doni che possiamo offrire al Signore.


Diamogli pertanto dell’oro: l’oro puro dello spirito di distacco dal denaro e dai mezzi materiali, cose che pure sono buone, perché vengono da Dio. 

Ma il Signore ha disposto che le utilizzassimo senza lasciarvi il cuore, mettendole a frutto per il bene comune di tutti gli uomini (...).


Offriamogli poi l’incenso: è l’anelito, che sale fino al Signore, di condurre una vita nobile che diffonda intorno a sé il bonus odor Christi (2 Cor 2, 15), il profumo di Cristo. Quando le parole e le azioni sono impregnate del bonus odor, si semina comprensione, amicizia. La nostra vita deve accompagnare quella degli altri perché nessuno sia o si senta solo. La nostra carità deve essere anche affetto, calore umano [...].


Assieme ai Magi, offriamo infine la mirra, ossia il sacrificio, che non deve mai mancare nella vita cristiana. 
La mirra ci porta alla memoria la Passione del Signore: sulla Croce gli diedero da bere mirra mista a vino (cfr. Mc 15, 23), e con la mirra unsero il suo corpo per la sepoltura (cfr. Gv 19, 39). 
Ma non crediate che riflettere sulla necessità del sacrificio e della mortificazione sia come aggiungere una nota di tristezza [...]. 
Mortificazione non è pessimismo, non è grettezza d’animo. La mortificazione non vale niente senza la carità. 
Dobbiamo pertanto cercare sacrifici che, pur rendendoci capaci di padroneggiare le cose della terra, non mortifichino coloro che convivono con noi. 
Il cristiano non può essere né carnefice né meschino; è un uomo che sa amare con le opere, che saggia il suo amore con la pietra di paragone del dolore.

- San Josemaría Escrivá de Balaguer -
"È Gesù che passa", nn. 35-37



L'Epifania, che significa 'Dio si manifesta a noi e ci chiama', è considerata giustamente dalla Chiesa una grande Solennità. 
Dio è apparso tra noi in Gesù a Betlemme. 
Il Suo Natale, Nascita, è il segno della concreta e fedele volontà del Padre di invitare tutti gli uomini a tornare alla loro origine di figli amati senza limiti da Lui. 
Il Padre, dopo tanto tempo riapre il Cielo, la Comunione con Lui che si era interrotta per il peccato originale, e lo fa non con un'ispirazione, ma in modo concreto, inviando il Figlio Gesù tra noi, che si fa uno di noi, con la semplicità che è il vero e profondo modo con cui Dio ama.



«Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra (Mt 2, 11). 
Fermiamoci un po’ e cerchiamo di capire questo passo del Vangelo. 
Come è possibile che noi, che siamo nulla e nulla valiamo, possiamo fare delle offerte a Dio? [...]. 





«Forse qualcuno si meraviglia e si domanda: come hanno potuto, i Magi, conoscere la nascita del Salvatore, solo attraverso il segno di una stella?
In primo luogo, bisogna dire che si tratta di un dono concesso loro dal Signore. In secondo luogo, si legge nei libri di Mosè che già Balaam era stato una specie di profeta dei pagani. Infatti egli aveva profetizzato – nella misura in cui era capace di farlo – la venuta di Cristo e la sua incarnazione per mezzo di una vergine. Profetizzò [...] in questi termini:


Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele (Nm 24, 17). 

Per questa ragione sembra che i Magi provenissero dalla discendenza di Balaam [...]. Quando videro il segno della nuova stella, i Magi credettero immediatamente, perché capirono che erano stati chiamati a dare compimento alla profezia del loro antenato [...].


Il profeta Balaam vide in spirito quella stella che questi poterono vedere con gli occhi, e in questo modo arrivarono alla fede. Quello profetizzò la venuta di Cristo; questi, quando venne, lo guardarono con gli occhi della fede».


- San Cromazio di Aquileia -
Commento al Vangelo di San Matteo, IV


Andrea Mantegna, L'adorazione dei Magi.

Miserevolmente è caduto l’uomo, misericordiosamente è disceso Dio. Cadde l’uomo per suo orgoglio, Dio è disceso con la sua grazia – Sant' Agostino


Fratelli carissimi, Nostro Signore Gesù Cristo che è ab aeterno il Creatore di ogni cosa, è divenuto oggi nostro Salvatore nascendo da una madre.
Per amore è oggi per noi nato nel tempo per condurci all’eternità del Padre. Dio si è fatto uomo, per fare dell’uomo un dio, il Signore degli angeli oggi si è fatto uomo affinché l’uomo potesse mangiare il pane degli angeli.
Oggi si è compiuta la profezia che dice: “Stillate, o cieli, dall’alto, e le nubi facciano piovere la giustizia! Si apra la terra, fiorisca il Salvatore" (Is. 45,8). 
Il Creatore è divenuto creatura per ritrovare chi era perduto. Così infatti l’uomo confessa nei Salmi: “Prima di essere afflitto mi sviavo” (Ps. 118,67). L’uomo ha peccato e si è reso colpevole, Dio si è fatto uomo per redimere il colpevole. 
L’uomo è caduto ma Dio è disceso sulla terra; miserevolmente è caduto l’uomo, misericordiosamente è disceso Dio. E’ caduto l’uomo per il suo orgoglio, Dio è disceso con la sua grazia.
O miracolo! O prodigio! Fratelli miei, le leggi di natura sono cambiate per l’uomo! 
Un Dio nasce, una vergine diviene madre senza concorso d’uomo, ignara di uomo la parola di Dio la rende feconda. Essa è insieme madre e vergine, madre, conserva la verginità, vergine, genera un figlio, non conoscendo uomo, sempre integra ma non sterile. Ella mette al mondo Colui che solo è nato senza peccato e che senza concorso d’uomo ha concepito non nella concupiscenza della carne ma nell’ obbedienza dello spirito


(Vigilia Epifania del Signore)
Sant' Agostino
Sermo de tempore
Breviario Romano, Mattutino, Letture del II Notturno


"I Magi d’Oriente di cui parla il Vangelo di oggi, così come generalmente i Santi, sono diventati a poco a poco loro stessi costellazioni di Dio, che ci indicano la strada. In tutte queste persone il contatto con la Parola di Dio ha, per così dire, provocato un’esplosione di luce, mediante la quale lo splendore di Dio illumina questo nostro mondo e ci indica la strada. I Santi sono stelle di Dio, dalle quali ci lasciamo guidare verso Colui al quale anela il nostro essere. Cari amici, voi avete seguito la stella Gesù Cristo, quando avete detto il vostro “sì” al sacerdozio e al ministero episcopale. E certamente hanno brillato per voi anche stelle minori, aiutandovi a non perdere la strada. Nelle Litanie dei Santi invochiamo tutte queste stelle di Dio, affinché brillino sempre di nuovo per voi e vi indichino la strada."

- papa Benedetto XVI, 6 gennaio 2012 - 






Buona giornata a tutti :-)











sabato 4 gennaio 2020

L’immortalità dell’anima – Sant’Agostino


L’immagine del creatore bisogna trovarla nell’anima dell’uomo, che è razionale e intelligente: essa è impressa per sempre nella sua immortalità. 

In effetti anche l’anima ha una sua morte, quando è priva della vita beata che bisogna ritenere la vera vita dell’anima; tuttavia la si dice immortale in quanto non cessa mai di vivere, qualunque sia la vita, anche la più miserabile, in cui è.

Quindi, come la stessa immortalità dell’anima può definirsi secondo un determinato modo, così l’anima umana non è mai se non razionale e intelligente, quantunque in essa la ragione o l’intelletto ora sia sopito, ora appaia piccolo, ora grande.

- Agostino d’Ippona -

La Trinità 14,4,6





O Dio, dal quale provengono a noi tutti i beni e sono allontanati tutti i mali.
O Dio, sopra del quale non c’è nulla, fuori del quale nulla, e senza del quale nulla.
O Dio, sotto il quale è il tutto, nel quale il tutto, col quale il tutto...
Ascolta, ascolta, ascolta me, Dio mio, mio signore, mio re, mio padre, mio fattore, mia speranza, mia realtà, mio onore, mia casa, mia patria mia salvezza, mia luce, mia vita.




- Sant’Agostino -
 (Soliloqui)




Basta che tu ami la pace,
ed essa immediatamente è con te.
La pace è un bene del cuore.
Se volete attirare gli altri alla pace,
abbiatela voi per primi;

siate voi anzitutto saldi nella pace.

- S. Agostino -

Buona giornata a tutti. :-)