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lunedì 6 gennaio 2014

Il re nero - don Bruno Ferrero -


I tre Re Magi provenivano da punti diversi del mondo. 
Due era­no bianchi, il terzo era nero. 
I tre re seguivano la stella che li guidava dall'alto del cielo. Ma una notte, la persero. Invano scrutavano il cielo: quell'astro splendente che li aveva guidati per notti e notti non c'era più.
I due Re Magi bianchi, saggi e matematici insigni della Mesopotamia, subito cominciarono a tracciare linee e cerchi nella sabbia con i loro bastoni. 
Poi si immersero in calcoli ed equazioni, sempre più sottili e complicati. Tenevano lontano il Re nero. Secondo loro, nulla sapeva della vera scienza.
Il Re nero approfittò della pausa imprevista. 
I cammelli erano stanchi e assetati. «Dovremmo pensare anche ai poveri animali» pensò. Si procurò un secchio e cercò l'acqua alla fonte di un villaggio. Poi tornò e porse il secchi o al primo cammello.
Mentre teneva il secchio sotto il muso dell'animale, ritrovò la stella.
Si rispecchiava nell'acqua del secchio. Danzava in silenzio, sull'acqua che il cammello avidamente beveva. 
Così i tre Re Magi ritrovarono la strada per Betlemme.

(don Bruno Ferrero)

I Padri del deserto raccontano la storia di un anziano che digiunò per settanta settimane mangiando una volta alla settimana. 
Voleva una risposta da Dio a proposito di un passo delle Scritture e Dio continuava a non svelargliene il significato. Allora si disse: «Ecco, ho fatto tanta fatica e non m'è servito a nulla; andrò a chiederlo a un fratello».
Appena chiuse la porta per andarsene, gli fu inviato un angelo del Signore, che gli disse: «Le tue settanta settimane di digiuno non ti hanno avvicinato a Dio, ma ora che ti sei umiliato al punto da andare dal tuo fratello ti sono stato inviato a spiegarti il senso del passo della Scrittura».
Gli svelò il senso di ciò che chiedeva, e poi si allontanò da lui.



La vera pace non è un equilibrio tra forze contrarie.
Non è una bella "facciata", dietro alla quale ci sono contrasti e divisioni.
La pace è un impegno di tutti i giorni, che si porta avanti a partire dal dono di Dio, dalla sua grazia che ci ha dato in Gesù Cristo".

- Papa Francesco -


"Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio".

- Don Tonino Bello -



I tre Santi

I tre santi Re Magi d’Oriente
chiedevano fermandosi in ogni città:
‘O donne, o fanciulle, sapreste dirci
la strada per Betlemme dove va?’
Né giovani né vecchi lo sapevano
e essi riprendevano il tragitto,
ma una cometa dalla chioma d’oro
or li guidava come una lanterna.
La stella sulla capanna di Giuseppe
alfine si fermò e i santi tre re Magi
alla soglia si poterono affacciar;
muggiva il bue, piangeva il bambinello,
e i Re Magi cominciarono a cantar.

Heinrich Heine (1797-1856)




Giunga a te la mia preghiera

Giunga a te la mia preghiera,
 
che guizza come saetta dal desiderio
 
che nutro per i tuoi beni eterni.
 
Io la innalzo al tuo orecchio: 
aiutala, 
affinché ti raggiunga e non venga meno a metà della mia corsa, 
né ricada a terra o vada perduta. 
Anche se per ora non mi vedo arrivare i beni che chiedo, 
sono tranquillo, 
perché so che verranno più tardi... 
Io gridavo anche di notte e tu non mi esaudivi. 
Ma anche questi tuoi dinieghi nell'esaudirmi 
non erano per confondermi ma per rendermi più saggio: 
perché io capissi ciò che ti avrei dovuto chiedere. 
Ti pregavo infatti per delle cose che, 
se le avessi ricevute, 
sarebbero state a mio danno. 
Da' ciò che comandi e comanda ciò che vuoi. 
Ogni mia speranza è posta 
nell'immensa grandezza della tua misericordia. 
Da' ciò che comandi e comanda ciò che vuoi... 
O amore, 
che sempre ardi senza mai estinguerti, 
carità, Dio mio, infiammami!

S. Agostino


buona giornata a tutti. :-)

www.leggoerifletto.it


I Magi, pellegrini nella notte, immagine del nostro cuore inquieto - Bruno Forte -

Fra i personaggi del Natale ce ne sono tre che il racconto evangelico ci presenta con un’aura di particolare fascino e di mistero: i Magi...
In questi uomini venuti da lontano, pellegrini nella notte guidati da una stella, mi sembra sia possibile vedere la ricerca del nostro cuore inquieto: essi ci rappresentano tutti, o almeno coloro fra noi che sono disposti a vivere l’esistenza non come resa all’evidenza finale della morte, ma come esodo, cammino verso la luce che viene dall’alto. E questo riguarda non solo chi crede, ma anche chi cerca non avendo il dono della fede: il cosiddetto ateo, quando lo è non per semplice qualificazione esteriore, ma per le sofferenze di una vita che lotta con Dio senza riuscire a credere in Lui, vive in una condizione di vera ricerca, di viva e spesso dolorosa attesa.
Il non credente pensoso, come il credente non negligente, è qualcuno che lotta con Dio: proprio così alla ricerca della verità, pellegrino nella notte, attratto e inquietato da una misteriosa stella.
L’essere umano è un “mendicante del cielo” (Jacques Maritain), cercatore di un senso, che dia dignità e bellezza al vivere e al morire. Tentazione è sentirsi arrivati, non più esuli in questo mondo, possessori di un oggi che vorrebbe arrestare la fatica del viaggio. “L’esilio di Israele - afferma un detto rabbinico - cominciò il giorno in cui Israele non soffrì più del fatto di essere in esilio”. L’esilio è di chi ha dimenticato la meta e si è “accasato” nella mediocrità della scena che passa.
Se i Magi rappresentano l’uomo alla ricerca di Dio, la stella che li guida e il Bambino cui essa li conduce ci mostrano un Dio alla ricerca dell’uomo.
Dio viene nelle nostre esistenze, nel nostro dolore e nella nostra gioia: si fa compagno di strada del nostro impegno, della nostra attesa, dei nostri problemi. Maestro del desiderio, Dio è colui che dandosi si nasconde allo sguardo e, rapendoci il cuore, si offre sempre nuovo e lontano: il Dio rivelato e nascosto! Proprio così, è il Dio vicino, che sostiene la nostra stanchezza, alimenta la nostra speranza, condivide il desiderio e l’impegno per gli altri, soprattutto per i più deboli e i più poveri. La Parola viene ad abitare fra noi, affinché nessuno si senta più solo e i nostri gesti di fede e d’amore la rivelino a chi ancora non l’ha incontrata: il Verbo si fa carne affinché diventiamo noi stessi il riposo della Parola, dove essa si lascia custodire e dire, come nel grembo verginale della Donna che ha detto “sì” al mistero dell’avvento, per dare vita e speranza ai cuori spezzati, per suscitare energie e futuro in chi è chiamato a farsi protagonista del domani: “Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono; ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi” (Isaia 40,30s). 
Pellegrini nella notte, guidati dalla stella, i Magi hanno riconosciuto nel Bambino il dono della verità, la luce che salva: lo hanno adorato.
In questo atto di adorazione il cercatore è raggiunto dallo sguardo del Dio che ha avuto tempo per l’uomo.
È l’incontro, è la fede: lotta, agonia, non riposo di un possesso tranquillo. Dio è fuoco divorante, il Dio vivente, non il “Deus mortuus” o “otiosus”.

Perciò Pascal affermava che Cristo sarà in agonia fino alla fine del tempo: quest’agonia è la lotta di credere, di sperare e di amare, la lotta del discepolo con Dio!
L’aver conosciuto il Signore non esimerà nessuno dal cercare sempre più la luce del Suo Volto, accenderà anzi sempre più la sete dell’attesa.
Il credente è un cercatore di Dio, sulle cui labbra risuonerà la struggente invocazione del Salmista: “Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto” (Salmo 27,8s).
Anche così la fede è resa e abbandono, approdo di bellezza e di pace: la bellezza dell’Uomo dei dolori, dell’amore crocifisso, della vita donata. L’adorazione dei Magi non è, allora, assenza di scandalo, ma presenza di un più forte amore: la fede non è risposta tranquilla alle nostre domande, ma sovversione, ricerca del Volto amato, consegna al Dio rivelato e nascosto.

Il sì del Natale dei Magi lo ha espresso Kierkegaard con queste parole: “Nessuno può scegliere per te oppure in senso ultimo e decisivo può consigliarti riguardo all’unica cosa importante, l’affare della tua salvezza...".
Soli! Poiché quando hai scelto, troverai certamente dei compagni di viaggio, ma nel momento decisivo e ogni volta che c’è pericolo di vita, sarai solo (Vangelo delle sofferenze).
Quella scelta, quell’ora, non altrove, ma qui, non di fronte ai paradisi artificiali, ma davanti alle sfide e alle contraddizioni del nostro presente, è il vero Natale. Quello che auguro a ognuno di noi.

(Bruno Forte)



Dio non si rivela nella forza o nella potenza, ma nella debolezza e nella fragilità di un neonato.

Papa Francesco, Twitter



Che giova a me che Cristo
sia nato una volta a Betlemme da Maria
se non nasce oggi, 
per fede, nel mio cuore?




I tre Santi

I tre santi Re Magi d’Oriente
chiedevano fermandosi in ogni città:
‘O donne, o fanciulle, sapreste dirci
la strada per Betlemme dove va?’
Né giovani né vecchi lo sapevano
e essi riprendevano il tragitto,
ma una cometa dalla chioma d’oro
or li guidava come una lanterna.
La stella sulla capanna di Giuseppe
alfine si fermò e i santi tre re Magi
alla soglia si poterono affacciar;
muggiva il bue, piangeva il bambinello,
e i Re Magi cominciarono a cantar.

Heinrich Heine (1797-185
6)

Buona giornata a tutti. :-)


domenica 5 gennaio 2014

Il dono più grande -

In una classe, dopo le vacanze natalizie, il professore vuole saggiare il grado di conoscenza religiosa dei suoi alunni. Come è solito fare, pensa opportuno dare loro un tema da svolgere nel corso della settimana dopo la festa dell'Epifania: "I tre Re Magi hanno portato a Gesù tre doni: oro, incenso e mirra. Secondo voi, quale dei tre è il dono più prezioso? E perché?". 
Dopo una settimana i temi sono consegnati e le risposte, come si poteva supporre, sono le più varie e disparate. Chi dice che la mirra è il dono più prezioso perché sottolinea come la sofferenza e la morte in croce di Gesù siano il segno più grande del suo amore per ogni uomo. Chi invece sostiene che il dono dell'incenso mette molto bene in risalto la funzione sacerdotale di Gesù, quale ponte tra cielo e terra che ha unito Dio agli uomini e gli uomini a Dio. Altri studenti invece - la maggior parte - decisamente scelgono il dono dell'oro come segno di colui che, Re del cielo e della terra, è proprietario di tutte le ricchezze che sono state, sono e saranno. 
Il professore, dopo essersi congratulato con gli alunni e per il tema svolto, e per la saggezza delle argomentazioni che hanno motivato le diverse scelte e le varie preferenze dei doni, non può però non constatare: "Devo rammaricarmi con lo studente ritenuto il più bravo, che ha consegnato il quaderno, senza scrivere una riga sul tema proposto. Perché?". 
Roberto, stranamente sereno e sicuro di sé, si aspettava il rimprovero o almeno una richiesta di giustificazione, e risponde semplicemente che, a suo giudizio, nessuno dei tre doni è importante. "Secondo me, signor professore, il dono più grande che i tre Re Magi hanno fatto a Gesù è stato il loro prostrarsi per adorarlo. Mi pare - continuò il saggio studente - che Gesù abbia gradito dai Magi più l'offerta che hanno fatto di se stessi, che non quanto essi avevano in mano". 

Hanno adorato Gesù. Adorare è annientarsi per amore. E' proprio il dono più grande: donare la vita per gli altri.
Hanno visto in Gesù un Dio che si annienta per amore dell'uomo. E l'uomo, per rispondere a un Dio che gli si dona, non poteva rispondere meglio che con la propria adorazione, che è il suo sì di ogni momento al prossimo, dono che Gesù ritiene fatto a sé. 
L'ammalato gradisce la medicina che l'infermiere o il medico gli porge, ma preferisce il sorriso e l'amore con cui gli viene somministrata. La preziosità del dono non si misura da quello che si dà o da quanto si dà, ma dal cuore con cui lo si dà.
Il sorriso che accompagna il dono, vale più del dono stesso. 
Nulla è piccolo di ciò che è dato per amore.
Il mio, il tuo dono, piccolo o grande, vale quando coinvolge noi stessi.



Lì….Davanti a noi quella stella, come ad indicarci qualche cosa.




S.Mercuriale (Forlì)
adorazione dei Magi 


Il Nostro cammino è quasi al dunque! 

Adeste fideles læti triumphantes,
venite, venite in Bethlehem.
Natum videte Regem angelorum.
Venite adoremus (ter)
Dominum.
En grege relicto humiles ad cunas,
vocati pastores adproperant,
et nos ovanti gradu festinemus.
Venite adoremus (ter)
Dominum.

Æterni Parentis splendorem æternum,
velatum sub carne videbimus,
Deum infantem pannis involutum.
Venite adoremus (ter)
Dominum.

Pro nobis egenum et fœno cubantem
piis foveamus amplexibus;
sic nos amantem quis non redamaret?
Venite adoremus (ter)
Dominum. »



I Re Magi

Era una notte azzurra
con tante stelle in cielo;
sopra le dune sparse
palme dal lungo stelo.
Dolce silenzio. I Magi
sopra cammelli bianchi
seguivan la cometa…
felici e un poco stanchi.
Venivan da lontano,
da regni d’oltremare,
scrutavan l’orizzonte
desiosi d’arrivare.
Ecco Betlemme alfine;
ecco, nella capanna,
un tenero Bambino
in braccio alla sua Mamma.
I vecchi Re si prostrano
e ognuno di loro
offre un suo dono splendido:
incenso, mirra e oro.
Cantano intorno gli angeli:
‘All’umile Giudeo
s’inchinano i potenti:
Gloria in excelsis Deo!’

Buona giornata a tutti :-)