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venerdì 22 febbraio 2019

Che cos'è la tristezza - don Luigi Giusanni

«La tristezza è una nota inevitabile e significativa della vita, perché nella vita, in ogni suo momento tu hai la percezione di qualcosa che ancora ti manca; la tristezza è un’assenza sofferta. 
Che cosa rende buona la tristezza? 
Riconoscerla come strumento significativo del disegno di Dio. 
Il disegno di Dio implica questo: che la vita sia sempre, in qualsiasi caso … soggetta alla percezione di qualcosa che manca. 
Ed è provvidenziale questo … 
Che la vita sia triste è l’argomento più affascinante per farci capire che il nostro destino è qualcosa di più grande, è il mistero più grande. 
E quando questo mistero ci viene incontro diventando un uomo, allora questo fascino diventa cento volte più grande. 
Non ti toglie la tristezza, perché il modo con cui Dio diventa uomo è tale che l’hai senza averlo, l’hai già e non l’hai ancora. … 
Non lo vediamo – io non vedo Lui come vedo te – , so che Lui è qui perché ci sei tu, perché ci siamo noi …



La tristezza è la condizione che Dio ha collocato nel cuore dell’esistenza umana, perché l’uomo non si illuda mai tranquillamente che quello che ha gli può bastare. 

La tristezza è parte integrante, non della natura del destino dell’uomo, ma dell’esistenza dell’uomo, cioè del cammino al destino, ed è presente ad ogni passo. Quanto più questo passo è bello per te, quanto più è incantevole per te, quanto più è tuo, tanto più capisci che ti manca quello che più aspetti».

- Luigi Giussani -
 Si può vivere così?, p. 338


Il cammino del Signore è semplice come quello di Giovanni e Andrea, di Simone e Filippo, che hanno cominciato ad andare dietro a Cristo: per curiosità e desiderio. 
Non c'è altra strada, al fondo, oltre questa curiosità desiderosa destata dal presentimento del vero.

- Luigi Giussani -
da: Alla ricerca del volto umano, Rizzoli 




Chiediamo oggi al Signore Gesù che ci dia questa grazia di non immischiarci mai nella vita degli altri, di non diventare cristiani di buone maniere e cattive abitudini, di seguire Gesù, di andare dietro Gesù, sulla sua strada. E questo basta!”.

- Papa Francesco -
Omelia Santa Marta, 18 Maggio 2013
  


Preghiera per la sera

Mi addormenterò nella pace,
il tuo sangue vegli su di me;
all' anima che hai plasmato secondo la tua immagine, 
concedi la libertà.


Posa la mano sul corpo che hai impastato,
e le tue misericordie siano per lui come mura di difesa
e come un potente scudo.


Quando il corpo si riposerà
la tua forza lo protegga,
il mio riposo sia davanti a te,
come profumo d'incenso.


Il Maligno non si avvicini al mio giaciglio,
per l'intercessione di tua Madre,
e per il tuo sacrificio per noi;
allontana il demone della paura che mi nuoce.




Buona giornata a tutti. :-)





martedì 1 gennaio 2019

Iniziamo oggi il nuovo anno - Plinio Salgado


Una bellissima pagina del diario del 1 gennaio 1939 di Plinio Salgado.
"Navighiamo nel mare del tempo. Altri dodici mesi sono passati. Sono state dodici tappe di fatica, di asprezza, di venti tempestosi; angustie di ore atroci; afflizione di momenti incerti; amarezze... 

Iniziamo oggi il nuovo anno. Che Cosa ci riserverà ancora questo tratto di viaggio attraverso il tempo?

In quest'ora del mattino del 1 di gennaio del 1939, innalzo il mio pensiero agli insondabili abissi dell'infinito. Il passaggio di un anno è una convenzione necessaria per la nostra limitata capacità di apprendere il mistero di questo "quid" che non ha principio né fine e che noi tentiamo di misurare con il movimento degli astri. Ma, a forza di ripetere il solenne atto della successione di un anno all'altro, noi, uomini, abbiamo creato un valore emozionale rappresentativo della reazione del nostro spirito dinnanzi al succedersi di queste tappe segnate dal calendario.
Qualche cosa si erge dentro di noi, un'ansia, un dubbio, una domanda... 
Ci sentiamo di fronte all'eterna sfinge del destino; cresce in noi il clamore dei nostri desideri; ci invade la tristezza che proviene da tutte le incertezze...
Quest'anno ho avuto la fortuna di non udire alcun lamento dentro il mio cuore, né provare le ombre dello sconforto e della paura. E, più che mai, gli stessi dolori e amarezze, delusioni e abbattimenti, hanno suscitato nel mio animo una forza nuova, un'allegrezza interiore che oltrepassa tutto il Bene e tutto il Male, ogni piacere e ogni sofferenza che si nascondono nelle pieghe dei giorni che verranno.
Non mi preoccupano i dettagli del viaggio attraverso il futuro che è sempre incerto; mi preoccupa il fine del viaggio. 
Il fine, non la fine del viaggio. 
La fine può essere oggi, oppure fra molti anni. 
Non ha importanza. è solo un dettaglio in più nell'Infinito imperscrutabile. Il fine del viaggio, questo sì, è permanente : sta in ogni momento, in ogni battito del nostro cuore. Quale fine è questo ? E' l'approssimazione a Dio.
Per questo siamo stati creati. Abbiamo ricevuto il dono della libertà per poter raggiungere il nostro fine attraverso la nostra stessa volontà. 
Approssimarsi a Dio consiste nel lottare per conquistare la nostra perfezione morale. Consiste nell'essere virtuosi. 
Consiste nell'accettare tutti gli eventi come facenti parte di un piano divino dentro del quale dobbiamo agire, lottare, molte volte contro noi stessi.
E' cosa giusta che, in questo momento di passaggio di anno, io chieda al nostro Padre che sta nei Cieli tutte le felicità materiali, sentimentali, intellettuali e morali per me e mia moglie, mia figlia e suo marito, i miei fratelli, i miei cognati, i loro figli, i nostri parenti e i nostri amici, i nostri camerati, i nostri compagni di ideali. Sì, prego ardentemente che ci sia concesso di essere felici sulla terra; ma, prego ancor più ardentemente che sia concesso a noi tutti di essere felici nell'Eternità.
Che cosa è l'Eternità ? E' forse il mistero che solo si rivela dopo la morte? 
No: l'Eternità già si conosce in vita. Quando? Quando il nostro Spirito si approssima alla Perfezione, attraverso la bontà, l'amore, il perdono, il sacrificio quotidiano, il desiderio del Bene.

Che Dio ci aiuti a essere perfetti, ecco la mia maggior preghiera. 
Che Dio ci ispiri nelle ore del trionfo terreno, della gloria passeggera, della ricchezza, dell'allegria, come pure nelle ore di amarezza. 
Che la benedizione del Signore venga su di noi e che la Sua Grazia si sparga come manna sacra. 
Che Egli ci conceda i mezzi di diffondere il Bene. 
Che ci illumini l'intelligenza e ci tocchi il cuore con i miracoli della carità. 
Che il Fuoco della Fede arda nella nostra coscienza come fiamma votiva. 
Che la Sua forza ci galvanizzi e vitalizzi contro le nostre debolezze. 
Che Gesù sia sempre con noi. 
Che quest'anno 1939 sia fecondo di benefici per il nostro spirito immortale. 
E che mai ci manchino, in qualsiasi circostanza, i mezzi per poter portare allegria a coloro che sono tristi, speranza agli afflitti, consolazione ai sofferenti, esaltazione agli umili. 
E soprattutto, che mai ci manchi, per la nostra sete interiore, per le nostre tormentose inquietudini, quell'acqua che fu promessa alla Samaritana, presso la cisterna patriarcale". 

- Plinio Salgado - 




Preghiera per la Pace

Dio dei nostri Padri,
grande e misericordioso,
Signore della pace e della vita,
Padre di tutti.
Tu hai progetti di pace e non di afflizione,
condanni le guerre
e abbatti l’orgoglio dei violenti.
Tu hai inviato il tuo Figlio Gesù
ad annunziare la pace
ai vicini e ai lontani,
a riunire gli uomini
di ogni razza e di ogni stirpe
in una sola famiglia.
Ascolta il grido unanime dei tuoi figli,
supplica accorata di tutta l’umanità:
mai più la guerra,
avventura senza ritorno,
mai più la guerra,
spirale di lutti e di violenza,
minaccia per le tue creature
in cielo, in terra e in mare.

In comunione con Maria, la Madre di Gesù,
ancora ti supplichiamo:
parla ai cuori dei responsabili
delle sorti dei popoli,
ferma la logica della ritorsione
e della vendetta,
suggerisci con il tuo Spirito
soluzioni nuove,
gesti generosi e onorevoli,
spazi di dialogo e di paziente attesa
più fecondi delle affrettate scadenze
della guerra.
Concedi al nostro tempo giorni di pace.
Mai più la guerra.

Amen.



- San Giovanni Paolo II, papa - 



"Anno nuovo vita nuova". 
Buttiamo via non ciò che è vecchio, ma tutto ciò che non va, tutto ciò che è logoro, tutto ciò che ci fa stare male. 
Cominciamo noi stessi a far sì che sia migliore, portiamo nel nuovo anno la serenità, gli affetti sinceri, gli amori che meritano, la fiducia nel domani, tutto quello che ci da' gioia, tutto quello che vale, che ci fa sentire bene, amati e protetti. 
Portiamo con noi il cuore e chi dimostra di avere cuore. Buon Anno!

- Giorgia Stella - 



Per tua misericordia, Signore,
oggi inizio un nuovo anno.
Esso si aggiun­gerà agli altri della mia vita
e accresce­rà la mia santificazione e la tua gloria.
Rinnovo, Signore,
la mia conformità ai tuoi divini voleri:
donami l'aiuto del­la tua grazia
perché io porti frutti di buone opere.
Rimetto nelle tue mani la salute del corpo,
il successo delle mie iniziative,
la preservazione dai mali.
Il Tuo Sangue prezioso
mi difenda da ogni insidia del Maligno
e mi conce­da di vivere nella libertà dei figli di Dio.





Con la protezione della Vergine Maria, tanti auguri di Buon Anno a tutti voi, ai sogni che vorrete realizzare, ai buoni propositi ed ai traguardi che vorrete superare.
Vi auguro la pace nel cuore, questa è la nostra più grande ricchezza!


Buon 2019 a tutti.

- Stefania -



lunedì 31 dicembre 2018

Dopo un anno di cammino, ci voltiamo indietro e guardiamo le orme dei nostri passi

Fine anno.
Tempo di riflessioni, di bilanci. Soprattutto tempo di speranze. Perché, come diceva Leopardi nel suo “Dialogo di un venditore d'almanacchi e di un passeggero”, “Quella vita ch'è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll'anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?”.
Pensieri si rincorrono nella mente, attimi bui mitigati da quelli felici: una girandola vorticosa di emozioni variegate.
Ma, giustamente, il nostro cuore è già lanciato oltre il traguardo della mezzanotte, e si aggira speranzoso nelle prime luci del nuovo anno per assaporarne il gusto ancora acerbo.
In questa circostanza anch’io non mi sottraggo al vaticinio dei sogni, auspicando un nuovo umanesimo che trasformi le menti e i cuori, in un mondo dove l’odio sia bandito e la ragione conquisti l’agone. Dove nessuno venga più lasciato solo, ma accompagnato nella dimensione autentica di solidarietà.
Un mondo dove i bambini siano tali e non soldati, le ragazze possano crescere libere, le donne non vengano uccise in nome di una tragica parodia d’amore. Dove la miseria sia sconfitta.
Soprattutto lasciatemi rivolgere un immenso augurio a voi, amiche mie carissime e amici cari, che mi avete accompagnato in questa pagina con affetto, intelligenza e partecipazione. Che l’anno in arrivo vi doni le emozioni più belle e s’affanni a realizzare i vostri sogni. Che i giorni futuri si accapiglino per esservi complici.
Che l’amore vi sommerga: senza misura, perché come diceva Sant’Agostino “La misura dell'amore è amare senza misura”.
E per me l’augurio di percorrere il nuovo anno imparando: da voi, dalla vita, da ogni sentire.
Di essere portatore di valori di profonda umanità. Sperando di poter essere qualcosa per tanti. Per cogliere in uno sguardo l’essenza di ogni parola, ormai divenuta inutile. Ma per avere sempre parole per chi le desidera. Parole che siano semplici e tenere come lievi carezze, mai sferzanti e intrise di giudizi.
Vorrei donare emozioni, con cuore di creta e braccia di ferro.
Vorrei essere migliore.
Rinnovando spesso le mie speranze e i miei impegni, perché, come disse Gramsci, “voglio che ogni mattino sia per me un capodanno. Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso, e rinnovarmi ogni giorno”.
Felice anno a Voi!

- Stefano Marchesotti -  



Filastrocca di Capodanno:
fammi gli auguri per tutto l’anno
voglio un gennaio col sole d’aprile;
un luglio fresco, un marzo gentile;
voglio un giorno senza sera:
voglio un mare senza bufera;
voglio un pane sempre fresco;
sul cipresso il fior del pesco;
che siano amici il gatto e il cane;
che diano latte le fontane.
Se voglio troppo, non darmi niente,
dammi una faccia allegra solamente.” 

- Gianni Rodari -



Quest’oggi, ultimo giorno dell’anno, volgendo lo sguardo ai mesi trascorsi, sgorga naturale il desiderio di rendere grazie a Dio: chiedere perdono per le colpe commesse e le mancanze registrate, confidando tutto alla misericordia divina; e, poi, rendere grazie per quanto Dio, ogni giorno, ci ha donato. 

Per questo cantiamo il Te Deum, lodiamo Dio e gli diciamo grazie per il bene che ci ha elargito e che ha segnato i vari momenti dell’anno ormai al suo termine: «Salva il tuo popolo, Signore, e benedici la tua eredità… Per tutti i giorni ti benediciamo e lodiamo il tuo nome nei secoli dei secoli. Amen!». 

- San Giovanni Paolo II - 
Roma, 31 dicembre 1997




Carissimi amici ed amiche, 
dopo un anno di cammino, ci voltiamo indietro e guardiamo le orme dei nostri passi. 

Non cancelliamo il percorso fatto, ma lo rileggiamo con il senno di poi.



Guardiamo in faccia i successi e gli errori e troviamo il coraggio di chiamarli con il loro nome. 
Senza presunzione e senza falsa umiltà.
Quindi si può ripartire. 
Con un cuore meno vecchio.
Con un'anima più trasparente. 
Sbaglieremo ancora.
Ancora usciremo di strada. 
Ancora ripartiremo.
Chi ha accettato nella propria vita il dono della fede percorrerà il proprio cammino con la speranza che c'è una meta: un Dio di misericordia - Padre, Figlio e Spirito Santo - che ancora si ostina ad amarci. 

Vivere in questa speranza è il miglior augurio che io possa formulare per il nuovo anno.

Buon 2019







lunedì 24 dicembre 2018

La Notte Santa - Guido Gozzano

Consolati, Maria, del tuo pellegrinare!
Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei.
Presso quell’osteria potremo riposare,
ché troppo stanco sono e troppo stanca sei.


Il campanile scocca
lentamente le sei.
- Avete un po’ di posto, o voi del Caval Grigio?
Un po’ di posto per me e per Giuseppe?
- Signori, ce ne duole: è notte di prodigio;
son troppi i forestieri; le stanze ho piene zeppe


Il campanile scocca
lentamente le sette.

- Oste del Moro, avete un rifugio per noi?
Mia moglie più non regge ed io son così rotto!
- Tutto l’albergo ho pieno, soppalchi e ballatoi:
Tentate al Cervo Bianco, quell’osteria più sotto.


Il campanile scocca
lentamente le otto.
- O voi del Cervo Bianco, un sottoscala almeno
avete per dormire? Non ci mandate altrove!
- S’attende la cometa. Tutto l’albergo ho pieno
d’astronomi e di dotti, qui giunti d’ogni dove.


Il campanile scocca
lentamente le nove.
Ostessa dei Tre Merli, pietà d’una sorella!
Pensate in quale stato e quanta strada feci!
- Ma fin sui tetti ho gente: attendono la stella.
 

Son negromanti, magi persiani, egizi, greci…

Il campanile scocca
lentamente le dieci.
Oste di Cesarea… – Un vecchio falegname?
Albergarlo? Sua moglie? Albergarli per niente?
L’albergo è tutto pieno di cavalieri e dame
non amo la miscela dell’alta e bassa gente.


Il campanile scocca
le undici lentamente.
La neve! – ecco una stalla! – Avrà posto per due?
- Che freddo! – Siamo a sosta – Ma quanta neve, quanta!
Un po’ ci scalderanno quell’asino e quel bue…
Maria già trascolora, divinamente affranta…


Il campanile scocca
La Mezzanotte Santa.
È nato!
Alleluja! Alleluja!


È nato il Sovrano Bambino.
La notte, che già fu sì buia,
risplende d’un astro divino.
Orsù, cornamuse, più gaje
suonate; squillate, campane!
Venite, pastori e massaie,
o genti vicine e lontane!


Non sete, non molli tappeti,
ma, come nei libri hanno detto
da quattro mill’anni i Profeti,
un poco di paglia ha per letto.
Per quattro mill’anni s’attese
quest’ora su tutte le ore.
È nato! È nato il Signore!
È nato nel nostro paese!


Risplende d’un astro divino
La notte che già fu sì buia.
È nato il Sovrano Bambino.
È nato!
Alleluja! Alleluja!


- Guido Gozzano -




La cena della vigilia, la famiglia è riunita, anche se le sedie non bastavano ed erano diverse o prese a prestito da un vicino non importava. 
Era la sera dei "miracoli" tutto poteva succedere ... 
La magia del Natale è unica.

Caro Gesù,
dà la salute a Mamma e Papà
un po’ di soldi ai poverelli,
porta la pace a tutta la terra,
una casetta a chi non ce l’ha
e ai cattivi un po’ di bontà.
E se per me niente ci resta
sarà lo stesso una bella festa.


- Mario Lodi -





"Il presepe costituisce una familiare e quanto mai espressiva rappresentazione del Natale. È un elemento della nostra cultura e dell’arte, ma soprattutto un segno di fede in Dio, che a Betlemme è venuto "ad abitare in mezzo a noi" 

- San Giovanni Paolo II, papa - 





Buona Santa Notte a tutti. :-)

Auguri a Francesca, Laura, Daniela, Gabriele, Mario, Marco 

e a tutti voi cari amici ed amiche.




domenica 4 novembre 2018

San Carlo Borromeo, il primo miracolo dopo due giorni dalla sua morte -

San Carlo Borromeo fu canonizzato da papa Paolo V con una solenne – forse sarebbe meglio scrivere: grandiosa – celebrazione in San Pietro il 1° novembre 1610.
Era morto appena ventisei anni prima, all’alba del  3 novembre 1584, a quarantasei anni d’età, e – come scrive la Lettera Remissoria per la sua canonizzazione –

“udita la notizia della sua morte, il lutto della città di Milano fu simile a quello che vi è solitamente in occasione della grandi calamità. Tutti, infatti, si disperarono, soprattutto quelli che ricevevano benefici da lui, e, in primo luogo, i poveri.”

Due giorni dopo la sua morte si ebbe notizia del primo miracolo attribuito alla sua intercessione: una donna, Costanza Rabbia, recatasi a venerare la salma ancora esposta nel palazzo Arcivescovile, toccò con il braccio paralizzato il corpo di san Carlo e immediatamente guarì. 
Si contarono almeno cento miracoli da allora al 1601 (27 novembre), quando il Consiglio Generale di Milano a nome dell’intera cittadinanza – sollecitato dalla Congregazione degli Oblati – indirizzò al Papa la supplica per la canonizzazione dell’arcivescovo.
Va precisato che in quel tempo non esisteva il passaggio della “beatificazione”, che si andò affermando successivamente o, per lo meno, negli stessi anni della canonizzazione di san Carlo.  
La beatificazione appariva come la concessione di poter venerare un “candidato” alla canonizzazione, del quale era certa la canonizzazione stessa, ma non si era ancora completato il lungo e severissimo iter canonico. 
Non a caso si considera come “prima beatificazione” quella di sant’Ignazio di Loyola, beatificato il 27 luglio 1609 e canonizzato il 12 marzo 1622. 
Accade la stessa cosa per san Carlo: gli Oblati, dovendo pubblicare la biografia di san Carlo ad opera del Bescapè chiesero il permesso di poterla indicare come “vita del Beato Carlo Borromeo”, essendo ormai imminente la canonizzazione ed essendo anche ormai pronta quella biografia, scritta in vista della canonizzazione stessa.
Un tempo brevissimo, dunque, quello trascorso tra la morte di san Carlo e la sua canonizzazione, segno della convinzione sicura della sua santità, che scuoteva e provocava alla devozione e all’imitazione.
Mi sovvengono al riguardo le parole che papa Giovanni Paolo II usò nella sua Lettera per il sedicesimo centenario della morte di sant’Ambrogio, Operosam diem (1° dicembre 1996):

“E’ proprio dei Santi restare  misteriosamente contemporanei  di ogni generazione: è la conseguenza del loro profondo radicarsi nell’eterno presente di Dio” (n.3).

           Mi piace “aggiornare” questa citazione con le parole dell’omelia di Benedetto XVI nella solennità di Tutti i Santi 2006:

“Guardando al luminoso esempio dei santi (possiamo) risvegliare in noi il grande desiderio di essere come i santi: felici di vivere vicini a Dio, nella sua luce, nella grande famiglia dei amici di Dio. […] L’esempio dei santi è per noi un incoraggiamento a seguire le loro stesse orme, a sperimentare la gioia di chi si fida di Dio, perché l’unica vera causa di tristezza e di infelicità per  l’uomo è vivere lontano da Lui”.

Mi è piaciuto immaginare che San Carlo mi parlasse in modo diretto, confidenziale.
E’ una mia riflessione; è quello che direbbe a me e che condivido con chi mi legge. Non mi pongo, dunque, come maestro, ma come confratello che desidera aprire il suo cuore a dei confratelli, condividere con loro – con voi – quello che sento in questo tempo importante per il mio e nostro cammino di sequela, di servizio a Dio e ai fratelli.

- Mons. Ennio Apeciti -
Fonte: Ritiro spirituale – Oblati Missionari – Rho – 23 marzo 2010
“Quaderni degli oblati diocesani 35”-pagg.9-10-11

“Miracolo della gamba incancrenita”, anonimo (XVII secolo)
Duomo di Milano. ". Lato destro della navata centrale, campata 9
(Foto di Giovanni dall’Orto, 6 dic. 2007)

Ciò che mi attira verso di Voi, Signore,
siete Voi!
Voi solo, inchiodato alla Croce,
con il corpo straziato tra agonie di morte.
E il Vostro amore
si è talmente impadronito del mio cuore
che, quand’anche non ci fosse il Paradiso,
io Vi amerei lo stesso.
Nulla avete da darmi
per provocare il mio amore
perché quand’anche non sperassi ciò che spero,
pure Vi amerei come Vi amo.
Amen.

San Carlo Borromeo
Arona, 2 ottobre 1538 - Milano, 3 novembre 1584

O Gloriosissimo San Carlo,
modello per tutti di fede, di umiltà,
di purità, di costanza nel patire,
di ogni più eletta virtù, voi che arricchito
dall'Altissimo dei doni più eccelsi,
tutti li impiegaste nel promuovere
la gloria di Dio e la salvezza delle anime
fino a restar vittima del vostro zelo,
impetrateci dal Signore, vi supplichiamo,
la grazia di essere vostri imitatori,
come voi lo foste di Gesù Cristo.

Otteneteci ancora, vi preghiamo,
lo spirito di sacrificio, lo zelo indefesso
per il bene dei nostri fratelli, la fedeltà a Dio,
l'amore alla Chiesa, la rassegnazione
nelle avversità e la perseveranza nel bene.

E voi, Dio delle misericordie,
e Padre di ogni consolazione,
che vedete i mali onde è afflitta
la cristiana famiglia, deh !
muovetevi a pietà di noi,
soccorreteci e salvateci.

Non guardate, no, ai nostri meriti,
ma a quelli del vostro servo e nostro
protettore San Carlo.

Esaudite le sue preghiere a favor nostro,
ora che trionfa nei Cieli, come esaudite
quelle che vi innalzava pel suo popolo
quaggiù sulla terra. Così sia!


Buona giornata a tutti. :-)