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sabato 30 novembre 2019

La vita – Kahlil Gibran

La vita è un'isola in un oceano di solitudine: le sue scogliere sono le speranze, i suoi alberi sono i sogni, i suoi fiori sono la vita solitaria, i suoi ruscelli sono la sete. 
La vostra vita, uomini, miei simili, è un'isola, distaccata da ogni altra isola e regione. 
Non importa quante siano le navi che lasciano le vostre spiagge per altri climi, non importa quante siano le flotte che toccano le vostre coste: rimanete isole, ognuna per proprio conto, a soffrire le trafitture della solitudine e sospirare la felicità. Siete sconosciuti agli altri uomini e lontani dalla loro comprensione e partecipazione.
Fratello mio, ti ho visto, seduto sulla tua montagnola d'oro, bearti delle tue ricchezze; eri orgoglioso dei tuoi tesori e ben saldo nella certezza che ogni manciata d'oro accumulata fosse un invisibile anello di collegamento tra i tuoi desideri e pensieri e quelli degli altri uomini.


Ti ho visto con gli occhi della mente, come un grande conquistatore alla guida dei suoi eserciti, impegnato nella distruzione dei fortilizi nemici. Ma guardando una seconda volta, non ho visto altro che un cuore solitario appeso al fondo dei suoi stessi forzieri, un uccello assetato in una gabbia d'oro con la vaschetta vuota.

Ti ho visto, fratello mio, seduto nel trono della gloria, circondato dai sudditi che acclamavano alla tua maestà, cantavano le lodi delle tue grandi gesta, osannavano la tua saggezza, contemplandoti come se fossero in presenza di un profeta; l'esultanza sollevava gli spiriti fino alla volta dei cieli. E mentre abbassavi lo sguardo sui tuoi sudditi, ho letto nel tuo volto i segni della felicità e del potere e del trionfo, quasi tu fossi l'anima del loro corpo. Ma guardando una seconda volta, ecco ti ho scoperto solo nella tua solitudine, ritto al lato del trono; esule, tendevi la mano in ogni direzione, come nell'atto di chiedere pietà e misericordia a fantasmi; imploravi che qualcuno ti offrisse rifugio, non foss'altro il rifugio del calore dell'amicizia.

Ti ho visto, fratello mio, innamoratissimo di una bellissima donna, deporre il cuore sull'altare della sua grazia, E quando ho visto lei contemplarti con tenerezza e materno amore, ho detto a me stesso: 

"viva l'Amore che ha posto fine alla solitudine di quest'uomo e ha congiunto il suo cuore a un altro cuore".

E tuttavia, guardando una seconda volta, ho scorto nel tuo cuore amante un altro cuore, solitario, che gridava invano per rivelare i suoi segreti a una donna; e dietro la tua anima piena d'amore, un'altra anima, sola, vagava come una nuvola, sospirando invano di potersi sciogliere in lacrime negli occhi dell'amata…

La tua vita, fratello mio, è una dimora solitaria, separata dalle dimore degli altri uomini. E' una casa nel cui interno non può spingersi lo sguardo del vicino. Se piombasse l'oscurità, la lanterna del vicino non potrebbe illuminarla. Se fosse svuotata da ogni provvista, non potrebbero riempirla le scorte dei vicini. Se si ergesse in un deserto, non potresti trasportarla nei giardini degli altri uomini, coltivati da altre mani. Se si ergesse sulla vetta di una montagna, non potresti trasportarla nella valle calpestata dai piedi di altri uomini.

La vita del tuo spirito, fratello mio, è avvolta dalla solitudine; se non fosse per questa solitudine, tu non saresti tu, e io non sarei io. Non fosse per questa solitudine, crederei forse, udendo la tua voce, di sentire la mia stessa voce; vedendo il tuo volto, crederei di vedere me stesso in uno specchio.



- Kahlil Gibran -
da: "La voce del Maestro", Newton e Compton editori




Non esiste il caso, ne la coincidenza. 
Noi, ogni giorno, 
camminiamo verso luoghi e persone che ci aspettano da sempre. 

- G. Dembech 




Onorerò il Natale nel mio cuore e cercherò di tenerlo con me tutto l'anno.

- Charles Dickens -





La vita è un'isola in un oceano di solitudine: le sue scogliere sono le speranze, i suoi alberi sono i sogni, i suoi fiori sono la vita solitaria, i suoi ruscelli sono la sete. 
La vostra vita, uomini, miei simili, è un'isola, distaccata da ogni altra isola e regione. 
Non importa quante siano le navi che lasciano le vostre spiagge per altri climi, non importa quante siano le flotte che toccano le vostre coste: rimanete isole, ognuna per proprio conto, a soffrire le trafitture della solitudine e sospirare la felicità. 
Siete sconosciuti agli altri uomini e lontani dalla loro comprensione e partecipazione.

- Kahlil Gibran -





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giovedì 7 novembre 2019

I segreti del cuore – Kahlil Gibran

Prima guerra mondiale

Scomparsa è la mia gente, ma io ancora esisto, e la piango nella mia solitudine...
Morti sono i miei amici, e nella loro morte la mia vita non è altro che una grande sciagura.
I colli del mio paese sono sommersi di lacrime e di sangue, perché la mia gente e i miei cari sono scomparsi, ed io sono qui, ancora vivo come quando la mia gente ed i miei cari godevano della vita e della sua generosità, e le colline del mio Paese erano sommerse e benedette dalla luce del Sole.
La mia gente è morta d'inedia, e chi non venne ucciso dalla fame fu massacrato dalla spada; ed io sono qui, in questa terra lontana, a vagare tra gente gioiosa che dorme su soffici letti e sorride ai giorni mentre i giorni gli arridono.
La mia gente ha patito una morte di dolore e di vergogna, e io sono qui a vivere nell'abbondanza e nella pace... 


E' questa una grande tragedia che ha sempre luogo sul palcoscenico del mio cuore; a pochi preme assistere a questo dramma, perché la mia gente è simile agli uccelli dalle ali spezzate, lasciati indietro dallo stormo.
Se fossi affamato e vivessi tra la mia gente affamata, e se fossi perseguitato tra i miei oppressi compatrioti, più lieve sarebbe il peso dei giorni bui sui miei sogni agitati, e l'oscurità della notte sarebbe più fonda dinanzi ai miei occhi incavati, al mio cuore piangente e alla mia anima ferita. 
Perché colui che condivide con la sua gente il dolore e il tormento riceverà il supremo conforto che solo può dare il sacrificio della sofferenza. E si sentirà in pace con se stesso, quando morirà innocente coi suoi compagni innocenti.
Ma io non vivo con la mia gente affamata e perseguitata, che incede nella processione della morte verso il martirio... Sono qui, al di là del vasto mare, a vivere all'ombra della serenità e alla luce gioiosa della pace... Sono lungi dal penoso agone e dai sofferenti, e di nulla posso andar fiero, neppure delle mie lacrime. 
Cosa può fare un figlio in esilio per la sua affamata gente, e quale valore per loro può avere il lamento di un poeta assente?
S'io fossi una spiga di grano nella terra del mio paese, il fanciullo affamato mi raccoglierebbe e allontanerebbe dalla sua anima, grazie ai miei chicchi, la mano della Morte. 
S'io fossi un frutto maturo nei giardini del mio paese, la donna affamata mi coglierebbe per sostentarsi. 
S'io fossi un uccello che vola nel cielo del mio paese, il mio fratello affamato mi darebbe la caccia, così da allontanare dal suo corpo, grazie alle mie carni, l'ombra del sepolcro. 
Ma ahimè, non sono una spiga di grano cresciuta nelle pianure della Siria, né un frutto maturo nelle valli del Libano; è questa la mia sciagura, questa la mia tacita sventura, che porta umiliazione dinanzi all'anima mia e ai fantasmi della notte... 
E questa la dolorosa tragedia che mi serra la lingua, mi lega le braccia e mi paralizza, privandomi della forza, della volontà e dell'azione. E questa la maledizione che arde sulla mia fronte, dinanzi a Dio e agli uomini.
E sovente mi dicono: "La rovina del tuo paese è nulla di fronte alle sventure del mondo, e le lacrime e il sangue versati dalla tua gente sono niente in confronto ai fiumi di sangue e di lacrime che si versano giorno e notte nelle valli e nelle pianure della terra...".
Sì, ma la morte della mia gente è una tacita accusa; è un delitto concepito dalle menti di invisibili serpenti... 
E una tragedia senza musiche e senza scena... 
E se la mia gente fosse morta ribellandosi a despoti ed oppressori, avrei detto: "Morire per la libertà è più nobile che vivere nell'ombra del debole asservimento, perché colui che riceve la morte impugnando la spada della Verità s'immortalerà a fianco della Verità Eterna, perché la Vita è più debole della Morte e la Morte è più debole della Verità".
Se la mia nazione avesse partecipato alla guerra di tutte le nazioni e fosse perita sul campo di battaglia, avrei detto che la furia della tempesta aveva spezzato con la sua potenza i rami verdi; e la morte violenta sotto la volta della tempesta è più nobile della lenta agonia tra le braccia della vecchiaia. Ma nessuno è scampato al serrarsi delle fauci... La mia gente è caduta e ha lacrimato cogli angeli piangenti.
Se un terremoto avesse distrutto il mio paese e la terra avesse inghiottito dentro di sé la mia gente, avrei detto: "Una grande e misteriosa legge è stata indotta dalla volontà di una divina forza, e sarebbe pura follia se noi fragili mortali tentassimo di esplorarne i profondi segreti...". 


Ma la mia gente non è morta da ribelle; non è stata uccisa sul campo di battaglia; né il terremoto ha distrutto il mio paese e l'ha soggiogato.
La morte è stata la sua unica salvezza, e l'inedia l'unica sua preda.
La mia gente è morta sulla croce... 


E' morta con le mani protese verso Oriente ed Occidente, con gli occhi fissi all'oscurità del firmamento... 
E' morta in silenzio, perché l'umanità non aveva prestato orecchio alle sue grida. 
E' morta perché non ha trattato da amici i suoi nemici. 
E' morta perché amava il suo prossimo. 
E' morta perché aveva fiducia in tutta l'umanità. 
E' morta perché non ha oppresso gli oppressori. 

E' morta perché era il fiore calpestato, non il piede che calpesta.
E' perita perché era portatrice di pace. 

E' morta di fame in una terra ricca di latte e di miele. 
E' morta perché si sono levati i mostri dell'inferno, hanno distrutto tutto ciò che i suoi campi producevano e hanno divorato le ultime provviste nelle sue dispense...
E' morta perché le vipere ed i loro figli hanno sputato veleno nel luogo in cui i Sacri Cedri, le rose e il gelsomino esalano il loro profumo.
La mia gente e la tua gente, fratello siriano, sono morte... 

Cosa si può fare per coloro che stanno morendo? I nostri lamenti non appagheranno la loro fame, e le nostre lacrime non estingueranno la loro sete; cosa possiamo fare per trarli in salvo dagli artigli d'acciaio della fame? 
Fratello mio, la bontà che ti spinge a dare una parte della tua vita a qualsiasi uomo si trovi in pericolo di perdere la propria è l'unica virtù che ti renda degno della luce del giorno e della pace della notte... 
Ricorda, fratello mio, che la moneta che fai scivolare nella mano avvizzita, protesa verso di te, è l'unica catena d'oro che unisce il tuo ricco cuore al cuore amorevole di Dio.

- Kahlil Gibran -
Fonte: Morta è la mia gente (Scritta in esilio durante la carestia in Siria)
Edizione: I Mammut, Grandi Tascabili Economici Newton


L’uomo veramente grande è colui che non vuole esercitare il dominio su nessun altro uomo e che non vuole da nessuno altro essere dominato.

- Kahlil Gibran -




La poesia è il salvagente cui mi aggrappo quando tutto sembra svanire.
Quando il mio cuore gronda per lo strazio delle parole che feriscono,
dei silenzi che trascinano verso il precipizio.
Quando sono diventato così impenetrabile che neanche l'aria riesce a passare.

- Kahlil Gibran





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lunedì 30 settembre 2019

Corpo e Anima - Kahlil Gibran

Un uomo e una donna sedevano presso una finestra che si apriva verso la Primavera. 

Sedevano vicini l'uno all'altra. E la donna disse: "Ti amo. Sei bello, sei ricco, e sei sempre così ben vestito".
E l'uomo disse: "Ti amo. Sei un pensiero meraviglioso, qualcosa di troppo singolare per essere stretta in una mano, sei un canto ricorrente nei miei sogni".
Ma la donna, incollerita, distolse il viso da lui e disse: "Lasciami, ora, te ne prego. Giacché io non sono un pensiero, né sono qualcosa che passi nei tuoi sogni. Sono una donna. Voglio che tu mi desideri: come moglie, come madre di bambini non ancora nati".
E si separarono.
E l'uomo diceva tra sé: "Ecco, un altro sogno si è ora dissolto in nebbia".
E la donna diceva: "Che farsene di un uomo che fa di me nebbia e sogno?"

- Kalil Gibran -



I fiori dei campi sono i figli della benevolenza del sole e dell'amore della natura; e figli degli uomini sono...i fiori dell'amore e della comprensione. 

- Kahlil Gibran - 


Puoi amare solo quando sei felice dentro di te. 
L’amore non può venir aggiunto dall’esterno. 
Non è un indumento che puoi indossare .

– Osho Rajneesh - 




Io credo che si possa invecchiare insieme...

L'amore è pazienza, tolleranza, umiltà, 

coraggio, sacrificio, comprensione e rispetto...sempre!


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mercoledì 4 settembre 2019

Cuore umano, la donna è il tuo riflesso - Kahlil Gibran

Cuore umano, la donna è il tuo riflesso,
e qualunque cosa tu sia, lei è;
dovunque tu viva, lei vive.

E’ come la religione
quando non la interpreta un ignorante;
come la luna
quando non è velata dalle nuvole;
come la brezza
quando non è contaminata da impurità.

- Kahlil Gibran -


Loro mi considerano pazzo perché non voglio vendere i miei giorni in cambio di oro.. 
E io considero pazzi loro perché pensano che i miei giorni abbiano un prezzo !!
  
- Kahlil Gibran -
  



"Ma io, non in sonno, ma nella più lucida veglia meridiana, vi dico che il vento non parla più soavemente alle querce giganti che al più minuscolo filo d’erba; e che grande è soltanto chi trasforma la voce del vento in un canto reso più dolce dal suo amore. 
L’opera è amore che si fa visibile."

- Kahlil Gibran - 






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sabato 31 agosto 2019

Sabbia e spuma (1926)- Kahlil Gibran

Per sempre camminerò su questi lidi,

Tra la sabbia e la spuma,
L'alta marea cancellerà le mie orme,
E il vento soffierà via la spuma.
Ma il mare e la spiaggia dureranno.
Per sempre.


- Kahlil Gibran -





Sand and Foam (1926)

I am forever walking upon these shores,
Betwixt the sand and the foam,
The high tide will erase my foot prints,
And the wind will blow away the foam.
But the sea and the shore will remain
Forever.



- Kahlil Gibran -

Fonte:  "Sabbia e spuma" Ed.Giunti Demetra, 2006 - Collana: Nuovi Acquarelli

Morning Seaguls, 2007, Viktor Luzik

L'onda non riesce a prendere
il fiore che galleggia:

quando cerca di raggiungerlo
lo allontana.


- Rabindranath Tagore - 
da: Sfulingo


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venerdì 14 giugno 2019

Farò della mia anima - Kahlil Gibran

Farò della mia anima uno scrigno
per la tua anima,
del mio cuore una dimora
per la tua bellezza,
del mio petto un sepolcro
per le tue pene.

Ti amerò come le praterie amano la primavera,
e vivrò in te la vita di un fiore
sotto i raggi del sole.

Canterò il tuo nome come la valle
canta l’eco delle campane;
ascolterò il linguaggio della tua anima
come la spiaggia ascolta
la storia delle onde.

- Kahlil Gibran -


Esiste qualcosa di più grande e più puro
rispetto a ciò che la bocca pronuncia.
Il silenzio illumina l'anima,
sussurra ai cuori e li unisce.
Il silenzio ci porta lontano da noi stessi,
ci fa veleggiare
nel firmamento dello spirito,
ci avvicina al cielo;
ci fa sentire che il corpo
è nulla più che una prigione,
e questo mondo è un luogo d'esilio.

- Kahlil Gibran -


«La si può trovare un giorno - ripetè Rudolphe - un giorno, all'improvviso, è come se una voce gridasse: "Eccola! E senti il bisogno di confidare a questa persona l'intera tua vita, di darle tutto, sacrificarle tutto! Non occorrono spiegazioni, ci si indovina. Ci si è intravisti nei sogni. 
(E la guardava). 
Eccolo finalmente il tesoro tanto cercato, è lì, davanti a te; risplende, scintilla. 
Eppure si dubita ancora, non si osa crederci; si rimane abbagliati, come quando dalle tenebre si esce alla luce».

- Gustave Flaubert - 
“Madame Bovary”



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domenica 5 maggio 2019

Sul lavoro da: "Il Profeta" di Kahlil Gibran



Allora un contadino disse: Parlaci del Lavoro.
E lui rispose dicendo:

Voi lavorate per assecondare il ritmo della terra e l'anima della terra.
Poiché oziare è estraniarsi dalle stagioni e uscire dal corso della vita, che avanza in solenne e fiera sottomissione verso l'infinito.
Quando lavorate siete un flauto attraverso il quale il sussurro del tempo si trasforma in musica.  
Chi di voi vorrebbe essere una canna silenziosa e muta quando tutte le altre cantano all'unisono?
Sempre vi è stato detto che il lavoro è una maledizione e la fatica una sventura. 
Ma io vi dico che quando lavorate esaudite una parte del sogno più remoto della terra, che vi fu dato in sorte quando il sogno stesso ebbe origine.
Vivendo delle vostre fatiche, voi amate in verità la vita.
E amare la vita attraverso la fatica è comprenderne il segreto più profondo.
Ma se nella vostra pena voi dite che nascere è dolore e il peso della carne una maledizione scritta sulla fronte, allora vi rispondo : tranne il sudore della fronte niente laverà ciò che vi è stato scritto.
Vi è stato detto che la vita è tenebre e nella vostra stanchezza voi fate eco a ciò che è stato detto dagli esausti.

E io vi dico che in verità la vita è tenebre fuorché quando è slancio,
E ogni slancio è cieco fuorché quando è sapere,
E ogni sapere è vano fuorché quando è lavoro,
E ogni lavoro è vuoto fuorché quando è amore;
E quando lavorate con amore voi stabilite un vincolo con voi stessi, con gli altri e con Dio.
E cos'è lavorare con amore ?
E' tessere un abito con i fili del cuore, come se dovesse indossarlo il vostro amato.
E' costruire una casa con dedizione come se dovesse abitarla il vostro amato.
E' spargere teneramente i semi e mietere il raccolto con gioia, come se dovesse goderne il frutto il vostro amato.
E' diffondere in tutto ciò che fate il soffio del vostro spirito,
E sapere che tutti i venerati morti stanno vigili intorno a voi.

Spesso vi ho udito dire, come se parlaste nel sonno:
"Chi lavora il marmo e scopre la propria anima configurata nella pietra, è più nobile di chi ara la terra.
E chi afferra l'arcobaleno e lo stende sulla tela in immagine umana, è più di chi fabbrica sandali per i nostri piedi".
Ma io vi dico, non nel sonno ma nel vigile e pieno mezzogiorno, il vento parla dolcemente alla quercia gigante come al più piccolo filo d'erba;
E che è grande soltanto chi trasforma la voce del vento in un canto reso più dolce dal proprio amore.
Il lavoro è amore rivelato.

E se non riuscite a lavorare con amore, ma solo con disgusto, è meglio per voi lasciarlo e, seduti alla porta del tempio, accettare l'elemosina di chi lavora con gioia.
Poiché se cuocete il pane con indifferenza, voi cuocete un pane amaro, che non potrà sfamare l'uomo del tutto.
E se spremete l'uva controvoglia, la vostra riluttanza distillerà veleno nel vino.
E anche se cantate come angeli, ma non amate il canto, renderete l'uomo sordo alle voci del giorno e della notte.

- Kahlil Gibran -
da: "Il Profeta"


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lunedì 22 aprile 2019

La statua - Kahlil Gibran

Viveva un tempo tra i monti un uomo che possedeva una statua, opera di un antico maestro.
L’aveva buttata in un angolo, faccia a terra, e non se ne curava affatto.
Un giorno, si trovò a passare nei pressi un uomo che veniva dalla città.
Essendo un uomo di cultura, quando vide la statua chiese al proprietario se fosse disposto a venderla.
Il proprietario rise e disse: “E chi vuole che compri, scusi, quella pietra sporca e scialba?”.
L’uomo della città disse: “Ti dò in cambio questa moneta d’argento”. E l’altro ne fu sorpreso e felice.
La statua fu allora trasportata in città, a dorso di un elefante.
Dopo molte lune, l’uomo dei monti si recò in città, e mentre camminava per la strada vide gente affollarsi davanti a un edificio, dove un uomo gridava a gran voce: “Venite a vedere la statua più bella, più mirabile esistente al mondo! Solo due monete d’argento per ammirare l’opera meravigliosa di un gran maestro!”. 
E l’uomo dei monti pagò due monete d’argento ed entrò nel museo per vedere la statua che lui stesso aveva venduto per una moneta.




- Kahlil Gibran - 



Credere è una bella cosa, ma mettere in atto le cose in cui si crede è una prova di forza. Sono molti coloro che parlano come il fragore del mare, ma la loro vita è poco profonda e stagnante come una putrida palude. Sono molti coloro che levano il capo al di sopra delle cime delle montagne, ma il loro spirito rimane addormentato nell'oscurità delle caverne. 

- Kahlil Gibran - 
da: Segreti nel cuore, La tempesta, ed.Newton Compton 


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