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domenica 23 maggio 2021

da: "Tutto il bello che c'è" - Alan Cohen

Premessa

Presto o tardi arriva sempre il momento in cui vivere la verità diventa più importante che cercarla. 
Nozioni, tecniche ed esperienze impallidiscono di fronte ai tesori del cuore. L’apprendimento deve lasciare spazio all’essere.
Recentemente, durante una conferenza, ho invitato il pubblico a dichiarare la cifra in denaro che aveva speso per risolvere le proprie questioni interiori. Domandai ai partecipanti di valutare quanti soldi avessero investito in manuali di autoaiuto, seminari di automiglioramento, corsi di consapevolezza, ecc...
Le risposte coprivano un arco di possibilità che andava da “ogni centesimo guadagnato” a “più di quanto mio marito possa permettersi”, a “più di centomila dollari”.
Da anni molti di noi accumulano informazioni, tecniche e corsi di crescita personale. Alcuni si sono talmente assuefatti a questo processo di ricerca che non saprebbero cosa fare se effettivamente scoprissero quello che stavano cercando. 
Nel film "La storia fantastica", c’è un personaggio di nome Inigo Montoya che passa gran parte della sua vita a cercare l’uomo che uccise suo padre. 
Quando finalmente lo trova e lo elimina, un amico gli domanda: “Bene, e ora che ti sei vendicato dell’assassino di tuo padre, cosa farai?”. Inigo lì per lì si ferma, uno sguardo candido gli compare sul volto, e ammette: “Non lo so. Per tutto questo tempo non ho pensato ad altro che a vendicarmi e ora non so proprio cosa farò!”.
Al pari di Inigo, molti di noi si sono costruiti un’identità incentrata sulla ricerca della verità. Ci siamo trasformati in pazienti, clienti, allievi, ricercatori e discepoli professionisti.
Due guru contemporanei, Calvin e Hobbes, riassumono così la nostra situazione:

Hobbes: “Che fai?”.
Calvin: “Sto diventando ricco.”
Hobbes: “Davvero?”.
Calvin: “Sì. Sto scrivendo un manuale di autoaiuto! C’è un mercato vastissimo per questa roba. 
Prima convinci le persone che c’è qualcosa in loro che non va. 
Il che è facile dal momento che la pubblicità ha già condizionato la gente a sentirsi insicura del proprio peso, aspetto, status sociale, fascino e così via. 
Poi li convinci che non sono loro a essere responsabili del problema ma che sono vittime di forze che li sovrastano. E anche questo è facile perché comunque è quello che la gente vuole credere. 
Nessuno vuole essere responsabile della propria situazione. 
Infine li convinci che con i tuoi consigli e i tuoi incoraggiamenti potranno averla vinta sul loro problema ed essere felici!”. 
Hobbes: “Ingegnoso. Qual è il problema che tu aiuterai la gente a risolvere?”.
Calvin: “La loro assuefazione ai manuali di autoaiuto! Il titolo del mio libro è Smettila di parlare e di lamentarti: come fare qualcosa della propria vita oltre a rimuginare su di sé.”
Hobbes: “Probabilmente faresti bene ad attendere l’anticipo sulle vendite del libro prima di fare acquisti.”
Calvin: “Il guaio è che se il mio progetto funziona, non sarò in grado di scrivere un seguito.”

Come il lettore per il quale Calvin intende scrivere, molti di noi cercano da tempo di risolvere le proprie questioni interiori. 
A ogni nuova stagione fa la sua apparizione un testo inedito o un metodo rivoluzionario che promette di andare veramente al cuore del perché siamo così nevrotici. Ma quanti di questi libri penetrano fino al centro della nostra totalità?

- Alan Cohen - 
da: Tutto il bello che c'è




Alla fin fine, non sono le conquiste per cui i nostri amici ci ricordano, o le approvazioni ottenute, che rendono la nostra vita degna di essere vissuta. 
Ciò che apprezzeremo è la qualità della nostra esistenza mentre siamo sulla Terra. 
Non aspettare di ammalarti o di morire per scoprire che avresti preferito giocare di più mentre avevi vita e salute. 
Prenditi adesso il tempo per fare ciò che ami davvero e avrai più tempo per farlo.

- Alan Cohen - Tutto il bello che c’è





Non sei un buco nero che ha bisogno di essere riempito, sei una luce che ha bisogno di risplendere. 
I giorni dell’automiglioramento sono finiti e l’era dell’autoaffermazione si è già affacciata all’orizzonte. 
È giunto il momento di smettere di migliorare se stessi e di cominciare a vivere. 

- Alan Cohen -Tutto il bello che c’è



Colui che ti ha creato si è ricordato del tuo destino anche quando tu l’avevi dimenticato. Ora che lo sai, non vivrai nel mondo da prigioniero, ma da artista. 
La tela è davanti a te, e per mano della grazia è stata resa nuova e pura. Dipingi i veri colori del tuo cuore. 

Alan Cohen, Tutto il bello che c'è




Buona giornata a tutti. :-)


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domenica 24 luglio 2016

Tipo Sette: L'Epicureo - Helen Palmer

I Sette, che esteriormente non manifestano apprensione, seguono la strategia di affascinare e disarmare con la gradevolezza.
Sono stati bambini che hanno frammentato la paura rifugiandosi nelle possibilità illimitate dell’immaginazione. La paranoia non si manifesta finché la mente viene incanalata in immaginazioni di successi futuri.
La figura archetipica è Peter Pan, l’eterno bambino o Narciso, l’adolescente che si innamora della propria immagine riflessa in uno stagno. Tutti abbiamo bisogno di un po’ di sano narcisismo: i problemi nascono quando diventiamo così convinti dell’eccezionalità del nostro valore da non ascoltare i consigli della realtà oggettiva.
I Sette hanno gusti raffinati e vogliono assaporare il meglio dalla vita:
chiedono di vivere ad alto livello.
La visione del mondo dei Sette ha avuto notevole diffusione nella controcultura degli anni ’60 e il loro ideale si è manifestato nella forma più pura dei figli dei fiori: legati ad un ideale che non riuscivano a realizzare, passarono da un individualismo radicale a un ripiegamento narcisistico su se stessi. Il mondo interiore delle droghe sostituì la richiesta di cambiamento esteriore.
I Sette sono legati alla credenza che la vita sia illimitata.
Le loro preoccupazioni sono: mantenere alti livelli di eccitazione, bisogno di mantenere aperte molte possibilità. 


Davanti al disconoscimento dei loro meriti, cercheranno conforto in se stessi e razionalizzeranno il rifiuto escludendo che la colpa sia loro.
I Sette conservano ricordi piacevoli dell’infanzia, non nutrono amarezze anche se hanno vissuto situazioni oggettivamente dolorose. L’Epicureo che cerca il piacere per evitare il dolore, ricorda sempre il lato migliore.
Sono i soggetti meno tendenti alla depressione perché mescolano il lavoro con il gioco dell’immaginazione. Non c’è mai motivo di essere depressi o ansiosi: tutto ciò che occorre è gettarsi in un flusso di cose stimolanti.
Sono ghiotti di esperienze e preferiscono pochi assaggi di quanto c’è piuttosto che impegnarsi in profondità in una cosa sola.

I Sette vogliono affascinare le persone verso cui provano interesse, ma sono spesso annoiati dalla ripetitività.
Preferiscono l’egualitarismo all’autorità, senza nessuno al di sopra o al di sotto.
Il Sette evoluto sarà eccellente a mantenere alto l’umore del gruppo grazie al modo di fare gradevole e al fatto che, sapendo un po’ di tutto, può fingere di saperne di più degli altri. La sua abilità viene a galla soprattutto nelle fasi di programmazione e nell’ottimismo di fronte agli ostacoli.
I Sette si sentono liberi e responsabili solo verso se stessi.
Impegnarsi in un’unica relazione, per quanto stimolante, porta un senso di sazietà e di noia e inoltre costituisce un impedimento ad altre possibili storie d’amore. Che il compagno non sappia distogliere l’attenzione da un punto doloroso, sembra una grave limitazione all’ottimismo del Sette. Il Sette immaturo cercherà la fuga da un compagno depresso o emotivamente bisognoso.
Fattori di crescita:
 imparare a rimanere su un punto doloroso riconoscendone la realtà, capire che rimanere sulla superficie impedisce di vivere profondamente l’esperienza e il piacere, riconoscere la presunzione di ritenersi dotati di qualità eccezionali.

Sintesi del libro "L'enneagramma la geometria dell'anima che vi rivela il vostro carattere" di Helen Palmer,Edizioni Astrolabio



Alla fin fine, non sono le conquiste per cui i nostri amici ci ricordano, o le approvazioni ottenute, che rendono la nostra vita degna di essere vissuta. 
Ciò che apprezzeremo è la qualità della nostra esistenza mentre siamo sulla Terra. 
Non aspettare di ammalarti o di morire per scoprire che avresti preferito giocare di più mentre avevi vita e salute. 
Prenditi adesso il tempo per fare ciò che ami davvero e avrai più tempo per farlo.

- Alan Cohen - dal libro:Tutto il bello che c’è



Nel lavoro di risveglio una delle conquiste più importanti è l’acquisire la capacità di vedere che ciò che accade all’esterno riflette la tua interiorità.
Nel momento in cui riesci a creare interiormente sentimenti superiori e a sostenerli con Presenza e determinazione, allora la tua realtà esterna si adatta alla tua nuova, efficace, felice visione interna.

- (dal web) -


Buona giornata a tutti. :-)





venerdì 26 giugno 2015

da: "Tutto il bello che c'è" - Alan Cohen -

Premessa

Presto o tardi arriva sempre il momento in cui vivere la verità diventa più importante che cercarla. 
Nozioni, tecniche ed esperienze impallidiscono di fronte ai tesori del cuore. L’apprendimento deve lasciare spazio all’essere.
Recentemente, durante una conferenza, ho invitato il pubblico a dichiarare la cifra in denaro che aveva speso per risolvere le proprie questioni interiori. Domandai ai partecipanti di valutare quanti soldi avessero investito in manuali di autoaiuto, seminari di automiglioramento, corsi di consapevolezza, ecc...
Le risposte coprivano un arco di possibilità che andava da “ogni centesimo guadagnato” a “più di quanto mio marito possa permettersi”, a “più di centomila dollari”.
Da anni molti di noi accumulano informazioni, tecniche e corsi di crescita personale. Alcuni si sono talmente assuefatti a questo processo di ricerca che non saprebbero cosa fare se effettivamente scoprissero quello che stavano cercando. 
Nel film "La storia fantastica", c’è un personaggio di nome Inigo Montoya che passa gran parte della sua vita a cercare l’uomo che uccise suo padre. 
Quando finalmente lo trova e lo elimina, un amico gli domanda: “Bene, e ora che ti sei vendicato dell’assassino di tuo padre, cosa farai?”. Inigo lì per lì si ferma, uno sguardo candido gli compare sul volto, e ammette: “Non lo so. Per tutto questo tempo non ho pensato ad altro che a vendicarmi e ora non so proprio cosa farò!”.
Al pari di Inigo, molti di noi si sono costruiti un’identità incentrata sulla ricerca della verità. Ci siamo trasformati in pazienti, clienti, allievi, ricercatori e discepoli professionisti.
Due guru contemporanei, Calvin e Hobbes, riassumono così la nostra situazione:

Hobbes: “Che fai?”.
Calvin: “Sto diventando ricco.”
Hobbes: “Davvero?”.
Calvin: “Sì. Sto scrivendo un manuale di autoaiuto! C’è un mercato vastissimo per questa roba. 
Prima convinci le persone che c’è qualcosa in loro che non va. 
Il che è facile dal momento che la pubblicità ha già condizionato la gente a sentirsi insicura del proprio peso, aspetto, status sociale, fascino e così via. 
Poi li convinci che non sono loro a essere responsabili del problema ma che sono vittime di forze che li sovrastano. E anche questo è facile perché comunque è quello che la gente vuole credere. 
Nessuno vuole essere responsabile della propria situazione. 
Infine li convinci che con i tuoi consigli e i tuoi incoraggiamenti potranno averla vinta sul loro problema ed essere felici!”. 
Hobbes: “Ingegnoso. Qual è il problema che tu aiuterai la gente a risolvere?”.
Calvin: “La loro assuefazione ai manuali di autoaiuto! Il titolo del mio libro è Smettila di parlare e di lamentarti: come fare qualcosa della propria vita oltre a rimuginare su di sé.”
Hobbes: “Probabilmente faresti bene ad attendere l’anticipo sulle vendite del libro prima di fare acquisti.”
Calvin: “Il guaio è che se il mio progetto funziona, non sarò in grado di scrivere un seguito.”

Come il lettore per il quale Calvin intende scrivere, molti di noi cercano da tempo di risolvere le proprie questioni interiori. 
A ogni nuova stagione fa la sua apparizione un testo inedito o un metodo rivoluzionario che promette di andare veramente al cuore del perché siamo così nevrotici. Ma quanti di questi libri penetrano fino al centro della nostra totalità?

- Alan Cohen - Tutto il bello che c'è



Alla fin fine, non sono le conquiste per cui i nostri amici ci ricordano, o le approvazioni ottenute, che rendono la nostra vita degna di essere vissuta. 
Ciò che apprezzeremo è la qualità della nostra esistenza mentre siamo sulla Terra. 
Non aspettare di ammalarti o di morire per scoprire che avresti preferito giocare di più mentre avevi vita e salute. 
Prenditi adesso il tempo per fare ciò che ami davvero e avrai più tempo per farlo.

- Alan Cohen - Tutto il bello che c’è




Non sei un buco nero che ha bisogno di essere riempito, sei una luce che ha bisogno di risplendere. 
I giorni dell’automiglioramento sono finiti e l’era dell’autoaffermazione si è già affacciata all’orizzonte. 
È giunto il momento di smettere di migliorare se stessi e di cominciare a vivere. 

- Alan Cohen -Tutto il bello che c’è



Colui che ti ha creato si è ricordato del tuo destino anche quando tu l’avevi dimenticato. Ora che lo sai, non vivrai nel mondo da prigioniero, ma da artista. 
La tela è davanti a te, e per mano della grazia è stata resa nuova e pura. Dipingi i veri colori del tuo cuore. 

Alan Cohen, Tutto il bello che c'è




Buona giornata a tutti. :-)