La notte in cui Dio inviò l'arcangelo Gabriele a Maria, un passero si trovava per caso lì, sul davanzale di una finestra.
Impaurito dall'apparizione, stava per fuggire. Ma non appena udì l'arcangelo annunciare a Maria che essa avrebbe dato presto alla luce il figlio di Dio, il suo piccolo cuore cominciò a battere forte per l'emozione. E rimase fermo come un sasso fin quando l'arcangelo non fu volato via.
«Ho davvero capito bene? Da Maria nascerà proprio il figlio di Dio?», si chiese l'uccellino. Provava una grande felicità. «Sono stato fortunato a sentire tutto», pensò. «Devo andare subito a riferire il meraviglioso annuncio agli uomini affinché si preparino ad accogliere e a festeggiare il bambino».
Così partì in volo sul villaggio di Nazaret e si diresse al mercato.
Lì vi erano donne che vendevano grano, farina e pane. «Ho uno straordinario segreto da rivelarvi!», cinguettò il passero saltellando sulle zampette, impaziente di raccontare.
Ma una di loro gli gridò arrabbiata: «Voi passeri fate sempre i furbi per rubarmi il grano! Vattene via di qui, impertinente!». E lo minacciò con una scopa, senza ascoltare ciò che le voleva dire.
«Si sta preparando qualcosa di grandioso!»
Il passero volò allora fino alla piazza. Riuniti sotto un albero, i saggi del villaggio stavano discutendo animatamente.
«Loro sì, mi ascolteranno di certo», pensò, per farsi coraggio. «Si sta preparando qualcosa di grandioso per le creature della terra!», cinguettò, posandosi su un ramo proprio sopra di loro.
I saggi alzarono per un attimo lo sguardo verso di lui, poi ripresero i loro discorsi. Neanche si accorsero che l'uccellino, per nulla intimorito da un gatto, continuava a saltare di ramo in ramo tentando disperatamente di attirare la loro attenzione.
Scuotendo la testolina per la delusione, il passero proseguì fino alla capitale e puntò diritto verso il palazzo del Re. «Come osi oltrepassare le mura della reggia?», gridò una guardia.
«Vengo per darvi una notizia importante», cinguettò il passero. «Sta per nascere il Figlio di Dio, il Signore dei cieli e della terra!».
«Se non taci immediatamente ti chiuderò in una gabbia!», tuonò il capitano. «È il nostro Re il signore di tutto e di tutti!».
Ma il passero riuscì a sfuggire alle guardie. Entrò per una finestra nel palazzo, e si diresse verso la sala del trono. «Cacciate via quell'uccello maleducato!» urlò il Re furente, senza ascoltare un bel niente di quel che il passero cercava di dirgli.
Guardie e servitori inseguirono il passero. Per fortuna, proprio nell'ultima stanza, il passero trovò una feritoia aperta, e in un baleno riguadagnò la libertà.
«I bambini mi daranno retta!»
«Salvo! Finalmente sono salvo!», esclamò l'uccellino librandosi alto nel cielo. Da lassù scorse, vicino a un villaggio, dei bambini che giocavano allegri in mezzo alla neve.
«I bambini sì, loro mi daranno retta!», pensò, avvicinandosi velocemente.
Infatti, si era appena posato sulla neve, che tutti i bambini si erano già raccolti in cerchio attorno a lui. «Com'è carino questo passerotto!», dissero. «Che cosa sarà venuto a fare? Forse vuole giocare con noi». «Oh no! Sono qui per svelarvi un bellissimo segreto!», cinguettò l'uccellino, piegando un po' di lato la testolina. «Nascerà tra poco sulla terra, proprio qui tra noi, un altro bambino, il figlio di Dio!». «Ascoltate quanti cip cip... cip cip...», notò un bambino. «Sembra proprio che voglia dirci qualcosa ..». «Io dico che ha fame!», esclamò una bambina, e gli diede delle briciole di torta.
Ma il passero non pensava davvero al cibo. Era lì per qualcosa di ben più importante. Per richiamare meglio la loro attenzione, batté eccitato le ali e ripeté da capo tutto, cinguettando nel modo più chiaro possibile.
«Come vorremmo capirti!», disse un bambino all'uccellino, accarezzandolo. Il passero fu certo che i bambini, purtroppo, non potevano comprenderlo.
«Gli adulti fanno i sordi...»
Al passero dispiaceva molto di non poter comunicare a nessuno il grande segreto. «Quale sfortuna che gli uomini non sappiano ciò che sta per accadere!», pensava. «Gli adulti fanno i sordi e mi cacciano via, e i bambini, tanto gentili, non riescono a capirmi...». «Se non posso raccontare nulla agli uomini, non vi sarà nessuno ad accogliere Giuseppe e Maria al loro arrivo a Betlemme», si preoccupava l'uccellino. «E nessuno, proprio nessuno sarà davanti alla stalla nella notte santa per far compagnia al figlio di Dio! Debbo fare a ogni costo qualcosa!», decise.
Allora chiamò gli altri passeri e raccontò loro ciò che aveva udito nella casetta di Maria. I passeri si rallegrarono subito quanto lui.
«Se gli uomini non vogliono capire quale bambino sta per nascere, noi lo faremo sapere almeno agli altri uccelli», decisero. In men che non si dica, volarono in ogni direzione e diffusero ovunque la notizia. Allodole e fringuelli, cinciallegre e pettirossi, usignoli e merli, proprio tutti seppero del grande evento. Nel mondo degli uccelli cominciò a regnare l'impazienza.
Ovunque fervevano preparativi. Tutti provavano i loro più bei canti attendendo la nascita del figlio di Dio. Quando Gesù nacque e fu deposto nella greppia, i primi a vederlo furono l'asinello che aveva portato Giuseppe e Maria a Betlemme, il bue che abitava nella stalla, e stormi di allodole, fringuelli, cinciallegre, pettirossi, usignoli e merli venuti da ogni parte. Dal tetto della stalla i passeri vegliavano su Gesù bambino, mentre gli altri uccelli cantavano gioiosamente tutt' attorno.
Poi arrivarono i primi pastori, che avevano finalmente udito l'annuncio dagli angeli discesi dal cielo. Davanti a Gesù, si meravigliarono di trovare tutti quegli uccelli in festa. Si guardarono l'un l'altro. «Cantiamo anche noi», dissero, e fecero un coro solo con allodole e fringuelli, cinciallegre e pettirossi, usignoli e merli, suonando pure dolcemente i loro flauti e le zampogne.
Quando gli altri uomini li udirono di lontano e capirono che era nato il figlio di Dio, pure loro si rallegrarono e cominciarono a cantare. Così in ogni luogo della terra fu festa per il sacro evento.
Potete immaginare la felicità del nostro passero! Per merito suo, Gesù, nascendo, aveva trovato tante e tante creature e tanti canti di felicità attorno a sé. E ancor oggi, nella notte santa, davanti al Presepio o all'albero di Natale, bambini e grandi riempiono di canti le loro case.
- Don Bruno Ferrero -
Da: “Storie di Natale”, ed. Elledicì
...Il nostro secolo ci costringe a imparare di nuovo la verità dell'Avvento: la verità cioè che è sempre stato tempo di Avvento e che tempo di avvento continua sempre a essere. La verità che tutta l'umanità è un'unica umanità davanti al volto di Dio. Che tutta l'umanità giace nelle tenebre, ma anche che tutta l'umanità è illuminata dalla luce di Dio. Ma se è vero che è sempre stato tempo di Avvento e che tempo di Avvento continua sempre a essere, ciò significa anche che per nessun periodo della storia Dio sarebbe per così dire solo passato, un passato che sta già alle nostre spalle e in cui tutto è già stato fatto. Bensì per tutti noi Dio è l'origine da cui veniamo e, nello stesso tempo, sempre anche il futuro verso cui andiamo. E ciò significa inoltre che tutti quanti possiamo trovare Dio soltanto andandogli incontro come a colui che viene, come a colui che attende e vuole che ci mettiamo in cammino. Non possiamo trovare Dio se non in questo esodo, in questo uscire dalla comodità del nostro presente per entrare nel nascondimento della luminosità veniente di Dio...
Joseph Ratzinger - da "Tempo d'Avvento" -
Il tempo di Avvento ci infonde speranza, una speranza che non delude.
Il Signore non delude mai.
Papa Francesco @Pontifex_it
(Giovedì 4 Dicembre 2014)
Buona
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