Nel momento della malattia al medico noi chiediamo precise diagnosi e terapie efficaci; a Dio domandiamo il «perché» dei momenti di sofferenza e la forza per affrontarli.
Dio la risposta non ce la nega; il nostro problema è riuscire a capire le sue risposte, essere attenti a quando lui ci parla.
Dio la risposta non ce la nega; il nostro problema è riuscire a capire le sue risposte, essere attenti a quando lui ci parla.
Vorremmo tutti aiutarci a comprendere le risposte di Dio (che non sono sempre nella linea della guarigione).
Quella che noi stiamo vivendo ora è solo la fase iniziale della nostra vita; la potremmo chiamare il tempo della nostra gestazione.
Noi nasceremo pienamente quando usciremo dal grembo della storia (per ora siamo ancora chiusi dentro le coordinate del tempo e dello spazio).
Quella che noi stiamo vivendo ora è solo la fase iniziale della nostra vita; la potremmo chiamare il tempo della nostra gestazione.
Noi nasceremo pienamente quando usciremo dal grembo della storia (per ora siamo ancora chiusi dentro le coordinate del tempo e dello spazio).
Il nostro rischio è pensare che tutta la vita sia quella che stiamo vivendo.
Dio ha una visione completa della nostra storia e del suo destino; egli solo può valutare in senso corretto quello che stiamo vivendo.
Lui soltanto può dirci il valore dei momenti che viviamo.
E nella storia di Gesù, Dio ci dà delle indicazioni splendide.
Non dobbiamo aspettarci delle risposte, ma l’indicazione di piste per cercare delle risposte alle domande che la sofferenza ci fa nascere.
E tutte le piste portano al «Figlio dell’Uomo», Gesù, e alla sua vicenda.
Le sue parole hanno la forza di seduzione delle parole di Dio, i suoi gesti incantano come una carezza... la carezza di Dio.
Lui soltanto può dirci il valore dei momenti che viviamo.
E nella storia di Gesù, Dio ci dà delle indicazioni splendide.
Non dobbiamo aspettarci delle risposte, ma l’indicazione di piste per cercare delle risposte alle domande che la sofferenza ci fa nascere.
E tutte le piste portano al «Figlio dell’Uomo», Gesù, e alla sua vicenda.
Le sue parole hanno la forza di seduzione delle parole di Dio, i suoi gesti incantano come una carezza... la carezza di Dio.
Sì, ecco l’altro aspetto che poteva essere enucleato a titolo di questa conversazione senza per questo né impoverirla, né irriderla: «La sofferenza, carezza di Dio».
Una carezza dura, impossibile comprenderla senza la luce della fede, ma nel momento in cui ci si apre a Dio tutto cambia…
Una forza nuova, impossibile a noi mortali ci fa puntare in alto e allora ecco la santità, la gioia, la pace che va diffondendosi…
Tutto ciò possiamo comprenderlo con questo piccolo e illuminante racconto…
Una carezza dura, impossibile comprenderla senza la luce della fede, ma nel momento in cui ci si apre a Dio tutto cambia…
Una forza nuova, impossibile a noi mortali ci fa puntare in alto e allora ecco la santità, la gioia, la pace che va diffondendosi…
Tutto ciò possiamo comprenderlo con questo piccolo e illuminante racconto…
- Don Marino Gobbin -
Ben Sadok, un uomo malvagio, passò per un’oasi.
Aveva un carattere così stizzoso che non riusciva a stare a guardare niente di buono o di bello senza poi guastarlo.
Al margine dell’oasi c’era una giovane palma nella fase più bella della sua crescita; essa punse il malvagio arabo negli occhi.
Allora questi prese una pietra pesante e la pose sulla corona della giovane palma. Dopo questa prodezza se ne andò con un sorriso malvagio.
La giovane palma si scrollò, si piegò, cercò di liberarsi dal peso. Ma invano.
Il masso era proprio incastrato nella corona. Allora il giovane albero si ancorò più profondamente al suolo e spinse contro il masso di pietra.
Affondò talmente tanto le sue radici che raggiunse una sorgente d’acqua nascosta, sollevò così il masso talmente in alto, che la sua corona superò ogni ombra.
L’acqua dal basso e il calore del sole dall’alto fecero del giovane albero una palma maestosa.
Dopo alcuni anni Ben Sadok ritornò, per rallegrarsi malvagiamente della palma nana. Cercò invano. Allora la palma più superba inchinò la sua corona mostrando il masso e disse: «Ben Sadok, ti devo ringraziare, il tuo masso mi ha reso forte».
Aveva un carattere così stizzoso che non riusciva a stare a guardare niente di buono o di bello senza poi guastarlo.
Al margine dell’oasi c’era una giovane palma nella fase più bella della sua crescita; essa punse il malvagio arabo negli occhi.
Allora questi prese una pietra pesante e la pose sulla corona della giovane palma. Dopo questa prodezza se ne andò con un sorriso malvagio.
La giovane palma si scrollò, si piegò, cercò di liberarsi dal peso. Ma invano.
Il masso era proprio incastrato nella corona. Allora il giovane albero si ancorò più profondamente al suolo e spinse contro il masso di pietra.
Affondò talmente tanto le sue radici che raggiunse una sorgente d’acqua nascosta, sollevò così il masso talmente in alto, che la sua corona superò ogni ombra.
L’acqua dal basso e il calore del sole dall’alto fecero del giovane albero una palma maestosa.
Dopo alcuni anni Ben Sadok ritornò, per rallegrarsi malvagiamente della palma nana. Cercò invano. Allora la palma più superba inchinò la sua corona mostrando il masso e disse: «Ben Sadok, ti devo ringraziare, il tuo masso mi ha reso forte».
Grazie della Croce
Signore, ti ringrazio perché mi hai
chiamato a Te attraverso la sofferenza,
hai posato il Tuo sguardo misericordioso su di me,
Tu hai guardato la forza delle mie spalle e in base alla mia forza,
mi hai affidato una Croce da portare.
hai posato il Tuo sguardo misericordioso su di me,
Tu hai guardato la forza delle mie spalle e in base alla mia forza,
mi hai affidato una Croce da portare.
Il mio cuore non era
preparato
e per dieci anni ha vacillato sotto il suo peso
facendomi sprofondare nel fango.
e per dieci anni ha vacillato sotto il suo peso
facendomi sprofondare nel fango.
La disperazione del dolore mi ha [abbruttito] facendomi valere
niente.
È bastato che Tu, Signore,
venissi nel mio cuore hai dato la forza alle mie stanche spalle,
mi hai aiutato a risollevare la pesante Croce,
venissi nel mio cuore hai dato la forza alle mie stanche spalle,
mi hai aiutato a risollevare la pesante Croce,
mi hai fatto
uscire del fango…
Sei Tu la mia forza, Signore.
Più grande è stata la Croce è
più grande è la gioia che mi dai Tu.
Tu hai reso la mia Croce leggera e soave,
Tu mi dai la gioia nel dolore.
Grazie, o mio Signore.
Buona giornata a tutti. :-)
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