Ogni volta che veniva fuori il discorso fra amici,
Giovanni ripeteva che lui in un ricovero per vecchi non ci sarebbe finito.
Aveva lavorato tutta una vita con immensi sacrifici, per allevare i figli e li
aveva anche sistemati discretamente da un punto di vista economico.
Un giorno
s'ammalò; niente di grave, una semplice bronchite. Le nuore i figli gli fecero
capire che non avevano né il tempo di curarlo convenientemente, e gli dissero
che era meglio che andasse nel capoluogo, in una specie di ospedale per un
periodo di cura. Ne parlò anche con don Antonio. Il sacerdote gli raccomandò di
pregare molto e di stare vicino a Gesù che non abbandona nessuno. Ottavio, che
non ne era mai stato praticante, non tenne in alcun conto il consiglio
ricevuto.
Lo portarono in un grande fabbricato: "Villa
Serena", un ricovero per anziani. Non si sarebbe mai aspettato dai suoi
figli, un atto del genere.
Da qualche settimana si dava da fare, per attirarsi la
simpatia della patronessa delle dame di carità, che visitava spesso l'ospizio:
sentiva la necessità di un sorriso, di una parola affettuosa, di qualcuno che
avesse il tempo di ascoltare le sue disgrazie. Anche quel giorno la signora si
fermò a chiacchierare con gli ospiti della stanza numero quindici. Giovanni
aspettava con l'ansia di un bimbo; giunta vicino a lui, uscì senza proferire
una parola. Gli altri gli spiegarono che la signora familiarizzava con quelli
che andavano a Messa la domenica e al Rosario tutti giorni. Non si sarebbe mai
aspettato, da una patronessa della carità un atto del genere.
L'onorevole, data l'imminenza delle elezioni politiche,
aveva fatto una calorosa visita all'ospizio. Aveva salutato tutti personalmente
e a tutti aveva proclamato che, se un giorno avessero avuto bisogno di lui, non
avrebbero dovuto fare altro che salire le scale che portano al suo ufficio.
Giovanni era commosso, prima di tutto perché aveva la medesima fede politica
dell'onorevole, e poi perché qualcuno lo aveva ascoltato, gli aveva sorriso
egli aveva stretto la mano. E un giorno salì quelle scale, poiché sentiva il
bisogno di un altro sorriso. L'onorevole gli allungò dieci euro e l'accompagnò
alla porta. Rimase tanto sorpreso che non ebbe nemmeno la forza di gettargli in
faccia quel biglietto di banca, che ora gli bruciava fra le mani non meno delle
lacrime che gli scendevano dagli occhi. Non si sarebbe mai aspettato, da uno
del suo partito, un atto del genere.
Nel tornare all'ospizio, passò davanti ad una Chiesa;
la porta era spalancata e dentro s'intuiva una frescura invitante. Entrò e,
poiché nessuno lo fermò, si trovò proprio davanti all'altare maggiore e al
tabernacolo, illuminato da una fioca luce. Si mise a sedere su una panca di
legno e si fermò in attesa di calmarsi, poiché, non voleva farsi vedere in
quello stato dai colleghi di Villa Serena.
Si mise a pensare e a parlare piano…
ebbe la sensazione che "Qualcuno" lo ascoltasse con interesse e che
non fosse per niente annoiato dalle sue parole. Gli parve, addirittura, che un
misterioso personaggio gli aprisse le braccia, per incoraggiarlo ad avvicinarsi
ulteriormente; il cuore gli si gonfiò di gioia.
Non sapeva nemmeno lui quanto
tempo si fosse fermato ma, quando uscì, era certo che uno gli aveva sorriso.
Ogni giorno tornò in chiesa e si fermò sempre più a lungo: non si sentiva più
solo. Non si sarebbe mai aspettato, da Gesù, un atto del genere.
Gesù vero
amico.
don Nardo Masetti
Chi crede non è mai solo.
Non lo è nella vita e neanche nella morte.
Quindi, anche quando senti quel morso al ventre che è la sensazione dell'abbandono, della solitudine che ti lacera la carne e ti fa piegare in due dal dolore... anche allora non siamo soli. C'é Gesù con noi. Lui che non ha sbalzi d'umore, che ha sempre il tempo da dedicarci, che non si scorda di noi.
Non lo è nella vita e neanche nella morte.
Quindi, anche quando senti quel morso al ventre che è la sensazione dell'abbandono, della solitudine che ti lacera la carne e ti fa piegare in due dal dolore... anche allora non siamo soli. C'é Gesù con noi. Lui che non ha sbalzi d'umore, che ha sempre il tempo da dedicarci, che non si scorda di noi.
Il cammino di Pietro...
"...per
rispondere a quella domanda che noi tutti sentiamo nel cuore - chi è Gesù per
noi- non è sufficiente quello che abbiamo imparato, studiato nel
catechismo." E' certo importante studiarlo e conoscerlo, ma non è sufficiente",
ha insistito il santo Padre, perchè per conoscerlo veramente " è
necessario fare il cammino che ha fatto Pietro"
Questo significa che anche per noi, come per i primi, non finisce tutto col tuffo al cuore, la vita continua con tutte le sue provocazioni . Anche noi possiamo rispondere come Pietro alla domanda su Cristo, cioè identificare in Lui l'essenziale per vivere. Ma tante volte anche noi ci sentiamo spostati dall'essenziale, che pure abbiamo riconosciuto. Perciò, senza fare un cammino, noi ci smarriamo come Pietro : " La fede è, inoltre, conoscenza legata al trascorrere del tempo, di cui la parola ha bisogno per pronunciarsi: è conoscenza che si impara solo in un cammino di sequela. "
La domanda sull'essenziale non è, dunque, retorica per distrarci un po' questa mattina. E' cruciale per rispondere alle questioni poste- come si fa a vivere, cosa stiamo a fare al mondo ?" Lo vediamo quando le sfide mordono la nostra carne e ci impediscono di guardarle " dagli spalti" .
Questo significa che anche per noi, come per i primi, non finisce tutto col tuffo al cuore, la vita continua con tutte le sue provocazioni . Anche noi possiamo rispondere come Pietro alla domanda su Cristo, cioè identificare in Lui l'essenziale per vivere. Ma tante volte anche noi ci sentiamo spostati dall'essenziale, che pure abbiamo riconosciuto. Perciò, senza fare un cammino, noi ci smarriamo come Pietro : " La fede è, inoltre, conoscenza legata al trascorrere del tempo, di cui la parola ha bisogno per pronunciarsi: è conoscenza che si impara solo in un cammino di sequela. "
La domanda sull'essenziale non è, dunque, retorica per distrarci un po' questa mattina. E' cruciale per rispondere alle questioni poste- come si fa a vivere, cosa stiamo a fare al mondo ?" Lo vediamo quando le sfide mordono la nostra carne e ci impediscono di guardarle " dagli spalti" .
- Julian Carron -
da " Nella corsa per afferrarlo"
Esercizi della Fraternità di Comunione e Liberazione, aprile 2014
da " Nella corsa per afferrarlo"
Esercizi della Fraternità di Comunione e Liberazione, aprile 2014
Buona giornata a tutti :-)
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