Non appena Dio creò l'uomo, si mise subito in ascolto,
da buon padre, dei bisogni e delle richieste di quella sua nuova, inconsueta
creatura.
"Ho fame e sete", disse subito l'uomo.
Dio gl'insegnò come cibarsi: gl'indicò le sorgenti, gli alberi da frutta e i favi delle api, i cespugli di bacche e mille altre leccornie prodotte dalla terra.
Ma l'uomo, saziata fame e sete, fece altre richieste.
"Ho sete di protezione e di riposo", disse.
Dio gl'insegnò come utilizzare le mani, cosa che non aveva mai fatto con nessun'altra delle sue creature. L'uomo si costruì una capanna ed un giaciglio, ed ebbe la soddisfazione di udire la pioggia tamburellare sul suo capo mentre lui, all'asciutto, lasciava vagabondare i suoi pensieri.
"Ho sete di piaceri", disse poi, forse impigrito dal troppo dormire.
Dio lo accontentò. Gli aguzzò i sensi, come fa un arciere con le punte della sua freccia; e l'uomo poté assaporare, in maniera tutta speciale, gusti, suoni, profumi, panorami e carezze.
Poiché queste ultime gli piacquero immensamente, l'uomo disse:
"Ho sete d'amore".
Dio fu contento di questa richiesta meno materiale delle altre e insufflò nell'anima dell'uomo un pizzico del suo soffio personale. L'uomo amò col cuore e con il corpo e fu tutt'uno con la persona amata, e comunicò con lei quasi nel modo in cui Dio, creandolo, aveva comunicato con lui.
Fu allora che Dio si sentì fare dall'uomo la richiesta a lui più cara.
"Ho sete di bellezza, d'armonia e d'eternità", disse l'uomo.
Dio fu felice. Cosparse l'anima dell'uomo di un suo polline specialissimo, che teneva in serbo dall'eternità per chi, seppure molto alla lontana, gli fosse simile. E, considerata terminata la sua opera, si allontanò.
L'uomo, però, aveva ancora una sete da saziare. Si trattava, benché non lo sapesse, di una sete impossibile da estinguere ma che, colmata anche solo in parte, gli avrebbe dato una soddisfazione tale da annullare tutte le altre. Essa però lo avrebbe divorato, a tal punto da trasformarlo in un'altra creatura, odiata ma temuta dai suoi simili più di tutte.
"Ho sete di potere", disse l'uomo.
Poiché Dio era assente, gli si presentò un demone pronto ad esaudirlo.
"Ho fame e sete", disse subito l'uomo.
Dio gl'insegnò come cibarsi: gl'indicò le sorgenti, gli alberi da frutta e i favi delle api, i cespugli di bacche e mille altre leccornie prodotte dalla terra.
Ma l'uomo, saziata fame e sete, fece altre richieste.
"Ho sete di protezione e di riposo", disse.
Dio gl'insegnò come utilizzare le mani, cosa che non aveva mai fatto con nessun'altra delle sue creature. L'uomo si costruì una capanna ed un giaciglio, ed ebbe la soddisfazione di udire la pioggia tamburellare sul suo capo mentre lui, all'asciutto, lasciava vagabondare i suoi pensieri.
"Ho sete di piaceri", disse poi, forse impigrito dal troppo dormire.
Dio lo accontentò. Gli aguzzò i sensi, come fa un arciere con le punte della sua freccia; e l'uomo poté assaporare, in maniera tutta speciale, gusti, suoni, profumi, panorami e carezze.
Poiché queste ultime gli piacquero immensamente, l'uomo disse:
"Ho sete d'amore".
Dio fu contento di questa richiesta meno materiale delle altre e insufflò nell'anima dell'uomo un pizzico del suo soffio personale. L'uomo amò col cuore e con il corpo e fu tutt'uno con la persona amata, e comunicò con lei quasi nel modo in cui Dio, creandolo, aveva comunicato con lui.
Fu allora che Dio si sentì fare dall'uomo la richiesta a lui più cara.
"Ho sete di bellezza, d'armonia e d'eternità", disse l'uomo.
Dio fu felice. Cosparse l'anima dell'uomo di un suo polline specialissimo, che teneva in serbo dall'eternità per chi, seppure molto alla lontana, gli fosse simile. E, considerata terminata la sua opera, si allontanò.
L'uomo, però, aveva ancora una sete da saziare. Si trattava, benché non lo sapesse, di una sete impossibile da estinguere ma che, colmata anche solo in parte, gli avrebbe dato una soddisfazione tale da annullare tutte le altre. Essa però lo avrebbe divorato, a tal punto da trasformarlo in un'altra creatura, odiata ma temuta dai suoi simili più di tutte.
"Ho sete di potere", disse l'uomo.
Poiché Dio era assente, gli si presentò un demone pronto ad esaudirlo.
Ecco perché, di tutte le seti dell'uomo, quest'ultima sete rinascerà sempre insaziata nel suo cuore, ed avrà sempre, non la benedizione di Dio, ma la voracítà del suo nemico.
- Piero Gribaudi -
Fonte: Il Libro
della Saggezza Interiore, Casa Editrice: Gribaudi Editore
Ogni giorno porta con sé una sorpresa, ma possiamo
vederla, udirla o sentirla quando essa giunge solamente se l’aspettiamo.
Non
dobbiamo avere paura di accogliere la sorpresa di ogni giorno, sia che essa ci
venga come un dolore o come una gioia. Essa aprirà un nuovo spazio nel nostro
cuore, un luogo in cui possiamo accogliere nuovi amici e celebrare in modo più
pieno la nostra umanità condivisa.
(Henry Nouewen)
<<Io sono il Signore, tuo Dio, non avrai altri
dei davanti a Me>>.
Dio e' qui: Dio, e' l'effettiva e propria realtà della
tua vita.
Quando tu lasci che Dio sia nella tua vita, allora
questa riceve ordine e tu ti manterrai libero da tutti gli idoli che vorrebbero
schiavizzarti, facendo così pieno assegnamento su Dio.
Non si tratta di una realtà ormai sbiadita, di un
entità evanescente: e' invece realtà presente e assoluta, intensa e avvolgente.
Egli dice di sé: << Io, il Signore, sono un
Dio geloso>> (Es 20, 5)
Un Dio presente, che si impegna per noi, che si prende
cura di noi perché ci ama.
(Anselm Grün)
Nessun commento:
Posta un commento