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sabato 27 gennaio 2024

Il genio - Leonard Cohen

Per te
sarò un ebreo del ghetto
e ballerò
e indosserò calze bianche
sulle mie gambe storte
e fiumi di veleno
attraverseranno la città.
Per te
sarò un giudeo apostata
e dirò al prete spagnolo
del voto di sangue
nel Talmud
e dove sono nascoste
le ossa dei bambini.
Per te
sarò un ebreo bancario
e porterò alla rovina
un vecchio orgoglioso re cacciatore
e terminerò la sua stirpe.
Per te
sarò un ebreo di Broadway
e piangerò nei teatri
per mia madre
e venderò oggetti da mercato
sottobanco.
Per te
sarò un medico ebreo
e cercherò prepuzi
nei bidoni della spazzatura
per ricucirli di nuovo.
Per te
sarò un ebreo di Dachau
e giacerò sul cemento
con gambe storte
gonfio di dolore
e nessuno capirà.


- Leonard Cohen - 



I maschi da una parte e le donne dall’altra, disposti in file diverse.
Quest’ordine colpiva tutti come un fulmine a ciel sereno.
Adesso che si è giunti all’ultima tappa, ormai alla fine del viaggio, ci ordinano di dividere e di separare l’inseparabile.
Di separare ciò che è indissolubile, quanto è stato unito in una sola unità indivisibile.
Nessuno si muove perché non si riesce a credere nell’incredibile.
Non è possibile che l’irreale diventi realtà, fatto.
Ma la grandinata di colpi abbattutasi sulle prime file di persone in piedi fece sì che persino nelle file più remote le famiglie cominciassero a separarsi.[....]
Si riteneva che era l’inizio della conta dei nuovi arrivati a seconda del sesso.
Si intuiva che stava per arrivare il momento più importante, il momento in cui bisogna consolarsi e confortarsi a vicenda.

- Zalmen Gradowski - 
Manoscritto di prigioniero ebreo rinvenuto dopo la guerra nel campo di Auschwitz



Ci trasciniamo nella terra pantanosa e argillosa pieni di paura e ridotti allo stremo.
Stiamo per arrivare alle nostre nuove tombe, così chiamiamo le nostre nuove case.
Prima di trascinarci fino al nuovo posto, facciamo appena in tempo a prendere una boccata d’aria e già alcuni di noi vengono presi a manganellate in testa.
Dalle teste spaccate e dai volti feriti scorre il sangue.
È il benvenuto che viene dato ai nuovi arrivati.
Sono tutti sbalorditi e si guardano intorno per capire dove sono capitati.
Subito ci informano che abbiamo appena avuto un assaggio della vita del campo.
Qui regna una disciplina ferrea.
Ci troviamo nel campo della morte.
È un’isola della morte.
L’uomo non viene qui per vivere ma per trovarvi, prima o poi, la propria morte.
Non vi è posto per la vita nella residenza della morte.

- Zalmen Gradowski -
Manoscritto di prigioniero ebreo rinvenuto dopo la guerra nel campo di Auschwitz



Seicento ragazzi erano stati condotti in pieno giorno, seicento ragazzi ebrei in età dai 12 ai 18 anni, con grandi casacche molto leggere, ai piedi scarpe lacere o zoccoli di legno.
Erano così belli e benfatti che nemmeno quegli stracci erano in grado di deturparli.
Ciò accadeva nella seconda metà di ottobre 1944.
Li avevano portati venticinque SS armate fino ai denti.
Quando furono nel piazzale, il Kommandofuhrer diede l’ordine di spogliarsi.
I ragazzi scorsero il fumo che usciva dal camino e subito capirono che li conducevano a morte.
In preda a un panico selvaggio, cominciarono a correre per il piazzale strappandosi i capelli dalla testa, senza sapere come porsi in salvo.
Molti scoppiarono a piangere disperatamente, si diffuse un terribile lamento.
Per farli spogliare il Kommandofuhrer e il suo aiutante picchiavano senza misericordia quei poveri ragazzi, fino a che il manganello non si ruppe.
Gliene portarono così un altro e continuò a colpirli sulla testa finché la violenza non l’ebbe vinta.

- Zalmen Lewental - 
Manoscritto di prigioniero ebreo rinvenuto dopo la guerra nel campo di Auschwitz




Il silenzio. Il silenzio di Birkenau.
Il silenzio di Birkenau non assomiglia a nessun altro silenzio: ha in sé le grida di disperazione, le preghiere strangolate di migliaia e migliaia di comunità che il nemico condannò ad essere ingoiate dall’oscurità di una notte infinita, una notte senza nome.
Il tacere degli uomini congelato nel cuore della disumanità.
Silenzio eterno sotto un cielo azzurro.
Silenzio di morte nel cuore della morte…
Nel regno delle ombre che è Auschwitz nessuno cammina lentamente; la morte si getta contro la sua preda.
Non ha tempo, la morte: dev’essere contemporaneamente dappertutto.
La vita, la morte: tutto si unisce in una folle velocità.
Il futuro si limita qui all’attimo che precede la selezione; qui bisogna correre dietro al presente, perché non scompaia del tutto.
Si corre a lavarsi.
Si corre mentre ci si veste.
Si corre alla distribuzione del pane, della margarina, della zuppa.
Si corre all’appello, si corre al lavoro, si corre da un blocco all’altro, alla ricerca di uno sguardo famigliare.
Alla ricerca di una parola di consolazione.
L’abbaiare dei cani… le grida dei carnefici, il rumore dei randelli di gomma che si abbattono sulla nuca dei prigionieri.
Il dolore rende muti gli uomini affamati e deboli; la loro umiliazione pesante come una maledizione.

- Elie Wiesel - 



to never  forget!
nicht zu vergessen ... ever!
ne pas oublier ... jamais!
чтобы не забыть ... никогда!
                                                           per non dimenticare.... mai! 

giovedì 26 ottobre 2023

"L’odio genera odio, la violenza genera violenza. Un conflitto genera conflitti ancor più grandi" - Martin Luther King

Chi contraccambia odio con odio
moltiplica semplicemente il male nel mondo.
L’odio genera odio,
la violenza genera violenza.
Un conflitto genera conflitti ancor più grandi.
Noi dobbiamo far fronte alla forza dell’odio
con la forza dell’amore.
Dobbiamo sostituire alle forze del corpo quelle dell’anima.
Il nostro scopo non potrà mai essere quello di umiliare
o annientare l’uomo bianco, ma
quello di ottenere la sua amicizia e la sua comprensione.
La debolezza più grande della violenza
sta proprio nel fatto che essa produce
quello che vuole eliminare:
invece di far diminuire il male, lo accresce…
Con la violenza tu puoi uccidere chi ti odia,
ma non ucciderai l’odio.
Così vanno le cose.
Ripagare violenza con violenza moltiplica
soltanto la violenza e fa calare sul mondo una
notte ancora più nera di quanto già è.
Solo la luce può scacciare la notte.
Solo l’amore può scacciare l’odio…

- Martin Luther King -





"Non incontrerai mai due volti assolutamente identici.
Non importa la bellezza o la bruttezza: queste sono cose relative.
Ciascun volto è simbolo della vita. E tutta la vita merita rispetto.
È trattando gli altri con dignità che si guadagna il rispetto per sé stessi."

- Tahar Ben Jelloun - 



Prima vennero a prendere gli ebrei, gli zingari, gli... è inutile continuare, la poesia la conosciamo tutti. Che sia la versione di Niemöller, che sia quella di Brecht, che sia quella di qualche blogger nostrano l'abbiamo pubblicata chissà quante volte.
Fare un copia incolla di una poesia e ripeterla a pappagallo senza capirla, però, evidentemente non serve a nulla. Siamo sempre allo stesso punto, continuiamo a girarci dall'altra parte fino a quando la tormenta non si avvicina troppo vicino a noi.
Negli ultimi anni i dati sull'antisemitismo europeo sono stati chiarissimi, allarmanti, in continua crescita. Eppure oggi, dopo l'ennesima strage, avvenuta questa volta in un supermercato kasher, rimaniamo tutti sorpresi nel leggere i dati degli ebrei che lasciano l'Europa, che scappano per paura.
Pensiamo forse che dopo numerosi e continui atti intimidatori, aggressioni fisiche ed attentati gli ebrei europei sarebbero dovuti rimanere qui a subire, come è stato per millenni? 
Badate bene che il problema non è solo francese, in tutta Europa i dati sono allarmanti. Pensate che nella "civilissima" Svezia la comunità ebraica di Malmö ha dovuto abbandonare la città perché diventata troppo pericolosa ed ostile.
Poi arriva l'attentato più grosso che colpisce anche noi, così all'improvviso ci ricordiamo della poesia... Come era che continuava... Ah, sì... Poi vennero a prendere me... 
Ed era inutile gridare #JeSuisCharlie

(dalla pagina di Facebook - Il Dubbio -)


"La speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio.
Lo sdegno per la realtà delle cose, il coraggio per cambiarle."

Sant'Agostino d'Ippona (354 – 430)




E se Dio … non ci ascolta?

...e se dopo che abbiamo pregato, supplicato,
ci sembra di non aver ricevuto nessuna risposta...
dobbiamo ricordare che i tempi di Dio,
non sono i nostri tempi...
e allora impariamo e cerchiamo di mettere in pratica queste parole:
"Se non vi è nulla da fare,
perché le cose sono per se stesse insolubili,
o le situazioni non dipendono da noi,
è arrivata l'ora di far tacere la mente,
chinare il capo, affidare le cose impossibili
nelle mani di Dio Padre,
e abbandonarsi,
come fanno i bambini..."


(Padre Ignacio Larrañaga)



Buona giornata a tutti. :-)




giovedì 27 gennaio 2022

27 gennaio 1945 i sovietici liberano Aushwitz

27 gennaio 1945 i sovietici liberano Aushwitz e fanno conoscere al mondo la tragedia immensa che fu il nazismo. 
Non cominciò con le camere a gas. 
Tutto ebbe inizio quando ebrei, rom, omosessuali, politici vennero considerati uomini di razza inferiore, paragonati agli insetti. Zecche da eliminare per il trionfo della razza pura. I responsabili non furono solo i tedeschi ma anche i collaborazionisti volenterosi di tutta l’Europa. 
Per fortuna furono in molti a opporsi e quelle tenebre non prevalsero. 
La Storia non riguarda solo il passato, vive dentro di noi. 
Quegli avvenimenti possono ripetersi.



È piccolo il giardino profumato di rose,
è stretto il sentiero dove corre
il bambino, un bambino grazioso come
il bocciolo che si apre: quando il bocciolo
si aprirà il bambino non ci sarà.

Franta Brass, nato a Brno il 14 Agosto 1930 
morto ad Auschwitz il 28 Settembre 1944.


Pochi anni ci separano dal più orribile crimine di massa che la storia moderna debba registrare: un crimine commesso non da una banda di fanatici, ma con freddo calcolo dal governo di una nazione potente.
Il destino dei sopravvissuti alle persecuzioni tedesche testimonia fino a che punto sia decaduta la coscienza
morale dell'umanità.

- Albert Einstein -



Alcuni sopravvissuti dicono di aver sentito la presenza di Dio accanto a loro nonostante tutto ciò che accadeva.
Io non riuscii mai a percepirlo.
Auschwitz-Birkenau e Fürstegrube non hanno fatto di me un ateo, ma mi hanno reso consapevole di una cosa: a Dio non era permesso l’ingresso oltre la recinzione perimetrale e il filo spinato.

- Sam Pivnik -


"...perché è l’indifferenza che paralizza e impedisce di fare quel che è giusto anche quando si sa che è giusto."

"Non è solo questione di analizzare le cause della violenza e di rifiutarne le logiche perverse, ma di essere pronti e attivi nel rispondervi. Pertanto, il nemico contro cui lottare non è soltanto l’odio, in tutte le sue forme ma, ancor più alla radice, l’indifferenza; perché è l’indifferenza che paralizza e impedisce di fare quel che è giusto anche quando si sa che è giusto.

Non mi stanco di ripetere che l’indifferenza è un virus che contagia pericolosamente i nostri tempi, tempi nei quali siamo sempre più connessi con gli altri, ma sempre meno attenti agli altri."

(dal DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI PARTECIPANTI ALLA CONFERENZA INTERNAZIONALE SULLA RESPONSABILITÀ DEGLI STATI, ISTITUZIONI E INDIVIDUI NELLA LOTTA ALL'ANTISEMITISMO E AI CRIMINI CONNESSI ALL'ODIO ANTISEMITICO, Sala Clementina Lunedì, 29 gennaio 2018)




mercoledì 26 gennaio 2022

Se questo è un uomo - Primo Levi

"Oggi ripeto quelle parole. A nessuno è lecito, davanti alla tragedia della Shoà, passare oltre. Quel tentativo di distruggere in modo programmato tutto un popolo si stende come un’ombra sull’Europa e sul mondo intero; è un crimine che macchia per sempre la storia dell’umanità. Valga questo, almeno oggi e per il futuro, come un monito: non si deve cedere di fronte alle ideologie che giustificano la possibilità di calpestare la dignità umana sulla base della diversità di razza, di colore della pelle, di lingua o di religione. 

Rivolgo il presente appello a tutti, e particolarmente a coloro che nel nome della religione ricorrono alla sopraffazione e al terrorismo." 

 San Giovanni Paolo II, papa


Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere quest’offesa, la demolizione di un uomo. 

In un attimo, con intuizione quasi profetica, la realtà ci si è rivelata: siamo arrivati in fondo. Più giù di così non si può andare: condizione umana più misera non c’è, e non è pensabile. 

Nulla è più nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe, anche i capelli; se parleremo, non ci ascolteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero. 

Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga.

(da "Se questo è un uomo" - di Primo Levi) 



"Quali che siano gli eventi, ricordatevi di due cose: Dio non abbandona nessuno. 
Quanto più vi sentite solo, trascurato, vilipeso, incompreso, e quanto più vi sentirete presso a soccombere sotto il peso di una grave ingiustizia, avrete la sensazione di un'infinita forza arcana che vi sorregge, che vi rende capaci di propositi buoni e virili, della cui possanza vi meraviglierete, quando tornerete sereno. E questa forza è Dio."

- san Giuseppe Moscati - 



 
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici.
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.

(Primo Levi)

Fonte: "Se questo è un uomo”


Dachau, locale docce
dai buchi usciva gas
 
Dachau, ingresso forno crematoio

 
http://it.wikipedia.org/wiki/Campo_di_concentramento_di_Dachau


Buona giornata a tutti. :-)








martedì 26 gennaio 2021

Possano tutti gli uomini ricordarsi che sono fratelli! - Voltaire

 Non è più dunque agli uomini che mi rivolgo, ma a te, Dio di tutti gli esseri, di tutti i mondi, di tutti i tempi: se è lecito che delle deboli creature, perse nell'immensità e impercettibili al resto dell'universo, osino domandare qualche cosa a te, che tutto hai donato, a te, i cui decreti sono e immutabili e eterni, degnati di guardare con misericordia gli errori che derivano dalla nostra natura. Fa' sì che questi errori non generino la nostra sventura.

Tu non ci hai donato un cuore per odiarci l'un l'altro, ne delle mani per sgozzarci a vicenda; fa' che noi ci aiutiamo vicendevolmente a sopportare il fardello di una vita penosa e passeggera.
Fa' sì che le piccole differenze tra i vestiti che coprono i nostri deboli corpi, tra tutte le nostre lingue inadeguate, tra tutte le nostre usanze ridicole, tra tutte le nostre leggi imperfette, tra tutte le nostre opinioni insensate, tra tutte le nostre convinzioni così diseguali ai nostri occhi e così uguali davanti a te, insomma che tutte queste piccole sfumature che distinguono gli atomi chiamati "uomini" non siano altrettanti segnali di odio e di persecuzione.
Fa' in modo che coloro che accendono ceri in pieno giorno per celebrarti sopportino coloro che si accontentano della luce del tuo sole; che coloro che coprono i loro abiti di una tela bianca per dire che bisogna amarti, non detestino coloro che dicono la stessa cosa sotto un mantello di lana nera; che sia uguale adorarti in un gergo nato da una lingua morta o in uno più nuovo.
Fa' che coloro il cui abito è tinto in rosso o in violetto, che dominano su una piccola parte di un piccolo mucchio del fango di questo mondo, e che posseggono qualche frammento arrotondato di un certo metallo, gioiscano senza inorgoglirsi di ciò che essi chiamano "grandezza" e "ricchezza", e che gli altri li guardino senza invidia: perché tu sai che in queste cose vane non c'è nulla da invidiare, niente di cui inorgoglirsi.
Possano tutti gli uomini ricordarsi che sono fratelli! Abbiano in orrore la tirannia esercitata sulle anime, come odiano il brigantaggio che strappa con la forza il frutto del lavoro e dell'attività pacifica! Se sono inevitabili i flagelli della guerra, non odiamoci, non laceriamoci gli uni con gli altri nei periodi di pace, ed impieghiamo il breve istante della nostra esistenza per benedire insieme in mille lingue diverse, dal Siam alla California, la tua bontà che ci ha donato questo istante.


Voltaire, Trattato sulla tolleranza, 1763


Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata.
Mai dimenticherò quel fumo.
Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto.
Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia Fede.
Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l’eternità il desiderio di vivere.
Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto.
Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai.

Elie Wiesel, La notte 




“Non lontano da noi delle fiamme salivano da una fossa, delle fiamme gigantesche. Vi si bruciava qualche cosa. Un autocarro si avvicinò e scaricò il suo carico: erano dei bambini. Dei neonati! Sì, l’avevo visto, l’avevo visto con i miei occhi…dei bambini nelle fiamme. C’è dunque da stupirsi se da quel giorno il sonno fuggì i miei occhi?”

Elie Wiesel, La notte 




“Un giorno riuscii ad alzarmi, dopo aver raccolto tutte le mie forze. Volevo vedermi nello specchio che era appeso al muro di fronte: non mi ero più visto dal ghetto. Dal fondo dello specchio un cadavere mi contemplava. Il suo sguardo nei miei occhi non mi lascia più”. 

- Elie Wiesel -





Domani è la giornata in cui si ricorda lo sterminio perpetuato dai nazisti e da ... 
 tanta brava gente
Per non dimenticare .... buona giornata a tutti. :-)

lunedì 27 gennaio 2020

Enigma - William Heyen

Da Bergen una cassa di denti d’oro,
Da Dachau una montagna di scarpe,
Da Auschwitz una lampada in pelle.
Chi ha ucciso gli ebrei?

Non io, esclama la dattilografa,
Non io, esclama l’ingegnere,
Non io, esclama Adolf Eichmann,
Non io, esclama Albert Speer.
Il mio amico Fritz Nova ha perduto il padre,
un sottufficiale dovette scegliere.
Il mio amico Lou Abrahms ha perduto il fratello.
Chi ha ucciso gli ebrei?
David Nova ingoiò il gas,
Hyman Abrahms fu picchiato e ucciso dalla fame.

Certi firmavano le carte,
e certuni stavano di guardia,
e certi li spingevano dentro,
e certuni versavano i cristalli
e certi spargevano le ceneri,
e certuni lavavano le pareti,
e certi seminavano il grano,
e certuni colavano l’acciaio,
e certi sgomberavano i binari,
e certuni allevavano il bestiame.
Certi sentirono l’odore del fumo,
certuni ne udirono solo parlare.
Erano tedeschi? Erano nazisti?
Erano uomini? Chi ha ucciso gli ebrei?
Le stelle ricorderanno l’oro,
il sole ricorderà le scarpe,
la luna ricorderà la pelle.
Ma chi ha ucciso gli ebrei?

- William Heyen -



C’è stato un posto del mondo in questo secolo in cui una donna riuscì a salvare sua sorella gridandole da lontano:”Dai la bambina a mamma”. 
La donna si trovava nel campo di Auschwitz-Birkenau in Polonia e dalla sua baracca, dietro ai fili spinati aveva visto arrivare il treno dei deportati. In fondo al binario avveniva una selezione tra chi era giudicato abile a qualche lavoro e quelli che andavano subito alle camere a gas. 
Vecchi, bambini e madri con figli morivano subito. 
Allora la donna che aveva già imparato quella lezione e quella selezione, vide scendere da uno dei tanti treni della morte sua madre, sua sorella e sua nipote. Così gridò l’unica frase, pronta di riflessi e spietata, che poteva salvare una di loro. Per le altre due, mamma e nipotina non c’era più scampo. La sorella, ignara di tutto, riconobbe la voce e obbedì meccanicamente al grido. Passò la selezione. 
Era l’estate del 1944, i nazisti erano in rotta su tutti i fronti ma a Adolf Eichmann era riuscita l’ultima grandiosa retata di ebrei, in Ungheria, da spedire ai cameroni di Birkenau. La macchina di strage più grande al mondo sarebbe stata fermata solo all’arrivo dell’esercito russo nel gennaio del 1945. Una donna con prontezza di riflessi dava a sua sorella l’unico snaturato consiglio per non scendere le scale che portavano ai cameroni delle finte docce. “Dai la bambina a mamma”: c’è stato un tempo infame in questo secolo in cui neanche questa frase era innocente.
                                                                                 (Erri De Luca)



l’immagine è dal Binario 21 di Milano


Un treno arriva, è carico di bimbi,
felici che il viaggio interminabile è finito.
E cantano gioiosi giocando nella neve.
Sorridendo gli aguzzini li accarezzano,
li portano alle docce. Son mille;
bimbi ignari, voci bianche, celestiali.
In tre ore mille bimbi sono morti.
Ricci d'oro in mezzo al fango e nell'aria,
i suoni delle risa, i sorrisi dentro al fumo.
La morte, sparpagliata a piene mani
sopra i corpi martoriati.
Sulle teste dei bambini che cantavano.
L'uomo, e il pozzo più profondo in cui è caduto.
La neve, cade lieve sull'eccidio e non lo copre.

(Liberamente tratto da un racconto di un sopravvissuto)


Nei campi di concentramento furono  utilizzate tecniche avanzate di uccisione. La camera a gas è un metodo di esecuzione di pena di morte inventato appena negli anni ’20 negli stati Uniti, ispirato all’introduzione dei gas venefici durante la prima guerra mondiale. 
Diversi esperimenti furono condotti per trovare il metodo più rapido ed efficace: inizialmente si provò con il monossido di carbonio prodotto dai gas di scarico dei camion o dei carri armati. 
Si passò poi allo Zyklon B. , che permetteva di uccidere in maniera veloce un gran numero di persone contemporaneamente (1000-1500 in circa trenta minuti).




Tutto questo è accaduto veramente, e molto di più.

Non dobbiamo, non possiamo dimenticare.

Buona giornata a tutti. :-)






domenica 27 gennaio 2019

L'insegnante belga che salvò mille ebrei

Andrée Geulen è stata un’insegnante belga che salvò quasi mille bambini ebrei dall’orrore della Shoah.

Nel 1942 aveva vent’anni quando un giorno nella scuola elementare dove insegnava, alcuni studenti ebrei si presentarono in classe con la stella gialla cucita sui vestiti. Quella stella che evidenziava con disprezzo l’appartenenza ad un popolo catapultò Andrée in una realtà che fino a quel momento osservava distrattamente e nonostante il suo nome non fosse legato ad alcun movimento politico, decise di agire.
Prima di tutto ordinò a tutti i suoi studenti di indossare un grembiule affinché si coprissero le stelle gialle dei suoi studenti ebrei per evitare episodi di bullismo. Poi fece conoscenza con Ida Sterno, una ragazza ebrea affiliata ad un gruppo clandestino che si occupava di trovare rifugi sicuri per i bambini ebrei.
Un giorno nel mezzo della notte i nazisti fecero irruzione nella scuola portando via dodici bambini ebrei che erano stati nascosti dalla preside. Andrée non nascose il suo sdegno e dopo che un soldato tedesco le domandò come avesse potuto fare l’insegnante degli ebrei, rispose:«E tu non ti vergogni di fare la guerra ai bambini ebrei?». 
Con i bambini anche la preside e suo marito finirono nei campi di sterminio dove furono trucidati.
Per oltre due anni Andrée continuò la sua battaglia contro la follia dei nazisti. Radunò centinaia di bambini ebrei anche di due, tre anni per trasferirli in monasteri o nelle case di famiglie cristiane.
«Ancora piango quando penso ai momenti in cui sono stata costretta a sottrarre i bambini dai loro genitori – racconta Andree che oggi ha 97  anni (nata il 6 settembre 1921 ndr)  – senza dire loro dove li avrei portati».
Quando la guerra finì, Andrée s’impegnò per i ricongiungimenti familiari, a volte capitò che i figli non ritrovarono più i loro genitori perché finiti nelle camere a gas. 
Per anni Andrée continuò a mantenere i contatti con i suoi bambini e nel 1989 Israele l’inserì tra i Giusti fra le Nazioni conferendole la cittadinanza onoraria.«Quello che ho fatto è stato solo il mio dovere. Disobbedire alle leggi di allora era la sola cosa normale da fare».


La paura 

Di nuovo l’orrore ha colpito il ghetto,
un male crudele che ne scaccia ogni altro.
La morte, demone folle, brandisce una gelida falce
che decapita intorno le sue vittime.
I cuori dei padri battono oggi di paura
e le madri nascondono il viso nel grembo.
La vipera del tifo strangola i bambini
e preleva le sue decime dal branco.
Oggi il mio sangue pulsa ancora,
ma i miei compagni mi muoiono accanto.
Piuttosto di vederli morire
vorrei io stesso trovare la morte.
Ma no, mio Dio, noi vogliamo vivere!
Non vogliamo vuoti nelle nostre file.
Il mondo è nostro e noi lo vogliamo migliore.
Vogliamo fare qualcosa. E’ vietato morire!

- Eva Picková -




 Al cominciar del giorno, Dio, ti chiamo. 
Aiutami a pregare
e a raccogliere i miei pensieri su di te; 
da solo non sono capace.
C'è buio in me,
in te invece c'è luce;
sono solo, ma tu non m'abbandoni; 
non ho coraggio, ma tu mi sei d'aiuto; 
sono inquieto, ma in te c'è la pace;
c'è amarezza in me, in te pazienza;
non capisco le tue vie,
ma tu sai qual è la mia strada.
Padre del cielo,
siano lode e grazie a te 
per la quiete della notte, 
siano lode e grazie a te
per il nuovo giorno.
Signore,
qualunque cosa rechi questo giorno,
il tuo nome sia lodato!
Amen.

- Dietrich Bonhoeffer -


Buona giornata a tutti. :-)