Visualizzazione post con etichetta Natale. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Natale. Mostra tutti i post

lunedì 17 dicembre 2018

Di chi è la Festa - Erri De Luca

"Nello scasso profondo dei nuclei familiari, Natale arriva come un faro sui cocci e fa brillare i frantumi. Si aggiungono intorno alla tavola apparecchiata sedie vuote da tempo. Per una volta all’anno, come per i defunti, si va in visita al cerchio spezzato. Altri conti e con deficit maggiori si presentano puntuali e insolvibili.
Natale è l’ultima festa che costringe ai conti. Non quelli degli acquisti a strascico, fino a espiare la tredicesima, fino a indebitarsi. I solitari scontano l’esclusione dalle tavole e si danno alla fuga di un viaggio se possono permetterselo, o si danno al più rischioso orgoglio d’infischiarsene. Ma la celebrazione non dà tregua: vetrine, addobbi, la persecuzione della pubblicità da novembre a febbraio preme a gomitate nelle costole degli sparpagliati.
Natale è atto di accusa. Perfino Capodanno è meno perentorio, con la sua liturgia di accatastati intorno a un orologio con il bicchiere in mano. Natale incalza a fondo i... disertori. Ma è giorno di nascita di chi? Del suo contrario, spedito a dire e a lasciare detto, a chi per ascoltarlo si azzittiva.
Dovrebbe essere festa del silenzio, di chi tende l’orecchio e scruta con speranza dentro il buio. Converge non sopra i palazzi e i centri commerciali, ma sopra una baracca, la cometa. Porta la buona notizia che rallegra i modesti e angoscia i re. La notizia si è fatta largo dentro il corpo di una ragazza di Israele, incinta fuorilegge, partoriente dove non c’è tetto, salvata dal mistero di amore del marito che l’ha difesa, gravida non di lui. Niente di questa festa deve lusingare i benpensanti. Meglio dimenticare le circostanze e tenersi l’occasione commerciale. 
Non è di buon esempio la sacra famiglia: scandalo il figlio della vergine, presto saranno in fuga, latitanti per le forze dell’ordine di allora. 
Lì dentro la baracca, che oggi sgombererebbero le ruspe, lontano dalla casa e dai parenti a Nazareth, si annuncia festa per chi non ha un uovo da sbattere in due. 
Per chi è finito solo, per il viandante, per la svestita sul viale d’inverno, per chi è stato messo alla porta e licenziato, per chi non ha di che pagarsi il tetto, per i malcapitati è proclamata festa. Natale con i tuoi: buon per te se ne hai. Ma non è vero che si celebra l’agio familiare.
Natale è lo sbaraglio di un cucciolo di redentore privo pure di una coperta. 
Chi è in affanno, steso in una corsia, dietro un filo spinato, chi è sparigliato, sia stanotte lieto. 
È di lui, del suo ingombro che si celebra l’avvento. 
È contro di lui che si alza il ponte levatoio del castello famiglia, che, crollato all’interno, mostra ancora da fuori le fortificazioni di Natale."

- Erri De Luca - 






Madre mia Maria, conducimi teco nella grotta di Betlemme e fammi inabissare nella contemplazione di ciò che di grande e sublime è per svolgersi nel silenzio di questa grande e bella notte.

- San Pio da Pietrelcina -




Vieni presto Gesù

Ti stiamo aspettando Gesù.
Fa' scendere la tua Parola su di noi.
Abbiamo tanto bisogno di te.
Tocca il nostro cuore, cambia il nostro stile di vita,
rendici più generosi, più autentici, più umani.
Ti stiamo aspettando Gesù.
Ti aspetta questa tua parrocchia.
Ti aspettano le nostre famiglie e i bambini, 
i nostri anziani e gli ammalati.
Vieni presto, Signore Gesù!
Non tardare!
Aiutaci a condividere tra noi il pane del rispetto e dell'amicizia.
Donaci di spezzare con chi è solo il pane di una stretta di una mano;
Donaci di donare il pane della fiducia con chi è nella disperazione.
Gesù, ti stiamo aspettando.
Non tardare.
Amen.

- Don Angelo Saporiti -


Buona giornata a tutti. :)




domenica 16 dicembre 2018

Il dono misterioso

Era l'alba a Betlemme. L'ultimo pellegrino se n'era andato e la stella scomparsa. 
La Vergine Maria guardava dolcemente il Bambino che si era addormentato. Lentamente e cigolando, si aprì la vecchia porta della stalla. Sembrava spinta da un soffio di vento più che da una mano. Sulla soglia comparve una donna anziana, coperta di stracci. 
Maria sussultò, come se avesse visto una fata cattiva. Gesù continuava a dormire. 
L'asino e il bue strappavano bocconi di fieno e paglia da un mucchio che avevano davanti al muso e non degnarono di uno sguardo la nuova venuta. Maria la seguiva con lo sguardo. Ogni passo della sconosciuta sembrava lungo come dei secoli. La vecchia continuava ad avanzare, finché fu accanto alla mangiatoia. 
Gesù Bambino spalancò gli occhi di colpo e Maria si meravigliò vedendo brillare negli occhi del bambino e della donna la medesima luce di speranza. La vecchia si chinò sul Bambino. Maria trattenne il fiato. La vecchia frugò nei suoi abiti stracciati, cercando qualcosa. Parve impiegare dei secoli a trovarla. Maria continuava a guardarla con inquietudine. Finalmente, dopo un tempo lunghissimo, la vecchia estrasse dai suoi stracci un oggetto, che rimase però nascosto nella sua mano, e lo affidò al Bambino. Dopo tutti i doni dei pastori e dei Re Magi, che cosa poteva mai essere quel dono misterioso? 
Maria vedeva solo la schiena della vecchia curva sulla improvvisata culla di Gesù. Poi la vecchia si raddrizzò, come se si fosse liberata di un peso infinito che la tirava verso terra. Le sue spalle si sollevarono, il suo capo si elevò, e quasi toccava il soffitto, il suo viso ritrovò miracolosamente la giovinezza, i suoi capelli ridivennero morbidi e lucenti come seta. 
Quando si allontanò dalla mangiatoia, per scomparire nell'oscurità da cui era venuta, Maria poté finalmente vedere il dono misterioso. Nelle piccole mani di Gesù brillava una mela rossa. 
Quella donna era Eva, la prima donna, la madre dei viventi, che aveva consegnato al Messia il frutto del primo peccato. 
Perché ora, con Gesù, era nata una Creazione nuova. 
E tutto poteva ricominciare.



Il negozio era carico di merci per il Natale, forse per molti di noi era l'unico momento dell'anno in cui potevamo assaggiare qualche dolcetto.....che profumi, che sapori, che attesa. 
Il Natale era veramente una festa, strade vuote e tutte le famiglie riunite in casa, case piccole e tanta gente....ma non importava era NATALE.



Preghiera a Gesù in Avvento

Gesù ti sto aspettando. "Non tardare."
Ti sto aspettando, ma io so che tu vieni a cercarmi per lavorare nel tuo cantiere:
ti aspettano i bambini poveri che hanno fame,
fa' che io porti loro il pane quotidiano dell'amore;
ti aspettano le persone che soffrono,
fa' che io porti loro il pane quotidiano della speranza, andandoli a trovare e stringendo le loro mani;
ti aspettano tanti uomini che hanno tutto ma non sono felici, perché non hanno te,
fa' che io porti loro il pane quotidiano della fede, che brilla come luce nella notte del peccato.
Gesù ti sto aspettando. "Non tardare".
Ti sto aspettando, ma io so che tu vieni a cercarmi per lavorare nel cantiere del tuo amore.



Buona giornata a tutti. :)




sabato 15 dicembre 2018

La tela del ragno

Il re Erode aveva sentito dai Re Magi che a Betlemme era nato un re. 
Divorato dalla gelosia, immaginò un piano feroce: uccidere tutti i bambini della città... Giuseppe e Maria presero il Bambino Gesù e si incamminarono in fretta verso l’Egitto. 
La sera del primo giorno di fuga, stanchi e affamati, cercarono rifugio in una grotta.
Faceva freddo, la terra era bianca di brina. La famigliola si sistemò in un angolo. Stavano stretti stretti per scaldarsi.
Un piccolo ragno si dondolava attaccato ad un filo d’entrata della grotta. Quando vide il Bambino Gesù, volle fare qualcosa per lui. 


Decise di tessere la sua tela di fronte all’entrata della caverna per fare una delicata tendina. Improvvisamente, lungo il sentiero, un drappello di soldati venne a cercare il bambino per ucciderlo.
Quando stavano per entrare, il comandante notò la ragnatela. “Lasciate stare” disse “non vedete che c‘è una grossa ragnatela intatta? Se qualcuno fosse entrato nella grotta, l’avrebbe certamente rotta!”.
I soldati passarono oltre.

Così il piccolo ragno salvò la vita a Gesù, facendo l'unica cosa che sapeva fare: tessere la sua ragnatela.


(Racconto apocrifo)



Il Natale è fermarsi a contemplare quel Bambino, il Mistero di Dio che si fa uomo nell’umiltà e nella povertà, ma è soprattutto accogliere ancora di nuovo in noi stessi quel Bambino, che è Cristo Signore, per vivere della sua stessa vita, per far sì che i suoi sentimenti, i suoi pensieri, le sue azioni, siano i nostri sentimenti, i nostri pensieri, le nostre azioni. 
Celebrare il Natale è quindi manifestare la gioia, la novità, la luce che questa Nascita ha portato in tutta la nostra esistenza, per essere anche noi portatori della gioia, della vera novità, della luce di Dio agli altri.

- Papa Benedetto XVI -


"Non chiederti
di cosa ha bisogno il mondo...
Chiediti che cosa ti rende felice
e poi fallo.
Il mondo ha bisogno di persone felici..."

- Antoine De Saint-Exupéry -


Buona giornata a tutti. :)






venerdì 14 dicembre 2018

Natale, si accende una grande luce - Giuseppe Impastato S.I.


"Ciascun credente è un Cristo iniziale e incompiuto." 

- Padre Ermes Ronchi -



"Io non sono / ancora e mai / il Cristo / ma io sono questa / infinita possibilità." 

- padre Davide M. Turoldo -



La nascita di Dio fatto carne è una provocazione, è una sfida, è un invito, è un farsi vicino all'uomo, perché finalmente il sogno dell'uomo si possa realizzare: crescere smisuratamente, diventare come Dio!
Prima l'uomo non conosceva la strada: nella sua illusione ne aveva tentate (e ancora tenta di percorrerne) tante, per realizzare finalmente la grande scalata al vertice supremo, alla felicità assicurata, alla pienezza della autorealizzazione.
Con il Natale è Dio stesso a scendere sulla strada e a suggerire il percorso. E ha indicato proprio quel cammino che l'uomo aveva rifiutato e continua ad escludere.
Perché l'uomo ha sempre pensato che la strada fosse dal basso verso l'alto, dalla piccolezza alla grandezza, dalla povertà alla ricchezza, dalla sottomissione alla potenza, dal dover subire alla prepotenza, dall'oscurità alla notorietà, dalla miseria al lusso, dal non contare alla riconoscibilità e al prestigio, dall'essere inerme alla violenza, dal dover subire all'oppressione, dalla dipendenza all'autonomia, dallo schiacciamento alla potenza, dal nascondimento forzato alla fama e all'esibizionismo...
Ed ecco l'uomo proiettato verso le conquiste per evadere da quel le strettoie e da quei vicoletti in cui si è cacciato e dove è stato costretto a vivere. L'uomo si lancia nella ricerca spasmodica di conti in banca, record mondiali, oggetti che sono o si vogliono far diventare status symbol, premi Oscar, premi Nobel, recensioni, riconoscimenti negli articoli su riviste e giornali, citazioni nelle riviste scientifiche, entrare e raggiungere record mondiali, guinness dei primati,...
Finito il tempo delle illusioni, è tempo di guardare una grotta, a Betlehem. Sognavamo di uscire dalla morsa della massa, di passare dalla insignificanza all'indispensabilità, dal tran tran alla grande festa, dalla periferia alla metropoli.
La storia conosce una marea di illusioni e di delusioni. Appena si pensa di aver raggiunto il traguardo, si fa bruciante la consapevolezza di avere in mano un pugno di mosche. Ed ecco l'uomo costretto alla fatica di Sisifo. E si ricomincia individuando altre strade, costruendo altri progetti, imbarcandosi in altre avventure, afferrandosi ad altre illusioni.
E l'umanità ha pagato gli enormi e ripetuti errori. 
A Natale sentiamo parlare di Gesù. A chi l'ha accettato ha dato la possibilità di diventare figlio di Dio.
Figlio di Dio! Toh! Ma non volevamo la stessa cosa?
Ora sì che si apre uno spiraglio di cielo, e viene illuminato un traguardo, e appare concretamente alla nostra portata il sogno irraggiungibile...

L'Eterno si è immerso nel tempo,
l'Infinito si è chiuso nello spazio,
l'Onnisciente è diventato un bambino che apprende,
il Signore un suddito,
il Creatore dei mondi un bisognoso di cibo, di calore, di amore.
Accènditi, accogli, incamminati. 
Sii tu dono, regalo, albero, luce, famiglia, festa, cibo.

- Giuseppe Impastato S.I. -


 Buona giornata a tutti. :)



lunedì 10 dicembre 2018

"Il Dio-saldatore si è incalmato" - Don Marco Pozza

Tutto goffo, pure un attimo rintronato. 
Uno di quelli che, ammaccati dalla miseria marcia, soccombono quasi sotto terra, incuranti di tutto, non curati da tanti, forse sbadati addirittura a se stessi. Uomini-ombra. 
È la notte di Natale, siamo dietro le sbarre di una patria galera del Nord-Est, quello contorto e gentile. 
Un pugno di gente: un prete che annuncia la nascita, tredici uomini - più avanzi d'umano che uomini tutt'interi, "gente avariata" direbbe qualcuno - mezzi assaliti dal sonno; qualche uomo generoso come lampione che illumina la notte. 
Notte santa, notte generosa, notte d'intrepida attesa. 
Notte-con-Dio.
All'oscuro dell'italiano, com'è di tanti che hanno fatto della scarpata-della-strada la loro scuola, si prenota col dito una delle preghiere dei fedeli stampate sul foglietto. 
Sempre le solite, quasi sempre senza vita, sovente insipide e amorfe. 
Che importa? 
Da quand'è nato il mondo, sono sempre gli uomini a fare la differenza: al tempo dei faraoni, al tempo del bullo Erode. 
Salvatore (chissà se si chiama proprio così o se ha imparato a chiamarsi così) legge la seconda delle cinque preghiere. 

Quella dove sta scritto: "Nel mistero del Dio incarnato (...) preghiamo Dio salvatore (Ascoltaci, o Signore)".

Non sempre ciò che si legge corrisponde a ciò che sta scritto: tra lo scritto e il letto di mezzo ci passa la vita: quella che sorprende e acciuffa, che stupisce e smarrisce, vita-sempre-vita. 
Salvatore non legge ciò che c'è scritto, legge ciò che capisce. Di più: legge ciò che gli risuona nel cuore più che quello che altri hanno scritto. 
Legge tutto d'un fiato, come chi prende la rincorsa per fare il salto migliore: "Nel mistero del Dio incalmato (...) preghiamo Dio saldatore (Ascoltaci, o Signore)." 
Alzo gli occhi, anche solo per strappare un sorriso: la loro compostezza scoraggia la mia ilarità. 

Nessuno sorride, forse manco si sono accorti: tutti ignoranti? Oppure Salvatore ha detto ciò che anche loro pensavano per davvero nel cuore.

Il Dio incalmato, non il Dio incarnato. Eggià: l'incarnazione è roba troppo astratta, odora di teologia e di frasi spurie, non trattiene l'odore consunto della terra, la voracità inimmaginabile del "Dio si è fatto carne" (liturgia della II^ domenica del tempo di Natale). 
L'incarnazione è dogmatica, troppa lontananza per i poveracci, ancora lungi dal loro essere terra-terra. 
Per loro dire che Dio si è incarnato non dice nulla: che Dio si sia incalmato, invece, è tutto un programma, il più ardito dei tentativi mai accaduti. Incalmare è verbo di botanica, sudicio di letame, gergo contadino: è inserire il ramo di una pianta su un'altra pianta di diversa varietà, per ottenere un individuo nuovo. 

È un tentativo di miglioria, un trucco da esperti, un tocco di finezza botanica. Il Natale? La divinità s'incalma con l'umanità, Dio s'innesta nell'uomo, l'Onnipotente s'incastra nell'impotenza.

Mai trovata una traduzione più fedele di questa. Senti che tocco: "Dio si è incalmato e venne ad abitare in mezzo a noi" Mica finito, però. 
Era forse preoccupato, Salvatore, che qualcuno non s'intendesse di botanica e, perciò, rischiasse di non capire cos'è il Natale. 
Così, sfacciatamente geniale, ha firmato la seconda manovra da fuoriclasse: "Preghiamo Dio saldatore". Saldatore! La salvezza è una saldatura, congiungere due o più cose insieme in modo da formarne una sola. 

Il Natale è la saldatura di Dio: il Cielo si stringe alla terra, Dio s'aggroviglia in un abbraccio con l'uomo, il suo sogno diventa segno per tutti: "Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia" (Lc 2,12). Dio è il saldatore, il Bambino è la saldatura: la terra è saldata, anche salvata. L'aggancio è riuscito: Dio, incalmandosi, ha saldato la terra col Cielo.

Due giorni dopo Natale, Salvatore Tremiterra, poco oltre i quarant'anni, è morto: un infarto l'ha colto improvviso dentro la sua cella di galera. 
Un pover'uomo in mezzo ad una ciurma di poveri-cristi. 
Stamattina ho celebrato il suo funerale: il funerale di Salvatore, il mio-piccolo-salvatore. L'uomo sbagliato che ha salvato il mio Natale giusto dal rischio dell'astrazione: il Dio-saldatore si è incalmato. 
Solo ai poveri Dio concede il lusso di dargli così sfacciatamente del tu senza renderlo banale.
Grazie, Salvatore.

- Don Marco Pozza -
(Cappellano della Casa di Reclusione di Padova) 2 gennaio 2016





L'amore è come un albero: 
spunta da sé, 
getta profondamente le radici 
in tutto il nostro essere, 

e continua a verdeggiare
anche sopra un cuore in rovina.

- Victor Hugo -


Buona giornata a tutti. :-)




giovedì 4 gennaio 2018

L’albero di Natale - Nazim Hikmet


Personalmente è chiaro, io credo in Babbo Natale; ma è il tempo del perdono, e perdonerò gli altri che non ci credono. 

- Gilbert Keith Chesterton -
in: La nonna del drago

Gleb Goloubetski "December in London"


"Lieto leggerò i neri segni dei rami sul bianco [...] Non turberà suono alcuno questa allegria solitaria."

- Eugenio Montale - 
da "Silenzio invernale" 

Dipinto di Igor Grabar "Winter morning" (1907)