Il messaggio fondamentale della Bibbia è che Dio ha riconciliato gli uomini con sé.
Dio non ha bisogno di essere riconciliato, perché egli è per essenza amore e misericordia.
È l’uomo invece, diventato colpevole, che si è separato interiormente da Dio. La colpa significa sempre una spaccatura. Se mi addosso una colpa, ho sempre l’impressione di non poter più comparire innanzi agli occhi degli altri e di dovermi nascondere – come Adamo ed Eva – davanti a Dio.
Il messaggio dell’amore misericordioso di Dio, che colma questa spaccatura interiore, mi permette di presentare a Dio tutto quello che c’è dentro di me.
La croce di Gesù non produce il perdono.
Dio non perdona perché Gesù è morto in croce, ma perché egli è Dio.
Tuttavia la croce è per noi la più efficace comunicazione del perdono.
Quando vedo che Gesù in croce perdona ai suoi uccisori, posso confidare che in me non c’è nulla che non possa essere perdonato.
Così la croce rafforza la mia fiducia nell’amore perdonante di Dio. Se medito la croce, so questo: sono accolto da Dio incondizionatamente.
Anche la mia colpa non mi separa da lui.
La riconciliazione parte da Dio. Ma anch’io devo riconciliarmi con Dio. Spesso in me c’è una ribellione contro di lui.
Non gli posso perdonare di avermi creato così come sono.
Non gli posso perdonare che mi abbia destinato un genere di vita come quello che ho, di non avermi preservato dai miei errori e colpe. E così anch’io devo perdonare Dio che mi ha posto nella difficile situazione che mi tocca affrontare.
In definitiva, la riconciliazione con Dio richiede che mi liberi dalle false immagini di Dio e di me stesso, per affidarmi al mistero inafferrabile di Dio. Allora potrò sperimentare la vera pace e riconciliazione con lui. Ma la riconciliazione con Dio implica ancora un ulteriore aspetto.
Quando faccio l’esperienza di Dio, sperimento anche la riconciliazione non solo con lui, ma anche con tutto ciò che esiste.
Ho accompagnato per molti anni nella terapia una donna che cercava di superare le ferite ricevute dalla madre. Tutto lo sforzo di analizzarle non le era giovato a riconciliarsi veramente con la madre. Durante una celebrazione liturgica aveva sperimentato la vicinanza guaritrice di Dio. E ad un tratto si è sentita una sola cosa con se stessa e in accordo con tutta la sua vita. Non c’era più alcun odio verso la madre, ma solo amore.
La vera esperienza di Dio è sempre anche esperienza di riconciliazione. Se sono una cosa sola con Dio, sono una sola cosa anche con tutto quello che è dentro di me, con gli altri, con la mia vita, con Dio. Sperimento una profonda pace interiore.
Tuttavia non posso fissare questa esperienza di essere riconciliato.
È sempre solo un istante quello in cui sono una sola cosa con Dio, ma è un istante che mi mostra che cos’è veramente riconciliazione: essere una sola cosa con tutto ciò che esiste; essere in accordo con il Dio inafferrabile e con quello che egli ha mi ha riservato.
- Anselm Grün -
Dio non ha bisogno di essere riconciliato, perché egli è per essenza amore e misericordia.
È l’uomo invece, diventato colpevole, che si è separato interiormente da Dio. La colpa significa sempre una spaccatura. Se mi addosso una colpa, ho sempre l’impressione di non poter più comparire innanzi agli occhi degli altri e di dovermi nascondere – come Adamo ed Eva – davanti a Dio.
Il messaggio dell’amore misericordioso di Dio, che colma questa spaccatura interiore, mi permette di presentare a Dio tutto quello che c’è dentro di me.
La croce di Gesù non produce il perdono.
Dio non perdona perché Gesù è morto in croce, ma perché egli è Dio.
Tuttavia la croce è per noi la più efficace comunicazione del perdono.
Quando vedo che Gesù in croce perdona ai suoi uccisori, posso confidare che in me non c’è nulla che non possa essere perdonato.
Così la croce rafforza la mia fiducia nell’amore perdonante di Dio. Se medito la croce, so questo: sono accolto da Dio incondizionatamente.
Anche la mia colpa non mi separa da lui.
La riconciliazione parte da Dio. Ma anch’io devo riconciliarmi con Dio. Spesso in me c’è una ribellione contro di lui.
Non gli posso perdonare di avermi creato così come sono.
Non gli posso perdonare che mi abbia destinato un genere di vita come quello che ho, di non avermi preservato dai miei errori e colpe. E così anch’io devo perdonare Dio che mi ha posto nella difficile situazione che mi tocca affrontare.
In definitiva, la riconciliazione con Dio richiede che mi liberi dalle false immagini di Dio e di me stesso, per affidarmi al mistero inafferrabile di Dio. Allora potrò sperimentare la vera pace e riconciliazione con lui. Ma la riconciliazione con Dio implica ancora un ulteriore aspetto.
Quando faccio l’esperienza di Dio, sperimento anche la riconciliazione non solo con lui, ma anche con tutto ciò che esiste.
Ho accompagnato per molti anni nella terapia una donna che cercava di superare le ferite ricevute dalla madre. Tutto lo sforzo di analizzarle non le era giovato a riconciliarsi veramente con la madre. Durante una celebrazione liturgica aveva sperimentato la vicinanza guaritrice di Dio. E ad un tratto si è sentita una sola cosa con se stessa e in accordo con tutta la sua vita. Non c’era più alcun odio verso la madre, ma solo amore.
La vera esperienza di Dio è sempre anche esperienza di riconciliazione. Se sono una cosa sola con Dio, sono una sola cosa anche con tutto quello che è dentro di me, con gli altri, con la mia vita, con Dio. Sperimento una profonda pace interiore.
Tuttavia non posso fissare questa esperienza di essere riconciliato.
È sempre solo un istante quello in cui sono una sola cosa con Dio, ma è un istante che mi mostra che cos’è veramente riconciliazione: essere una sola cosa con tutto ciò che esiste; essere in accordo con il Dio inafferrabile e con quello che egli ha mi ha riservato.
- Anselm Grün -
scrittore, terapeuta, monaco dell’abbazia benedettina di Münsterschwarzach (Germania)
Già soltanto il fatto che una diceria venga raccontata mette una persona a nudo in pubblico. Rivestire una persona del genere è un'opera di misericordia. Invece di contribuire alle chiacchiere e segnare a dito gli altri, [...], è necessario coraggio per vestire quella persona, per proteggerla, per farle scudo, per prenderne le parti, persino con il rischio di essere presi a propria volta di mira dalle critiche.
Già soltanto il fatto che una diceria venga raccontata mette una persona a nudo in pubblico. Rivestire una persona del genere è un'opera di misericordia. Invece di contribuire alle chiacchiere e segnare a dito gli altri, [...], è necessario coraggio per vestire quella persona, per proteggerla, per farle scudo, per prenderne le parti, persino con il rischio di essere presi a propria volta di mira dalle critiche.
«Papa Francesco coglie il nucleo del vangelo quando
pone la misericordia al centro della sua predicazione e al centro del suo
messaggio per il prossimo anno giubilare.
Possano le parole del pontefice, fortemente ancorate alla Scrittura e alla tradizione cristiana delle opere di misericordia, introdurci di nuovo nel mistero della misericordia, affinché anche oggi il nostro mondo – e la nostra persona – ne siano trasformati»
Possano le parole del pontefice, fortemente ancorate alla Scrittura e alla tradizione cristiana delle opere di misericordia, introdurci di nuovo nel mistero della misericordia, affinché anche oggi il nostro mondo – e la nostra persona – ne siano trasformati»