giovedì 1 marzo 2012

Il Budda d’oro - Jack Canfield, Mark Victor Hansen -

Nell’autunno del 1988 Jack Canfield fu invitato a tenere una conferenza sull’amor proprio e sull’efficienza massima in un convegno ad Hong Kong.
Ciò che lo colpì maggiormente delle cose viste durante questo viaggio fu il tempio di Budda a Bangkok, un tempio molto piccolo che custodisce la statua di un Budda d’oro alto più di tre metri, del peso di oltre due tonnellate e mezza, valutato 196 milioni di dollari!
“Era una visione che incuteva timore: - commenta Canfield - un Budda d’oro massiccio dall’aria gentile ma imponente che ci sorrideva dall’alto“.
Accanto alla statua c’era una bacheca in cui era riportata la sua storia.


Nel 1957 alcuni monaci di un monastero dovevano trasferire un Budda d’argilla dal loro tempio a una nuova sede. Il monastero doveva essere trasferito per far posto alla costruzione di una superstrada attraverso Bangkok. Quando la gru cominciò a sollevare l’idolo gigantesco, il peso era così formidabile che la statua cominciò ad incrinarsi. Per di più cominciò a piovere. Il monaco superiore, preoccupato di non danneggiare il sacro Budda, decise di rimettere a terra la statua e di ricoprirla con un grande telone per proteggerla dalla pioggia.
Più tardi, quella sera, il monaco superiore andò a controllare il Budda. Accese la torcia elettrica sotto il telone per vedere se il Budda era asciutto. Quando la luce raggiunse l’incrinatura, il monaco notò uno strano riflesso. Guardando meglio, si chiese se non potesse esservi qualcosa sotto l’argilla. A mano a mano che venivano via i pezzi d’argilla, il bagliore si faceva più vivido e più esteso. Trascorsero molte ore di lavoro prima che il monaco si trovasse faccia a faccia con lo straordinario Budda in oro massiccio.
Gli storici ritengono che diverse centinaia di anni prima della scoperta del monaco l’esercito birmano stesse per invadere la Thailandia (allora chiamata Siam). I monaci siamesi, rendendosi conto che il loro Paese sarebbe stato ben presto attaccato, coprirono il prezioso Budda d’oro con uno strato esterno d’argilla per impedire che il loro tesoro venisse trafugato dai birmani. Purtroppo, a quanto pare, i birmani massacrarono tutti i monaci siamesi e il loro segreto ben custodito dal Budda d’oro rimase intatto fino a quel giorno fatale del 1957.

Tornando a casa - scrive Canfield - in aereo cominciai a pensare fra me:

tutti siamo come il Budda d’argilla, coperti da una crosta di durezza costituita dalla paura, oppure sotto ciascuno di noi vi è un “Budda d’oro” o un “Cristo d’oro” o “un’essenza d’oro” che è il nostro vero Io.
A un certo punto della nostra vita, fra i due e i nove anni d’età, cominciamo a coprire la nostra “essenza d’oro”, il nostro io naturale. Più o meno come il monaco, con martello e scalpello, il nostro compito ora è di scoprire la nostra vera essenza.
(Jach Canfield, Mark Victor Hansen)
Fonte: “Brodo Caldo per l'Anima 1°- Storie che scaldano il cuore e confortano lo spirito”, Jack Canfield, Mark Victor Hansen


La statua è alta 3 metri, 2,54 senza il piedestallo, e pesa tra le 5 e le 5,5 tonnellate, rappresenta Buddha seduto a terra con le gambe incrociate nella posizione di quando ottenne l’ Illuminazione.
Oltre che per il valore economico e simbolico, la statua colpisce quotidianamente centinaia di visitatori per la serenità e l'energia che le fattezze del Buddha emanano, rendendola una delle più amate e venerate in Thailandia.
Il Buddha d'oro, è la più grande statua in oro massiccio al mondo, ed uno dei tesori più preziosi della Thailandia e del buddhismo. Si trova nel tempio Theravada a Bangkok in Thailandia.
Per evitare di causare terrore agli esseri viventi, che il discepolo si astenga dal mangiare carne... Il cibo del saggio è quello che consumano i sadhu [gli uomini santi]; non è fatto di carne... Ci saranno alcuni sciocchi in futuro che diranno che io ho dato il permesso di mangiare carne, e che io stesso ne ho mangiata, ma... io non ho permesso a nessuno di mangiare carne, non lo permetto ora, non lo permetterò in nessuna forma, in nessun modo e in nessun luogo; è incondizionatamente proibito a tutti. (citato in Steven Rosen, Il vegetarismo e le religioni del mondo, traduzione di Giulia Amici, Gruppo Futura – Jackson Libri, 1995, p. 129

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