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lunedì 18 gennaio 2021

Il nodo dell'amore - Patricia Morgado Tapia

 In una scuola, durante una riunione con i genitori degli alunni, la Direttrice metteva in risalto l’appoggio che i genitori devono dare ai loro figli. 

Capiva che, la maggior parte dei genitori della comunità erano lavoratori, ma chiedeva loro di passare il maggior tempo possibile con i propri figli, per ascoltarli e capirli.

Tuttavia, la direttrice rimase sorpresa quando un padre si alzò e spiegò, in maniera umile, che lui non aveva il tempo di parlare con suo figlio durante la settimana. Quando rientrava dal lavoro, molto tardi, il figlio era ormai addormentato. Quando usciva per andare al lavoro, era molto presto e suo figlio stava ancora dormendo. Spiegò, inoltre, che doveva lavorare in questo modo per provvedere al sostentamento della famiglia.

Dichiarò anche che non avere il tempo per suo figlio, l’angosciava molto e cercava di rimediare andando tutte le notti a baciarlo, quando arrivava a casa e, affinché suo figlio sapesse della sua presenza, faceva un nodo alla punta del lenzuolo. Questo succedeva religiosamente ogni notte in cui si recava a baciarlo. Quando il figlio si svegliava e vedeva il nodo, sapeva che suo papà era stato lì e lo aveva baciato. Il nodo era il mezzo di comunicazione fra loro.

La direttrice si emozionò per quella storia singolare e si sorprese ancora di più quando constatò che suo figlio, era uno dei migliori alunni della scuola.

Il fatto ci fa riflettere sulle molteplici forme in cui le persone possono essere presenti e comunicare con gli altri. Quel padre aveva trovato la sua maniera, che era semplice ma efficacie. E la cosa più importante era che suo figlio percepiva, attraverso il nodo affettivo, quello che suo papà gli stava dicendo.

Certe volte ci preoccupiamo per il modo in cui diciamo le cose e dimentichiamo che la cosa principale è la comunicazione attraverso il sentimento. Semplici dettagli come un bacio e un nodo alla punta del lenzuolo, significavano, per quel figlio, molto di più che regali e scuse varie. È importante che ci preoccupiamo per le persone ma è più importante che esse lo sappiano, che possano sentirlo.

Affinché esista la comunicazione, è necessario che le persone “ascoltino” il linguaggio del nostro cuore, poiché, in materia di affetto, i sentimenti parlano sempre più forte delle parole. È per questo motivo che un bacio, rivestito del più puro affetto, cura il mal di testa, l’abrasione al ginocchio, la paura per il buio.

Le persone qualche volta non capiscono il significato di molte parole, però sanno registrare un gesto d’amore. Anche se il gesto è solamente un nodo. 
Un nodo pieno d’affetto e amore...


- Patricia Morgado Tapia -
da: "Un Regalo Para Ti" 




Il sorriso di una maternità fresca è antidoto alla disperazione. 
Personale. Sociale. Anche economica. 
Giovani madri coraggiosamente incoscienti come tante loro nonne e bisnonne. Maria è madre. Regina di tutte le madri. Alleata della maternità. Maria madre di Gesù vero uomo. Le immagini della Madonna del ‘300-‘400 in cui Maria offre a Gesù Bambino un vero seno di carne hanno difeso la fede dall’odio per la storia. La carne umana di Maria antidoto a ogni spiritualismo di “madonne” senza volto e senza forma. 
Maria antidoto con il suo seno di vera donna al veleno di ecologismi animalisti che più o meno sottilmente amano tutta la natura tranne quella umana.

- Padre  Maurizio Botta -




Il Bambino Gesù con sua Madre Maria e con san Giuseppe sono un’icona familiare semplice ma tanto luminosa. La luce che essa irradia è luce di misericordia e di salvezza per il mondo intero, luce di verità per ogni uomo, per la famiglia umana e per le singole famiglie. Questa luce che viene dalla Santa Famiglia ci incoraggia ad offrire calore umano in quelle situazioni familiari in cui, per vari motivi, manca la pace, manca l’armonia, manca il perdono. La nostra concreta solidarietà non venga meno specialmente nei confronti delle famiglie che stanno vivendo situazioni più difficili per le malattie, la mancanza di lavoro, le discriminazioni, la necessità di emigrare…..
Affidiamo a Maria, Regina e madre della famiglia, tutte le famiglie del mondo, affinché possano vivere nella fede, nella concordia, nell’aiuto reciproco, e per questo invoco su di esse la materna protezione di Colei che fu madre e figlia del suo Figlio.

Papa Francesco Angelus Piazza San Pietro
Domenica, 28 dicembre 2014




“L’ istruzione e la formazione sono le armi più potenti che si possono utilizzare per cambiare il mondo...”

- Nelson Mandela -


Buona giornata a tutti :-)


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martedì 1 settembre 2020

Three letters from Teddy - Elizabeth Silance Ballard



Oggi "dovrebbero" riaprire le scuole per i corsi di recupero. 

Saluto l'inizio delle scuole con questo scatto del 1959 che ritrae i bambini di Guiglia, piccolo comune ai primi rilievi dell'Appennino modenese, che per recarsi a scuola a valle dovevano attraversare il fiume Panaro con una carrucola. 
Ogni giorno.

Perché la scuola era l'unico ponte per aggrapparsi al futuro. 
Perché, citando Hugo, «Chi apre la porta di una scuola, chiude una prigione» e condanna l'ignoranza. Buon anno scolastico!




Mentre se ne stava davanti alla sua classe di quinta elementare, il primo giorno di scuola, la maestra disse ai bambini una falsità. Come la maggior parte degli insegnanti, guardò i suoi studenti e disse che lei li amava tutti allo stesso modo.
Tuttavia, ciò era impossibile perché lì in prima fila, accasciato sulla sedia, c’era un ragazzino di nome Teddy Stoddard. La signora Thompson aveva osservato Teddy l’anno precedente e aveva notato che non giocava serenamente con gli altri bambini…
I suoi vestiti erano disordinati e spesso avrebbe avuto bisogno di farsi un bagno. Inoltre, Teddy era scontroso e solitario.
Arrivò il momento in cui la signora Thompson avrebbe dovuto evidenziare in negativo il rendimento scolastico di Teddy; prima però volle consultare i risultati che ogni bambino aveva raggiunto negli anni precedenti; per ultima, esaminò la situazione di Teddy.
Tuttavia, quando vide il suo fascicolo, rimase sorpresa.
In prima elementare il maestro di Teddy aveva scritto: “Teddy è un bambino brillante con una risata pronta. Fa il suo lavoro in modo ordinato e ha buone maniere”.
Il suo insegnante, in seconda elementare, aveva scritto: “Teddy è uno studente eccellente, ben voluto dai suoi compagni di classe, ma è tormentato perché sua madre ha una malattia terminale e la vita in casa deve essere una lotta”.
Il suo insegnante di terza elementare aveva scritto: “La morte di sua madre è stata dura per lui e tenta di fare del suo meglio, ma suo padre non mostra molto interesse e, se non verranno presi i giusti provvedimenti, il suo contesto famigliare presto lo influenzerà”.
Infine l’insegnante del quarto anno aveva scritto: “Teddy si è rinchiuso in se stesso e non mostra più interesse per la scuola. Non ha amici e qualche volta dorme in classe”.
A questo punto, la signora Thompson si rese conto del problema e si vergognò di se stessa. Si sentì anche peggio quando i suoi studenti le portarono i regali di Natale, avvolti in bellissimi nastri e carta brillante, fatta eccezione per Teddy. Il suo dono era stato maldestramente avvolto nella pesante carta marrone di un sacchetto di generi alimentari.
La signora Thompson però aprì il regalo prima degli altri. Alcuni bambini cominciarono a ridere quando videro un braccialetto di strass con alcune pietre mancanti e una bottiglietta di profumo piena per un quarto, ma lei soffocò le risate dei bambini esclamando quanto fosse grazioso il braccialetto e mettendo un po’ di profumo sul polso.
Quel giorno Teddy Stoddard rimase dopo la scuola, giusto il tempo di dire: “Signora Thompson, oggi profumava come la mia mamma quando usava proprio quel profumo”.
Dopo che i bambini se ne furono andati, la signora Thompson pianse per almeno un’ora; da quel giorno si dedicò veramente ai bambini e non solo per insegnare loro le sue materie. Prestò particolare attenzione a Teddy e, con la sua vicinanza, la mente del piccolo iniziò a rianimarsi. Più lei lo incoraggiava, più velocemente Teddy rispondeva. Alla fine dell’anno, Teddy era diventato uno dei bambini più intelligenti della classe e, nonostante la sua bugia che avrebbe amato tutti i bambini in ugual modo, la maestra si accorse che Teddy divenne uno dei suoi “preferiti”.
Un anno dopo la fine della scuola, la signora Thompson trovò un biglietto sotto la porta: era da parte di Teddy; la lettera diceva che era stata la migliore insegnante che avesse mai avuto in vita sua. Passarono sei anni prima che ricevesse un altro messaggio da Teddy. Terminato il liceo, terzo nella sua classe, riferiva che la signora Thompson era ancora la migliore insegnante che avesse mai avuto in vita sua.
Quattro anni dopo, ricevette un’altra lettera, dicendo che quando le cose erano difficili, a volte, era rimasto a scuola, si era impegnato al massimo e ora si sarebbe presto laureato al college con il massimo degli onori. Confermava che la signora Thompson era sempre la migliore insegnante che avesse mai conosciuto in tutta la sua vita, la sua preferita.
Passarono altri anni e arrivò ancora un’altra lettera. Questa volta spiegava che dopo aver ottenuto la laurea, aveva deciso di andare avanti. La lettera spiegava che lei era ancora la migliore e preferita insegnante che avesse mai avuto, ma ora la sua firma era un po’ più lunga. La lettera riportava, in bella grafia, Dr. Theodore F. Stoddard.
Ma la storia non finisce qui. Arrivò ancora un’altra lettera quella primavera. Teddy scrisse che aveva incontrato una ragazza e stava per sposarsi. Spiegò che suo padre era morto un paio di anni prima e chiese alla signora Thompson di accompagnarlo al matrimonio facendo le veci della madre dello sposo.
Naturalmente, la signora Thompson accettò. E indovinate un po’ che fece?
Indossò proprio quel braccialetto, quello con gli strass mancanti, quello che Teddy le aveva regalato; fece anche in modo di mettere il profumo che la madre di Teddy indossava l’ultimo Natale che passarono insieme.
Si abbracciarono e il Dr. Stoddard sussurrò all’orecchio della signora Thompson:
“Grazie signora Thompson per aver creduto in me. Grazie mille per avermi fatto sentire importante e per avermi mostrato che avrei potuto fare la differenza.”
La signora Thompson, con le lacrime agli occhi, sussurrò: “Teddy, ti stai sbagliando. Sei tu quello che mi ha insegnato che potevo fare la differenza: non sapevo come insegnare fino a quando ti ho incontrato.”

Home Life, Elizabeth Silance Ballard, 1976 




Perchè .... vedete cosa succede se non andiamo a scuola?








Buona giornata a tutti. :-)







mercoledì 29 luglio 2020

Educare un figlio

Educare un figlio non è facile,
perché il cuore si mette in mezzo
tra il sentimento che vorrebbe proteggerlo
e la necessità di educarlo.
Non desideri che lui soffra,
ma devi dargli aiuto nel modificare sé stesso.
Non ti hanno insegnato a fare il genitore
quindi vai a tentoni...
i tuoi ricordi del passato bambino
ti aiutano... 
ma non bastano a farti capire la diversità tra te e lui.
Cosa quindi conviene insegnargli?
Non tanto un mestiere,
perché lavorerà come meglio potrà,
per quanto la società di domani potrà offrirgli...
ma il tuo dovere è donargli l'onestà e l'umiltà
aborrendo il denaro come atto primario 
della sua giovane vita.
Deve realizzare la sua crescita
e per farlo ha bisogno di calma e tranquillità,
quindi non stare lì a piangere miseria
...ma incoraggialo a far bene
quel che può fare.
I principi sono quelli donatici da Gesù
e non altri...
la misericordia, la bontà, l'amore e l'umiltà
...il primariato della famiglia che nega l'egoismo.
Quindi non confonderti cosa devi fare con lui,
perché il tuo compito di genitore
e di portarlo a Dio
e niente altro...
ti sembra poco o facile?
Provaci.






" ...Allora l'educatore è combattente sempre, è la madre trafitta dal male di suo figlio che però non demorde mai, non riesce a dire " Basta non mi interessa" qualsiasi cosa accada, fino all'ultimo respiro, di là dall'ultimo respiro suo figlio è suo figlio e ci crede e spera e lotta perchè qualcosa possa accadere, qualcosa lo possa riprendere. 
L'insegnante è uguale, l'alunno che ti fa disperare, proprio il più duro di tutti, è quello di cui dici: "Non ti mollo fino all'ultimo minuto dell'ultima ora di scuola del 12 giugno, tu sei mio e io sono qui per te e non cedo. 
Poi sarà quel che vorrai tu, quel che la tua libertà ti consentirà di essere, ma io sono qui fino all'ultimo secondo dell'ultimo minuto dell'ultima ora di lezione. 
L'adulto,  l'educatore, non può mai dire " Ormai è tardi!"

Franco Nembrini -
(da : "Di padre in figlio,Conversazioni sul rischio di educare")




Durante la chiusura delle scuole, il 30% degli studenti non ha avuto in casa dispositivi a sufficienza (computer, tablet, ecc.) per studiare e far lavorare i genitori contemporaneamente. Un ragazzo su tre è ancora costretto a convivere con disagi ‘organizzativi’ e malfunzionamenti di carattere tecnico

Notevoli le statistiche sui problemi riferiti alla connessione: il 23% delle famiglie non aveva Rete in casa, o un collegamento fisso così poco veloce da non consentire uno svolgimento fluido delle lezioni. In Italia abbiamo ancora tante località senza copertura della rete.
Altro grande problema sono stati di pochi gigabyte a disposizione. 
Le scuole in Italia DEVONO riaprire!! Sarebbero dovute riaprire  già a maggio, ma è stato più facile, più semplice ... lasciarle chiuse. 

La cultura rende un popolo facile da guidare, ma difficile da trascinare; facile da governare, ma impossibile a ridursi in schiavitù
- Henry Brougham -



Buona giornata a tutti :-)
www.leggoerifletto.it

lunedì 9 marzo 2020

Eh cosa vuoi che ti dica, sì, mio figlio non studia un …….. - Paola Mastrocola

Eh cosa vuoi che ti dica, sì, mio figlio non studia un accidenti , ma sai, ha un'insegnante che non sa proprio motivarlo, non è capace, non lo appassiona...

"...Vanno a scuola e non studiano. E' una specie di avversativa - concessiva: vanno a scuola, ma, ciò nonostante, non studiano.

Una paradossale aberrazione. Sarebbe come sedersi al ristorante e non ordinare niente, dicendo al cameriere: "No, grazie, guardi, stasera non mi va proprio di mangiare. Cosa pensate che direbbe il cameriere?
Invece, di fronte a ciò, noi adulti ce ne stiamo sereni come un cielo primaverile: non diciamo niente, non opponiamo un gesto, una sillaba, nulla, se non un blando disappunto, un pacato "non si fa così", un benevolo "non farlo più":

di fatto accettiamo l'indolenza e la "sfaticataggine" esibita dei nostri studenti.
Forse, in fondo, pensiamo che abbiano ragione, che la scuola sia davvero una pizza, una faccenda molto noiosa, una specie di tormento da cui davvero sarebbe il caso di esentare i nostri amati pargoli.
Pensiamo anche, noi insegnanti, che in fondo sia un po' colpa nostra! Abbiamo oggi maturato uno sconcertante, masochistico senso di colpa legato alla parola "motivazione": pensiamo che se i ragazzi non studiano sia perchè noi non siamo capaci di motivarli.
Paroletta magica che ha fornito un meraviglioso alibi e ai ragazzi più svogliati e ai genitori più indulgenti: "Eh cosa vuoi che ti dica, sì, mio figlio non studia un accidenti, ma sai, ha un'insegnante che non sa proprio motivarlo, non è capace, non lo appassiona..."

Ehi genitore e se fosse che tuo figlio non studia:


perchè non ne ha voglia,
perchè ha ben altro da fare,
perchè è pieno di soldi,
perchè non ci riesce,
perchè è un fagnano, o perchè semplicemente, non gli piace?

Queste sono le uniche ragioni che non si adducono mai, di fronte a un ragazzo che non studia. Sono ragioni vietate, indicibili, impronunciabili, sbagliate a priori."

- Paola Mastrocola -Fonte: " Togliamo il disturbo. Saggio sulla libertà di non studiare"








Non pretendo che la vita sia facile. 
Non lo è mai stata per me, e non mi aspetto che vada liscia come l'olio nemmeno in futuro.
Non tutti condividono questa filosofia di vita, ma per me è molto importante, perchè quando le cose vanno male non ho bisogno di rivedere radicalmente le mie idee, come capita a quelli che non si lasciano scalfire da nulla e hanno la pretesa che il mondo garantisca loro un'esistenza radiosa. 


Joan Bauer - tratto da "Padri di carta"



Buona giornata a tutti. :-)




martedì 3 dicembre 2019

L'allievo e il professore

Un anziano incontra un giovane che gli chiede:
- Si ricorda di me? E il vecchio gli dice di no.
Allora il giovane gli dice che è stato il suo studente. E il professore gli chiede:
- Ah sì? E che lavoro fai adesso?
Il giovane risponde:
Beh, faccio l’insegnante.
- Oh, che bello come me? gli ha detto il vecchio
- Beh, sì. In realtà, sono diventato un insegnante perché mi hai ispirato ad essere come te.
L'anziano, curioso, chiede al giovane di raccontargli come mai. E il giovane gli racconta questa storia:
- Un giorno, un mio amico, anch'egli studente, è arrivato a scuola con un bellissimo orologio, nuovo e io l’ho rubato. Poco dopo, il mio amico ha notato il furto e subito si è lamentato con il nostro insegnante, che era lei. Allora, lei ha detto alla classe:
- L'orologio del vostro compagno è stato rubato durante la lezione di oggi. Chi l'ha rubato, per favore, lo restituisca.
Ma io non l'ho restituito perché non volevo farlo.
Poi lei hai chiuso la porta e ci ha detto a tutti di alzarci in piedi perché avrebbe controllato le nostre tasche una per una. Ma, prima, ci ha detto di chiudere gli occhi. Così abbiamo fatto e lei ha cercato tasca per tasca e, quando è arrivato da me, ha trovato l'orologio e l'ha preso.
Hai continuato a cercare nelle tasche di tutti e, quando ha finito, ha detto:
-Aprite gli occhi. Ho trovato l'orologio. Non mi ha mai detto niente e non ha mai menzionato l'episodio. Non ha mai fatto il nome di chi era stato quello che aveva rubato. Quel giorno, lei ha salvato la mia dignità per sempre. È stato il giorno più vergognoso della mia vita. Non mi hai mai detto nulla e, anche se non mi ha mai sgridato né mi ha mai chiamato per darmi una lezione morale, ho ricevuto il messaggio chiaramente. E grazie a lei ho capito che questo è quello che deve fare un vero educatore. Si ricorda di questo episodio, professore?
E il professore rispose:
-Io ricordo la situazione, l'orologio rubato, di aver cercato nelle tasche di tutti ma non ti ricordavo, perché anche io ho chiuso gli occhi mentre cercavo.
Questo è l'essenza della decenza. Se per correggere hai bisogno di umiliare, allora non sai insegnare.

- Anonimo -


«Se inizi a rendere felici gli altri, la felicità che tu semini presso di loro ti tornerà molto presto indietro, come in un gioco di specchi.»



Buona giornata a tutti. :-)


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venerdì 13 settembre 2019

Lettera di Abramo Lincoln all'insegnante di suo figlio (1830)

Il mio figlioletto inizia oggi la scuola: per lui, tutto sarà strano e nuovo per un po' e desidero che sia trattato con delicatezza.E' un'avventura che potrebbe portarlo ad attraversare continenti, un'avventura che, probabilmente, comprenderà guerre, tragedie e dolore.Vivere questa vita richiederà fede, amore, coraggio. 
Dovrà imparare, lo so, che non tutti gli uomini sono giusti, che non tutti gli uomini sono sinceri. Però gli insegni anche che per ogni delinquente, c’è un eroe; che per ogni politico egoista c’è un leader scrupoloso… Gli insegni che per ogni nemico c’è un amico, cerchi di tenerlo lontano dall’invidia, se ci riesce, e gli insegni il segreto di una risata discreta. Gli faccia imparare subito che i bulli sono i primi ad essere sconfitti…. Se può, gli trasmetta la meraviglia dei libri….

Ma gli lasci anche il tempo tranquillo per ponderare l’eterno mistero degli uccelli nel cielo, delle api nel sole e dei fiori su una verde collina.
Gli insegni che a scuola è molto più onorevole sbagliare piuttosto che imbrogliare…
Gli insegni ad avere fiducia nelle proprie idee, anche se tutti gli dicono che sta sbagliando…
Gli insegni ad essere gentile con le persone gentili e rude con i rudi.
Cerchi di dare a mio figlio la forza per non seguire la massa, anche se tutti saltano sul carro del vincitore…
Gli insegni a dare ascolto a tutti gli uomini, ma gli insegni anche a filtrare ciò che ascolta col setaccio della verità, trattenendo solo il buono che vi passa attraverso.
Gli insegni, se può, come ridere quando è triste.
Gli insegni che non c’è vergogna nelle lacrime.
Gli insegni a schernire i cinici ed a guardarsi dall’eccessiva dolcezza.
Gli insegni a vendere la sua merce al miglior offerente, ma a non dare mai un prezzo al proprio cuore e alla propria anima.
Gli insegni a non dare ascolto alla gentaglia urlante e ad alzarsi e combattere, se è nel giusto.
Lo tratti con gentilezza, ma non lo coccoli, perché solo attraverso la prova del fuoco si fa un buon acciaio.
Lasci che abbia il coraggio di essere impaziente.
Lasci che abbia la pazienza per essere coraggioso.
Gli insegni sempre ad avere una sublime fiducia in sé stesso, perché solo allora avrà una sublime fiducia nel genere umano.
So che la richiesta è grande, ma veda cosa può fare…
È un così caro ragazzo, mio figlio!

- Abraham Lincoln -

La lettera che, attribuita, ad Abraham Lincoln venne scritta nel 1830 all'insegnante di suo figlio.




«Tutto ci dice che l’educazione è il fattore cruciale per la riuscita di una comunità e dei nostri ragazzi. Allora perché abbiamo totalmente abdicato a questa funzione?». Le ragioni sono due. 
«Per un malefico paternalismo i genitori hanno voluto risparmiare ai figli la fatica implicata nel vivere, ma così hanno spianato la strada verso il nulla. Invece di lanciarli verso una meta ambiziosa, corrispondente al loro cuore, hanno preferito evitargli la fatica della salita». 
Le conseguenze sono drammatiche, perché «i giovani avvertono la sfiducia». 
Il malinteso senso di protezione «è un giudizio negativo sulle loro capacità di crescere ed essere se stessi, ed essi colgono questo giudizio anche se resta implicito».

- don Julián Carrón -



Penso che per gli studenti sarebbe molto meglio partire dalla contemporaneità.
Si rimane sempre indietro di un secolo; nella scuola si vive come dentro una specie di capsula senza collegamento con il tempo presente, mancano i nessi.


- José Saramago -


«Mi spaventa un’Italia senza un ideale adeguato, un utilitarismo perseguito senza alcun punto di fuga ideale. Questo non può durare». 

don Giussani del 1992


La passività dei giovani, il torpore che li avvolge ha radici «nello scetticismo degli adulti che non propongono qualcosa per cui valga la pena muoversi. 
È difficile oggi trovare adulti che non siano scettici. 
Come descrive Leopardi, la natura dell’uomo è non poter essere soddisfatto di nulla: invece vengono offerte risposte facilone che non risvegliano tutta la loro capacità».
C’è una seconda fonte di questa impostazione educativa: il pensiero del Novecento che ha tolto all’uomo la responsabilità delle proprie azioni. 
«L’io è in balia di altro. Per Freud erano forze psicologiche più grandi di lui, per il marxismo le colpe sociali, per il darwinismo gli antecedenti biologici. 

Il risultato è che l’io non c’è più, un sasso travolto dalla corrente».
Ma se l’uomo è irriducibile ai suoi antecedenti biologici, antropologici e sociali, c’è una speranza anche per le generazioni di oggi. 
Non sono prigioniere del mondo che gli è stato creato attorno. «Basta un minimo di rapporto con i ragazzi per scoprire che il loro io c’è. 
Capiscono benissimo. Non devono studiare legge per capire che cosa è giusto. Il criterio per giudicare è nella loro natura di uomini». E allora si riparte proprio da questo cuore, dal «punto infiammato» di un io sepolto dal torpore, dalla noia, dalla mancanza di adulti che proponga loro una sfida all’altezza delle loro attese. 

- don Julián Carrón -




Chi dunque è in grado di risvegliare l’io dei giovani e degli adulti? «È la sfida della nostra generazione, per qualsiasi ambito»….. 
«Non basta una lezione o un richiamo etico, occorre un adulto che con la sua vita faccia interessare l’altro uomo alla sua vita e al suo destino. 
Solo un testimone può risvegliare le esigenze nascoste dell’io, sfidare la ragione, il cuore, la libertà. Una proposta vivente che suscita il personale impegno con se stessi, senza evitare la fatica personale della verifica. 
L’educazione non è convincere, plagiare, ma il rapporto tra due libertà. Quando sono sfidati i ragazzi sono entusiasti. 
Il problema è che nessuno li sfida». 

- don Julián Carrón -




Buona giornata a tutti. :-)

lunedì 8 ottobre 2018

Educazione e figli. I consigli di Maria Montessori

- Ricordate sempre che i bambini imparano da tutto ciò che li circonda. Siate il migliore esempio per loro.
- Se criticate molto i vostri figli, la prima cosa che impareranno sarà giudicare.
- Se li elogiate regolarmente, impareranno a dare valore alle cose.
- Se mostrate loro ostilità, impareranno a litigare.
- Se li ridicolizzate frequentemente, saranno timidi.
- Aiutate i vostri figli affinché crescano sicuri di sé stessi in ogni istante, solo      così potranno imparare a fidarsi degli altri.
- Se li sottovalutate, svilupperanno un sentimento negativo di colpevolezza.
- Fate loro capire che le loro idee ed opinioni sono sempre ben accette, in questo    modo si sentiranno bene con sé stessi.
- Se vivono in un ambiente in cui si sentono curati, integrati, amati e necessari,    impareranno a trovare l’amore nel mondo.
- Non parlate male dei vostri figli quando sono vicino a voi, e neanche quando    non lo sono.
- Concentratevi sulla loro crescita e il loro sviluppo, affinché avvengano in         maniera ottimale; date sempre valore alle cose positive dei vostri figli                 affinché  non rimanga spazio per le cose negative.
- Ascoltateli sempre e rispondete loro quando vi si avvicinano con una     domanda o un commento.
- Rispettateli nonostante abbiano commesso un errore. Correggeranno i loro     sbagli più in là nel tempo.
- Dovete essere disposti ad aiutare i vostri figli se hanno bisogno di qualcosa, -   ma dovete anche essere capaci di lasciare che trovino le cose da soli.
- Quando vi rivolgete a loro, fatelo sempre nel migliore dei modi. Offrite loro il   meglio di voi.

- Maria Montessori -




Quando un bambino si sente sicuro di sé stesso, smette di cercare costantemente l’approvazione degli adulti.

 – Maria Montessori - 



Il primo compito dell’educazione è agitare la vita, ma lasciandola libera perché si sviluppi. 

– Maria Montessori -

E tu, lo sai cosa sei?
Sei una meraviglia.
Sei unico.

In tutti gli anni che sono trascorsi
non c'è mai stato un altro bambino come te.

Le tue gambe, le tue braccia,
le tue dita abili,
il modo in cui ti muovi.

Potrai diventare uno Shakespeare,
un Michelangelo,
un Beethoven.

Hai la capacità di fare qualunque cosa:
ricavare cibo dalla terra o fare,
di tanti piccoli mattoni,
una grande casa;
guidare un treno,
pilotare un aereo
o insegnare matematica.

Si, sei una meraviglia.

E quando crescerai,
potrai allora far del male a un altro che sarà,
come te, una meraviglia?

Bisogna lavorare - tutti noi dobbiamo lavorare -
per rendere il mondo degno dei suoi bambini.

- J.Canfield & M.V.Hansen -
Fonte: “Brodo caldo per l'anima” di  Jack Canfìeid e  Mark Victor Hansen,  Armenia Edizioni, 2004



Buona giornata a tutti. :-)