E' scesa la neve, divina creatura,
a visitare la valle.
E' scesa la neve, sposa della stella,
guardiamola cadere:
Dolce! Giunge senza rumore, come gli esseri soavi
che temono di far male.
Così scende la luna, così scendono i sogni....
guardiamola scendere.
a visitare la valle.
E' scesa la neve, sposa della stella,
guardiamola cadere:
Dolce! Giunge senza rumore, come gli esseri soavi
che temono di far male.
Così scende la luna, così scendono i sogni....
guardiamola scendere.
Pura! Guarda la valle tua, come sta ricamandola
di gelsomino soffice.
Ha così dolci dita, così lievi e sottili,
che sfiorano senza toccare.
- Gabriela Mistral -
(1889-1957) da: Opere poetiche
Dipinto: Wilhelm Kray (1828-1889), Winter
La leggenda dei tre giorni della merla si perde nell'onda
del tempo.
Sappiamo solo che erano gli ultimi tre giorni di gennaio, il 29, 30
e 31, e in quei dì capitò a Milano un inverno molto rigido.
La neve aveva steso
un candido tappeto su tutte le strade e i tetti della città.
I protagonisti di questa storia sono un merlo, una merla
e i loro tre figlioletti. Erano venuti in città sul finire dell'estate e
avevano sistemato il loro rifugio su un alto albero nel cortile di un palazzo
situato in Porta Nuova.
Poi, per l'inverno, avevano trovato casa sotto una
gronda al riparo dalla neve che in quell'anno era particolarmente abbondante.
Il gelo rendeva difficile trovare le provvigioni per sfamarsi; il merlo volava
da mattina a sera in cerca di becchime per la sua famiglia e perlustrava invano
tutti i giardini, i cortili e i balconi dei dintorni.
La neve copriva ogni
briciola.
Un giorno il merlo decise di volare ai confini di quella
nevicata, per trovare un rifugio più mite per la sua famiglia. Intanto
continuava a nevicare.
La merla, per proteggere i merlottini intirizziti dal
freddo, spostò il nido su un tetto vicino, dove fumava un comignolo da cui
proveniva un po' di tepore.
Tre giorni durò il freddo. E tre giorni stette via
il merlo.
Quando tornò indietro, quasi non riconosceva più la consorte e i
figlioletti: erano diventati tutti neri per il fumo che emanava il camino.
Nel
primo dì di febbraio comparve finalmente un pallido sole e uscirono tutti dal
nido invernale; anche il capofamiglia si era scurito a contatto con la
fuliggine.
Da allora i merli nacquero tutti neri; i merli bianchi diventarono
un'eccezione di favola.
Gli ultimi tre giorni di gennaio, di solito i più
freddi, furono detti i «trii dì de la merla» per
ricordare l'avventura di questa famigliola di merli.
La nebbia
E’ la nebbia che si mangia la neve
E’ il sole che si mangia la nebbia
E’ la notte che si mangia il sole
E’ il
giorno che si mangia la notte
E’ la vita che si mangia i giorni
E’ la paura
che si mangia la vita
Come somiglia la paura alla nebbia.
“Nebbia, mostri e
metamorfosi” - Silvio Tomasoni
Buona giornata a tutti. :-)