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venerdì 1 luglio 2022

Sebastopoli del mese di Dicembre (2) - Lev Nicolaevic Tolstoj

Lungo la riva si muovono rumorosamente schiere di soldati grigi, di marinai neri e di donne variopinte. Alcune vecchie vendono panini, contadini russi muniti di samovar gridano «Sbiten' bollente!», e qui, sui primi gradini, sono accatastate palle arrugginite, bombe, mitraglie e cannoni in ghisa, di calibro diverso. Un po' più in là si trova la grande piazza, sulla quale giacciono in disordine alcune travi di grosse dimensioni, supporti di cannoni, soldati immersi nel sonno; vi si trovano cavalli, carri, pezzi d'artiglieria verdi e casse di munizioni, cavalletti di fanteria; si muovono soldati, marinai, ufficiali, donne, bambini, mercanti; passano carri che trasportano fieno, sacchi e botti; qua e là passeranno un cosacco e un ufficiale a cavallo, un generale su una piccola carrozza. 

A destra la strada è cinta da una barricata, sulla quale, nelle feritoie, stanno ritti alcuni piccoli cannoni, e vicino ad essi siede un marinaio che fuma la pipa. A sinistra una bella casa con cifre romane sul frontone, sotto il quale vi sono dei soldati e delle barelle insanguinati - dovunque vedete i segni spiacevoli di un accampamento. La vostra prima impressione sarà certamente molto sgradevole: l'insolita commistione di vita da campo e vita cittadina, di una bella città e di sporco bivacco non solo non è una cosa piacevole, ma somiglia ad un disordine ripugnante; vi sembrerà inoltre che tutti siano impauriti, si affaccendino, non sappiano che cosa fare. Ma osservate più da vicino i volti di queste persone che vi si muovono intorno, e capirete una cosa del tutto differente. 

Guardate almeno questo piccolo soldato del carriaggio, che conduce ad abbeverarsi tre cavalli bai e che con tale tranquillità canticchia qualcosa tra sé e sé, e che, certamente, non si confonderà mai in questa massa, che per lui addirittura non esiste, ma adempirà al proprio dovere - abbeverare i cavalli o trasportare armi - con tale serenità e coraggio, e indifferenza, come se tutto ciò avvenisse da qualche parte a Tula o a Saransk. La medesima espressione leggerete anche nel volto di questo ufficiale, che vi passa accanto con guanti irreprensibilmente bianchi, e nel volto del marinaio che sta fumando seduto sulla barricata, e nel volto dei portantini, che attendono con le barelle all'entrata di servizio di quella che un tempo era l'Assemblea, e nel volto di questa fanciulla che, temendo di bagnarsi il vestito rosa, attraversa la strada saltellando da una pietruzza all'altra. 

Sì! Indubbiamente proverete una delusione, facendo per la prima volta ingresso a Sebastopoli. Invano cercherete, almeno in un volto, tracce di irrequietezza, di smarrimento o addirittura di entusiasmo, di preparazione ad affrontare la morte, di risolutezza; non v'è nulla di tutto ciò: vedrete persone di tutti i giorni, dedite tranquillamente alle loro attività quotidiane, così che, forse, vi rimprovererete l'eccessiva tensione, comincerete a dubitare che l'idea di «eroismo» dei difensori di Sebastopoli sia legittima, idea che vi siete fatta in base ai racconti e alle descrizioni sull'aspetto e i rumori provenienti dalla Severnaja. 

Sebastopoli, 25 aprile 1855
da: I racconti di Sebastopoli - Lev Nicolaevic Tolstoj 


L'assemblea si raccoglie oggi a dibattere l'entità e le forme degli armamenti da assegnarci in dotazione, per la nostra campagna laggiù in Sicilia. 

Ebbene a mio parere è indispensabile riepilogare i termini della questione e riesaminarne il nocciolo: impegnare la nostra flotta in quei mari è in realtà la scelta più proficua? O non ci conviene piuttosto respingere gli appelli di stati lontani per stirpe da noi, ed esimerci dal suscitare così alla leggera, con un decreto troppo precipitoso rispetto all'immensità dell'impresa, una guerra tanto remota dai nostri interessi?

- Tucidide* -

da:"La guerra del Peloponneso, Discorso di Nicia", traduzione di Luigi Annibaletto, Mondadori, 1952 (VI, 9)

(*) (460 - 402 a.C) è stato uno storico e militare ateniese, uno dei principali esponenti della letteratura greca.


Buona giornata a tutti :-)


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lunedì 27 giugno 2022

La fine e l’inizio - Wislawa Szymborska

Dopo ogni guerra
c’è chi deve ripulire.
In fondo un po’ d’ordine
da solo non si fa. 
C’è chi deve spingere le macerie
ai bordi delle strade
per far passare
i carri pieni di cadaveri.
C’è chi deve sprofondare
nella melma e nella cenere,
tra le molle dei divani letto,
le schegge di vetro
e gli stracci insanguinati.
C’è chi deve trascinare una trave
per puntellare il muro,
c’è chi deve mettere i vetri alla finestra
e montare la porta sui cardini.
Non è fotogenico
e ci vogliono anni.
Tutte le telecamere sono già partite
per un’altra guerra.
Bisogna ricostruire i ponti
e anche le stazioni.
Le maniche saranno a brandelli
a forza di rimboccarle.
C’è chi con la scopa in mano
ricorda ancora com’era.
C’è chi ascolta
annuendo con la testa non mozzata.
Ma presto
gli gireranno intorno altri
che ne saranno annoiati.
C’è chi talvolta
dissotterrerà da sotto un cespuglio
argomenti corrosi dalla ruggine
e li trasporterà sul mucchio dei rifiuti.
Chi sapeva
di che si trattava,
deve far posto a quelli
che ne sanno poco.
E meno di poco.
E infine assolutamente nulla.
Sull’erba che ha ricoperto
le cause e gli effetti,
c’è chi deve starsene disteso
con la spiga tra i denti,
perso a fissare le nuvole.

- Wislawa Szymborska - 

 

Le sirene preannunciano imminenti bombardamenti degli alleati nella Roma occupata dai nazisti. 

Ungaretti vede le mamme che corrono verso i rifugi, coi bambini in braccio, e scrive: "Pecorelle con gli agnelli si sbandano stupite e per le strade che già furono urbane si desolano". Ora so da dove viene tanto male, dice il poeta: "So che l'inferno s'apre sulla terra su misura di quanto l'uomo si sottrae, folle, alla purezza della tua passione... Cristo, pensoso palpito, astro incarnato nell'umane tenebre, fratello che t'immoli perennemente per riedificare umanamente l'uomo". 


Buona giornata a tutti :-)





martedì 21 giugno 2022

Abbracciare la Rabbia - Thich Nhat Hanh

Cari amici, vorrei dirvi come pratico quando mi arrabbio. Durante la guerra in Vietnam, c’erano molte ingiustizie, e furono uccise molte migliaia di persone, fra le quali molti miei amici e discepoli.
Ero molto arrabbiato. Una volta venni a sapere che la città di Ben Tre, una città di trecentomila abitanti, era stata bombardata dall’aviazione americana solo perché alcuni guerriglieri erano scesi in città e avevano cercato di abbattere gli aeroplani americani. I guerriglieri non ebbero successo, e dopo quel tentativo se ne andarono.
E la città fu distrutta. In seguito il militare che si era reso responsabile di ciò dichiarò che aveva dovuto distruggere la città per salvarla. Ero molto arrabbiato.
Ma a quel tempo ero già un praticante, un solido praticante. Non dissi nulla, non feci nulla, perché sapevo che agire o dire cose mentre si è arrabbiati non è saggio. Può creare molta distruzione. Tornai a me stesso, riconoscendo la mia rabbia, abbracciandola, e guardai profondamente nella natura della mia sofferenza.
Nella tradizione buddista abbiamo la pratica del respirare in presenza mentale, del camminare in presenza mentale, allo scopo di generare l’energia della presenza mentale.
È esattamente con questa energia che possiamo riconoscere, abbracciare e trasformare la nostra rabbia. La presenza mentale è il tipo di energia che ci aiuta a essere consapevoli di ciò che sta avvenendo dentro di noi e intorno a noi, e tutti possono essere in presenza mentale.
Se bevete una tazza di tè e sapete che state bevendo una tazza di tè, questo è bere in presenza mentale. Quando inspirate e sapete che state inspirando, e concentrate la vostra attenzione sull’inspirazione, questa è consapevolezza della respirazione.
Quando fate un passo e siete consapevoli che state facendo un passo, questo si chiama consapevolezza del camminare.
La pratica basilare nei centri Zen, nei centri di meditazione, è quella di generare la presenza mentale in
ogni momento della vita quotidiana.
Quando siete arrabbiati, siete consapevoli di essere arrabbiati. E’ perché avete già in voi l’energia della presenza mentale creata dalla pratica che potete averne a sufficienza per riconoscere, abbracciare, guardare in profondità e capire la natura della vostra sofferenza.
Io riuscii a capire la natura della sofferenza in Vietnam. Vidi che non solo i vietnamiti soffrivano, ma anche gli americani soffrivano durante quella guerra. Il giovane americano mandato in Vietnam per uccidere ed essere ucciso era sottoposto a molta sofferenza, e la sofferenza continua ancora oggi. La famiglia soffre, e anche la nazione.
Io potei vedere che la causa della nostra sofferenza in Vietnam non erano i soldati americani. Era una politica non saggia. Era un equivoco. Era la paura che stava al fondamento della politica.
Molti in Vietnam si sono dati fuoco per chiedere che la distruzione cessasse. Essi non volevano provocare dolore ad altri, ma prendere il dolore su di sé affinché passasse il loro messaggio.
Ma il rumore degli aerei e delle bombe era troppo forte. Poche persone al mondo furono in grado di sentirci. Così decisi di recarmi in America e invocare una cessazione della violenza.
Questo avvenne nel 1966, e a causa di ciò mi fu impedito di fare ritorno a casa.
E da allora, dal 1966, ho vissuto in esilio.
Ho potuto vedere che non è l’uomo il vero nemico dell’uomo. Il vero nemico è l’ignoranza, la discriminazione, la paura, l’avidità, e la violenza. Non odiavo il  popolo americano, la nazione americana.
Venni in America a invocare quel guardare in profondità che avrebbe consentito al vostro governo di rivedere quel tipo di politica.
Ricordo che incontrai il Segretario della Difesa Robert Mac Namara.
Gli dissi la verità circa la sofferenza.
Egli si trattenne con me a lungo e mi ascoltò profondamente, e io fui molto grato per la qualità del suo ascolto. Tre mesi dopo, quando la guerra si fece più intensa, venni a sapere che si era dimesso dal suo incarico.
Odio e rabbia non erano nel mio cuore. Fu per questo che molti giovani del mio paese mi ascoltarono, quando li invitai a seguire il cammino della riconciliazione, e insieme collaborammo nel dare vita alle nuove organizzazioni per la pace a Parigi.
Spero che i miei amici qui a New York siano capaci di praticare allo stesso modo. Io ho compreso, e
comprendo, la sofferenza e l’ingiustizia, e sento di capire profondamente la sofferenza di New York, dell’America. Io sento di essere un newyorkese. Sento di essere un americano.

- Thich Nhat Hanh - 
Conferenza tenuta il 25 settembre 2001 alla Riverside Church di New York


 
C’è abbastanza perfidia, odio,
violenza,
assurdità nell’essere umano, medio,
per fornire qualsiasi esercito in qualsiasi,
giorno.
E i migliori assassini sono
quelli che predicano contro.
E i migliori a odiare sono
Quelli che predicano amore.
E i migliori in guerra , in definitiva,
sono quelli che predicano pace.
Quelli che predicano Dio
hanno bisogno di Dio.
Quelli che predicano pace
non hanno pace.
Quelli che predicano amore
non hanno amore,
attenti ai predicatori.
Attenti ai sapienti.
Attenti a quelli che leggono
sempre libri
Attenti a quelli che o detestano la
povertà o ne sono orgogliosi.
Attenti a quelli pronti a elogiare
poiché hanno loro bisogno di
elogi in cambio.
Attenti a quelli pronti a censurare:
hanno paura di quello che non sanno.
Attenti a quelli che cercano continuamente
la folla;
da soli non sono nessuno.

- Charles Bukowski -

Buona giornata a tutti :-)


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domenica 19 giugno 2022

Gli istinti violenti - Pavel Florenskij

 Mi stupisce l’assurdità delle azioni umane che non trovano giustificazione nemmeno nell’egoismo, perché gli uomini agiscono a scapito anche dei propri interessi. 
Della componente morale non parlo neanche. 
Dappertutto spergiuro, inganno, uccisioni, servilismo, mancanza di qualsiasi principio. 
I legami di parentela si buttano da parte, la legge si crea e si abolisce per far piacere alla necessità del momento, e comunque non viene rispettata da nessuno. […] 
La mia conclusione (del resto, sono giunto ad essa già da tempo) è questa: nell’uomo c’è una carica di furore, d’ira, di istinti riduttivi, di odio e di rabbia, e questa carica tende a riversarsi sulle persone circostanti, contrariamente non solo ai dettami morali, anche al vantaggio personale dell’individuo. 
L’uomo si lascia prendere dal furore per pura brutalità. 
Le catene di un potere duro lo trattengono fino ad un certo punto, ma poi l’uomo si ingegna a fare le stesse cose, eludendo la legge, in una forma più fine. Certamente non sarebbe giusto affermare che tutti siano così. Ma sono così molti, moltissimi e, col loro attivismo, questi elementi rapaci dell’umanità arrivano a occupare i posti dirigenziali della storia, e costringono pure il resto dell’umanità a diventare rapace. 
Ecco, cara Olen’, che cosa ho notato partendo da un caso particolare: quello dell’Inghilterra del XIV secolo. 
L’umanità è migliorata da allora? Ne dubito. 
È diventata più decente esternamente, ha rivestito la violenza di forme meno vistose, cioè quelle che non forniscono trame per tragedie ad effetto, ma la sostanza delle cose non è cambiata.

- Pavel Florenskij - 
 "Non dimenticatemi"


…. Il mondo è ora di fronte a una differente ossessione, una follia diversa, che noi chiamiamo il terrorismo…  Combattere il terrorismo, con azioni militari ma anche attraverso l'educazione, l’istruzione, la cultura e forse soprattutto, attraverso la preghiera e l'accrescimento della propria fede.

Patriarca Kirill  di Mosca, 16º Patriarca di Mosca e tutte le Russie
dopo la Messa nella cattedrale di Cristo Salvatore a Kaliningrad




"...Come non sentire l’urgenza di mostrare tutta la nostra vicinanza ai cristiani perseguitati? ..."

- La nostra fede
 risvegliata dalla loro testimonianza -

Julián Carrón
12/08/2014




La pace non è semplicemente assenza di guerra, ma opera della giustizia (cfr Is 32,17). E la giustizia, come virtù, fa appello alla tenacia della pazienza; essa non ci chiede di dimenticare le ingiustizie del passato, ma di superarle attraverso il perdono, la tolleranza e la cooperazione.
Essa esige la volontà di discernere e di raggiungere obiettivi reciprocamente vantaggiosi, costruendo le fondamenta del mutuo rispetto, della comprensione e della riconciliazione.
Auspico che tutti noi possiamo dedicarci alla costruzione della pace, alla preghiera per la pace, rafforzando il nostro impegno per realizzarla.

- Papa Francesco - 

Discorso Salone Chungmu della "Blue House" (Seoul)
Giovedì, 14 agosto 2014




Preghiera per la pace

Signore, Dio di pace, che hai creato gli uomini,
oggetto della tua benevolenza,
per essere i familiari della tua gloria,
noi ti benediciamo e ti rendiamo grazie;
perchè ci hai inviato Gesù, tuo figlio amatissimo,
hai fatto di lui, nel mistero della sua Pasqua,
l’artefice di ogni salvezza,
la sorgente di ogni pace, il legame di ogni fraternità.
Noi ti rendiamo grazie per i desideri, gli sforzi,
le realizzazioni
che il tuo spirito di pace ha suscitato nel nostro tempo,
per sostituire l’odio con l’amore, la diffidenza con la comprensione,
l’indifferenza con la solidarietà.
Apri ancor più i nostri spiriti
ed i nostri cuori alle esigenze concrete dell’amore
di tutti i nostri fratelli, affinché possiamo essere sempre più
dei costruttori di pace.
Ricordati, Padre di misericordia, di tutti quelli che sono in pena,
soffrono e muoiono nel parto di un mondo più fraterno.
Che per gli uomini di ogni razza
e di ogni lingua venga il tuo regno di giustizia,
di pace e d’amore. E che la terra sia piena della tua gloria!


- Beato Paolo VI, papa - 



Buona giornata a tutti. :-)

sabato 28 maggio 2022

Come sacerdote - don Lorenzo Milani

Fin qui ho parlato come un cittadino e un maestro che crede con la sua scuola e la sua lettera di aver reso un servizio alla società civile, non di aver compiuto un reato.
Ma poniamo di nuovo che voi lo consideriate reato.
Quest'accusa se fatta a me solo e non anche a tutti i miei confratelli mette in dubbio la mia ortodossia di cattolico e di sacerdote. 
Sembrerà infatti che condanniate le idee personali di un prete strano. Ma io son parte viva della Chiesa anzi suo ministro. 
Se avessi detto cose estranee al suo insegnamento essa mi avrebbe condannato. Non l'ha fatto perché la mia lettera dice cose elementari di dottrina cristiana che tutti i preti insegnano da 2000 anni. 
Se ho commesso reato perseguiteci tutti.
Ho evitato apposta di parlare da non-violento. Personalmente lo sono. 
Ho tentato di educare i miei ragazzi così. Li ho indirizzati per quanto ho potuto verso i sindacati (le uniche organizzazioni che applichino su larga scala le tecniche non-violente). Ma la non-violenza non è ancora la dottrina ufficiale di tutta la Chiesa. Mentre la dottrina del primato della coscienza sulla legge dello Stato lo è certamente.
Mi sarà facile dimostrarvi che nella mia lettera ho parlato da cattolico integrale, anzi spesso da cattolico conservatore.

Cominciamo dalla storia.
La storia d'Italia fino al 1929 nella mia lettera è identica a come la raccontavano i preti in seminario prima di quella data. Il mio vecchio parroco mi diceva che La Squilla, il giornale cattolico di Firenze, aveva in vetta e in fondo uno striscione nero. Portava il lutto del Risorgimento!
In quanto alla storia più recente cioè al giudizio sulle guerre fasciste, può anche darsi che qualche mio confratello sia intimamente un nostalgico, ma è notorio che la gran maggioranza dei preti sostiene un partito democratico che fu il principale autore della Costituzione (dunque anche della parola ripudia).

Veniamo alla dottrina.
La dottrina del primato della legge di Dio sulla legge degli uomini è condivisa, anzi glorificata, da tutta la Chiesa.
Non andrò a cercare teologi moderni e difficili per dimostrarlo. Si può domandarlo a un bambino che si prepara alla Prima Comunione: «Se il padre o la madre comanda una cosa cattiva bisogna obbedirlo? I martiri disobbedirono alle leggi dello Stato. Fecero bene o male?».
C'è chi cita a sproposito il detto di S. Pietro: «Obbedite ai vostri superiori anche se son cattivi». Infatti. Non ha nessuna importanza se chi comanda è personalmente buono o cattivo. Delle sue azioni risponderà lui davanti a Dio.
Ha però importanza se ci comanda cose buone o cattive perché delle nostre azioni risponderemo noi davanti a Dio.
Tant'è vero che Pietro scriveva quelle sagge raccomandazioni all'obbedienza dal carcere dove era chiuso per aver solennemente disobbedito.
Il Concilio di Trento è esplicito su questo punto (Catechismo III parte, IV precetto, 16°paragrafo): «Se le autorità politiche comanderanno qualcosa di iniquo non sono assolutamente da ascoltare. Nello spiegare questa cosa al popolo il parroco faccia notare che premio grande e proporzionato è riservato in cielo a coloro che obbediscono a questo precetto divino» cioè di disobbedire allo Stato!
Certi cattolici di estrema destra (forse gli stessi che mi hanno denunciato) ammirano la Mostra della Chiesa del Silenzio. Quella mostra è l'esaltazione di cittadini che per motivo di coscienza si ribellano allo Stato. Allora anche i miei superficialissimi accusatori la pensan come me. 
Hanno il solo difetto di ricordarsi di quella legge eterna quando lo Stato è comunista e le vittime son cattoliche e di dimenticarla nei casi (come in Spagna) dove lo Stato si dichiara cattolico e le vittime sono comuniste.
Son cose penose, ma le ho ricordate per mostrarvi che su questo punto l'arco dei cattolici che la pensano come me è completo.
Tutti sanno che la Chiesa onora i suoi martiri. Poco lontano dal vostro Tribunale essa ha eretto una basilica per onorare l'umile pescatore che ha pagato con la vita il contrasto fra la sua coscienza e l'ordinamento vigente. S. Pietro era un «cattivo cittadino». I vostri predecessori del Tribunale di Roma non ebbero tutti i torti a condannarlo.
Eppure essi non erano intolleranti verso le religioni. Avevano costruito a Roma i templi di tutti gli dei e avevano cura di offrir sacrifici ad ogni altare.
In una sola religione il loro profondo senso del diritto ravvisò un pericolo mortale per le loro istituzioni. Quella il cui primo comandamento dice: «Io sono un Dio geloso. Non avere altro Dio fuori che me».
A quei tempi pareva dunque inevitabile che i buoni ebrei e i buoni cristiani paressero cattivi cittadini.
Poi le leggi dello Stato progredirono. Lasciatemi dire, con buona pace dei laicisti, che esse vennero man mano avvicinandosi alla legge di Dio. 
Così va diventando ogni giorno più facile per noi esser riconosciuti buoni cittadini. Ma è per coincidenza e non per sua natura che questo avviene. 
Non meravigliatevi dunque se ancora non possiamo obbedire tutte le leggi degli uomini. Miglioriamole ancora e un giorno le obbediremo tutte. 
Vi ho detto che come maestro civile sto dando una mano anch'io a migliorarle.
Perché io ho fiducia nelle leggi degli uomini. Nel breve corso della mia vita mi pare che abbiano progredito a vista d'occhio.
Condannano oggi tante cose cattive che ieri sancivano. Oggi condannano la pena di morte, l'assolutismo, la monarchia, la censura, le colonie, il razzismo, l'inferiorità della donna, la prostituzione, il lavoro dei ragazzi. Onorano lo sciopero, i sindacati, i partiti.
Tutto questo è un irreversibile avvicinarsi alla legge di Dio. Già oggi la coincidenza è così grande che normalmente un buon cristiano può passare anche l'intera vita senza mai essere costretto dalla coscienza a violare una legge dello Stato.
Io per esempio fino a questo momento sono incensurato. E spero di esserlo anche alla fine di questo processo. È un augurio che faccio ai patrioti. Chissà come patirebbero se potessero leggere le tante lettere che ricevo dall'estero. 
Da paesi che non hanno il servizio di leva o riconoscono l'obiezione. 
Quelli che le scrivono sono convinti di scrivere a un paese di selvaggi. Qualcuno mi domanda quanto dovrà ancora stare in prigione il povero padre Balducci.
Dicevamo dunque che oggi le nostre due leggi quasi coincidono. Ci sono però dei casi eccezionali nei quali vige l'antica divergenza e l'antico comandamento della Chiesa di obbedire a Dio piuttosto che agli uomini.
Ho elencato nella lettera incriminata alcuni di questi casi. Posso aggiungere altre considerazioni.


Cominciamo dall'obiezione di coscienza in senso stretto.
Proprio in questi giorni ho avuto conforto dalla Chiesa anche su questo punto specifico. Il Concilio invita i legislatori a avere rispetto (respicere) per coloro i quali «o per testimoniare della mitezza cristiana, o per reverenza alla vita, o per orrore di esercitare qualsiasi violenza, ricusano per motivo di coscienza o il servizio militare o alcuni singoli atti di immane crudeltà cui conduce la guerra».
(Schema 13 paragrafo 101. Questo è il testo proposto dalla apposita Commissione la quale rispecchia tutte le correnti del Concilio. Ha quindi tutte le probabilità d'essere quello definitivo).
Quei 20 militari di Firenze han detto che l'obiettore è un vile. Io ho detto soltanto che forse è un profeta. Mi pare che i Vescovi stiano dicendo molto più di me.
Ricorderò altri tre fatti sintomatici.
Nel '18 i seminaristi reduci di guerra, se vollero diventare preti, dovettero chiedere alla Santa Sede una sanatoria per le irregolarità canoniche in cui potevano essere incorsi nell'obbedire ai loro ufficiali.
Nel '29 la Chiesa chiedeva allo Stato di dispensare i seminaristi, i preti, i vescovi dal servizio militare.
Il canone 141 proibisce ai chierici di andare volontari a meno che lo facciano per sortirne prima (ut citius liberi evadant)! 
Chi disobbedisce è automaticamente ridotto allo stato laicale.
La Chiesa considera dunque a dir poco indecorosa per un sacerdote l'attività militare presa nel suo complesso. Con le sue ombre e le sue luci. Quella che lo Stato onora con medaglie e monumenti.



E infine affrontiamo il problema più cocente delle ultime guerre e di quelle future: l'uccisione dei civili.
La Chiesa non ha mai ammesso che in guerra fosse lecito uccidere civili, a meno che la cosa avvenisse incidentalmente cioè nel tentare di colpire un obiettivo militare. Ora abbiamo letto a scuola su segnalazione del Giorno un articolo del premio Nobel Max Born (Bullettin of the Atomic Scientists, aprile 1964).
Dice che nella prima guerra mondiale i morti furono 5% civili 95% militari (si poteva ancora sostenere che i civili erano morti «incidentalmente»).
Nella seconda 48% civili 52% militari (non si poteva più sostenere che i civili fossero morti «incidentalmente»).
In quella di Corea 84% civili 16% militari (si può ormai sostenere che i militari muoiono «incidentalmente»).
Sappiamo tutti che i generali studiano la strategia d'oggi con l'unità di misura del megadeath (un milione di morti) cioè che le armi attuali mirano direttamente ai civili e che si salveranno forse solo i militari.
Che io sappia nessun teologo ammette che un soldato possa mirare direttamente (si può ormai dire esclusivamente) ai civili. Dunque in casi del genere il cristiano deve obiettare anche a costo della vita. Io aggiungerei che mi pare coerente dire che a una guerra simile il cristiano non potrà partecipare nemmeno come cuciniere. Gandhi l'aveva già capito quando ancora non si parlava di armi atomiche.
«Io non traccio alcuna distinzione tra coloro che portano le armi di distruzione e coloro che prestano servizio di Croce Rossa. Entrambi partecipano alla guerra e ne promuovono la causa. Entrambi sono colpevoli del crimine della guerra» (Non-violence in peace and war. Ahmedabad 14 vol. 1).
A questo punto mi domando se non sia accademia seguitare a discutere di guerra con termini che servivano già male per la seconda guerra mondiale.
Eppure mi tocca parlare anche della guerra futura perché accusandomi di apologia di reato ci si riferisce appunto a quel che dovranno fare o non fare i nostri ragazzi domani.
Ma nella guerra futura l'inadeguatezza dei termini della nostra teologia e della vostra legislazione è ancora più evidente.
È noto che l'unica «difesa» possibile in una guerra di missili atomici sarà di sparare circa 20 minuti prima dell'«aggressore». Ma in lingua italiana lo sparare prima si chiama aggressione e non difesa.
Oppure immaginiamo uno Stato onestissimo che per sua «difesa» spari 20 minuti dopo. Cioè che sparino i suoi sommergibili unici superstiti d'un paese ormai cancellato dalla geografia. Ma in lingua italiana questo si chiama vendetta non difesa.
Mi dispiace se il discorso prende un tono di fantascienza, ma Kennedy e Krusciov (i due artefici della distensione!) si sono lanciati l'un l'altro pubblicamente minacce del genere.
«Siamo pienamente consapevoli del fatto che questa guerra, se viene scatenata, diventerà sin dalla primissima ora una guerra termonucleare e una guerra mondiale. Ciò per noi è perfettamente ovvio» (lettera di Krusciov a B. Russell, 23-10-1962).
Siamo dunque tragicamente nel reale.
Allora la guerra difensiva non esiste più. Allora non esiste più una «guerra giusta» né per la Chiesa né per la Costituzione.
A più riprese gli scienziati ci hanno avvertiti che è in gioco la sopravvivenza della specie umana.
(Per esempio Linus Pauling premio Nobel per la chimica e per la pace).
E noi stiamo qui a questionare se al soldato sia lecito o no distruggere la specie umana?
Spero di tutto cuore che mi assolverete, non mi diverte l'idea di andare a fare l'eroe in prigione, ma non posso fare a meno di dichiararvi esplicitamente che seguiterò a insegnare ai miei ragazzi quel che ho insegnato fino a ora. Cioè che se un ufficiale darà loro ordini da paranoico hanno solo il dovere di legarlo ben stretto e portarlo in una casa di cura.
Spero che in tutto il mondo i miei colleghi preti e maestri d'ogni religione e d'ogni scuola insegneranno come me.
Poi forse qualche generale troverà ugualmente il meschino che obbedisce e così non riusciremo a salvare l'umanità.

Non è un motivo per non fare fino in fondo il nostro dovere di maestri. Se non potremo salvare l'umanità ci salveremo almeno l'anima.

(don Lorenzo Milani)


Buona giornata a tutti :-)





sabato 14 maggio 2022

da: Discorso all'Umanità - Charlie Chaplin

«Mi dispiace, ma io non voglio fare l'imperatore. Non voglio né governare né comandare nessuno. Vorrei aiutare tutti: ebrei, ariani, uomini neri e bianchi. Tutti noi esseri umani dovremmo unirci, aiutarci sempre, dovremmo godere della felicità del prossimo. Non odiarci e disprezzarci l'un l'altro. In questo mondo c'è posto per tutti. La natura è ricca e sufficiente per tutti noi. La vita può essere felice e magnifica, ma noi l'abbiamo dimenticato. L'avidità ha avvelenato i nostri cuori, fatto precipitare il mondo nell'odio, condotti a passo d'oca verso le cose più abiette.

Abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi. La macchina dell'abbondanza ci ha dato povertà, la scienza ci ha trasformati in cinici, l'abilità ci ha resi duri e cattivi. Pensiamo troppo e sentiamo poco. Più che macchine ci serve umanità, più che abilità ci serve bontà e gentilezza. Senza queste qualità la vita è vuota e violenta e tutto è perduto. L'aviazione e la radio hanno avvicinato la gente, la natura stessa di queste invenzioni reclama la bontà dell'uomo, reclama la fratellanza universale. L'unione dell'umanità. Persino ora la mia voce raggiunge milioni di persone.

Milioni di uomini, donne, bambini disperati, vittime di un sistema che impone agli uomini di segregare, umiliare e torturare gente innocente. A coloro che ci odiano io dico: non disperate! Perché l'avidità che ci comanda è soltanto un male passeggero, come la pochezza di uomini che temono le meraviglie del progresso umano. L'odio degli uomini scompare insieme ai dittatori. Il potere che hanno tolto al popolo, al popolo tornerà. E qualsiasi mezzo usino, la libertà non può essere soppressa. Soldati! Non cedete a dei bruti, uomini che vi comandano e che vi disprezzano, che vi limitano, uomini che vi dicono cosa dire, cosa fare, cosa pensare e come vivere! Che vi irregimentano, vi condizionano, vi trattano come bestie! Voi vi consegnate a questa gente senza un'anima! Uomini macchine con macchine al posto del cervello e del cuore.

Ma voi non siete macchine! Voi non siete bestie! Siete uomini! Voi portate l'amore dell'umanità nel cuore. Voi non odiate. Coloro che odiano sono solo quelli che non hanno l'amore altrui. Soldati, non difendete la schiavitù, ma la libertà! Ricordate che nel Vangelo di Luca è scritto: «Il Regno di Dio è nel cuore dell'Uomo». Non di un solo uomo, ma nel cuore di tutti gli uomini. Voi, il popolo, avete la forza di creare le macchine, il progresso e la felicità. Voi, il popolo, avete la forza di fare si che la vita sia bella e libera.

Voi che potete fare di questa vita una splendida avventura. Soldati, in nome della democrazia, uniamo queste forze. Uniamoci tutti! Combattiamo tutti per un mondo nuovo, che dia a tutti un lavoro, ai giovani la speranza, ai vecchi la serenità ed alle donne la sicurezza. Promettendovi queste cose degli uomini sono andati al potere. Mentivano! Non hanno mantenuto quelle promesse e mai lo faranno. E non ne daranno conto a nessuno. Forse i dittatori sono liberi perché rendono schiavo il popolo.

Combattiamo per mantenere quelle promesse. Per abbattere i confini e le barriere. Combattiamo per eliminare l'avidità e l'odio. Un mondo ragionevole in cui la scienza ed il progresso diano a tutti gli uomini il benessere. Soldati! Nel nome della democrazia siate tutti uniti!»

[Discorso all'Umanità - Charlie Chaplin]

 

Come si evita che i cosiddetti “mostri” - diciamo i dittatori - salgano al potere e poi diventino potentissimi? Io credo che la risposta sia molto semplice: si evita di costruirli. Una volta che sono stati costruiti, appoggiati, coperti, foraggiati, e che questi dittatori sono diventati molto forti, certo, a quel punto è difficile liberarsene con mezzi pacifici. L’occidente, in genere, non si preoccupa di questo. Crea mostri e poi si indigna per il fatto che ci sono.

Oggi tutti dicono che Saddam è uno spietato dittatore. Giustissimo. E ricordano le sue nefandezze, soprattutto lo sterminio di 5000 curdi. Benissimo. Quando avvenne lo sterminio? Nell’88. Allora le autorità americane sai come chiamavano Saddam? Lo chiamavano il presidente, ne erano amici, lo aiutavano, lo armavano. Oggi lo chiamano il dittatore.

- Gino Strada -

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giovedì 12 maggio 2022

"Se avessi fatto anch'io il mio dovere di uomo ..... "

 A Norimberga son stati condannati uomini che avevano obbedito. L'umanità intera consente che essi non dovevano obbedire, perché c'è una legge che gli uomini considerano superiore. Una parte dell'umanità la chiama legge di Dio, l'altra parte la chiama legge della Coscienza. Quelli che non credono né nell'una né nell'altra non sono che un'infima minoranza malata. Sono i cultori dell'obbedienza cieca.
E invece bisogna dir loro che Claude Eatherly, il pilota di Hiroshima, che vede ogni notte donne e bambini che bruciano e si fondono come candele, rifiuta di prender tranquillanti, non vuol dimenticare quello che ha fatto quand'era «un bravo ragazzo, un soldato disciplinato» (secondo la definizione dei suoi superiori) «un povero imbecille irresponsabile» (secondo la definizione che dà lui di sé ora).[...] 
Un delitto come quello di Hiroshima ha richiesto qualche migliaio di corresponsabili diretti: politici, scienziati, tecnici, operai, aviatori. Ognuno di essi ha tacitato la propria coscienza. A dar retta ai teorici dell'obbedienza e a certi tribunali tedeschi, dell'assassinio di sei milioni di ebrei risponderà solo Hitler. Ma Hitler era irresponsabile perché pazzo. C'è un modo solo per uscire da questo macabro gioco di parole. Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l'obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l'unico responsabile di tutto.

Lorenzo Milani, Lettera ai giudici, 1965

 


"Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare.

Dei fatti maturano nell’ombra, perché mani non sorvegliate da nessun controllo tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora. E quando i fatti che hanno maturato vengono a sfociare, e avvengono grandi sventure storiche, si crede che siano fatalità come i terremoti. Pochi si domandano allora: «se avessi anch’io fatto il mio dovere di uomo, se avessi cercato di far valere la mia voce, il mio parere, la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?»"

Antonio Gramsci, Quaderni dal carcere.

Ales, 22 gennaio 1891 - Roma, 27 aprile 1937

 

è stato solo un sogno .....

Purtroppo, oggi, sul palcoscenico del mondo noi occidentali siamo i soli protagonisti e i soli spettatori, e così, attraverso le nostre televisioni e i nostri giornali, non ascoltiamo che le nostre ragioni, non proviamo che il nostro dolore. Il mondo degli altri non viene mai rappresentato. [...]

L'Europa non può seguire, senza una pausa di riflessione, l'America su questa strada. L’Europa deve rifarsi alla propria storia, alla propria esperienza di diversità al fine di trovare la forza per un dialogo e non per uno scontro di civiltà. [...]

Mi pare che i fatti sono solo un'apparenza e che la verità dentro di loro è al massimo come una bambola russa: appena la si apre se ne trova una più piccola e ancora una più piccola, e ancora una più piccola fino a che si resta solo con un minuscolo seme. [...]

Vogliamo eliminare le armi? Bene: non perdiamoci a discutere sul fatto che chiudere le fabbriche di fucili, di munizioni, di mine anti-uomo o di bombe atomiche creerà dei disoccupati. Prima risolviamo la questione morale. Quella economica l'affronteremo dopo. O vogliamo, prima ancora di provare, arrenderci al fatto che l'economia determina tutto, che ci interessa solo quel che ci è utile?

Con quel che sta succedendo nel mondo la nostra vita non può, non deve, essere normale. Di questa normalità dovremmo avere vergogna.

- Tiziano Terzani - 
"Lettere contro la guerra", TEA ediz., Milano, 2004. (pp. 42 >78)


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