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giovedì 31 agosto 2023
lunedì 1 giugno 2020
Virus ed eutanasia?
Se anche per un'unica volta accettiamo il principio
del diritto a uccidere i nostri fratelli improduttivi - benché limitato in
partenza solo ai poveri e indifesi malati di mente - allora in linea di principio
l'omicidio diventa ammissibile per tutti gli esseri improduttivi, i malati
incurabili, coloro che sono stati resi invalidi dal lavoro o in guerra, e noi
stessi, quando diventiamo vecchi, deboli e quindi improduttivi.
Basterà allora un qualsiasi editto segreto che
ordini di estendere il metodo messo a punto per i malati di mente ad altre
persone improduttive, a coloro che soffrono di malattie polmonari incurabili,
ai vecchi deboli o invalidi, ai soldati gravemente mutilati.
A quel punto la
vita di nessuno di noi sarà più sicura.
Una qualsiasi commissione ci può
includere nella lista degli improduttivi, a suo giudizio diventati inutili.
Nessuna polizia, nessun tribunale indagherà sul nostro assassinio, né punirà
l’assassino come merita.
Sventura al genere umano, sventura alla nostra nazione tedesca se non solo viene infranto il santo comandamento di Dio: "Non uccidere, che Dio proclamò sul monte Sinai tra tuoni e lampi, che Dio nostro creatore impresse nella coscienza del genere umano fin dall'inizio del tempo, ma si tollera e ammette che tale violazione sia lasciata impunita.
Sventura al genere umano, sventura alla nostra nazione tedesca se non solo viene infranto il santo comandamento di Dio: "Non uccidere, che Dio proclamò sul monte Sinai tra tuoni e lampi, che Dio nostro creatore impresse nella coscienza del genere umano fin dall'inizio del tempo, ma si tollera e ammette che tale violazione sia lasciata impunita.
- Card. A. Clemens von Galen vescovo di
Münster -
Il 3 agosto 1941 denunciò l'eutanasia dei malati di mente tedeschi.
Mai come oggi si delinea a più
livelli, nettamente e concretamente, un disegno che prima della pandemia
operava silenziosamente nella società: la biopolitica.
Oggi quel silenzio è
diventato un grido di sconforto e di indignazione.
Solo ora, per esempio, la
società si accorge – è l’Oms a ricordarlo – che il virus in Europa ha colpito
mortalmente, per il 50 per cento, gli anziani che vivevano nelle case di
riposo. Forse un po’ di trascuratezza c’è stata, affermano coloro che voltano
lo sguardo dall’altra parte.
In realtà tanti morti nelle case di riposo assume
il senso tragico di un lapsus della biopolitica. Volevano proteggere gli
anziani ma in realtà è accaduto il contrario: il “proteggere” è diventata una
“strage” sistematica, per alcuni addirittura un “massacro”.
Parola terribile,
quest’ultima, perché evoca un’altra parola altrettanto orribile che è
“eutanasia”.
Non possiamo crederci. Eppure quale migliore esempio per evocare
il funzionamento nefasto di un programma biopolitico che pretende di imporre i
propri criteri di valore e di utilità alla vita umana?
Credere di gestire la vita altrui in nome del profitto, di quel bene materiale che è ritenuto alimentare l’esistenza e la sussistenza umana, diventa un’ideologia perché appiana le differenze, promuove criteri di valore arbitrari, attua sommessamente una “leggera” discriminazione che rischia di scivolare verso vere e proprie forme di segregazione. Il tutto – conosciamo il ritornello – evidentemente per il Bene Comune.
Credere di gestire la vita altrui in nome del profitto, di quel bene materiale che è ritenuto alimentare l’esistenza e la sussistenza umana, diventa un’ideologia perché appiana le differenze, promuove criteri di valore arbitrari, attua sommessamente una “leggera” discriminazione che rischia di scivolare verso vere e proprie forme di segregazione. Il tutto – conosciamo il ritornello – evidentemente per il Bene Comune.
- Giancarlo Ricci -
da: Tempi.it 20 maggio 2020
….. «In Italia, la capacità di terapia
intensiva è gestita in modo molto diverso. Ammettono
pazienti che non includeremmo perché sono troppo vecchi. Gli anziani hanno una
posizione molto diversa nella cultura italiana».
(Frits Rosendaal, capo
dell'epidemiologia clinica presso il Leida University Medical Center, e membro
della Royal Dutch Academy of Sciences and Art )….
…. Ecco a cosa ha portato
l’apertura al “diritto” di morire: l’obbligo di morire. Hanno detto che
l’eutanasia è un diritto, che è volontaria, che tutti devono essere liberi di
scegliere come e quando morire e a cosa siamo arrivati? All’obbligo di morire. ….
….Quei pazienti esclusi perché «troppo
vecchi» sono i veri discriminati di oggi.
Strano che nel loro caso i “paladini
dell’inclusione” tacciano.
Per gli
anziani, dunque, le cure sono vietate. Bel “diritto di
scelta” viene concesso loro. Eppure, all’inizio tutti parlavano di eutanasia
come garanzia di libertà, anche se pian piano venivano
fuori gli innumerevoli casi in cui essa è stata praticata anche su chi
voleva vivere.
Ed ecco che puntualmente l’eutanasia
resta fedele alle sue origini naziste nel considerare il malato, l’anziano, il
disabile, l’improduttivo non più una persona di cui prendersi cura, ma un peso sociale,
nient’altro che un costo dispendioso. Questo fu all’origine del massacro di
tanti nei campi di concentramento e continua oggi a perpetrarsi con le leggi su
eutanasia, suicidio assistito e aborto.
- Luca Scalise -
Da: Provitaefamiglie.it 5 aprile 2020
Ho
visto un Uomo
vestito di bianco
e stanco
sotto la pioggia battente
e il vento freddo
salire lento
verso l’altare
carico di dolore
di sofferenza
ma anche di speranza.
vestito di bianco
e stanco
sotto la pioggia battente
e il vento freddo
salire lento
verso l’altare
carico di dolore
di sofferenza
ma anche di speranza.
Ho visto un Uomo
anziano
zoppicante
fare le tante scale
con sulle sue spalle
tutto il dolore del mondo.
anziano
zoppicante
fare le tante scale
con sulle sue spalle
tutto il dolore del mondo.
Ho visto un Uomo
concentrato
nel suo silenzio
fremente
nella sua preghiera
chiedere il perdono
di tutti i peccati
degli uomini
e la loro Salvezza.
concentrato
nel suo silenzio
fremente
nella sua preghiera
chiedere il perdono
di tutti i peccati
degli uomini
e la loro Salvezza.
Ho visto un Uomo,
uomo fra gli uomini,
innalzarsi
su tutti
e pregare
per tutti.
uomo fra gli uomini,
innalzarsi
su tutti
e pregare
per tutti.
Ho visto un Uomo
dire
“nessuno si salva da solo”
perché
non siamo soli
se crediamo
in Dio
e nella sua Salvezza.
Ho visto un Uomo
dire
“nessuno si salva da solo”
perché
non siamo soli
se crediamo
in Dio
e nella sua Salvezza.
Ho visto un Uomo
che,
con tutti gli altri uomini del mondo,
si salverà
perché ha creduto
e crederà
per sempre.
- Giulia Madonna -
con tutti gli altri uomini del mondo,
si salverà
perché ha creduto
e crederà
per sempre.
- Giulia Madonna -
Buona giornata a tutti. :-)
sabato 6 aprile 2019
L'esistenza alla deriva - cardinale Joseph Ratzinger (papa Benedetto XVI)
L'Esistenza alla deriva
E proprio questa è la caratteristica saliente
della grande deriva attuale in materia di rispetto della vita; non si tratta
più di una problematica di morale semplicemente individuale, ma di una
problematica di morale sociale, a partire dal momento in cui gli Stati e
perfino delle organizzazioni internazionali, si fanno garanti dell'aborto o
dell'eutanasia, votano delle leggi che le autorizzano e pongono i mezzi a loro
disposizione al servizio di coloro che li eseguono.
Il diritto del più forte
IV. Ma perché questa vittoria di una
legislazione o di una prassi antiumana proprio nel momento in cui l'idea dei
diritti umani sembrava arrivata a un riconoscimento universale ed
incondizionato? Perché anche persone di alta formazione morale pensano che la normativa
sulla vita umana potrebbe e dovrebbe entrare nei compromessi necessari della
vita politica?
1. Ad un primo livello della nostra
riflessione, mi sembra di poter segnalare due motivi, dietro i quali se ne
nascondono probabilmente altri. Uno si riflette nella posizione che afferma
come necessaria la separazione tra convinzioni etiche personali e ambito
politico, nel quale sono formulate le leggi: qui l'unico valore da rispettare
sarebbe la totale libertà di scelta di ciascun individuo, in dipendenza dalle
proprie opinioni private.
La vita sociale, nell'impossibilità di
fondarsi su qualsiasi riferimento oggettivo comune, dovrebbe concepirsi come
esito di un compromesso di interessi al fine di garantire il massimo di libertà
possibile a ciascuno. Ma in realtà, laddove il criterio decisivo del
riconoscimento dei diritti diventa quello della maggioranza, laddove il diritto
all'espressione della propria libertà può prevalere sul diritto di una
minoranza che non ha voce, lì è la forza che è divenuta il criterio del
diritto.
Ciò risulta tanto più evidente e
drammaticamente grave quando in nome della libertà di chi ha potere e voce, si
nega il fondamentale diritto alla vita di chi non ha possibilità di farsi
ascoltare.
In realtà ogni comunità politica, per sussistere, deve riconoscere
almeno un minimo di diritti oggettivamente fondati, non accordati tramite
convenzioni sociali, ma precedenti ogni regolamentazione politica del diritto.
Si capisce allora come uno Stato, che si arroghi la prerogativa di definire quali
esseri umani siano o non siano soggetti di diritti, che di conseguenza
riconosca ad alcuni il potere di violare il fondamentale diritto alla vita di
altri, contraddice l'ideale democratico, al quale pure continua a richiamarsi e
mina le stesse basi su cui si regge.
Si vede così che l'idea di una tolleranza
assoluta della libertà di scelta di alcuni distrugge il fondamento stesso di
una convivenza giusta tra uomini.
Ci si può chiedere però quando inizia ad
esistere la persona, soggetto di diritti fondamentali che vanno assolutamente
rispettati. Se non si tratta di una concessione sociale, ma piuttosto di un
riconoscimento, anche i criteri per questa determinazione devono essere
oggettivi.
Come ha ricordato la Donum Vitae (1, 1), le recenti acquisizioni della
biologia umana riconoscono che "nello zigote derivante dalla fecondazione
si è già costituita l'identità biologica di un nuovo individuo umano".
Anche se nessun dato sperimentale può essere per sé sufficiente a far
riconoscere un'anima spirituale, tuttavia le conclusioni della scienza
sull'embrione umano forniscono un'indicazione preziosa per discernere
razionalmente una presenza personale fin da questo primo comparire di una vita
umana. In ogni caso, fin dal primo momento della sua esistenza, al frutto della
generazione umana va garantito il rispetto incondizionato che è moralmente
dovuto all'essere umano nella sua totalità corporale e spirituale.
La coscienza e la morale
2. Un secondo motivo che spiega il
diffondersi di una mentalità di opposizione alla vita mi sembra connesso con la
concezione stessa della moralità oggi largamente diffusa. È una visione
individualistica della libertà, intesa come diritto assoluto di
autodeterminarsi sulla base delle proprie convinzioni, si associa spesso
un'idea meramente formale di coscienza.
Essa non si radica più nella concezione classica della coscienza morale (cf. Gaudium et spes). In tale concezione, propria di tutta la tradizione cristiana, la coscienza è la capacità di aprirsi all'appello della verità obiettiva, universale e uguale per tutti, che tutti possono e devono cercare.
Essa non si radica più nella concezione classica della coscienza morale (cf. Gaudium et spes). In tale concezione, propria di tutta la tradizione cristiana, la coscienza è la capacità di aprirsi all'appello della verità obiettiva, universale e uguale per tutti, che tutti possono e devono cercare.
Invece, nella concezione innovativa, di
chiara ascendenza kantiana, la coscienza è sganciata dal suo rapporto
costitutivo con un contenuto di verità morale e ridotta una mera condizione formale
della moralità essa si rapporterebbe solo alla bontà dell'intenzione
soggettiva. In tal modo la coscienza viene ad essere nient'altro che la
soggettività elevata a criterio ultimo dell'agire. La fondamentale idea
cristiana che non c'è nessuna istanza che possa opporsi alla coscienza non ha
più il significato originario e irrinunciabile per cui la verità non può che
imporsi in virtù di se stessa, cioè nell'interiorità personale, ma diventa una
deificazione della soggettività, di cui la coscienza è oracolo infallibile, che
non può essere messa in questione da niente e da nessuno.
V. Ma occorre andare più a fondo ancora
nell'identificare le radici di quest'opposizione alla vita. Così, ad un secondo
livello, riflettendo nei termini di un approccio più personalistico, troviamo
una dimensione antropologica sulla quale è necessario soffermarci se pur
brevemente.
Va qui segnalato un nuovo dualismo che si
afferma sempre più nella cultura occidentale e verso cui convergono alcuni dei
tratti caratterizzanti la sua mentalità l'individualismo, il materialismo,
l'utilitarismo e l'ideologia edonista della realizzazione di se stessi da parte
di se stessi. Infatti, il corpo non è più percepito spontaneamente dal soggetto
come la forma concreta di tutte le sue relazioni nei confronti di Dio, degli
altri e del mondo, come quel dato che lo inserisce all'interno di un universo
in costruzione, in una conversazione in corso, in una storia ricca di senso a
cui non può partecipare in modo positivo se non accettandone le regole e il
linguaggio. Il corpo appare piuttosto come uno strumento al servizio di un
progetto di benessere, elaborato e perseguito dalla ragione tecnica, la quale
calcola come potrà trarne il profitto migliore.
La sessualità stessa viene in tal modo de-personalizzata e strumentalizzata. Essa appare come una semplice occasione di piacere e non più come la realizzazione del dono di sé, né come l'espressione di un amore che, nella misura in cui è vero, accoglie integralmente l'altro e si apre alla ricchezza di vita di cui è portatore, al suo bambino che sarà anche il proprio bambino. I due significati, unitivo e procreativo, dell'atto sessuale vengono separati. L'unione è impoverita, mentre la fecondità è rinviata alla sfera del calcolo razionale: "il bambino, certo. Ma quando lo voglio e come lo voglio".
La sessualità stessa viene in tal modo de-personalizzata e strumentalizzata. Essa appare come una semplice occasione di piacere e non più come la realizzazione del dono di sé, né come l'espressione di un amore che, nella misura in cui è vero, accoglie integralmente l'altro e si apre alla ricchezza di vita di cui è portatore, al suo bambino che sarà anche il proprio bambino. I due significati, unitivo e procreativo, dell'atto sessuale vengono separati. L'unione è impoverita, mentre la fecondità è rinviata alla sfera del calcolo razionale: "il bambino, certo. Ma quando lo voglio e come lo voglio".
Diventa così chiaro che tale dualismo tra una
ragione tecnica e un corpo oggetto permette all'uomo di sfuggire al mistero
dell'essere. In realtà, la nascita e la morte, il sorgere di un'altra persona e
la sua scomparsa, la venuta e la dissoluzione dell'"io" rimandano
direttamente il soggetto alla questione del suo proprio senso e della sua
propria esistenza.
È forse per sfuggire a questa domanda angosciante che egli cerca di assicurarsi un dominio quanto più completo possibile su questi due momenti chiave della vita, che cerca di trasferirli nella zona del fare. In tal modo l'uomo si illude di possedere se stesso, godendo di una libertà assoluta: egli potrebbe essere fabbricato secondo un calcolo che non lascia nulla all'incerto, nulla al caso, nulla al mistero.
È forse per sfuggire a questa domanda angosciante che egli cerca di assicurarsi un dominio quanto più completo possibile su questi due momenti chiave della vita, che cerca di trasferirli nella zona del fare. In tal modo l'uomo si illude di possedere se stesso, godendo di una libertà assoluta: egli potrebbe essere fabbricato secondo un calcolo che non lascia nulla all'incerto, nulla al caso, nulla al mistero.
2. Un mondo che assume opzioni di efficienza
tanto assolute, un mondo che ratifica a tal punto la logica utilitarista, un
mondo che per di più concepisce la libertà come un diritto assoluto
dell'individuo e la coscienza come un'istanza soggettivistica del tutto
isolata, tende necessariamente a impoverire tutte le relazioni umane fino a
considerarle ultimamente come relazioni di forza e a non riconoscere all'essere
umano più debole il posto che gli è dovuto.
L'ideologia utilitarista
Da questo punto di vista l'ideologia
utilitarista va nel medesimo senso della mentalità "maschilista" ed
il "femminismo" appare come una reazione legittima alla
strumentalizzazione della donna. Tuttavia, molto spesso, il cosiddetto
"femminismo" si basa sugli stessi presupposti utilitaristici del
"maschilismo" e, lungi dal liberare la donna, coopera piuttosto al
suo asservimento.
Quando, nella linea del dualismo già
precedentemente evocato, la donna rinnega il proprio corpo, considerandolo come
un puro oggetto al servizio di una strategia di conquista della felicità,
mediante la realizzazione di sé, essa rinnega anche la sua femminilità, il suo
modo propriamente femminile del dono di sé e dell'accoglienza dell'altro, di
cui la maternità è il segno più tipico e la realizzazione più concreta.
Quando la donna si schiera per l'amore libero
e giunge al punto di rivendicare il diritto di abortire, essa contribuisce a
rinforzare una concezione delle relazioni umane, secondo cui la dignità di ognuno
dipende, agli occhi dell'altro, da quanto egli può dare.
In tutto questo la donna prende posizione contro la propria femminilità e contro i valori di cui quest'ultima è portatrice: l'accoglienza alla vita, la disponibilità al più debole, la dedizione senza condizioni a chi ne ha bisogno. Un autentico femminismo, lavorando per la promozione della donna nella sua verità integrale e per la liberazione di tutte le donne, lavorerebbe anche alla promozione dell'uomo intero e alla liberazione di tutti gli esseri umani. Lotterebbe infatti affinché la persona sia riconosciuta nella dignità che gli viene solo dal fatto di esistere, di essere stata voluta e creata da Dio, e non dalla sua utilità, dalla sua forza, dalla sua bellezza, dalla sua intelligenza, dalla sua ricchezza e dalla sua salute. Si sforzerebbe di promuovere un'antropologia che valorizzi l'essenza della persona come fatta per il dono di sé e per l'accoglienza dell'altro, di cui il corpo, maschile o femminile, è il segno e lo strumento. È proprio sviluppando un'antropologia che presenta l'uomo nella sua integralità personale e relazionale che si può rispondere all'argomentazione diffusa, secondo cui il mezzo migliore per lottare contro l'aborto sarebbe quello di promuovere la contraccezione. Una simile tesi che di primo acchito sembra del tutto plausibile, è però contraddetta dall'esperienza: si constata generalmente una crescita parallela dei tassi di ricorso alla contraccezione e dei tassi di aborto. Il paradosso non è apparente.
Infatti bisogna rendersi conto che la contraccezione e l'aborto affondano entrambi le loro radici in quella visione de-personalizzata e utilitaristica della sessualità e della procreazione, che abbiamo appena descritta e che si basa a sua volta su una concezione mutilata dell'uomo e della sua libertà.
In tutto questo la donna prende posizione contro la propria femminilità e contro i valori di cui quest'ultima è portatrice: l'accoglienza alla vita, la disponibilità al più debole, la dedizione senza condizioni a chi ne ha bisogno. Un autentico femminismo, lavorando per la promozione della donna nella sua verità integrale e per la liberazione di tutte le donne, lavorerebbe anche alla promozione dell'uomo intero e alla liberazione di tutti gli esseri umani. Lotterebbe infatti affinché la persona sia riconosciuta nella dignità che gli viene solo dal fatto di esistere, di essere stata voluta e creata da Dio, e non dalla sua utilità, dalla sua forza, dalla sua bellezza, dalla sua intelligenza, dalla sua ricchezza e dalla sua salute. Si sforzerebbe di promuovere un'antropologia che valorizzi l'essenza della persona come fatta per il dono di sé e per l'accoglienza dell'altro, di cui il corpo, maschile o femminile, è il segno e lo strumento. È proprio sviluppando un'antropologia che presenta l'uomo nella sua integralità personale e relazionale che si può rispondere all'argomentazione diffusa, secondo cui il mezzo migliore per lottare contro l'aborto sarebbe quello di promuovere la contraccezione. Una simile tesi che di primo acchito sembra del tutto plausibile, è però contraddetta dall'esperienza: si constata generalmente una crescita parallela dei tassi di ricorso alla contraccezione e dei tassi di aborto. Il paradosso non è apparente.
Infatti bisogna rendersi conto che la contraccezione e l'aborto affondano entrambi le loro radici in quella visione de-personalizzata e utilitaristica della sessualità e della procreazione, che abbiamo appena descritta e che si basa a sua volta su una concezione mutilata dell'uomo e della sua libertà.
Non si tratta, infatti, di assumere una
gestione responsabile e degna della propria fecondità in funzione di un
progetto generoso, sempre aperto all'accoglienza eventuale di una nuova vita
imprevista.
Si tratta piuttosto di assicurarsi un dominio
completo della procreazione, che respinge persino l'idea di un figlio non
programmato. Compresa in questi termini, la contraccezione conduce
necessariamente all'aborto come "soluzione di riserva". In realtà
solo se si sviluppa l'idea che l'uomo non ritrova pienamente se stesso che nel
dono generoso di sé e nell'accoglienza incondizionata dell'altro, semplicemente
perché questi esiste, l'aborto apparirà come un crimine assurdo.
Un'antropologia di tipo individualistico
conduce, come abbiamo visto, a considerare la verità oggettiva come
inaccessibile, la libertà come arbitraria, la coscienza come una istanza chiusa
in se stessa. Essa orienta la donna non solamente all'odio verso gli uomini, ma
anche all'odio verso di sé e verso la propria femminilità, soprattutto verso la
propria maternità.
Una simile antropologia orienta più
generalmente l'essere umano all'odio verso di sé. L'uomo disprezza se stesso;
non è più d'accordo con Dio che aveva trovato "cosa molto buona" la
creatura umana (Gen. 1,31).
Al contrario, l'uomo di oggi vede in se stesso il grande distruttore del mondo, un prodotto infelice dell'evoluzione. E in realtà, l'uomo che non ha più accesso all'infinito, a Dio, è un essere contraddittorio, un prodotto fallito.
Qui appare la logica del peccato: l'uomo volendo essere come Dio, cerca l'indipendenza assoluta. Per essere autosufficiente deve diventare indipendente, deve emanciparsi anche dall'amore, che è sempre grazia libera, non producibile e fattibile. Però facendosi indipendente dall'amore l'uomo si è separato dalla vera ricchezza e del suo essere, è divenuto vuoto e l'opposizione contro il proprio essere diventa inevitabile. "Non è bene essere un uomo", la logica della morte appartiene alla logica del peccato.
La strada verso l'aborto, verso l'eutanasia e lo sfruttamento dei più deboli è aperta.
Al contrario, l'uomo di oggi vede in se stesso il grande distruttore del mondo, un prodotto infelice dell'evoluzione. E in realtà, l'uomo che non ha più accesso all'infinito, a Dio, è un essere contraddittorio, un prodotto fallito.
Qui appare la logica del peccato: l'uomo volendo essere come Dio, cerca l'indipendenza assoluta. Per essere autosufficiente deve diventare indipendente, deve emanciparsi anche dall'amore, che è sempre grazia libera, non producibile e fattibile. Però facendosi indipendente dall'amore l'uomo si è separato dalla vera ricchezza e del suo essere, è divenuto vuoto e l'opposizione contro il proprio essere diventa inevitabile. "Non è bene essere un uomo", la logica della morte appartiene alla logica del peccato.
La strada verso l'aborto, verso l'eutanasia e lo sfruttamento dei più deboli è aperta.
In sintesi possiamo quindi dire: la radice
ultima dell'odio contro la vita umana, di tutti gli attacchi contro la vita
umana è la perdita di Dio. Dove Dio compare, compare anche la dignità assoluta
della vita umana.
Le possibili risposte
VI. Che fare in questa situazione, per
rispondere alla sfida appena descritta? Da parte mia vorrei limitarmi alle
possibilità connesse con la funzione del Magistero. Non mancano gli interventi
magisteriali su questo problema in questi ultimi anni.
Il Santo Padre insiste instancabilmente sulla difesa della vita come dovere fondamentale di ogni cristiano; molti vescovi ne parlano con grande competenza e forza. La Congregazione per la Dottrina della Fede ha pubblicato in questi anni alcuni importanti documenti sulle tematiche morali connesse al rispetto dovuto alla vita umana.
Il Santo Padre insiste instancabilmente sulla difesa della vita come dovere fondamentale di ogni cristiano; molti vescovi ne parlano con grande competenza e forza. La Congregazione per la Dottrina della Fede ha pubblicato in questi anni alcuni importanti documenti sulle tematiche morali connesse al rispetto dovuto alla vita umana.
Nonostante tali prese di posizione,
nonostante numerosissimi interventi pontifici su alcuni di questi problemi o su
loro aspetti particolari, il campo rimane largamente aperto a una ripresa
globale a livello dottrinale che vada alle radici più profonde e denunci le
conseguenze più aberranti della "mentalità di morte".
Si potrebbe quindi pensare a un eventuale
documento sulla vita umana, che dovrebbe a mio avviso presentare due
caratteristiche originali rispetto ai documenti precedenti. Anzitutto non
dovrebbe sviluppare solo considerazioni di morale individuale, ma anche
considerazioni di morale sociale e politica. Più in dettaglio le diverse minacce
contro la vita umana potrebbero essere affrontate da cinque punti di vista:
il punto di vista dottrinale (con una forte riaffermazione del principio secondo cui "l'uccisione diretta di un essere umano innocente è sempre materia di colpa grave"), quello culturale, quello legislativo, quello politico, e infine, quello pratico.
il punto di vista dottrinale (con una forte riaffermazione del principio secondo cui "l'uccisione diretta di un essere umano innocente è sempre materia di colpa grave"), quello culturale, quello legislativo, quello politico, e infine, quello pratico.
Arriviamo così alla seconda caratteristica
originale in un eventuale nuovo documento: benché la denuncia vi debba avere uno
spazio, questo non sarà lo spazio principale. Si tratterebbe innanzi tutto di
una ripresa gioiosa dell'annuncio del valore immenso dell'uomo e di ogni uomo,
per quanto povero debole, sofferente egli sia" così come questo valore può
apparire agli occhi dei filosofi, ma soprattutto così come, ci dice la
Rivelazione, esso appare agli occhi di Dio.
Si tratterebbe di ricordare con ammirazione
le meraviglie del Creatore verso la creatura, quella del Redentore per colui
che è venuto a incontrare e salvare.
Si tratterebbe di mostrare come
l'accoglienza dello Spirito comporti in se stessa la disponibilità generosa
all'altra persona e dunque l'accoglienza di ogni vita umana a partire dal
momento in cui essa si annuncia fino al momento in cui si spegne.
In breve, contro tutte le ideologie e le
politiche di morte, è la Buona Novella cristiana che si tratta di richiamare in
quanto essa ha di essenziale: Cristo ha aperto al di là di ogni sofferenza, la
via all'azione della grazia, per la vita sia nel suo aspetto umano che nel suo
aspetto divino
- cardinale Joseph Ratzinger -
Concistoro straordinario del 1991, svolto ufficialmente in veste di Prefetto della Congregazione
La vita umana è sacra perché, fin dal suo
inizio, comporta l'azione creatrice di Dio e rimane per sempre in una relazione
speciale con il Creatore, suo unico fine.
Solo Dio è il Signore della vita dal suo inizio alla sua fine: nessuno, in nessuna circostanza, può rivendicare a sé il diritto di distruggere direttamente un essere umano innocente »
- Catechismo Chiesa Cattolica 2258 -
Solo Dio è il Signore della vita dal suo inizio alla sua fine: nessuno, in nessuna circostanza, può rivendicare a sé il diritto di distruggere direttamente un essere umano innocente »
- Catechismo Chiesa Cattolica 2258 -
Sì ... si .... lo so... oggi un po pesante da leggere.
Così .... giusto perchè abbiamo avuto la fortuna di nascere....
Prendiamoci un poco di tempo per riflettere sul valore della vita.
Buona giornata a tutti. :-)
giovedì 17 maggio 2018
Da “Il padrone del mondo” di Robert Hugh Benson
Una
settimana dopo, svegliatasi verso l'alba, Mabel non ricordava più dove fosse;
chiamò ad alta voce Oliviero, girò gli occhi stupiti intorno alla camera
insolita... poi ritornò in se e tacque.
Negli
otto giorni trascorsi in quel rifugio fu sottoposta alla prova; oggi restava
libera di mettere in esecuzione ciò per cui era venuta.
Il
sabato della settimana precedente subì l'esame davanti ad un magistrato
speciale confidandogli, sotto le abituali condizioni di segreto, nome, età,
domicilio ed i motivi per i quali domandava 1'applicazione della eutanasia.
Non
occorre dire che fu promossa a meraviglia.
Scelse
poi Manchester, come città abbastanza lontana ed abbastanza grande da sottrarla
alle ricerche di Oliviero: infatti, della sua fuga nessuno poté scoprire le
tracce.
Non
ebbe sentore alcuno dei sospetti di suo marito, giacché in simili casi la
polizia si incaricava di proteggere i fuggitivi: l'individualismo era ammesso
unicamente in quanto permetteva di abbandonare la vita a coloro che ne
sentivano tedio.
E
Mabel ricorse senza dubbio a questo espediente legale, non potendo appigliarsi
ad altri: lo stiletto esigeva coraggio e risoluzione; l'arma da fuoco le faceva
ribrezzo; e il veleno, sotto il nuovo regime di polizia rigorosa, difficile
oltremodo a procurarsi.
Ma
poi ella voleva sottoporre ad una seria prova il suo divisamento e rendersi ben
certa che non le rimaneva altra via di uscita.
Ora
si sentiva più sicura che mai.
L'idea
di morire, concepita per la prima volta tra le sofferenze atroci che le fecero
provare i moti violenti dell'ultimo giorno dell'anno, era stata presto respinta
dallo specioso argomento che l'uomo immaturo era ancora soggetto a ricadute; ma
in seguito quel pensiero le riapparve qual demone tentatore, proprio nella luce
meridiana fattasi a lei dintorno per le dichiarazioni di Felsemburgh.
E
il demone le stava sempre davanti, per quanto cercasse di resistergli,
illudendosi che quella dichiarazione che l'aveva riempita di orrore, non diverrebbe
mai un fatto compiuto.
Finalmente,
quando la teoria politica passò in legge deliberata, Mabel cedé con tutta
l'anima alla tentazione.
Da
quel momento erano passati otto giorni senza che ella sentisse mai vacillare il
proposito.
Però
aveva cessato di condannare, persuasa oramai che ogni recriminazione era
inutile: sapeva di non poter reggere davanti al fatto di non riuscire a
comprendere la nuova fede, e che per lei, comunque fosse per gli altri, non vi
era più speranza... Oltre a ciò non lasciava figli...
Quegli
otto giorni, stabiliti per legge, furono abbastanza tranquilli.
Mabel
aveva portato seco denaro sufficiente per entrare in una di quelle private Case
di Rifugio fornite di tutti gli agi convenienti alla vita signorile.
Le
infermiere si erano mostrate gentili e riguardose, in modo che ella non ebbe a
lagnarsi di loro.
Naturalmente
dovette soffrire dapprima per le reazioni inevitabili: passò la prima notte in
uno stato da far pietà, coricata nel buio soffocante di quella stanza, mentre
tutta la sua natura sensibile protestava e lottava contro il destino che voleva
così. Reclamava le cose familiari, la promessa di nutrimento, di aria, di
consorzio umano; e ritraeva la faccia inorridita davanti all'abisso tenebroso
verso il quale si avviava irrevocabilmente.
Nella
lotta affannosa ebbe momenti di calma, solo quando una voce più profonda le
mormorava l'avviso che non fosse la morte fine di ogni cosa.
Sul
fare del mattino ella rinvenne; e la volontà riacquistato il suo potere,
cancellò definitivamente ogni segreta speranza di vivere.
Dovette
inoltre soffrire per una più positiva paura, ricordando le scandalose
rivelazioni, che dieci anni prima misero sottosopra tutta l'Inghilterra, e
portarono gli stabilimenti di eutanasia sotto la sorveglianza del governo.
Era
un fatto accertato che, per anni ed anni, nei grandi laboratori di vivisezione
servirono per le esperienze soggetti umani; a molti, che, per togliersi dal
mondo come lei, entrarono nelle case private di eutanasia, fu somministrato un
gas, che sospendeva le funzioni vitali invece di annientarle...
Ma,
tutto passò con il nuovo giorno: tali cose non si potevano ripetere sotto il
nuovo regime, almeno in Inghilterra.
Appunto
per queste ragioni ella non era corsa a cercar la morte sul Continente Europeo;
laggiù, dove la logica superava il sentimento, il materialismo andava sino in
fondo: se gli uomini non erano che puri e semplici animali... la conclusione
veniva da sé......
Intorno
alla moralità dell'atto che stava per compiere, alla relazione cioè che passava
tra questo e la vita comune degli uomini, non aveva il minimo dubbio: credeva,
insieme con tutti gli Umanitaristi, che, come i dolori del corpo giustificavano
all'occorrenza il suicidio, così pure i dolori dello spirito.
Quando
il disagio fosse giunto ad un grado tale da rendere l'individuo inutile a se
stesso ed agli altri, il suicidio diveniva l'atto più caritatevole che potesse
esser compiuto.
Certo,
non aveva mai pensato, ai suoi giorni, di doversi trovare in simile condizione;
si era sentita, anzi, anche troppo attaccata alla vita....
Eppure
vi si trovava adesso: la necessità di finirla era dunque fuori di questione.
Riandò
più volte in quel tempo all'abboccamento avuto con Mr. Francis.
Recatasi
da lui quasi per un impulso istintivo, Mabel voleva udire anche l'altra parte;
sapere cioè se il Cristianesimo fosse così ridicolo come aveva creduto sempre.
Ridicolo
non era di certo; le parve, anzi, estremamente patetico... un dramma seducente,
un brano squisito di poesia!
E
sarebbe stata ben felice di credervi; ma sentiva di non potere.
No!
Un
Dio trascendente era assurdo, sebbene non fosse meno assurda una Umanità
Infinita.
Ma
poi... l'incarnazione...
Basta!
non se la sentiva!...
Dunque
nessuna via di uscita: la religione umanitaria era l'unica vera, l'uomo era Dio
o per lo meno la sua più alta manifestazione; ma con questo Dio ella non voleva
più aver che fare!......
- Robert Hugh Benson -
- Robert Hugh Benson -
Da
“Il padrone del mondo”, Città Armoniosa, 1979
Io penso che sia necessaria una nuova definizione del termine
«eutanasia». Non c'è una vera differenza tra «lasciar morire» (interrompendo
l'accanimento terapeutico), «aiutare a morire» (sedando il male e il dolore con
dosi sempre più elevate di oppiacei) e «provocare il morire» (somministrando un
farmaco o un'iniezione letali).
Tutti e tre questi percorsi sfociano, infatti,
nella morte. Chiesta o cercata; solo perché la sofferenza ha toccato limiti
insopportabili, che sviliscono ogni dignità umana.
È diritto dell'uomo chiedere
la morte, se è stato colpito da una malattia inguaribile e irreversibile?
La
risposta non può essere che affermativa, perché la vita è un diritto, e non un
dovere.
Scegliere la morte per evitare sofferenze intollerabili fa parte dei
diritti inalienabili della persona, e non si può affermare che la vita è un
bene «non disponibile» da parte dell'individuo senza negare il concetto stesso
di libertà, sottoponendolo a categorie morali che non possono che essere
collettive, e che quindi, di fatto, cancellano l'individuo e negano la sua
libera autodeterminazione.
- Umberto Veronesi -
Le
leggi sul suicidio assistito sono contro la legge di Dio La pratica del
suicidio va contro il 5 ° comandamento: “Non uccidere”.
Questo comandamento
proibisce l’omicidio di se stessi o l’uccisione altrui.
Lo Stato non ha il
diritto di approvare leggi contrarie alla legge morale e divina. E tutte le
persone di buona volontà devono respingere con fermezza il suicidio assistito e
difendere la moralità e la retta ragione.
Sapete qual è la differenza tra civiltà e
barbarie? La differenza è il rispetto della legge naturale. Anche i pagani
sapevano quanto la legge naturale fosse radicata nella nostra natura umana
razionale. Tendiamo a fare il bene ed evitare il male.
Così, per uccidere se stessi o per “aiutare”
un’altra persona a uccidersi, frantumiamo tale principio fondamentale del
diritto naturale e apriamo la strada a una nuova “età della pietra” del “cane
mangia cane” ferocemente barbarica.
E – come dimostra la storia – il divario tra
“suicidio assistito” e suicidio obbligatorio può essere molto stretto.
Chi può garantire che legalizzare oggi il
“suicidio assistito” non prepari la strada a una nuova versione dei forni crematori
di Auschwitz domani?
da: www.amicidilazzaro.it/index.php/10-ragioni-contro-il-suicidio-assistito/
Buona giornata a tutti. :-)
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