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venerdì 28 febbraio 2020

Nell'universo infinito si spande la Tua luce, O Signore - Antonio Tirri

Nell’universo infinito
si spande la Tua luce
o Signore
e la Tua bontà
non conosce confini.
Con amore e sapienza
governi il mondo
e il Tuo Nome Santo
riempie ogni angolo
di Terra e Cielo.
Con misericordia e pietà
ascolti chi Ti implora
e il Tuo perdono
raggiunge coloro che nel cuore
son pentiti.
Immensamente paziente
sei, o Signore,
con noi
polvere e fango
indegni del Tuo amore
e pronti a tradire
la Tua fiducia.
Non abbandonarci
o Signore
e quando ti cercheremo
accoglici e dimentica
le nostre colpe.
Il buio allora diventerà luce
e le parole si trasformeranno
in canti di benedizione. 

(Antonio Tirri)

 da “Cerca nel cuore” Editrice La Giuntina, Firenze, 2006

Maurice de Vlaminck

"La prima cosa che sconvolge della malattia 
è che essa si abbatte su di noi senza alcun preavviso 
e in un tempo che noi non decidiamo. 
Siamo alla mercé degli avvenimenti, 
e non possiamo che accettarli.
La malattia grave obbliga a rendersi conto 
che siamo davvero mortali; 
anche se la morte è la cosa più certa del mondo, 
l’uomo moderno è portato a vivere 
come se non dovesse morire mai...
Con la malattia capisci per la prima volta 
che il tempo della vita quaggiù è un soffio
Ma spero nella Misericordia del Signore..."

da una intervista 
a Mario Palmaro, durante la sua malattia
dal bog "amici di Lazzaro"



Possa il Giudice Supremo darci la possibilità di beneficiare della Misericordia Divina e iscrivere noi e tutto il Popolo d’Israele nel libro della vita, della benedizione e della pace.


Messe gregoriane

Nel mondo cattolico esiste la benemerita usanza di far celebrare un ciclo di Messe gregoriane (30 Messe in suffragio di un'anima per 30 giorni consecutivi) per i defunti. 

Pochi sanno da dove ha origine questa pratica efficacissima per la salvezza eterna delle anime. 
Il primo esempio di celebrazione delle Messe gregoriane è riferito nei “Dialoghi” di s. Gregorio (540-604) il quale, abate del Monastero di S. Andrea in Roma, comandò che un monaco gravemente ammalato e poi morto, di nome Giusto, colpevole di avere violato il voto di povertà per avere tenuto nascoste tre monete d'oro, fosse seppellito in un luogo non sacro. Gregorio ordinò al priore Prezioso che fossero celebrate 30 Messe per altrettanti giorni consecutivi, senza interruzione. 
Il trentesimo giorno, il monaco defunto apparve al fratello Copioso, annunciandogli: "finora ho sofferto, ora però sto bene".





Buona giornata a tutti :-)



giovedì 31 ottobre 2019

Pensieri sulla morte - don Luigi Trapelli

Ogni volta che penso alla morte, l'unica immagine che mi sovviene nitida è quella di un azzurro intenso e una grande pace interiore. Sono felice di essere cristiano, perchè so che dopo ci sarà qualcosa, una vita che dura sempre. E Gesù mi ha anticipato in questo percorso insieme con Sua Madre.
La morte non è la fine, ma il fine di una esistenza. Uno muore come ha vissuto.
A volte penso alla stranezza della vita.
Facciamo tante cose, siamo molto avidi nel possedere, e poi tutto può svanire da un momento all'altro.
L'unica possibilità per compiere un'azione simile alla morte è l'amore.
Per questo il Cantico dei cantici proclama: "Forte come la morte è l'Amore".
Solo l'Amore vero, gratuito, ospitale, può battersi con la morte. Perchè l'Amore è l'unica cosa che rimane sempre.
Perchè se io amo veramente una persona, questo amore rimane immortale. E se anche perdo fisicamente la persona, questa rimane dentro il mio cuore.
Per questo non ho paura della morte. La temo, questo sì, come è normale che sia, ma non ho paura.
Perchè so che mentre vivo sto già morendo, quando perdo amicizie, relazioni, vitalità fisica.
Eppure sono certo che proprio mentre vivo, costruisco la vita eterna.
Perchè l'eternità comincia fin da ora.
San Giovanni infatti dice: " Chi crede in me, ha la vita eterna". Non dice avrà, ma ha fin da ora.
Quando penso al mio passato, mi guardo l'oggi e rifletto sul futuro, mi sento sereno.
Dio mi ha guidato e mi guiderà sempre.
Quando una persona capisce questo passaggio, comprende l'essenza della vita.
Noi facciamo poco in questa vita, è Dio che in fondo fa tutto.
Noi siamo su questa terra solo per amare. E per essere amati. In primo luogo da Dio.
In questi giorni, ricordiamo i nostri cari defunti, ma teniamo vivo il loro ricordo in noi. Siamo chiamati a commemorare, a fare memoria. Queste persone tornano a parlare a noi nella comunione dei santi. Cielo e terra si uniscono per rendere lode a Gesù. L'eterno riposo dona a loro o Signore e a noi dona una gioia pura. La gioia di appartenere a Gesù.

Per questo San paolo dice: " Per me vivere è Cristo e morire un guadagno".

- don Luigi Trapelli - 



Tremo di fronte a queste parole, in questo giorno in cui mi accorgo che sono sempre di più coloro che ho amato e perduto, per i quali il cuore grida che non è possibile che l'amore finisca.
Ma l'oscurità resta.
E il dolore non passa col tempo.
Così mi affido alla fede di un altro. E alla sua speranza.
Perché possa diventare la mia.

- Franca Negri -


Alla morte

Morire sì,
non essere aggrediti dalla morte.
Morire persuasi
che un siffatto viaggio sia il migliore.
E in quell'ultimo istante essere allegri
come quando si contano i minuti
dell'orologio della stazione
e ognuno vale un secolo.

Poi che la morte è la sposa fedele
che subentra all'amante traditrice,
non vogliamo riceverla da intrusa,
né fuggire con lei.
Troppe volte partimmo
senza commiato!

Sul punto di varcare
in un attimo il tempo,
quando pur la memoria
di noi s'involerà,
lasciaci, o Morte, dire al mondo addio,
concedici ancora un indugio.
L'immane passo non sia
precipitoso.

Al pensiero della morte repentina
il sangue mi si gela.
Morte, non mi ghermire,
ma da lontano annunciati
e da amica mi prendi
come l'estrema delle mie abitudini.

- Vincenzo Cardarelli - 

Italia Letteraria, 1931 - Giorni in piena, 1934


Buona giornata a tutti. :-)


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Buona giornata a tutti. :-)









martedì 6 novembre 2018

Le tre case, pensieri sulla morte - don Luigi Trapelli

C'era una volta un uomo piccolo come la punta di un ago. 
Anzi, più piccolo ancora. Era piccolo, ma aveva una voglia matta di crescere!
Pensa: dopo appena 15 giorni da quando aveva incominciato a vivere, era già 125 mila volte più grande. Incredibile!! Eppure proprio vero.
L'uomo abitava in una strana casa che girava per la città, correva, si piegava fino a terra; di notte, poi, si coricava e al mattino si alzava.
La casa era interessante e tiepida, ma aveva un grande difetto: era tutta buia come un sacco chiuso. Là dentro non si poteva vedere niente: né formiche, né cavalli, né automobili.
"Basta, disse finalmente un giorno l'uomo, dopo nove mesi; basta: voglio uscire, voglio uscire…".
Si mise a spingere…ed eccolo fuori!
"Oh, finalmente posso correre, giocare, fare il bagno, nuotare…Altro che la casa di prima! Questa sì che è stupenda: qui c'è il sole, ci sono le piante, i fiori, la neve…".
Per ottant'anni l'uomo, tutte le mattine, alzava le braccia e diceva: "che bella questa terra!".
Era felice e contento. Però un giorno incominciò a diventare triste.
Vedeva che il sole tramontava e veniva la notte; le piante perdevano le foglie e diventavano brutte; i fiori diventavano fieno e la neve, fango. Allora si mise a sognare un'altra casa dove vi fossero tanti alberi verdi, i fiori rossi, la neve bianca e il sole splendente.
Mentre pensava, morì.
Tutti si misero a piangere..
Lui, invece, rideva! Vien da non credere, eppure lui rideva, rideva…
Sfido io! Appena morto, gli si spalancarono le porte di una casa dove c'erano cose che non ti puoi immaginare. 

Un Papà buono - un vero Amore! - lo abbracciò; una Mamma bella - una vera meraviglia! - lo baciò. Lo baciò e lo prese per mano: "Vieni a giocare con noi! Vedi, qui tutto è nuovo: la terra è nuova, le stelle sono nuove. Vieni!".
L'uomo non capiva più niente. "Ma non sono morto, io?".
"No, no, gli gridarono milioni e milioni di voci: sei vivo, vivo per sempre!".
Pazzo di gioia, l'uomo si mise a correre, a far capriole nei prati che non finivano mai, in mezzo ai fiori che non appassivano mai.
Qui son proprio a casa mia, gridava, a casa mia!".
Così finisce la storia delle tre case.
Storia vera: storia mia e storia tua. 
Storia di tutti gli uomini che camminano su questa terra e, di tanto in tanto, guardano al cielo dove invece di piangere, tutti sono nella gioia accanto a Gesù, Maria e tutti i santi.

- don Luigi Trapelli -




"La tomba di Pietro, come tutte le tombe, ci parla dell'inevitabilità della morte, ma ci parla anche della resurrezione. 
Ci dice che Dio e' più forte della morte e che chi entra nella morte con Cristo, entra con lui nella vita. 
Si voleva essere seppelliti nelle vicinanze di Pietro, giacere nelle vicinanze dei martiri, per essere in buona compagnia tanto nella morte che nella resurrezione. Ci si legava ai santi e ci si legava così alla potenza salvifica di Gesù Cristo stesso. 
La comunione dei santi abbraccia vita e morte: a essa ci si aggrappa proprio nel momento in cui si muore per non cadere nel vuoto; per essere da loro innalzati nella vera vita; per non trovarsi da soli davanti al Giudizio, ma in loro compagnia e per poter così sostenere, insieme con loro, l'ora del giudizio.
Per questo il cimitero, il luogo del lutto e della transitorietà, è divenuto un luogo di speranza. 
Chi si fa seppellire qui, dice dunque: io credo in te, Cristo, il Risorto. 
Io mi aggrappo a te. Non vengo da solo, nella solitudine mortale di coloro che non poterono amare; vengo nella comunione dei santi, che anche nella morte non mi abbandona. Questa trasformazione di un luogo di lutto in un luogo di speranza si coglie anche nell'aspetto esteriore di questo cimitero, come dei cimiteri cristiani in genere: lo adornano fiori e alberi; lo abbelliscono i segni dell'amore e dei legami d'affetto. 
È come un giardino, un piccolo paradiso di pace in un mondo senza pace, e per questo un segno di vita nuova.
Il cimitero come luogo di speranza: questa è un'idea cristiana. 
È la fede dei martiri concretamente applicata, fede nella resurrezione. Ma bisogna aggiungere che la speranza non toglie il lutto. La fede è umana ed è sincera. Ci dona un nuovo orizzonte, lo sguardo grande e consolante nella vastità della vita eterna. Ma ci lascia nello stesso luogo in cui già siamo. 
Non abbiamo bisogno di rimuovere il nostro dolore, lo accogliamo, e mediante lo sguardo sull'eternità esso a poco a poco si trasforma e purifica anche noi, ci rende capaci di vedere l'oggi e il domani. 
Era molto umano che la liturgia un tempo omettesse l'alleluia nella celebrazione delle esequie, concedendo lo spazio dovuto al dolore e al lutto. Non possiamo tanto facilmente scavalcare il momento presente della nostra vita, possiamo imparare a scoprire la speranza nell'oscurità.
Il cimitero ci invita a vivere in maniera da non uscire mai dalla comunione dei santi. 
Ci invita a cercare e essere nella vita quel che non cessa di essere nella morte e nell'eternità."

- cardinale Joseph Ratzinger -
da "Immagini di speranza", 1999

Cimitero Monumentale, Milano (Italy)

                                                Se mi ami non piangere!
Se tu conoscessi il mistero immenso del cielo
dove ora vivo; se tu potessi vedere e sentire
quello che io vedo e sento
in questi orizzonti senza fine
e in questa luce che tutto investe e penetra,
tu non piangeresti se mi ami.
Qui si é ormai assorbiti
dall'incanto di Dio e dai riflessi
della sua sconfinata bellezza.
Le cose di un tempo,
quanto piccole e fuggevoli,al confronto!
Mi é rimasto
un profondo affetto per te;
una tenerezza che non ho mai conosciuto.
Ora l'amore che mi stringe
profondamente a te,
é gioia pura e senza tramonto.
Mentre io vivo
nella serena ed esaltante attesa,
tu pensami così!
Nelle tue battaglie,
nei tuoi momenti
di sconforto e di stanchezza,
pensa a questa meravigliosa casa,
dove non esiste la morte,
dove ci disseteremo insieme
nel trasporto più intenso,
alla fonte inesauribile
dell'amore e della felicità.
Non piangere più
se veramente mi ami!

- Padre Giacomo Perico -

Fonte: "Resta con noi Signore!" San Paolo Edizioni, 2001

Cimitero Monumentale, Milano (Italy)

Buona giornata a tutti. :)

















venerdì 2 novembre 2018

I vers de la mort - Hélinand di Froidmont

Morte, con un solo colpo tu abbatti
tanto il re nella sua torre
che il povero sotto il suo tetto:
tu di continuo vai errando, senza riposo,
per incitare a suo tempo ciascuno
a pagare a Dio quanto gli spetta.
Morte, tu tieni rinserrata l’anima
finché essa non abbia pagato quanto deve,
senza scampo alcuno e senza sconto.
Per questo è folle chi fa debiti sulla sua anima,
perché essa non ha pegni da dare in garanzia
dal momento che giunge nuda alla prova.

Morte, hai ben stretto d’assedio il mondo,
all’intorno da ogni parte:
su tutti innalzi il tuo stendardo,
e non trovi alcuno che ti risponda,
né per forza, né per facondia,
tanto è spaventevole il tuo aspetto.
In tal guisa tu ci assalti:
da presso, scagli macigni con la petriera,
da lungi, minacci con la fionda.
Tu poni in fondo ciò che sta innanzi
perché per prima appresti la bara
che ci si aspettava solo più tardi.

Morte, dolce ai buoni, ai malvagi amara,
con gli uni è prodiga, con gli altri avara,
caccia alcuni, ed altri sfugge.
Sovente fa in primo luogo cenno al giovane
e prende il figlio prima del padre,
e coglie il fiore innanzi al frutto,
e colpisce il corpo prima che esso si sostenga,
e toglie l’anima prima che essa si sdebiti,
e la ferisce prima che sia preparata.
La morte va come ladro di notte,
e colui che è assopito nei piaceri,
subitamente lo convoca per raderlo a suo modo.

Morte, che a chiare lettere è scritta
nel volto vecchio e ripugnante,
ben si cela ai giovinetti,
e maggiormente si diverte vicino a coloro
che per orgoglio le dicono “vattene!”.
In quegli eleganti damerini
che incedono fra cani e uccelli
e fanno onore ai buoni bocconi
e sono più ardenti d’una leccarda.
Con questi la morte gioca di coltello,
e fa loro indossare dei mantelli tali
che per essi a mezzogiorno annotta.

Morte, tutti siamo in attesa
che tu ci richieda la tua rendita,
ben forte ci hai legato i pugni:
tu prendi nella sua giovinezza
colui che, a vent’otto o a trenta,
crede di essere nel suo tempo migliore.
Allorchè più si orna e più si abbiglia,
repentinamente lo pungi col tuo aculeo,
che avvelena più di una tarantola.
Per questo è giusto che ciascuno ti tema,
perché da colui che è sottomesso ai piaceri del mondo
l’anima si separa con grande dolore.

Morte, in un’anima santa ed eletta,
comunque sia la carne che la riveste, magra o pingue,
non ha che un effimero potere:
appena essa è uscita dal mondo, la dichiara libera.
Per questo è saggio chi ora soddisfa i propri debiti,
finché ha la possibilità di farlo;
perché in un’anima priva di fede,
che lasci vivere il proprio corpo senza leggi,
la morte perpetuamente dimora…

Che vale beltà, che vale ricchezza,
che vale onore e che vale grandezza,
dal momento che morte a suo capriccio
fa pioggia o secco su di noi,
dal momento che tutto essa ha in suo potere,
ciò che si pregia e ciò che si disprezza?
Chi ha deposto la paura della morte
è quello che la morte maggiormente incita,
ed è verso di lui che essa si dirige in primo luogo.
un corpo ben nutrito, una carne delicata,
si fanno camicia di vermi e di fuoco.
Chi più insegue il piacere, maggiormente si ferisce.

Morte prova, non ne dubito affatto,
che altrettanto valgono poco e molto
di ogni cosa che si disseca e muore
morte mostra che tutto è nulla,
e quanto inghiotte ghiottoneria,
e quanto lussuria brama.
Morte fa sì che il sant’uomo non pecchi,
poiché non lo attira cosa alcuna
che ella possa giungere a colpire…

Morte è la rete che tutto imprigiona
morte è la mano che tutto arranca
e in suo possesso resta tutto ciò che afferra.
Morte a tutti prepara un oscuro mantello
e una coperta di semplice terra.
Morte a tutti presta uguale servizio,
morte porta alla luce ogni segreto,
morte rende libero schiavo,
morte asservisce pontefice e re,
morte dà a ciascuno ciò che merita,
morte rende al povero quant’egli perde
morte strappa al ricco quant’egli ghermisce.

Morte rende a ciascuno il suo diritto
morte dà a tutti appropriata misura,
morte pesa tutto con giusto peso,
morte vendica ognuno dell’ingiustizia subita.
Morte getta l’orgoglio a marcire,
morte fa fallire la guerra ai sovrani,
morte fa osservare leggi e decreti,
morte fa abbandonare profitto ed usura,
morte rende la bella vita aspra,
morte alla zuppa e ai legumi
dà il sapore del cibo gustoso
nei chiostri ove si teme la lussuria.

Morte rappacifica i litiganti,
morte acquieta i gaudenti,
morte pone termine ad ogni contesa,
morte mette in croce ogni falso crociato,
morte fa giustizia a tutti gli ingannati
morte compone equamente ogni lite,
morte separa rosa da spina,
paglia da grano, crusca da farina,
i vini schietti da quelli adulterati,
morte vede attraverso ogni tenda e cortina,
morte sola sa e indovina
come ciascuno vada esattamente valutato.

Morte è uno svergognato chi non ti teme,
e più svergognato ancora chi altro non paventa
se non che la vita gli venga meno:
dovrà senza fallo terminare.
E poco la terrà chi più la tiene stretta:
ciò che l’uomo allunga, la morte tronca…

Ah, Dio! Perché a tal punto si brama
l’avvelenata gioia carnale,
che tanto corrompe la nostra natura,
e che ha così breve durata?
Dopo, a tal prezzo si paga!
Com’è malvagio quello stimolo
che fa acquistare all’anima, ad usura,
un’amarezza che in eterno dura
per un piacere che subito svanisce.
Vattene vizio! Fuggi lussuria!
Di un cibo tanto caro, non ho desiderio:
maggiormente amo la mia zuppa ed i miei legumi.


Alcuni passaggi dello splendido poema I vers de la mort, del frate cistercense Hélinand di Froidmont, composto tra il 1194 e il 1197



Il 2 Novembre è il giorno della memoria,
il giorno in cui si ricorda chi ha sfiorato la nostra vita
e che la vita ce l’ha donata.
Il 2 Novembre è solo un giorno della memoria,
la memoria delle persone che si sono amate e che non ci sono più,
ma che vivono nei ricordi di ognuno di noi,
ogni giorno.

- Stephen Litteword - 



“La terra non ha alcuna tristezza che il cielo non possa curare”.

- San Tommaso Moro -



Buona giornata a tutti. :-)




Laura,  Gabriele, Mario... quanto vi ho amato... più della mia stessa vita.