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sabato 15 dicembre 2018

La tela del ragno

Il re Erode aveva sentito dai Re Magi che a Betlemme era nato un re. 
Divorato dalla gelosia, immaginò un piano feroce: uccidere tutti i bambini della città... Giuseppe e Maria presero il Bambino Gesù e si incamminarono in fretta verso l’Egitto. 
La sera del primo giorno di fuga, stanchi e affamati, cercarono rifugio in una grotta.
Faceva freddo, la terra era bianca di brina. La famigliola si sistemò in un angolo. Stavano stretti stretti per scaldarsi.
Un piccolo ragno si dondolava attaccato ad un filo d’entrata della grotta. Quando vide il Bambino Gesù, volle fare qualcosa per lui. 


Decise di tessere la sua tela di fronte all’entrata della caverna per fare una delicata tendina. Improvvisamente, lungo il sentiero, un drappello di soldati venne a cercare il bambino per ucciderlo.
Quando stavano per entrare, il comandante notò la ragnatela. “Lasciate stare” disse “non vedete che c‘è una grossa ragnatela intatta? Se qualcuno fosse entrato nella grotta, l’avrebbe certamente rotta!”.
I soldati passarono oltre.

Così il piccolo ragno salvò la vita a Gesù, facendo l'unica cosa che sapeva fare: tessere la sua ragnatela.


(Racconto apocrifo)



Il Natale è fermarsi a contemplare quel Bambino, il Mistero di Dio che si fa uomo nell’umiltà e nella povertà, ma è soprattutto accogliere ancora di nuovo in noi stessi quel Bambino, che è Cristo Signore, per vivere della sua stessa vita, per far sì che i suoi sentimenti, i suoi pensieri, le sue azioni, siano i nostri sentimenti, i nostri pensieri, le nostre azioni. 
Celebrare il Natale è quindi manifestare la gioia, la novità, la luce che questa Nascita ha portato in tutta la nostra esistenza, per essere anche noi portatori della gioia, della vera novità, della luce di Dio agli altri.

- Papa Benedetto XVI -


"Non chiederti
di cosa ha bisogno il mondo...
Chiediti che cosa ti rende felice
e poi fallo.
Il mondo ha bisogno di persone felici..."

- Antoine De Saint-Exupéry -


Buona giornata a tutti. :)






venerdì 14 dicembre 2018

Natale, si accende una grande luce - Giuseppe Impastato S.I.


"Ciascun credente è un Cristo iniziale e incompiuto." 

- Padre Ermes Ronchi -



"Io non sono / ancora e mai / il Cristo / ma io sono questa / infinita possibilità." 

- padre Davide M. Turoldo -



La nascita di Dio fatto carne è una provocazione, è una sfida, è un invito, è un farsi vicino all'uomo, perché finalmente il sogno dell'uomo si possa realizzare: crescere smisuratamente, diventare come Dio!
Prima l'uomo non conosceva la strada: nella sua illusione ne aveva tentate (e ancora tenta di percorrerne) tante, per realizzare finalmente la grande scalata al vertice supremo, alla felicità assicurata, alla pienezza della autorealizzazione.
Con il Natale è Dio stesso a scendere sulla strada e a suggerire il percorso. E ha indicato proprio quel cammino che l'uomo aveva rifiutato e continua ad escludere.
Perché l'uomo ha sempre pensato che la strada fosse dal basso verso l'alto, dalla piccolezza alla grandezza, dalla povertà alla ricchezza, dalla sottomissione alla potenza, dal dover subire alla prepotenza, dall'oscurità alla notorietà, dalla miseria al lusso, dal non contare alla riconoscibilità e al prestigio, dall'essere inerme alla violenza, dal dover subire all'oppressione, dalla dipendenza all'autonomia, dallo schiacciamento alla potenza, dal nascondimento forzato alla fama e all'esibizionismo...
Ed ecco l'uomo proiettato verso le conquiste per evadere da quel le strettoie e da quei vicoletti in cui si è cacciato e dove è stato costretto a vivere. L'uomo si lancia nella ricerca spasmodica di conti in banca, record mondiali, oggetti che sono o si vogliono far diventare status symbol, premi Oscar, premi Nobel, recensioni, riconoscimenti negli articoli su riviste e giornali, citazioni nelle riviste scientifiche, entrare e raggiungere record mondiali, guinness dei primati,...
Finito il tempo delle illusioni, è tempo di guardare una grotta, a Betlehem. Sognavamo di uscire dalla morsa della massa, di passare dalla insignificanza all'indispensabilità, dal tran tran alla grande festa, dalla periferia alla metropoli.
La storia conosce una marea di illusioni e di delusioni. Appena si pensa di aver raggiunto il traguardo, si fa bruciante la consapevolezza di avere in mano un pugno di mosche. Ed ecco l'uomo costretto alla fatica di Sisifo. E si ricomincia individuando altre strade, costruendo altri progetti, imbarcandosi in altre avventure, afferrandosi ad altre illusioni.
E l'umanità ha pagato gli enormi e ripetuti errori. 
A Natale sentiamo parlare di Gesù. A chi l'ha accettato ha dato la possibilità di diventare figlio di Dio.
Figlio di Dio! Toh! Ma non volevamo la stessa cosa?
Ora sì che si apre uno spiraglio di cielo, e viene illuminato un traguardo, e appare concretamente alla nostra portata il sogno irraggiungibile...

L'Eterno si è immerso nel tempo,
l'Infinito si è chiuso nello spazio,
l'Onnisciente è diventato un bambino che apprende,
il Signore un suddito,
il Creatore dei mondi un bisognoso di cibo, di calore, di amore.
Accènditi, accogli, incamminati. 
Sii tu dono, regalo, albero, luce, famiglia, festa, cibo.

- Giuseppe Impastato S.I. -


 Buona giornata a tutti. :)



lunedì 10 dicembre 2018

"Il Dio-saldatore si è incalmato" - Don Marco Pozza

Tutto goffo, pure un attimo rintronato. 
Uno di quelli che, ammaccati dalla miseria marcia, soccombono quasi sotto terra, incuranti di tutto, non curati da tanti, forse sbadati addirittura a se stessi. Uomini-ombra. 
È la notte di Natale, siamo dietro le sbarre di una patria galera del Nord-Est, quello contorto e gentile. 
Un pugno di gente: un prete che annuncia la nascita, tredici uomini - più avanzi d'umano che uomini tutt'interi, "gente avariata" direbbe qualcuno - mezzi assaliti dal sonno; qualche uomo generoso come lampione che illumina la notte. 
Notte santa, notte generosa, notte d'intrepida attesa. 
Notte-con-Dio.
All'oscuro dell'italiano, com'è di tanti che hanno fatto della scarpata-della-strada la loro scuola, si prenota col dito una delle preghiere dei fedeli stampate sul foglietto. 
Sempre le solite, quasi sempre senza vita, sovente insipide e amorfe. 
Che importa? 
Da quand'è nato il mondo, sono sempre gli uomini a fare la differenza: al tempo dei faraoni, al tempo del bullo Erode. 
Salvatore (chissà se si chiama proprio così o se ha imparato a chiamarsi così) legge la seconda delle cinque preghiere. 

Quella dove sta scritto: "Nel mistero del Dio incarnato (...) preghiamo Dio salvatore (Ascoltaci, o Signore)".

Non sempre ciò che si legge corrisponde a ciò che sta scritto: tra lo scritto e il letto di mezzo ci passa la vita: quella che sorprende e acciuffa, che stupisce e smarrisce, vita-sempre-vita. 
Salvatore non legge ciò che c'è scritto, legge ciò che capisce. Di più: legge ciò che gli risuona nel cuore più che quello che altri hanno scritto. 
Legge tutto d'un fiato, come chi prende la rincorsa per fare il salto migliore: "Nel mistero del Dio incalmato (...) preghiamo Dio saldatore (Ascoltaci, o Signore)." 
Alzo gli occhi, anche solo per strappare un sorriso: la loro compostezza scoraggia la mia ilarità. 

Nessuno sorride, forse manco si sono accorti: tutti ignoranti? Oppure Salvatore ha detto ciò che anche loro pensavano per davvero nel cuore.

Il Dio incalmato, non il Dio incarnato. Eggià: l'incarnazione è roba troppo astratta, odora di teologia e di frasi spurie, non trattiene l'odore consunto della terra, la voracità inimmaginabile del "Dio si è fatto carne" (liturgia della II^ domenica del tempo di Natale). 
L'incarnazione è dogmatica, troppa lontananza per i poveracci, ancora lungi dal loro essere terra-terra. 
Per loro dire che Dio si è incarnato non dice nulla: che Dio si sia incalmato, invece, è tutto un programma, il più ardito dei tentativi mai accaduti. Incalmare è verbo di botanica, sudicio di letame, gergo contadino: è inserire il ramo di una pianta su un'altra pianta di diversa varietà, per ottenere un individuo nuovo. 

È un tentativo di miglioria, un trucco da esperti, un tocco di finezza botanica. Il Natale? La divinità s'incalma con l'umanità, Dio s'innesta nell'uomo, l'Onnipotente s'incastra nell'impotenza.

Mai trovata una traduzione più fedele di questa. Senti che tocco: "Dio si è incalmato e venne ad abitare in mezzo a noi" Mica finito, però. 
Era forse preoccupato, Salvatore, che qualcuno non s'intendesse di botanica e, perciò, rischiasse di non capire cos'è il Natale. 
Così, sfacciatamente geniale, ha firmato la seconda manovra da fuoriclasse: "Preghiamo Dio saldatore". Saldatore! La salvezza è una saldatura, congiungere due o più cose insieme in modo da formarne una sola. 

Il Natale è la saldatura di Dio: il Cielo si stringe alla terra, Dio s'aggroviglia in un abbraccio con l'uomo, il suo sogno diventa segno per tutti: "Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia" (Lc 2,12). Dio è il saldatore, il Bambino è la saldatura: la terra è saldata, anche salvata. L'aggancio è riuscito: Dio, incalmandosi, ha saldato la terra col Cielo.

Due giorni dopo Natale, Salvatore Tremiterra, poco oltre i quarant'anni, è morto: un infarto l'ha colto improvviso dentro la sua cella di galera. 
Un pover'uomo in mezzo ad una ciurma di poveri-cristi. 
Stamattina ho celebrato il suo funerale: il funerale di Salvatore, il mio-piccolo-salvatore. L'uomo sbagliato che ha salvato il mio Natale giusto dal rischio dell'astrazione: il Dio-saldatore si è incalmato. 
Solo ai poveri Dio concede il lusso di dargli così sfacciatamente del tu senza renderlo banale.
Grazie, Salvatore.

- Don Marco Pozza -
(Cappellano della Casa di Reclusione di Padova) 2 gennaio 2016





L'amore è come un albero: 
spunta da sé, 
getta profondamente le radici 
in tutto il nostro essere, 

e continua a verdeggiare
anche sopra un cuore in rovina.

- Victor Hugo -


Buona giornata a tutti. :-)




giovedì 4 gennaio 2018

L’albero di Natale - Nazim Hikmet


Personalmente è chiaro, io credo in Babbo Natale; ma è il tempo del perdono, e perdonerò gli altri che non ci credono. 

- Gilbert Keith Chesterton -
in: La nonna del drago

Gleb Goloubetski "December in London"


"Lieto leggerò i neri segni dei rami sul bianco [...] Non turberà suono alcuno questa allegria solitaria."

- Eugenio Montale - 
da "Silenzio invernale" 

Dipinto di Igor Grabar "Winter morning" (1907)