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mercoledì 14 agosto 2024

“Ave Maria”, furono le sue ultime parole - San Massimiliano Maria Kolbe

 14 agosto 1941. 
Erano già passate due settimane. I prigionieri morivano uno dopo l’altro e ne rimanevano solo quattro, tra i quali padre Massimiliano, ancora in stato di conoscenza… 
Un giorno fu inviato il criminale tedesco Bock per fare un’iniezione di acido fenico ai prigionieri… Quando Bock arrivò là, lo dovetti accompagnare alla cella. 
Vidi padre Massimiliano, in preghiera, porgere lui stesso il braccio al suo assassino. Non potevo sopportarlo. Con la scusa che avevo del lavoro da fare, me ne andai. Ma non appena gli uomini delle SS e il boia se ne furono andati, tornai. Gli altri corpi, nudi e sporchi, erano stesi sul pavimento, con i volti che mostravano i segni della sofferenza. Padre Massimiliano era seduto, eretto, appoggiato al muro. Il suo corpo non era sporco come gli altri, ma pulito e luminoso. La testa era piegata leggermente da una parte. Il suo volto era puro e sereno, raggiante. Chiunque avrebbe notato e pensato che questi fosse un santo».
Il francescano martire volontario, tese il braccio per l'iniezione mortale dicendo “Ave Maria”, furono le sue ultime parole.


In ogni focolare cattolico, anche i più poveri, potete trovare un rosario. Nei momenti di gioia o di tristezza, quando i credenti si rivolgono a Dio, pregano il rosario...
A Lourdes, l'Immacolata sgrana le perle del suo rosario e incoraggia Bernadette a recitarlo con lei. Se desideriamo crescere nell'amore di Gesù, dobbiamo meditare i misteri del Rosario con Maria ripetendo incessantemente e bisbigliando l'Ave Maria. Nessuno al mondo, neanche tra gli angeli, hanno amato e amano tanto il Signor Gesù, quanto la Madre di Dio.

- San Massimiliano Kolbe -


Padre Kolbe, l’innamorato di Gesù e dell’Immacolata, ripeteva: “Bisogna affogare nei gorghi della verità ogni manifestazione di errore che ha trovato nella stampa la più potente alleata. E’ necessario inondare la terra di un diluvio di stampa cristiana e mariana, e fasciare il mondo di carta scritta con parole di vita: solo così l’umanità di oggi potrà trovare la gioia di vivere e la via della salvezza”.

Dopo trent’anni dalla morte, il 17 ottobre 1971, è stato beatificato dal Papa Paolo VI.
Il Santo Padre Giovanni Paolo II l’ha proclamato Santo il 10 ottobre 1982.





Buona giornata a tutti. :-)



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mercoledì 1 maggio 2024

preghiere per Maria



ITALIANO-Ave Maria, piena di grazia, il Signore é con te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto é il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.

SPAGNOLO – Dios te salve, María, llena eres de gracia, el Señor es contigo. Bendita tú eres entre todas las mujeres, y bendito es el fruto de tu vientre, Jesús. Santa María, Madre de Dios, ruega por nosotros pecadores, ahora y en la hora de nuestra muerte. Amén.

PORTOGHESE - Avé Maria, cheia de graça, o Senhor é convosco. Bendita sois vós entre as mulheres, e bendito é o fruto do vosso ventre, Jesus. Santa Maria, Mãe de Deus, rogai por nós pecadores, agora e na hora da nossa morte. Amen.

INGLESE – Hail Mary, full of grace, the Lord is with thee. Blessed art thou among women, and blessed is the fruit of thy womb, Jesus. Holy Mary, Mother of God, pray for us sinners, now and at the hour of our death.

FRANCESE – French Ave Maria: Je vous salue, Marie pleine de grâces, le Seigneur est avec vous. Vous êtes bénie entre toutes les femmes et Jésus, le fruit de vos entrailles, est béni. Sainte Marie, Mère de Dieu, priez pour nous pauvres pécheurs, maintenant et à l'heure de notre mort. Amen.

MALTESE - Sliem Ghalik Marija bil-grazzja mimlija, il- Mulej Mieghek, imbierrka fost in-nisa u mbierek il-front Tieghek . Quddiesa Marija Omm Alla,itlob ghalina midinbin,issa u fis-siegha tal-mewt taghna, Croato – Croatian Ave Maria:Zdravo, Marijo, milosti puna, Gospodin s tobom, blagoslovljena ti među ženama i blagoslovljen plod utrobe tvoje, Isus.
Sveta Marijo, Majko Božja, moli za nas grešnike sada i na času smrti naše. Amen



“S. Bernardo scrive: 

Ecco due prodigi che debbono riempire cielo e terra di stupore. 

È una cosa prodigiosa vedere la maestà suprema di un Dio abbassarsi ad umiliarsi al punto di ubbidire ad una donna: prodigio di umiltà che non ha esempio: «Quod Deus foeminae obtemperet, humilitas absque exemplo». Ed è una cosa ammirabile, senza pari, vedere una donna elevata a tale grado da avere il diritto di comandare a Dio. «Et quod Deo foemina principetur, sublimitas sine socio».
«È qui, dice S. Pier Damiani, che ogni creatura deve entrare in un profondo e rispettoso silenzio, e tremare alla vista di tanta meraviglia, senza osare ad alzare gli occhi, per guardare l'altezza sublime di tale dignità e l'immensità di tale potenza».”

Estratto di: San Giovanni Eudes. “Il Cuore ammirabile della SS. Madre di Dio.”

La Madonna fa proprio questo con noi, ci aiuta a crescere umanamente e nella fede, ad essere forti e non cedere alla tentazione dell’essere uomini e cristiani in modo superficiale, ma a vivere con responsabilità, a tendere sempre più in alto.

 Papa Francesco 4 Maggio 2013




Vergine tutta Santa - Padre Massimiliano Kolbe


Vergine immacolata, 

scelta tra tutte le donne 
per donare al mondo il Salvatore, 
serva fedele del mistero della Redenzione, 
fà che sappiamo rispondere 
alla chiamata di Gesù 
e seguirlo sul cammino della vita 
che conduce al Padre. 

Vergine tutta santa, 
strappaci dal peccato 
trasforma i nostri cuori. 

Regina degli apostoli, 
rendici apostoli! 

Fà che nelle tue sante mani 
noi possiamo divenire strumenti docili 
e attenti per la purificazione 
e santificazione del nostro mondo peccatore. 
Condividi con noi la preoccupazione 
che grava sul tuo cuore di Madre, 
e la tua viva speranza 
che nessun uomo vada perduto. 

Possa, o Madre di Dio, 
tenerezza dello Spirito Santo, 
la creazione intera celebrare con te 
la lode della misericordia 
e dell’amore infinito. 

(S. Massimiliano Kolbe)


Preghiera della sera

Signore, mio Dio,
io ti ringrazio che hai portato a termine questo giorno;
io ti ringrazio che hai dato riposo al corpo e all'anima.
La tua mano era su di me e mi hai protetto e difeso.
Perdona tutti i momenti di poca fede
e tutte le ingiustizie di questo giorno
e aiutami a perdonare tutti coloro che sono stati ingiusti con me.
Fammi dormire in pace sotto la tua protezione
e preservami dalle insidie delle tenebre.
Ti affido i miei cari,
ti affido il mio corpo e la mia anima.
Dio sia lodato il tuo santo nome.

Buona giornata a tutti :-)

domenica 14 agosto 2022

Vorrei morire al suo posto - San Massimiliano Maria Kolbe

 Le ore passano lente come secoli sotto un sole di piena estate che di ora, in ora si fa più spietato per quegli uomini distrutti dalla fame, dalla sete e dalla fatica. Qualcuno comincia a stramazzare al suolo svenuto. Se non si rianima sotto il grandinare delle percosse, è trascinato via, per i piedi e gettato in un angolo del "piazzale".
Testa di mastino, alle 18, si pianta, a gambe divaricate, davanti alle sue vittime, sul campo un silenzio di tomba.
"L'evaso non è stato ritrovato dieci di voi moriranno nel bunker della fame. La prossima volta toccherà a venti."
Lentamente il capo inizia la sua scelta fissando nello sguardo, uno ad uno i prigionieri e di ciascuno assaporando il terrore.
"Questo qui", Testa di mastino puntava a caso il suo indice sul numero cucito sulla giacca del prigioniero. Il drappello dei martiri è completo.

"Arrivederci amici, ci rivedremo lassù, dove c'è vera giustizia", "viva la Polonia! E' per essa che io do la mia vita".
Francesco G. n° 5659, piange disperato ricordando la moglie e i figli. Tra le file dei risparmiati lo sbigottimento lascia il posto ad un senso di sollievo, alla gioia: vivere ancora, sfuggendo alla morte atroce del bunker della fame. 
Un uomo esce dalle fila - numero 16.670 - e con passo deciso si presenta a Testa di Mastino.
"Cosa vuole da me questo sporco polacco?"
"Vorrei morire al posto di uno di quelli."
"Perché?"
"Sono vecchio, ormai (aveva 47 anni!) e buono a nulla - La mia vita non può più servire gran che."
"E per chi vuoi morire?"
"Per lui, ha moglie e bambini"
"Ma tu chi sei?"
"Un prete cattolico." 
Padre Massimiliano Kolbe - n° 16.670

Era Massimiliano Maria Kolbe, morto ad Auschwitz il 14 agosto 1941 e proclamato santo nel 1982 da papa Giovanni Paolo II.


un po di biografia: http://leggoerifletto.blogspot.it/2012/10/san-massimiliano-kolbe-biografia.html


"Mia amata Mamma, verso la fine del mese di maggio sono giunto con un convoglio ferroviario nel campo di Auschwitz. Da me va tutto bene. Amata Mamma, stai tranquilla per me e per la mia salute, perché il buon Dio c'è in ogni luogo e con grande amore pensa a tutti e a tutto."

Padre Kolbe in una lettera alla mamma



“Dalla Divina Maternità scaturiscono tutte le grazie concesse alla Santissima Vergine Maria, e la prima di tali grazie è l'Immacolata Concezione. 
Questo privilegio deve starle particolarmente a cuore, se a Lourdes Ella stessa volle chiamarsi: "Io sono l'Immacolata Concezione". 
Con questo nome, tanto gradito al cuore, desideriamo chiamarla anche noi.„

- Padre Massimiliano Kolbe -


Vergine tutta Santa

Vergine Immacolata, 
scelta tra tutte le donne 
per donare al mondo il Salvatore, 
serva fedele del mistero della Redenzione, 
fa’ che sappiamo rispondere alla chiamata di Gesù 
e seguirlo sul cammino della vita 
che conduce al Padre. 
Vergine tutta santa, strappaci dal peccato 
trasforma i nostri cuori. 
Regina degli apostoli, rendici apostoli! 
Fa’ che nelle tue sante mani 
noi possiamo divenire strumenti docili 
e attenti per la purificazione 
e santificazione del nostro mondo peccatore. 
Condividi con noi la preoccupazione 
che grava sul tuo cuore di Madre, 
e la tua viva speranza
che nessun uomo vada perduto. 
Possa, o Madre di Dio, 
tenerezza dello Spirito Santo, 
la creazione intera celebrare con te
la lode della misericordia e dell’amore infinito.

- San Massimiliano Kolbe - 



Buona giornata a tutti. :-)


sabato 14 agosto 2021

San Massimiliano Kolbe e l'orologio

Ad una stazione salì, fra gli altri, nel nostro scompartimento una persona colta, che si pose a sedere proprio di fronte a me e si associò subito alla nostra compagnia.
“Ma possiamo noi sapere se Dio esiste?”, incominciò egli a dire.
“Certamente”
“Forse uno può solamente credere a questo; nessuno, infatti, è in grado di dimostrare che Dio esista”.
“Abbia la bontà di ascoltarmi e io glielo dimostrerò con chiarezza... Prima di tutto, mi scusi, quale grado di istruzione possiede lei?”.
“Universitaria, ho studiato diritto”.
“Forse anche filosofia?”.
“Questa poi no; del resto, che ha a che fare la filosofia con la fede?”.
“La fede deve essere in accordo con la ragione e qui serve appunto la filosofia, soprattutto nella questione circa l'esistenza di Dio. Ma ora io debbo sapere in che cosa ci troviamo tutti d'accordo, poiché mi conviene iniziare da questo, altrimenti edificheremmo su un fondamento instabile.
Perciò, incominciamo: esiste lei?”.
“Sì. Tuttavia io sono solamente una parte del mondo”.
“La prego, di quello che siamo discuteremo più avanti; per il momento le chiedo solo se lei esiste”.
“Certamente”.
“E lei, signora?”.
“Lo affermo anch'io”.
“C'è forse qualcuno dei presenti che la pensi diversamente?”.
Tutti acconsentono.
“La nostra esistenza, quindi, è certa”.
“Questo non lo direi”.
“E perché?”.
“Perché in genere noi non possiamo conoscere nulla con certezza; ciò che alcuni affermano, altri lo negano”.
“Perciò, lei non è certo di esistere?”.
“Io sono solamente una piccola parte della materia esistente nell'universo”.
“Per me non si tratta di ciò che lei è - ripeto - ma del fatto più generale che lei esiste, cioè del fatto che lei è qualche cosa, oppure non è niente”.
“Evidentemente, non sono un niente”.
“E certo?”.
“Sì”.
“Ha un orologio, lei?”.
“Sì”, rispose portando la mano al taschino.
“Appartiene a lei?”.
“Sì, è mio”.
“Sicuramente?”.
“Senza dubbio”.
“Mi scusi, ma se lei ne dubitasse, la pregherei di darmelo e metterlo nel mio taschino (i presenti ridono). Perciò la sua premessa, secondo la quale noi non possiamo conoscere nulla con sicurezza, è falsa, poiché lei considera la propria esistenza come un assioma e non ha alcuna voglia di mettere in dubbio che questo orologio le appartenga.
E io non esisto, forse?”.
“...Sì”.
“E questa signora, e questo signore, e in definitiva tutti noi qui presenti?”.
“Anche loro”.
“Ne è certo?”.
“...Sì, ne sono certo”.
“Ma perché lei afferma questo?”.
“Perché... i miei occhi me lo dicono chiaramente”.
“E questi campi e questi prati che passano davanti ai finestrini della carrozza, e il mondo intero e le stelle che sono sopra le nostre teste, esistono?”.
“Anche loro; insomma, riconosco ormai che quello che scorgiamo con i nostri occhi deve esistere; Dio, però, non lo vediamo”.
“Mi scusi, la locomotiva sta viaggiando in testa al treno?”.
“È evidente”.
“Ne è certo?”.
“Sì che lo sono”.
“Ma lei la vede?”.
“No, ma se così non fosse, la nostra carrozza non andrebbe avanti”.
“Quindi, lei riconosce ormai che noi possiamo conoscere qualche cosa non solo mediante la visione diretta, ma riusciamo a giungere alla conoscenza di una data causa partendo da un effetto.
È vero?”.
“Sì”.
“Che direbbe lei di un uomo che, a proposito del suo orologio, ragionasse nel modo seguente: ‘Questa cassa metallica si è staccata per puro caso in una miniera, si è fusa da sola in un modo singolare, si è purificata e ha preso la forma che noi vediamo ora. Anche la scritta vi si è impressa per puro caso.
Pure il cristallo si è fuso e si è affilato per puro caso.
Gli stessi ingranaggi a ruota si sono fatti da soli.
E le altre parti che compongono quest'orologio si sono formate da sole per purissimo caso e, infine, si sono messe tutte insieme come le vediamo e così segnano le ore senza bisogno di una mente umana, neanche della mano di un uomo: tutto per caso’. Se quell'uomo affermasse tali cose con tutta serietà, che ne direbbe lei?”.
“Che probabilmente gli ha dato di volta il cervello”.
“Ebbene, nella natura abbiamo degli organismi formati in modo incomparabilmente più misterioso. Sicuramente lei si meraviglia quando studia l'anatomia, la composizione anche di un occhio
umano soltanto. Quante parti diverse, come sono delicate e come servono magnificamente per vedere!
L'intera natura è composta di milioni e di miliardi di organismi che vivono, si sviluppano e si riproducono. Si potrebbe, dunque, affermare che queste meraviglie della natura siano un puro caso? Qualcuno potrebbe dire: ‘Tutto questo non avviene senza una causa, è vero; ma tali cause hanno a loro volta una propria causa, e queste altre cause ancora’.
Tuttavia, in questa serie di cause, spinta magari all'infinito, non dobbiamo forse ammettere una causa prima?
Da sole, infatti, le cause non danno nessuna perfezione, ma comunicano soltanto ciò che loro stesse hanno ricevuto, mentre a noi interessa l'artefice di quella perfezione.
Una causa prima deve esserci... e... ed essa è Dio”.
“È evidente”.
Sul volto di quel signore si notava una specie di meraviglia, per il fatto che fino a quel momento non era riuscito a giungere ad una simile conclusione; può darsi che in passato non avesse mai riflettuto su tale verità.

- San Massimiliano Kolbe -



«Tu ci sei necessario, o Signore, o Redentore nostro, per scoprire la miseria morale e per guarirla; per avere il concetto del bene e del male e la speranza della santità; per deplorare i nostri peccati e per averne il perdono» 

- san Paolo VI, papa - 



Buona giornata a tutti. :-)



sabato 15 agosto 2020

Preghiera per l’Assunzione della Beata Vergine Maria, preghiera, storia, dogma – Pio XII


O Vergine Immacolata, Madre di Dio e Madre degli uomini,
noi crediamo nella tua assunzione in anima e corpo al cielo,
ove sei acclamata da tutti i cori degli angeli e da tutte le schiere dei santi.
E noi ad essi ci uniamo per lodare
e benedire il Signore che ti ha esaltata sopra
tutte le creature e per offrirti l'anelito della nostra devozione
e del nostro amore.
Noi confidiamo che i tuoi occhi misericordiosi
si abbassino sulle nostre miserie
e sulle nostre sofferenze; che le tue labbra sorridano alle nostre gioie
e alle nostre vittorie;
che tu senta la voce di Gesù ripeterti per ciascuno di noi:
Ecco tuo figlio.
E noi ti invochiamo nostra madre e ti prendiamo, come Giovanni, per guida,
forza e consolazione della nostra vita mortale.
Noi crediamo che nella gloria, dove regni vestita di sole e coronata di stelle,
sei la gioia e la letizia degli angeli e dei santi.
E noi in questa terra, ove passiamo pellegrini, guardiamo verso di te,
nostra speranza;
attiraci con la soavità della tua voce per mostrarci un giorno,
dopo il nostro esilio, Gesù, frutto benedetto del tuo seno, o clemente,
o pia, o dolce Vergine Maria.

(papa Pio XII)



Signore, Padre Santo, Dio onnipotente ed eterno, noi Ti ringraziamo e Ti benediciamo perchè la Vergine Maria, Madre di Cristo, tuo Figlio e nostro Signore, è stata assunta nella Gloria del Cielo.
In Lei primizia e immagine della Chiesa, hai rivelato il compimento del mistero di salvezza e hai fatto risplendere per il tuo popolo, pellegrino sulla terra, un segno di consolazione e di sicura speranza.
Tu non hai voluto che conoscesse la corruzione del sepolcro Colei che ha generato il Signore della vita. Amen.

(Dal prefazio dell'Assunzione)




15 agosto: Assunzione Beata Vergine

La solennità dell'Assunzione di Maria deriva dalla liturgia locale di Gerusalemme; nel VI secolo era già diffusa in tutta la chiesa bizantina. 

Nel corso del VII secolo viene accolta dalla liturgia romana sotto diversi nomi: Dormitio, Pausatio, Natalis.
Il 1° novembre 1950 Pio XII definì l'Assunzione di Maria dogma di fede e, per conseguenza, ristrutturò la liturgia del giorno. L'Assunzione è l'unica festa mariana dotata di una messa per la sera della vigilia. 

Il senso e contenuto teologico di tale solennità è espresso nella bolla Munificentissimus Deus: "L'Augusta Madre di Dio...fu innalzata in anima e corpo alla celeste gloria". 
Maria è entrata, unica tra tutte le pure creature umane, in anima e corpo nella beatitudine del cielo.
La Lumen Gentium la presenta in questi termini: "L'Immacolata Vergine, preservata immune da ogni macchia di colpa originale, finito il corso della sua vita terrena fu assunta alla celeste gloria in anima e corpo" (n. 59). 

La liturgia vede in Maria la Donna di cui parla S. Giovanni. 


Donna misteriosa, al centro della lotta tra le potenze delle tenebre e il Messia. Anch'essa insidiata insieme al Figlio; anch'essa vincitrice con Lui perché sostenuta da Dio. Ci troviamo qui di fronte ai motivi centrali della festività: la vittoria di Maria sul peccato e sull'inferno; la partecipazione attiva ala lotta di Cristo e alla sua vittoria. La gioia di questa festa, pertanto, è la gioia della vittoria, del coronamento, la gioia dell'esultanza della Pasqua. E' lo stesso mistero del mattino di Pasqua di risurrezione che si realizza in Maria. La stessa vittoria alla quale Lei ha dato la sua attiva, personale e piena collaborazione. 

Assunta perchè Immacolata 
L'Assunzione è il coronamento e il maturarsi in Dio di una situazione in cui Maria si è stabilita con la sua Concezione Immacolata, progredita e giunta ad una pienezza singolare con la divina maternità. La divina maternità ha realizzato in Maria un perfezionamento di tutto il suo essere. Tutto ciò evidentemente ha conferito ancora bellezza e preziosità al corpo di Maria, reso capace di un'unica circolazione vitale col Figlio di Dio, fatto uomo. Tra Lei e il Verbo fatto carne, per nove mesi, c'è stato un interscambio vitale, che mentre formava il Figlio, perfezionava e arricchiva della sua santità la Madre. 

Assunta perchè Madre di Dio pienamente conforme a Cristo 
L'Assunzione è il coronamento e il maturarsi in Dio di una situazione in cui Maria si è stabilita con la sua Concezione Immacolata, progredita e giunta ad una pienezza singolare con la divina maternità. La divina maternità ha realizzato in Maria un perfezionamento di tutto il suo essere. Tutto ciò evidentemente ha conferito ancora bellezza e preziosità al corpo di Maria, reso capace di un'unica circolazione vitale col Figlio di Dio, fatto uomo. Tra Lei e il Verbo fatto carne, per nove mesi, c'è stato un interscambio vitale, che mentre formava il Figlio, perfezionava e arricchiva della sua santità la Madre. 

L'Assunzione di Maria, speranza e ideale della Chiesa 
In Maria si è rivelato il compimento del mistero della salvezza. Come infatti avrà compimento? 
Nella risurrezione e glorificazione definitiva di tutta la persona umana. Sarà, questo compimento, la pasqua definitiva e perfetta della Chiesa, perché glorificazione anche del corpo. Gesù lo aveva affermato; ma con l'Assunzione di Maria le parole e il mistero di Cristo si evidenziano in una maniera che aiuta la fede e le certezze del popolo dei credenti. Sicchè, celebrando l'Assunzione, la speranza cristiana si fortifica e il cuore dei credenti si riempie di consolazione. 
E' in questo contesto spirituale che si capisce il linguaggio esultante che riempie e dà fisionomia alla celebrazione liturgica. La seconda antifona dei primi vespri afferma: "La porta del paradiso è stata chiusa a tutti a causa di Eva e per mezzo di Maria è stata di nuovo spalancata". 
Aggiunge ancora sicurezza alla nostra fede, perché si compie nell'ambito di una pura creatura. 
Ci dice quale sia il nostro destino. Quella gloria che oggi esalta davanti al cielo e alla terra Maria Santissima, è quanto Dio ha preparato per i suoi figli. Di quella stessa gloria brillerà il corpo di ognuno. 
Maria assunta in cielo è veramente la speranza e l'ideale della Chiesa.

Fonte: Missionarie dell’Immacolata Padre Kolbe



Santo e glorioso è il corpo della Vergine Maria


I santi padri e i grandi dottori nelle omelie e nei discorsi, rivolti al popolo in occasione della festa odierna, parlavano dell'Assunzione della Madre di Dio come di una dottrina già viva nella coscienza dei fedeli e da essi già professata; ne spiegavano ampiamente il significato, ne precisavano e ne approfondivano il contenuto, ne mostravano le grandi ragioni teologiche. Essi mettevano particolarmente in evidenza che oggetto della festa non era unicamente il fatto che le spoglie mortali della beata Vergine Maria fossero state preservate dalla corruzione, ma anche il suo trionfo sulla morte e la sua celeste glorificazione, perché la Madre ricopiasse il modello, imitasse cioè il suo Figlio unico, Cristo Gesù.
San Giovanni Damasceno, che si distingue fra tutti come teste esimio di questa tradizione, considerando l'Assunzione corporea della grande Madre di Dio nella luce degli altri suoi privilegi, esclama con vigorosa eloquenza: «Colei che nel parto aveva conservato illesa la sua verginità doveva anche conservare senza alcuna corruzione il suo corpo dopo la morte. Colei che aveva portato nel suo seno il Creatore, fatto bambino, doveva abitare nei tabernacoli divini. Colei, che fu data in sposa dal Padre, non poteva che trovar dimora nelle sedi celesti. Doveva contemplare il suo Figlio nella gloria alla destra del Padre, lei che lo aveva visto sulla croce, lei che, preservata dal dolore, quando lo diede alla luce, fu trapassata dalla spada del dolore quando lo vide morire. Era giusto che la Madre di Dio possedesse ciò che appartiene al Figlio, e che fosse onorata da tutte le creature come Madre ed ancella di Dio».
San Germano di Costantinopoli pensava che l'incorruzione e l'assunzione al cielo del corpo della Vergine Madre di Dio non solo convenivano alla sua divina maternità, ma anche alla speciale santità del suo corpo verginale: «Tu, come fu scritto, sei tutta splendore (cfr. Sal 44, 14); e il tuo corpo verginale è tutto santo, tutto casto, tutto tempio di Dio. Per questo non poteva conoscere il disfacimento del sepolcro, ma, pur conservando le sue fattezze naturali, doveva trasfigurarsi in luce di incorruttibilità, entrare in una esistenza nuova e gloriosa, godere della piena liberazione e della vita perfetta».
Un altro scrittore antico afferma: «Cristo, nostro salvatore e Dio, donatore della vita e dell'immortalità, fu lui a restituire la vita alla Madre. Fu lui a rendere colei, che l'aveva generato, uguale a se stesso nell'incorruttibilità del corpo, e per sempre. Fu lui a risuscitarla dalla morte e ad accoglierla accanto a sé, attraverso una via che a lui solo è nota».
Tutte queste considerazioni e motivazioni dei santi padri, come pure quelle dei teologi sul medesimo tema, hanno come ultimo fondamento la Sacra Scrittura. Effettivamente la Bibbia ci presenta la santa Madre di Dio strettamente unita al suo Figlio divino e sempre a lui solidale, e compartecipe della sua condizione.
Per quanto riguarda la Tradizione, poi, non va dimenticato che fin dal secondo secolo la Vergine Maria viene presentata dai santi padri come la novella Eva, intimamente unita al nuovo Adamo, sebbene a lui soggetta. Madre e Figlio appaiono sempre associati nella lotta contro il nemico infernale; lotta che, come era stato preannunziato nel protovangelo (cfr. Gn 3, 15), si sarebbe conclusa con la pienissima vittoria sul peccato e sulla morte, su quei nemici, cioè, che l'Apostolo delle genti presenta sempre congiunti (cfr. Rm capp. 5 e 6; 1 Cor 15, 21-26; 54-57). Come dunque la gloriosa risurrezione di Cristo fu parte essenziale e il segno finale di questa vittoria, così anche per Maria la comune lotta si doveva concludere con la glorificazione del suo corpo verginale, secondo le affermazioni dell'Apostolo: «Quando questo corpo corruttibile si sarà vestito di incorruttibilità e questo corpo mortale di immortalità, si compirà la parola della Scrittura: La morte è stata ingoiata per la vittoria» (1 Cor 15, 54, cfr. Os 13, 14).
In tal modo l'augusta Madre di Dio, arcanamente unita a Gesù Cristo fin da tutta l'eternità «con uno stesso decreto» di predestinazione, immacolata nella sua concezione, vergine illibata nella sua divina maternità, generosa compagna del divino Redentore, vittorioso sul peccato e sulla morte, alla fine ottenne di coronare le sue grandezze, superando la corruzione del sepolcro. Vinse la morte, come già il suo Figlio, e fu innalzata in anima e corpo alla gloria del cielo, dove risplende Regina alla destra del Figlio suo, Re immortale dei secoli.


Dalla Costituzione Apostolica «Munificentissimus Deus» di Pio XII, papa
(AAS 42 [1950], 760-762. 767-769)




Buona Festa dell'Assunta a tutti :-)

venerdì 14 agosto 2020

San Massimiliano Kolbe – Transito e riflessioni di papa Benedetto XVI


Papa Benedetto XVI: L’amore vince le tenebre dell’odio e dell’egoismo

Il 14 agosto, la Chiesa celebra la memoria di San Massimiliano Kolbe, sacerdote francescano polacco morto nel lager nazista di Auschwitz per salvare un padre di famiglia. Il Papa lo ha definito una “luce” che “ha incoraggiato altri a donarsi” per essere vicini ai sofferenti e agli oppressi. Ce ne parla Sergio Centofanti.



Vincere il male con il bene, l’odio con l’amore: è ciò che ci ricorda il Vangelo odierno dedicato al “comandamento nuovo” di Gesù: “amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amati”. Parole che padre Kolbe ha vissuto fino in fondo e che – come dice il Papa – invitano tutti noi a seguire l’amore senza misura del nostro Signore:

“Quelle parole di Gesù, ‘come io vi ho amati’, ci invitano e insieme ci inquietano; sono una meta cristologica che può apparire irraggiungibile, ma al tempo stesso sono uno stimolo che non ci permette di adagiarci su quanto abbiamo potuto realizzare”. (Udienza generale, 9 agosto 2006)

L’amore verso Gesù passa attraverso il sì di Maria. E padre Kolbe, sacerdote mariano nel suo dna, ha continuato a dare speranza e consolazione a quanti erano con lui nel bunker della fame di Auschwitz, totalmente affidato alla Madre di Dio fino alla fine. Era il 14 agosto 1941:

“'Ave Maria!': fu l’ultima invocazione sulle labbra di san Massimiliano Maria Kolbe mentre porgeva il braccio a colui che lo uccideva con un’iniezione di acido fenico. È commovente costatare come il ricorso umile e fiducioso alla Madonna sia sempre sorgente di coraggio e di serenità”.




I martiri non si scoraggiano nel fare il bene anche quando il male sembra distruggere tutto:
“Apparentemente le loro esistenze potrebbero essere ritenute una sconfitta, ma proprio nel loro martirio risplende il fulgore dell’Amore che vince le tenebre dell’egoismo e dell’odio. A San Massimiliano Kolbe vengono attribuite le seguenti parole che egli avrebbe pronunciato nel pieno furore della persecuzione nazista: ‘L’odio non è una forza creativa: lo è solo l’amore’”.


(Udienza generale, 13 agosto 2008)

  



Il martirio di San Massimiliano M.Kolbe

«Chiedo di andare a morire al suo posto»
Una notizia terribile, agghiacciante arriva nel blocco 14, al quale apparteneva anche san Massimiliano Kolbe: è fuggito uno dei prigionieri del blocco 14. Se il prigioniero non tornerà, il giorno seguente sicuramente dieci prigionieri del blocco 14 verranno scelti e condannati a una morte atroce: la morte di fame e sete in un orrido e tenebroso sotterraneo, chiamato “bunker della morte”.
Il prigioniero non tornò. Verso il tramonto, il comandante Fritsch si presentò a scegliere i dieci da condannare nel blocco schierato davanti a lui.
La seguente testimonianza è quella di colui che è stato salvato dalla morte, Francesco Gajowniczek, il quale così descrive quello che lui ha potuto vedere e sentire:
«Eravamo allineati in dieci file, durante l’appello della sera. Mi trovavo nella stessa fila di Padre Kolbe; ci separavano tre o quattro prigionieri. Il Lagerführer Fritsch, circondato dalle guardie, si avvicinò, e cominciò a scegliere nelle file dieci prigionieri per mandarli a morire. Indicò col dito anche me. Uscii dalla fila e mi sfuggì un grido: avrei desiderato vedere ancora i miei figli! Dopo un istante uscì dalla fila un prigioniero, offrendo se stesso in mia vece. Si avvicinò, perciò, al Lagerführer e cominciò a dirgli qualcosa. Allora una guardia lo condusse nel gruppo dei condannati a morte; io ebbi l’ordine di rientrare nella fila».
Un altro testimone presente alla drammatica scena fu il medico Niceto Francesco Wlodarski, che si trovava lì presente.
«Dopo la scelta dei dieci prigionieri – egli racconta – Padre Massimiliano uscì dalla fila e, togliendosi il berretto, si mise sull’attenti dinanzi al comandante. Questi, sorpreso, rivolgendosi a lui, disse: “Che cosa vuole questo porco polacco?”. Padre Massimiliano, puntando la mano verso Francesco Gajowniczek, già prescelto per la morte, rispose: “Sono un sacerdote cattolico polacco; sono anziano, voglio prendere il suo posto, perché egli ha moglie e figli...”. Il colonnello Fritsch, meravigliato, sembrava non riuscisse a trovare la forza per parlare. Dopo un po’, però, con un cenno della mano, pronunciando la sola parola: “Fuori!”, ordinò a Gajowniczek di ritornare nella fila lasciata prima. In tal modo, Padre Massimiliano prese il posto del condannato...».

L’eroico gesto con il quale san Massimiliano Kolbe salvò la vita a Gajowniczek, suo compagno di prigionia nel campo di Auschwitz, è oggetto di un interessante studio che sottolinea la liceità e l’elevatissimo valore morale di tale martirio: il più simile a quello di Cristo che «volontariamente si consegnò alla morte».
Ricorre il 70° anniversario del martirio di san Massimiliano (14 agosto 1941). È passato il tempo del nazismo hitleriano, ma i cristiani continuano a morire sotto i colpi di una maligna, subdola, persecuzione: «Ogni cinque minuti un cristiano viene ucciso a causa della sua fede. Nel 2011 si stima che saranno 105 mila le vittime della persecuzione contro i cristiani. Tra il 2000 e il 2010 le vittime sono state 160 mila all’anno, mentre nel XX secolo sono stati 45 milioni i cristiani uccisi a motivo della loro religione»


(M. Introvigne, in www.vaticaninsider.com).
Tra i 45 milioni di martiri del XX secolo c’è anche san Massimiliano. Eppure il suo martirio si distingue per il carattere spiccatamente eroico, sovranamente libero, dell’offrirsi nelle mani del persecutore. Questo gesto inusitato ricorda da vicino l’eroismo dei proto martiri francescani del 1220 e, in ultima analisi, il Re dei Martiri, Cristo, che «volontariamente si consegnò alla morte» (cf Messale Romano, Preghiera eucaristica IV). [...]
Il suo gesto, tuttavia, rimane incomprensibile al di fuori di una logica di amore serafico. Mentre nella dinamica del martirio normalmente vi è il dilemma che costringe ad una scelta: o la fedeltà a Cristo o la vita, qui vi è l’assoluta gratuità.


San Massimiliano, da parte sua, non aveva doveri particolari verso l’incolumità fisica di nessuno in quel lager. Aveva invece un dovere generale, in quanto sacerdote, di provvedere alla salute della loro anima. Ma proprio per questo, a vedute umane, sarebbe stato più utile da vivo che da morto, per tutte le assoluzioni in articulo mortis che avrebbe potuto impartire, per tutte le parole di fede che avrebbe potuto rivolgere a quella gente esulcerata dalla ferocia belluina degli aguzzini.
Si potrebbe invocare il principio secondo cui «senza la divina autorità non è lecito a nessuno uccidersi direttamente con l’intenzione di uccidersi. Sarebbe contro la carità verso se stessi, e sarebbe un’ingiuria al bene comune e a Dio, che è il solo diretto e assoluto Signore della vita umana» (ivi, p. 622).
E’ stato l’impulso della carità divina a spingere padre Massimiliano a compiere quel gesto, in ossequio al suo carattere sacerdotale, alla sua appartenenza all’Ordine dell’amore serafico e alla corona rossa promessagli dalla Madonna sin dalla sua infanzia. In verità, san Massimiliano non si è ucciso, né si è consegnato con l’intenzione di uccidersi. L’hanno ucciso i nazisti che odiavano la fede cattolica; l’oggetto immediato della sua offerta era di salvare la vita di un fratello, ma la sua intenzione più vera era di conformarsi nel modo più perfetto a Cristo, che si è sacrificato per amore dell’intera umanità. [...] La morte è semplicemente tollerata come effetto secondo, previsto, accettato, ma non voluto per sé. [...]
La difficoltà di individuare distintamente nel sacrificio di san Massimiliano i tratti essenziali del martirio era avvertita anche dal postulatore della sua causa di beatificazione. Tant’è vero che è stato beatificato da Paolo VI con il titolo di Confessore, mentre è stato canonizzato dal beato Giovanni Paolo II col titolo di Martire della Carità. La differenza tra il martirio per la fede e il martirio per la carità sta, nella necessità del primo, e nella libertà del secondo, secondo i due modi di esser principio dell’intelletto e della volontà: necessario il primo, libero il secondo.

Nel martirio di san Massimiliano,  va aggiunto il “fattore Immacolata”, per il quale l’«accettazione volontaria della morte» si trasforma nell’“offrirsi spontaneamente alla morte”, perché in questo consiste “l’amore più grande” (Gv 15,13), l’amore dell’Ordine serafico.


"Non abbiate affatto paura di amare troppo l'Immacolata, dato che non l'ameremo mai nel modo in cui l' ha amata Gesù. (San  Massimiliano Kolbe)


Buona giornata a tutti. :-)