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mercoledì 4 ottobre 2017

4 ottobre 2017 - Scritti e preghiere - San Francesco d’Assisi

Lo stesso [fra Leonardo] riferì che un giorno il beato Francesco, presso Santa Maria [degli Angeli], chiamò frate Leone e gli disse: “Frate Leone, scrivi”. Questi rispose: “Eccomi, sono pronto”.
“Scrivi – disse – quale è la vera letizia”. “Viene un messo e dice che tutti i maestri di Parigi sono entrati nell’Ordine, scrivi: non è vera letizia.
Così  pure che sono entrati nell’Ordine tutti i prelati d’Oltr’Alpe, arcivescovi e vescovi, non solo, ma perfino il Re di Francia e il Re d’lnghilterra; scrivi: non è vera letizia.
E se ti giunge ancora notizia che i miei frati sono andati tra gli infedeli e li hanno convertiti tutti alla fede, oppure che io ho ricevuto da Dio tanta grazia da sanar gli infermi e da fare molti miracoli; ebbene io ti dico: in tutte queste cose non è la vera letizia”.
“Ma quale è la vera letizia?”.
“Ecco, io torno da Perugia e, a notte profonda, giungo qui, ed è un inverno fangoso e così rigido che, alI’estremità della tonaca, si formano dei ghiacciuoli d’acqua congelata, che mi percuotono continuamente le gambe fino a far uscire il sangue da siffatte ferite. E io tutto nel fango, nel freddo e nel ghiaccio, giungo alla porta e, dopo aver a lungo picchiato e chiamato, viene un frate e chiede: “Chi è?”. Io rispondo: “Frate Francesco”. E quegli dice: “Vattene, non è ora decente questa, di andare in giro, non entrerai”. E poiché io insisto ancora, I’altro risponde: “Vattene, tu sei un semplice ed un idiota, qui non ci puoi venire ormai; noi siamo tanti e tali che non abbiamo bisogno di te”. E io sempre resto davanti alla porta e dico: “Per amor di Dio, accoglietemi per questa notte”. E quegli risponde: “Non lo farò. Vattene al luogo dei Crociferi e chiedi là”. 
Ebbene, se io avrò avuto pazienza e non mi sarò conturbato, io ti dico che qui è la vera letizia e qui è la vera virtù e la salvezza dell’anima”.

Frate Leone, colto sacerdote e abile calligrafo, fu uno dei compagni prediletti da Francesco (è sepolto accanto a Francesco). Questi lo volle come suo confessore e segretario inseparabile, tanto da essere protagonista di molti episodi della vita del Santo. Frate Leone era amato da San Francesco per due virtù particolari, la semplicità e la purezza di cuore, per le quali venne chiamato dal Santo “pecorella di Dio”. A lui San Francesco confidò la dimora della «vera e perfetta letizia», lo volle al suo fianco quando compose la Nuova Regola, e, dopo aver ricevuto le Santissime Stimmate sul Monte La Verna, elesse frate Leone, tra gli altri più semplice e più puro, lasciandogli vedere e toccare quelle sante piaghe. A sottolineare il profondo legame tra i due, rimane come testimonianza anche la nota formula manoscritta della Benedizione che San Francesco dedicò a frate Leone, e la lettera che il Santo scrisse a frate Leone in risposta a un momento di sconforto.



La “chartula” è certamente una delle reliquie più preziose conservate nella basilica di S. France­sco in Assisi. Si tratta infatti di un rarissimo autografo del Santo (se ne trova solo un altro nel duomo di Spoleto), un foglietto scritto subito dopo la stigmatizzazione sul monte della Verna, nel settembre del 1224. Contiene, da un lato, il testo delle «Lodi di Dio Altissimo» e, dall’altro, la «Benedizione a frate Leone». 

Riporta anche ben visibile il “Tau”, simbolo della Croce di Cristo con il quale Francesco si firmava.








Onnipotente, santissimo, altissimo e sommo Dio, Padre santo (Gv. 7,11) e giusto, Signore Re del cielo e della terra (cf. Mt. 11,25), per te stesso ti rendiamo grazie, perché per la tua santa volontà e per l’unico tuo Figlio con lo Spirito Santo hai creato tutte le cose spirituali e corporali, e noi fatti a tua immagine e somiglianza hai posto in Paradiso (cf. Gn. 1,26 e 2,15).
E noi per colpa nostra siamo caduti.
E ti rendiamo grazie, perché come tu ci hai creato per mezzo del tuo Figlio, così per il santo tuo amore, col quale ci hai amato (cf. Gv. 17,26), hai fatto nascere lo stesso vero Dio e vero uomo dalla gloriosa sempre vergine beatissima santa Maria, e, per la croce, il sangue e la morte di Lui ci hai voluti redimere dalla schiavitù.
E ti rendiamo grazie, perché lo stesso tuo Figlio ritornerà nella gloria della sua maestà per destinare i reprobi, che non fecero penitenza e non ti conobbero, al fuoco eterno, e per dire a tutti coloro che ti conobbero e ti adorarono e ti servirono nella penitenza: Venite, benedetti dal Padre mio (Mt. 25,34), entrate in possesso del regno, che vi e stato preparato fin dalle origini del mondo.
E poiché tutti noi, miseri e peccatori, non siamo degni di nominarti, supplici preghiamo che il Signore nostro Gesù Cristo Figlio tuo diletto, nel quale ti sei compiaciuto (cf. Mt. 17,5), insieme con lo Spirito Santo Paraclito ti renda grazie, così come a te e a lui piace, per ogni cosa, Lui che ti basta sempre in tutto e per il quale a noi hai fatto cose tanto grandi. Alleluia.
E per il tuo amore supplichiamo umilmente la gloriosa e beatissima Madre sempre vergine Maria, i beati Michele, Gabriele e Raffaele e tutti i cori degli spiriti celesti: serafini, cherubini, troni, dominazioni, principati, potestà, virtù, angeli, arcangeli; il beato Giovanni Battista, Giovanni evangelista, Pietro, Paolo, e i beati Patriarchi, i profeti, i santi innocenti, gli apostoli, gli evangelisti, i discepoli, i martiri, i confessori, le vergini, i beati Elia e Enoch e tutti i santi che furono e saranno e sono, affinché, come a te piace, per tutti questi benefici rendano grazie a Te, sommo vero Dio, eterno e vivo, con il Figlio tuo carissimo, il Signore 
nostro Gesù Cristo e con lo Spirito Santo Paraclito nei secoli dei secoli. Amen. Alleluia (Ap. 19,3-4).

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